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www.ildialogo.org GLI INCENDI E LA COSTITUZIONE,di Martino Pirone

Lettera
GLI INCENDI E LA COSTITUZIONE

di Martino Pirone

Egregio Direttore,

il titolo di questa lettera meraviglierà molti lettori, ma penso che alla fine riusciranno a capirlo. Innanzitutto tengo a precisare che condivido quanto ha scritto Enzo Bernasconi nella lettera “SICILIA: con tutti quei forestali non ci dovrebbero essere incendi”, pubblicata su La Prealpina del 29/8/2012, e dirò di più: la situazione descritta, gravissima per la Sicilia, che è la punta dell’iceberg, è grave anche per le altre regioni del Sud.

Su questo doloroso problema negli ultimi anni si sono consumati fiumi di inchiostro su tutta la stampa nazionale e scritte tantissime pagine sul web. Notiamo che moltissime osservazioni e critiche al sistema clientelare, incancrenito negli anni, vengono mosse dagli stessi giornali del Sud. Le denunce hanno un “comune denominatore”: la politica, ovvero tutti (chi più, chi meno) gli esponenti dei partiti che si sono avvicendati nel tempo, i quali da alcuni decenni per incrementare e mantenere il proprio bacino elettorale hanno “regalato” assunzioni a ruota libera, molto spesso anche a persone che disoccupate non erano, come è risultato da un’indagine svolta dal settimanale Panorama il 10.12.2009. Difatti nel servizio risultò che il cronista di Panorama ne scoprì una dozzina di questi “pseudoboschivi”. Con una telecamera nascosta andò a trovarli sul posto di lavoro: “... ecco allora un concessionario di barche, alcuni macellai, falegnami, rivenditori di elettrodomestici, negozi di abbigliamento grandi marche, titolari di caseifici e supermercati”. Inoltre riportava: “C’è chi si arrangia come può, facendo il cameriere o muratore alla giornata, ma c’è anche chi ha un’attività commerciale vera e propria intestata alla moglie o qualche altro familiare”.

Il fenomeno, riferiva il giornale, è esteso: ““fra i 30 mila ci sono anche ingegneri, immobiliaristi, costruttori, gestori di pompe di benzina, commercianti”. Inoltre per tutti questi “pseudoforestali”, che hanno un tenore di vita medio-alto, a fine anno arriva Babbo Natale con l’assegno di “disoccupazione””. Infatti è sufficiente un’assunzione a tempo determinato di 78, 101, o 151 giorni per aver diritto all’indennità di disoccupazione pari al 50-60 % della retribuzione lavorativa.

La stessa cosa è avvenuta con le altre assunzioni facili: nelle Aziende Municipalizzate, nelle Polizie Urbane, nelle Comunità Montane ecc. ecc.. Va ricordato inoltre che il più delle volte gli assunti “per favoritismo”, in particolare i forestali perché meno controllabili, sono alla mercé dei diretti superiori, di chi li ha assunti o di chi li ha fatti assumere, cioè sono da questi utilizzati per le più svariate prestazioni a proprio personale vantaggio: devono imbiancare la casa, sistemare il giardino, piastrellare una stanza, insomma di tutto e di più; basti ricordare il caso eclatante del Sindaco di Palermo che aveva assunto un dipendente per il Comune, in cui però non aveva mai messo piede ma faceva il “tuttofare” della barca del Sindaco.

La Copaff (Commissione paritetica per l’attribuzione del federalismo fiscale) ha calcolato che il numero spropositato e sproporzionato dei dipendenti forestali (non Guardie Forestali) addetti alla manutenzione e cura dei boschi della Sicilia, è di ben 28.542 uomini e comporta una spesa annua di circa 700 milioni di Euro, pari al 75% di tutte le regioni italiane (nonostante che la Sicilia abbia solo il 14,50% della superficie boschiva nazionale).

Tutto questo malcostume non potrà mai cessare perché ogni nuova amministrazione regionale, provinciale o comunale, per raggiungere e mantenere il potere, specialmente in Sicilia, utilizza questo sistema ed è prevedibile che mai nessun partito politico vorrà “suicidarsi” inserendo nel suo programma l’abbattimento di un tale “metodo” di lavoro. Soltanto una Legge Nazionale potrebbe imporre certe regole atte a modificare questa situazione scandalosa. Dell’autonomia regionale se ne è fatto un abuso eccessivo, pertanto occorre modificare alcuni articoli della Costituzione: abolire le regioni a statuto speciale e le province autonome. Inoltre occorre mettere dei paletti nelle materie che sono di competenza regionale, cioè fissare il numero di dipendenti pubblici e della spesa in ogni settore e per tutti i servizi pubblici, programmandolo in proporzione al numero di abitanti delle Regioni, delle Province (se non verranno abolite) e dei Comuni.

Spero di essere stato sufficientemente chiaro.

Martino Pirone

Arcisate, 5 settembre 2012



Giovedì 06 Settembre,2012 Ore: 16:24
 
 
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