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www.ildialogo.org Riflessioni in merito al sostegno alle biblioteche e la cultura in genere.,di Adriano Gregori

Lettera
Riflessioni in merito al sostegno alle biblioteche e la cultura in genere.

di Adriano Gregori

 Alla cortese attenzione di:

Stefano Parise 
Presidente
Associazione Italiana Biblioteche;

Giovanna Frigimelica 

Segreteria AI.B.

Cristina Marsili
Biblioteca Civica "V.Joppi" Udine,

Cristina Cocever 
Biblioteca Area 3. Tecnico scientifica
Universita' degli studi di Trieste 

E per conoscenza:

trasmissione Fahrenait Radio 3 

Periodico Il Dialogo

Mensile Missione Oggi

Mensile Mosaico di Pace

 Periodico Nigrizia

Testata giornalistica Unimondo

Rivista Altreconomia

 Gentilissime signore e signori, buon giorno.

Mi chiamo Gregori Adriano, vivo a Trieste e lavoro presso una biblioteca di questa città.

Mi permetto di scrivere a voi però in veste del tutto privata, come semplice cittadino che ama la cultura in genere, in particolare la lettura, la musica e tanto altro.

Mi sono appassionato molto nel leggere le mail che parlavano di biblioteche, di iniziative per sostenerle e per sostenere la cultura in genere. Interessanti le iniziative come “La notte delle biblioteche” o “Carta batte forbice”, e mortificante l’intervento della polizia che ha impedito a cittadini e operatori culturali di entrare in una biblioteca per manifestare e parlare del sostegno alla cultura in questo paese.

Più di tutto però mi ha colpito la disparità di fondi economici erogati alle biblioteche italiane rispetto a quelle europee, in particolare dove si dice:

“..Considerazioni non dissimili possono essere fatte confrontando le risorse per le biblioteche a livello internazionale. Le due Biblioteche Nazionali Centrali vedono i loro bilanci ridursi al lumicino (1,5 milioni quella di Roma e 2 milioni quella di Firenze), mentre quelli delle consorelle europee sono di tutt’altro ordine di grandezza: Parigi 254 milioni, Londra 160 milioni, Madrid 52 milioni.”

Questo, alla luce di spese militari stratosferiche provoca sincera indignazione (termine ormai inflazionato). Ed è proprio per questo che mi permetto scrivere a così illustri signore e signori.

Partendo da un sito molto interessante, impegnato a divulgare le ragioni della pace e del disarmo, cioè “il dialogo”, http://www.ildialogo.org/index.htm, si può evincere quanto sia assurda questa spesa militare, in particolare dall’ articolo :

Il debito e le spese militari

di Alberto Stefanelli e Piero Maestri

Della redazione della rivista Guerre&Pace – 06/01/2012

Alcuni stralci:

programma di acquisto di 131 caccia F35 Strike fighter (spesa prevista intorno ai 15 miliardi di Euro).”

E poi ancora:

Per adeguarsi ai requisiti della Nato l’Italia ha dato vita già da tempo ad un ampio programma di riarmo, attualmente in atto, che si traduce nell’acquisto di 121 caccia Eurofighter per un costo totale di 18 miliardi di euro, 6 miliardi per elicotteri da attacco e da trasporto, più di 7 miliardi per 12 fregate, 1,4 miliardi per la nuova portaerei, 1,9 miliardi per 4 sommergibili, 1,5 miliardi per 249 blindati. Più ovviamente obici, siluri, missili, radar e tutto quanto serve per operare in guerra fuori dal territorio nazionale.”

Alla luce di queste cifre i 254 milioni di Parigi paiono pure ridicoli…

Giungo quindi alla considerazione che più mi sta a cuore e che vuol essere la vera natura e il vero motivo di questa mia lettera.

Prendendo spunto da un altro punto dell’articolo succitato, dove dice che bisogna

..” affrontare le questioni fondamentali e politicamente più rilevanti riguardo il bilancio militare: a cosa servono queste spese, il loro legame con i debito pubblico e l’intreccio tra imprese, banche e forze armate”,

mi vien da pensare che viviamo in un sistema ormai radicato, dove privati cittadini e istituzioni pubbliche devono più o meno sottostare; per esempio per molte attività quotidiane ci avvaliamo di istituti bancari per la gestione dei nostri risparmi in ambito privato o dei fondi per gli enti pubblici o simili. Quindi, andando a guardare bene, magari aiutati da un altro sito molto valido, cioè:

http://www.banchearmate.it/home.htm

anch’esso improntato alla pace e al disarmo, con dati ufficiali governativi, scopriamo che, spesso quelle banche di cui noi ci serviamo, come si evince da questo articolo:

http://www.unimondo.org/Notizie/BNP-Paribas-e-Deutsche-Bank-ecco-le-banche-piu-armate-d-Italia,

ma anche questo:

http://www.unimondo.org/Notizie/Banche-armate-sempre-piu-ricche

fanno a nostra insaputa affari con transazioni bancarie in merito al commercio e vendita di armi.

E sta qui il nocciolo della questione: io penso che non si potrà mai cambiare un sistema sociale consolidato se un’ immensa base sociale a sua insaputa lo sostiene. Sarà giusto per esempio andare a manifestare contro la guerra, o per la cultura, ma forse inutile se molte di queste persone, o enti di varia natura alimentano quel sistema magari tenendo i propri soldi in una banca che si trova nel sito sopra menzionato.

Forse è da qui che si può partire verso un sistema diverso, più giusto, equo e più attento alle cose che veramente contano, come appunto la cultura in genere, che siano le biblioteche, i teatri o altro, o anche la scuola, la sanità, insomma il bene comune.

Non voglio certo qua accusare nessuno, e non voglio nemmeno parlare di boicottaggio, parola secondo me ostile, io non sono contro nessuno, preferirei parlare di scelte etiche. Per esempio, curiosando nel sito dell’ Aib, ho visto dove vanno i soldi derivanti dalla iscrizione a tale associazione di persone come me (che mi sono iscritto per la prima volta quest’anno). Quel nome compare nel sito delle banche armate, un nome molto famoso in tutta Italia, persino il comune dove vivo si avvale di quell’istituto.

Forse, anzi sicuramente sarò un illuso, un utopico, ma secondo me è proprio da qui che dovremmo partire per cambiare le cose. Scusate la crudezza, ma quei miseri soldi che vengono gestiti dalla cultura italiana, per beffa o ironia della sorte vanno dove sono quei tanti, impressionanti soldi spesi per il mercato della morte. Forse dovremmo essere invece noi che, dalla base, togliamo linfa a quel sistema, se non altro per principio, per etica, non servirà a nulla perché il sistema è troppo grande? Avremo almeno la soddisfazione e l’orgoglio di non alimentare quel mondo;

A parte che vorrei vedere, iniziamo a parlarne, non si sa mai che si crei un effetto domino.

Potremmo parlare, sempre nel senso buono del termine, di una specie di incoerenza. Le biblioteche hanno pochi soldi, e quei pochi soldi li mettiamo in quelle banche dove arrivano tanti soldi dalle armi. Ci sono tanti istituti bancari che non compaiono in quelle liste, perché non utilizzare quelle?

Il sistema è troppo consolidato? Non si può? Non sarebbe una scelta etica e più coerente con il mondo delle biblioteche e dei libri? Se non sono gli enti pubblici ad iniziare ad invertire questa tendenza chi lo dovrebbe fare?

Un ultimo punto e poi smetto di traviarvi. Ogni giorno radio, giornali, tv e internet ci parlano di guerre, di strategie militari, politiche eccetera, ma di questi temi, spese militari e legami consapevoli o no con la società neanche una parola. Allora perché il mondo della cultura, in primis le biblioteche o la stessa Aib non si attivano per alimentare un dibattito su queste cose in Italia, magari organizzando incontri, conferenze o quant’altro. Chissà che si riesca a smuovere la società italiana su questi temi, e magari riuscire ad avere una società migliore dal punto di vista culturale e sociale.

Vi ringrazio tanto per l’attenzione e la pazienza, ma sono temi che mi stanno veramente tanto a cuore e sinceramente volevo esternarveli.

Cari e cordiali saluti

Adriano Gregori

Via del Terrano, 3/1

34151 Villa Opicina

Trieste

040201203

3475303519

adriano-gregori@alice.it



Sabato 28 Gennaio,2012 Ore: 14:30
 
 
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