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www.ildialogo.org Lettera di Pasqua 2015,di Giuseppe Franzelli, Vescovo di Lira

Lettera di Pasqua 2015

di Giuseppe Franzelli, Vescovo di Lira

Carissimi, 1 Aprile 2015
Buona Pasqua! In genere i miei auguri vi arrivano all’ultimo momento, ma stavolta ho pensato di farveli con alcuni giorni di anticipo e precisamente oggi, il 1 Aprile. Per me infatti questo giorno, tradizionalmente legato all’uso di fare scherzi più o meno simpatici - il famoso “pesce d’Aprile” - ha segnato in modo imprevedibile la mia vita.
E’ il 2005, a Roma, nella cappella dei comboniani. Alla fine dei vespri, dopo aver pregato per Papa Giovanni Paolo II, ormai praticamente in fin di vita, il Superiore Generale dei Missionari Comboniani da’ l’annuncio della mia nomina a vescovo di Lira in Uganda. In serata, contattata al telefono dal Padre Generale, mia sorella dopo un lungo momento di silenzio, gli domanda: “E’ un pesce d’Aprile?” No, è proprio vero, le spiega. La nomina è stata pubblicata su L’Osservatore Romano del pomeriggio. Il giorno dopo, 2 Aprile, il Papa muore.
Alcuni giorni più tardi sono in Piazza S. Pietro, per il suo funerale. Nel mio cuore si alternano sentimenti contrastanti. La scelta di obbedire alla volontà di Dio e servire la Chiesa come vescovo non soffoca del tutto un senso di inadeguatezza, timore e quasi rifiuto di fronte alla nuovo ministero affidatomi. Gli occhi fissi sulla bara del Papa sul sagrato della basilica, mi sorprendo a pensare e chiedere: “Che scherzo mi hai mai combinato?” Poi, dopo il vangelo, il cardinale Ratzinger comincia a spiegare e applicare a Papa Woytila il testo di Giovanni, al capitolo 21. Commenta le tre domande di Gesù a Pietro: “Mi ami?”. E il compito che gli affida: “Pasci le mie pecore!” Improvvisamente, è come se le migliaia di persone nella piazza fossero sparite. Mi ritrovo solo, di fronte a quelle parole, che sento dirette a me. “Quando eri più giovane... andavi dove volevi: ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Resto come paralizzato e ascolto le ultime parole di Gesù: “Tu seguimi!” E allora rinnovo il mio “Sì’”.
Sono passati dieci anni da quel “pesce d’Aprile”, la sorpresa con cui Il Signore è intervenuto nella mia vita. Oggi vedo con chiarezza che il suo non è stato uno scherzo ma un dono, una ulteriore chiamata all’interno della mia vocazione missionaria e sacerdotale. Certo, è anche una croce, come quella toccata a Pietro sull’esempio del Maestro. Per questo, nei momenti di difficoltà, quando penso a Giovanni Paolo II, ora Santo, non gli dico più “Che scherzo mi hai combinato?” , ma gli chiedo di intercedere per me e aiutarmi a continuare il mio servizio e cammino dietro al Signore con generosità e fedeltà, dovunque mi porti, fino alla fine. E’ quello che ora chiedo anche a voi, cari amici: pregate perché sia davvero così’.
Mi rendo conto che, più che una lettera di auguri questa è diventata uno scambio di confidenze. Scusatemi. Ma penso che questo sia in effetti un segno di amicizia, uno sguardo al passato che vi aiuta a capire meglio ciò che vivo ora e la prospettiva con cui guardo al futuro. Mettendo tutto “nelle Sue mani” e confidando sulla vostra amicizia ed aiuto.
Eccomi dunque alla mia decima Pasqua a Lira. Pasqua, lo sappiamo, significa risurrezione, vita nuova. Che c’è di nuovo in Uganda e in diocesi? Esternamente, la novità che ha attirato l’attenzione di tutti è la possibilità della visita del Papa. Viene, non viene, quando e dove?.. A tutt’oggi non si sa nulla di certo. Indipendentemente dalla venuta di papa Francesco, una cosa è certa: il Signore è presente, viene e vive oggi la sua passione, morte e risurrezione nel cammino del suo popolo in Uganda e nella diocesi di Lira.
Intorno a noi abbondano i segni della sua passione e morte. Affido alla vostra preghiera una ragazza di Alebtong, che si è impiccata per non aver superato l’esame finale della scuola secondaria, come pure le numerose vittime della violenza domestica, i bambini che vengono rapiti e venduti per alimentare il trafffico di organi e il mercato della prostituzione. E non dimenticate i 380 nuovi casi di Aids in media al giorno in Uganda. Accanto a queste esperienze di ombra e di morte, non mancano però i segni di vita e di luce. Ne segnalo alcuni. In gennaio abbiamo ospitato la 10ma Settimana della Pace, con migliaia di persone provenienti dalle diocesi di Arua, Nebbi e Gulu per pregare, discutere e impegnarci a risanare le ferite che i vari gruppi etnici hanno inferto a turno in passato ai loro vicini nel Nord Uganda. Una donna lugbara, colpita da tre pallottole e miracolosamente sopravvissuta al massacro di Ombaci nel 1981, ha pubblicamente confessato di aver covato in cuore per oltre 30 anni il desiderio di vendetta nei confronti dei soldati Acholi e Lango responsabili dell’uccisione di un centinaio di civili. Per questo era giunta ad arruolarsi, per imparare a sparare. Ma poi ha avuto il coraggio di perdonare, e ha lasciato Lira libera dal circolo vizioso del rancore e desiderio di vendetta di cui era stata prigioniera per anni.
Non è che tutti siano d’accordo. C’è ancora chi butta la cosa in politica, tentando di boicottare queste iniziative. Alcune settimane fa, ho partecipato ad un incontro tra leaders e rappresentanti delle tribù Acholi e Lango per spianare la strada ad una riconciliazione tra le due tribù. Spinta da informazioni maliziose e di parte, la polizia è intervenuta obbligandoci a terminare in anticipo l’incontro. Evidentemente, c’è ancora bisogno di tanta pazienza, di parlare a tutti, autorità civili e politiche, senza stancarci di lavorare per la pace. Per questo il mese scorso ho accolto con piacere l’invito a celebrare la messa in parlamento, richiamando i politici cattolici alla loro responsabilità nella costruzione di una società più giusta e riconciliata.
La settimana scorsa abbiamo ospitato la Settimana Nazionale della Caritas. Assieme ai Direttori delle 19 Caritas diocesane e le coordinatrici delle associazioni femminili di tutto il paese, abbiamo valutato i nostri progetti di sviluppo ed aiuto, alla luce del grande “Progetto” d’amore che Dio ha realizzato per mezzo di Gesù e che vuole continuare a realizzare oggi per mezzo della Chiesa, dando “vita in abbondanza” ai suoi figli. Caritas è chiamata ad essere strumento per tale progetto. Visitando insieme le realizzazioni della Caritas in varie parti della diocesi ho avuto la gioia di constatare che queste non sono solo belle parole. Radunati e organizzati in vari gruppi e dovutamente preparati, molti uomini, donne, giovani, contadini e vedove sono ora capaci di provvedere a se stessi e ai loro bisogni più urgenti attraverso inziative di risparmio e sviluppo che hanno fatto fare un salto di qualità alla vita della loro famiglia: un tetto di zinco invece della paglia, un pozzo con acqua potabile, una mini-cooperativa.... Anche questa è Pasqua, vita nuova che cresce ed avanza.
Qualcosa di nuovo sta accadendo anche tra i sacerdoti. Alla fine della Peace Week, durante la messa in cattedrale, alla presenza del Nunzio Apostolico in Uganda, mi è stato finalmente possibile esprimere un gesto di perdono e riconciliazione con tutti coloro che avevano tramato e scritto contro di me. Un abbraccio a ciascuno di loro ha posto fine pubblicamente a un periodo burrascoso e particolarmente penoso. Stamattina erano tutti qui di nuovo in cattedrale, per la celebrazione anticipata della messa crismale. Insieme, hanno rinnovato gli impegni assunti nel giorno della loro ordinazione sacerdotale, affermando la loro volontà di comunione e unità con il vescovo. Ieri mattina uno di loro è venuto a trovarmi. Oltre a fomentare la ribellione contro il vescovo, si era impelagato in una serie di imbrogli, falsificando la mia firma e chiedendo soldi a destra e sinistra a nome mio. Scoperto, ha chiesto di vedermi. Comincia a parlare, ammettendo i suoi sbagli, ma vedo che ha ancora paura. Quando gli dico che lo perdono, tace a lungo. Poi mi chiede: “Bishop, are you genuine?” Come a dire, “Fai sul serio? Mi perdoni davvero?” Lo rassicuro, ricordandogli che è sempre mio figlio. Scuote la testa e mi fissa, incredulo. Poi, silenziosamente, comincia a piangere. Gli metto la mano sulla spalla e lo incoraggio: “ Vai in pace. E Buona Pasqua! ”
Ecco, questi sono alcuni segni della Pasqua, “passaggio” e presenza salvifica del Signore in mezzo al suo popolo qui fra i Lango. Ce lo ricorda anche quello che per noi quest’anno è l’appuntamento più impegnativo e importante: la celebrazione della festa dei Martiri d’Uganda il 3 Giugno a Namugongo. Tocca infatti alla diocesi di Lira organizzare e presiedere la celebrazione liturgica di questo evento straordinario che attira ormai pellegrini da tutta l’Uganda e da molti altri paesi. L’anno scorso, erano più di un milione. Da tempo ci stiamo preparando. Centinaia di persone si sono gia’ iscritte per andare a piedi in pellegrinaggio fino a Namugongo: oltre 350 km. Aldilà dell’organizzazione esterna, ciò che più mi preme è che il nostro pellegrinaggio diventi un cammino di fede per tutta la diocesi, un impegno a seguire l’esempio dei martiri, testimoniando senza paura la nostra fede in Colui che ha vinto la morte. Presiedendo l’Eucaristia a Namugongo, il 3 Giugno pregherò anche per tutti voi, mentre fin d’ora vi rinnovo di cuore i migliori auguri di una vera e Santa Pasqua! Pregate per me. P. Giuseppe
PS. Colgo l’occasione per ricordare a tutti un modo efficace per sostenere le iniziative della diocesi di Lira, e cioè la scelta di devolvere il 5 x 1000 alla Associazione Onlus “Due Mani”, nata a questo scopo. Ringrazio di cuore chi lo ha fatto l’anno scorso. Spero che altri si uniranno a loro. Basta indicare sull’apposito modulo: Associazione Onlus Due Mani CF 98158150171 Per ulteriori informazioni su Due Mani e per l’invio di offerte: tel. 030 7090411 o cellulare 349 66 06 045 GRAZIE!



Martedì 07 Aprile,2015 Ore: 19:36
 
 
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