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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Ancora falsità sulle "Fosse Ardeatine",di Cesare Trebeschi

Lettera
Ancora falsità sulle "Fosse Ardeatine"

di Cesare Trebeschi

Una lettera al quotidiano L'Arena di Verona ed una risposta


La lettera pubblicata, senza commenti, sul quotidiano l'Arena di Verona

Voglio chiedere, come sia possibile che Erich Priebke possa camminare per le vie di Roma, dopo quello che ha fatto alle fosse Ardeatine, facendo uccidere 335 inermi cittadini romani, come rappresaglia per i 35 soldati tedeschi uccisi in un agguato in Via Rossella.
Come mai quei due delinquenti che hanno fatto questo agguato, non si sono presentati al comando tedesco, come a Palidoro aveva fatto Salvo D´Acquisto, al posto di far condannare 335 esseri innocenti?
Questo dovevano fare: avere il coraggio delle loro ragioni e non permettere che al posto loro venissero rastrellate persone oneste e pacifiche!
Ho letto che alcuni testimoni avevano descritto quelli che fecero il delitto di Via Rossella, erano una donna e un uomo: questi due meriterebbero di venire condannati per quello che fecero ai tedeschi lasciando che al loro posto venissero uccise 335 persone! Viva Salvo D´Acquisto che s´immolò lui per salvare i suoi! concittadini.
Era meglio che questo Erich Priebke, lo avessero lasciato in Argentina, perché non ne valeva la pena portarlo qui e farlo condannare all´ergastolo per poi trovarlo in giro per Roma, come un onesto cittadino!
Lettera firmata

La risposta di Cesare Trebeschi

Al Direttore de l’Arena

direzione@larena.it

lettere@larena.it

VERONA

 

Gentile Direttore,

mi viene fatta leggere, sul Suo giornale del 5 u.s. una “lettera firmata”, che sembra criticare la libertà concessa ad Erich Priebke ed il disinvolto passeggiare per le strade di Roma del responsabile delle Fosse Ardeatine. il tema mi interessa perché nella primavera ’45 Priebke era responsabile delle SS nella città di Brescia: da qui, come ricorda il bel libro di Gracco Spaziani recentemente edito dall’ANED veronese, sono stati tradotti ai Forti di S.Mattia, S.Leonardo e S.Sofia molti patrioti che finiranno fucilati agli Scalzi o nei camini di Gusen-Mauthsusen.

I problemi sollevati dal suo giornale facendo propria senza commenti la sconclusionata lettera del poco coraggioso lettore sono molteplici, e suggeriscono qualche osservazione che cerco contenere in poche righe:

l’attentato di via Rasella: per l’Arena si tratta di un delitto, compiuto da una donna e un uomo che meriterebbero di essere condannati. In un paese civile, le condanne non competono alle pubbliche e private opinioni rappresentate dai giornali, ma alla giustizia attraverso tutte le garanzie processuali. A conclusione di un laboriosissimo contenzioso la Cassazione ha definito via Rasella non un delitto, ma un atto di guerra, e definitivamente assolto i partigiani Capponi, Bentivenga, Calamandrei da ogni accusa. Delitto è quindi dare del delinquente al prossimo, anche a prescindere dal fatto, aggravante, che nella specie l’operato dei pretesi “delinquenti” venne riconosciuto dallo Stato meritevole delle massime decorazioni militari.

Fosse Ardeatine: la condanna di Priebke, al termine di processi supergarantiti, non riguarda l’uccisione di 300 persone innocenti, né il modo barbaro dell’eccidio ed il barbaro occultamento dei cadaveri, ma – è raccapricciante il solo raccontarlo – il barbaro eccesso di rappresaglia. La sua colpa – il suo errore! – si ridurrebbe cioè al fatto di aver aggiunto una trentina di assassinii ai 300 innocenti “legittimamente” ammazzati. Perché – à la guerre comme à la guerre – la rappresaglia rientrerebbe, come la decimazione, purtroppo largamente praticata dopo Caporetto, tra i legittimi atti di guerra.

Sulla base di questo nefasto principio, e di una falsa attestazione dei fatti (l’indimostrato approntamento di armi di distruzione di massa) l’attentato alle Torri gemelle, gratuitamente qualificato come un atto di guerra dei “paesi canaglia” anche l’Italia (ahimè, l’Italia, non soltanto Berlusconi) accodata all’America, autoeletta guardiana della civiltà occidentale, ha portato il suo contributo anche di sangue alla massiva distruzione del Paese tra il Tigri e l’Eufrate, culla della nostra civiltà.

Salvo d’Acquisto: certo, rendiamo onore al carabiniere D’Acquisto, a Massimiliano Kolbe, ai molti che durante la resistenza hanno offerto senza esitazione la loro vita in cambio di altri condannati. Ma lo sa, gentile Direttore, che la raffinata gentilezza di fascisti e nazisti nel torturare i patrioti per carpire nomi e notizie costringeva al suicidio, o quanto meno a tagliarsi la lingua? Non ha mai sentito parlare di Ignazio Vian e di Luciano Bolis? Lo sa che Tambia Venturini, gentilmente evirato, doveva scrivere ai genitori prima di esser fucilato, non sono più un uomo? E Lei osa pretendere si consegnassero per farsi strappare rivelazioni a danno dei loro compagni di lotta e con grave pericolo per la loro battaglia, una battaglia intesa a restituire la libertà proprio anche ai giornali?

I trenta soldati tedeschi caduti in via Rasella: non sarebbe giusto ignorare vittime innocenti, ed in effetti nel lungo contenzioso (concluso con sette sentenze della Cassazione), si costituirono parti civili contro gli attentatori anche i parenti di vittime dell’attentato. I soldati, in gran parte tirolesi, erano riservisti, poveri vecchiotti richiamati dalla Wermacht, cosa dovevano e potevano fare? Avrebbero certo potuto comportarsi come Franz Jaegerstatter, il contadino austriaco, padre di famiglia, giustiziato perché obbiettore di coscienza, ma quanti sono stati, quanti sono gli obbiettori? Wrong or right, my country, per questo la guerra è sempre un delitto!

Priebke: processo e condanna erano, sono doverosi nei confronti del responsabile di un’azione iniqua, ma se riteniamo incivile una pena, come l’ergastolo, che non porta a reinserire il colpevole nella vita civile come pur vorrebbe la Costituzione, non possiamo dolerci ogni volta che la giustizia ritiene raggiunta la finalità o possibile un’attenzione alla salute del colpevole.

Certo, il capitano delle SS non pecca di buon gusto passeggiando per le vie di Roma davanti ai figli delle sue vittime senza nascondere la sua fierezza per aver eseguito con scrupolosa abbondanza gli ordini del suo Fuhrer, ma io confido continui a passeggiare – magari inciampando nelle stolpersteine, le pietre d’inciampo poste avanti le case dei deportati - fino a quando non ci siano più in Campidoglio i camerati di Alemanno e Graziani a decretare gli onori militari e magari, come ad Affile, un museo in suo onore.

e speriamo che meschinità, beghe, ritardi nel centrosinistra non funzionino da elisir di lunga vita.

Cesare Trebeschi, Brescia




Lunedì 10 Settembre,2012 Ore: 16:50
 
 
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