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www.ildialogo.org Le grandi opere in Italia.,di Martino Pirone e Giovanni Dotti

Lettera
Le grandi opere in Italia.

di Martino Pirone e Giovanni Dotti

La stampa recentemente ci ha informato che in Italia risultano avviate 400 grandi opere, costosissime, mai completate o inutilizzate come: ospedali, scuole, carceri, caserme, aeroporti, strade, stazioni e tratte ferroviarie, centri sportivi, palestre, piscine, eccc.
Fermo restando la necessità per il Governo in carica di cercare in tutti i modi di portare a compimento queste opere, anche per mettere in moto il volano dell’economia e per non depauperare ulteriormente le finanze ed il patrimonio immobiliare dello Stato, sarebbe necessario varare una legge che preveda che:
Le grandi opere (cioè quelle che superano certi tetti di spesa) devono essere progettate e messe in cantiere nei primi due o al massimo tre anni dall'insediamento dei vari governi, sia nazionali che periferici, onde evitare che se le maggioranze cambiano i governi successivi si trovino a dover proseguire progetti non condivisi, ma già approvati o iniziati, per i quali si devono impegnare cospicue risorse finanziarie (il più spesso nemmeno totalmente finanziate), o peggio dover risolvere i contratti con le ditte aggiudicatrici degli appalti col pagamento di onerose penali.
Andrebbe disposto inoltre che le opere non possono essere appaltate se non vi è la totale copertura finanziaria. Andrebbero vietati inoltre i sub-appalti e gli aumenti di spesa per le variazioni in corso d’opera oltre un certo limite. Andrebbero stabilite infine delle penali se le opere non venissero completate nei tempi prestabiliti.
Ciò per una esigenza di correttezza istituzionale e per evitare le solite “furbate” all’italiana.
Arcisate, 5 marzo 2014
Martino Pirone e Giovanni Dotti

Risponde il direttore

Gentili Pirone e Dotti,

Come sempre, dal nostro punto di vista, il problema non è delle leggi che mancano, ce ne sono anche troppe, ma quello della volontà politica di chi amministra protempore la cosa pubblica di fare gli interessi della collettività oppure quella di singoli speculatori o faccendieri che dir si voglia. L'esperienza dimostra che le grandi opere pubbliche sono state una forma di finanziamento della criminalità organizzata o, nel caso migliore, di imprenditori amici degli amici, con opere pubbliche devastanti di cui nessuna comunità locale ha mai potuto discutere alcunchè. Bisogna ricominciare a discutere, secondo noi, di quali interessi personali stanno dietro le opere pubbliche, per le quali occorre un elemento fondamentale che si chiama trasparenza ed assenza di conflitti di interesse, cosa che è presente abbondantemente in tutte le grandi opere  rimaste incompiute e che sono costate una montagna di miliardi ai cittadini che pagano le tasse, cioè ai lavoratori dipendenti.

Giovanni Sarubbi



Mercoledì 05 Marzo,2014 Ore: 21:47
 
 
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