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www.ildialogo.org Italia Lavoro: rescissione contratto donna al sesto mese di gravidanza,di Katia Scannavini

Lettera
Italia Lavoro: rescissione contratto donna al sesto mese di gravidanza

di Katia Scannavini

 Gentile Redazione,

vista la vostra sensibilità e attenzione nei riguardi di quanto sta realmente accadendo in Italia, mi permetto di scrivervi quanto mi è accaduto sabato scorso, nella speranza che riteniate possibile e opportuno darne la giusta rilevanza:
 
Italia Lavoro Spa, Agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, ha deciso di inviarmi una lettera di fine collaborazione sebbene io sia al sesto mese di gravidanza e abbia lavorato con l’Azienda sin dal 2006.

Per motivare tale decisione, il responsabile delle Risorse Umane  si appella al fatto che a gennaio ho inviato all’Azienda una lettera per tutelare la mia situazione precaria, così come previsto dal collegato al lavoro. Ebbene, proprio a fronte di tale richiesta, l’Agenzia tecnica del Ministero del lavoro in tutta risposta si dichiara nell’impossibilità di proseguire il rapporto contrattuale. Una decisione che è piovuta sulle teste anche di tanti altri collaboratori a progetto.

Italia Lavoro nasce avendo come missione quella di attuare le politiche attive nel Mercato del Lavoro italiano e in modo particolare per salvaguardare le categorie svantaggiate, quali le donne, i giovani laureati i diversamente abili, gli over 50. Nonostante questo ha comunque deciso di non tutelare la condizione vulnerabile di una donna al sesto mese di gravidanza e ha quindi interrotto la collaborazione.

Mi chiedo dove sono finiti i diritti e il rispetto dovuto alle donne lavoratrici. Mi domando come si possa ancora parlare in Italia di tutela della famiglia.

Ho 36 anni: sono laureata, ho un master e ho conseguito un Dottorato di Ricerca, ho perfezionato la conoscenza della lingua inglese vivendo all’estero e ho sempre lavorato con impegno e dedizione. Tuttavia la mia condizione oggi è ancora quella di una precaria senza tutele e senza diritti. Una donna che sebbene viva in una condizione di perenne incertezza decide di formare una famiglia.

La risposta del mondo del lavoro italiano è arrivata per mezzo dell’Agenzia del Ministero del Lavoro, che di fatto ha sancito come in Italia non ci sia posto per le donne lavoratrici. Ha evidenziato come non esista più un’etica del lavoro e la salvaguardia di diritti faticosamente conquistati nel corso degli anni da migliaia di uomini e di donne che hanno lottato per la giustizia e per il riconoscimento del lavoro come valore portante del nostro Paese.

Mi chiedo chi oggi può rimanere indifferente a un tale avvenimento, chi possa ancora alzare le spalle e continuare a ritenere che ognuno debba fare fronte alle proprie situazioni individuali, venendo meno all’unica vera possibilità che si può avere per rimanere persone libere: il riconoscimento di una solidarietà che travalichi l’opportunismo del singolo e che consenta di riappropriarsi della propria dignità.

Io non mi fermerò ad aspettare risposte che mai arriveranno e per questo ho intenzione di rendere il mio caso pubblico, nella consapevolezza di volere rappresentare tutte quelle donne che oggi si sentono offese nella propria dignità e nei propri diritti e nella speranza, inoltre, di potere rappresentare anche tutti quegli uomini che si sentono distanti e lontani dalla distorsione del nostro vivere sociale.

La mia sarà una bimba, che mi auguro abbia un futuro migliore rispetto a tutte le donne che oggi lottano contro una costante e mal celata discriminazione.

 

Katia Scannavini

katia.scannavini@gmail.com



Giovedì 14 Aprile,2011 Ore: 11:14
 
 
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