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www.ildialogo.org Non è giusto chiamare fratello chi uccide innocenti,di Attilio Doni

Lettera
Non è giusto chiamare fratello chi uccide innocenti

di Attilio Doni

Un articolo bello, quello del prete e scrittore Mauro Leonardi, sul blog “Come Gesù”, a proposito della frase rivolta da un testimone al terrorista che a Londra ha accoltellato un uomo. Bello, ma con qualcosa che non quadra. Ne trascrivo alcune righe: «È una frase, detta da uno sconosciuto, urlata contro il terrorista: “Tu non sei musulmano, fratello”. Sono le parole che hanno conquistato twitter. È nei filmati girati con i telefonini cellulari e diffusi in rete. Si sente chiaramente la voce di un testimone che, in un buon inglese, accusa l’uomo di non comportarsi da musulmano... aver gettato quella frase addosso al terrorista è un’arma più potente di ogni pistola paralizzante... Non tutti andremo in giro armati come soldati ma tutti possiamo andare armati di una coscienza netta, coraggiosa, pronta ad urlare ciò che ci distingue da ogni atto di sangue perpetrato nel nome di Dio o di chiunque. “Tu non sei mussulmano, fratello”. Chiamare “fratello” l’aggressore, pubblicamente, durante un attentato, con la vittima a terra, è da coraggiosi, è da persone che non temono la verità: non nel mio nome, non nel nome di Dio... Siamo fratelli dei nostri assassini, se non per fede, per umanità». Il Corriere della Sera, scrive: “Il Testimone si esprime con lo slang del sud londinese, perché dice «bruv», fratello appunto, che è un termine usato nelle aree di maggiore presenza islamica”. Si comprende, quindi, perché lo chiama fratello: è un musulmano come lui, fratello nella fede, anche se la sua, quella del terrorista, è fede sbagliata. Ma la domanda è: se la persona uccisa fosse stato un familiare, un padre o un figlio, ugualmente quel signore avrebbe chiamato fratello l’uccisore? Chiamare fratello chi uccide innocenti, chi la fraternità la calpesta, non è buona pedagogia. Gesù predicava il perdono, l’amore anche verso i nemici, ma non chiamava fratelli i farisei, li chiamava serpenti, razza di vipere, e agli operatori d’iniquità prometteva pianto e stridore di denti. Insomma, io non mi sento fratello degli uccisori d’innocenti, non mi sento fratello dei terroristi, e neppure di coloro che gli innocenti li uccidono con valanghe di bombe.
Attilio Doni

Risponde il direttore

Secondo il racconto biblico Caino uccise il fratello Abele. Chi uccide, in qualsiasi modo lo faccia, con un temperino o con l'atomica, è un nostro fratello/sorella, appartiene, ci piaccia o meno, alla nostra stessa umanità alla nostra stessa specie animale. In quel “fratello”, gridato dall'ignoto testimone di Londra, più che una “fratellanza” derivate dall'appartenere alla stessa religione, c'è la consapevolezza di appartenere tutti alla stessa umanità. È una cosa comune fra i poveri, al di la della religione di appartenenza. Chi ha i soldi non si sente fratello di nessuno, neppure dei propri fratelli carnali.

Giovanni Sarubbi



Martedì 08 Dicembre,2015 Ore: 21:50
 
 
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