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www.ildialogo.org I COSTI DELLA SANITA’,di Giovanni Dotti

Lettera
I COSTI DELLA SANITA’

di Giovanni Dotti

Dalla relazione annuale della Corte dei Conti in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario apprendo dei nuovi provvedimenti presi dal Governo Monti per arginare il fenomeno delle spese facili degli Enti Locali, introducendo la responsabilità degli Amministratori pubblici e con la loro ineleggibilità a successivi mandati nel caso che abbiano sgarrato, fatta eccezione – mi pare di aver capito – per le Regioni, in quanto ad esse compete la spesa maggiore, quella per la Sanità che tende costantemente ad aumentare nel tempo.

Il sottoscritto, che ha lavorato una vita nella Sanità Pubblica, si chiede perché mai la Sanità (che dovrebbe costituire una garanzia uguale per tutti i Cittadini della Repubblica) è stata così frammentata e parcellizzata, lasciandola alla mercè delle Regioni che come sappiamo non sono tutte uguali per moralità e correttezza amministrativa ma sono carrozzoni politici e clientelari (i risultati deludenti e in certi casi vergognosi e le differenze significative sono sotto gli occhi di tutti!). E perchè non si è fatto un “Albo Nazionale delle Graduatorie” cui attingere in maniera semplice e trasparente per i concorsi pubblici nella Sanità? Lascio immaginare ai lettori i motivi che stanno alla base di tale omissione.

Ma quel che qui mi importa più sottolineare è il solito malvezzo della COMMISTIONE PUBBLICO – PRIVATO, intendo dire l’eccessivo affidamento di attività sanitarie, spesso molto redditizie, al “privato”, nella falsa e ipocrita presunzione di una “sana” concorrenzialità che dovrebbe migliorare sia le prestazioni che i costi.

Così non è stato, perché si è visto in diversi casi che l’offerta (eccessiva) non ha fatto che incrementare la domanda, spesso ingiustificata, e talora anche incentivare comportamenti illeciti sia sul piano professionale (vedi il caso emblematico del S.Rita di Milano) che sul piano amministrativo (parcelle gonfiate di alcuni Centri privati a danno delle finanze regionali), nonché portare nelle tasche dei privati ingenti profitti (per il Privato la Sanità è un business, come un qualsiasi altro investimento, se investe lo fa per guadagnarci, è bene ricordarlo!).

Se quindi il Privato dalla Sanità trae guadagno, questo guadagno costituisce una perdita per il Pubblico (le Regioni) costrette a pagare fior di quattrini ai Privati per prestazioni che se gestite direttamente e correttamente costerebbero assai meno. Mi si obietterà che il Pubblico non è in grado di gestire altrettanto bene come il Privato certe attività e che le gestirebbe comunque in perdita. Ma più perdita di così! Quando potrebbe addirittura trarne un ricavo, nel senso di un risparmio sulla spesa che ora serve per pagare il Privato, come sopra ho spiegato.

Tantopiù oggi che esistono managers pubblici (Direttori Generali di A.S.L. e Aziende Ospedaliere, terminologie moderne che vedrei volentieri sostituite con quelle “vecchie” di U.S.S.L. e Ospedali) competenti e capaci in grado di gestire adeguatamente con criteri privatistici e concorrenziali la Sanità Pubblica; ma forse è proprio la VOLONTA’ POLITICA che manca e che per svariati motivi (di tipo soprattutto clientelare, quando non anche di tornaconto personale) preferisce delegare ai privati certi servizi e certe attività che potrebbe gestire direttamente, con maggiori investimenti finanziari in tecnologia e in capitale umano (con assunzioni di varia tipologia, come fa il Privato).

I costi per le Regioni sono certo che risulterebbero senz’altro inferiori agli attuali.

Non sto qui demonizzando il Privato, che il più delle volte adempie egregiamente e con assoluta professionalità i suoi compiti, sto solo dicendo che nella Sanità sarebbe auspicabile nel prossimo futuro un certo dimagrimento del Privato in favore del Pubblico, che dovrebbe riappropriarsi di una buona parte di attività (che, guarda caso, sono spesso le meno onerose e più redditizie) che oggi ha demandato al Privato, discorso che si potrebbe allargare anche ad altre Pubbliche Amministrazioni che troppo spesso affidano a “consulenze esterne” certe attività che potrebbero tranquillamente svolgere al loro interno a costi nettamente inferiori.

Varese, 16 febbraio 2012

Giovanni Dotti



Giovedě 16 Febbraio,2012 Ore: 22:42
 
 
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