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www.ildialogo.org Un racconto di Edmondo De Amicis trasformato dalla mia mente,di Carmelo Dini

Lettera
Un racconto di Edmondo De Amicis trasformato dalla mia mente

di Carmelo Dini

Qualsiasi atto di violenza, quando ero piccolo, nella vita reale o in un racconto, mi turbava profondamente. E forse per questo la mia mente ha cancellato la violenza da un racconto  strappalacrime di Edmondo De Amicis,  che sentii forse leggere dalla maestra tanti anni fa, oppure che io stesso lessi, forse, giacché non ricordo bene, nel libro di lettura Soldimaggio. Che questo fosse il titolo del mio libro di lettura alle elementari, sono certo. Ma la memoria mi ha fatto invece uno strano scherzo riguardo al contenuto del racconto. La storia che ricordavo era di un ladro di nome Ferruccio che s’introduceva senza saperlo nella casa della sua vecchia maestra. Questa lo riconosceva, lo chiamava per nome: “Ferruccio, Ferruccio!”. Lui si commuoveva e fuggiva senza toccare nulla e senza far del male alla cara vecchia insegnante. Poiché in questo periodo si è parlato tanto di ladri che uccidono e di ladri che vengono uccisi, mi è venuta la curiosità di andarmi a cercare, per rileggerlo, il racconto di Ferruccio, dove, secondo il mio ricordo, i ladri erano buoni e non uccidevano. Mi sbagliavo. Nel racconto di De Amicis, che s’intitola “Sangue romagnolo”, i ladri sono proprio cattivi e c’è di tutto per commuovere anche un cuore di pietra: c’è la nonna paralitica, c’è Ferruccio, che non è il ladro come io ricordavo, bensì il nipote tredicenne, e c’è la pioggia che scroscia, ed è quasi mezzanotte. Ma vale la pena trascriverne qualche riga:  “Il ladro voltò rapidamente il capo verso l'uscio, e in quel moto violento gli cadde la pezzuola dal viso. La vecchia gettò un urlo: - Mozzoni! –.  Maledetta! - ruggì il ladro, riconosciuto. - Devi morire! E si avventò a coltello alzato contro la vecchia, che svenne sull'atto.  L'assassino menò il colpo.  Ma con un movimento rapidissimo, gettando un grido disperato, Ferruccio s'era lanciato sulla nonna, e l'aveva coperta col proprio corpo.  L'assassino fuggì urtando il tavolo e rovesciando il lume, che si spense”. E qui mi fermo un attimo, per prepararvi alla conclusione. Mi è sorto un dubbio: è stata la mia mente a cambiare il racconto, oppure furono gli autori di Soldimaggio? Eccola, la conclusione: “Ma Ferruccio non rispose più. Il piccolo eroe, il salvatore della madre di sua madre, colpito d'una coltellata nel dorso, aveva reso la bella e ardita anima a Dio”. Grande Edmondo! Il testo di letture per le scuole elementari Soldimaggio fu pubblicato nel 1946 dalla SEI di Torino. Nel 1946 avevo dieci anni.
Carmelo Dini



Martedì 03 Novembre,2015 Ore: 21:46
 
 
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