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www.ildialogo.org Lettera aperta ad un prete di città ,di Raffaele Ibba

Lettera
Lettera aperta ad un prete di città 

di Raffaele Ibba

 Gentile don Riva,
ho letto la sua lettera all'Avvenire (http://www.avvenire.it/) e c'è una espressione che non mi è andata giù e della quale le chiedo conto davanti a Dio e davanti al Dio che noi due, insieme a molti altri, adoriamo. Dio Uomo crocifisso per la nostra salvezza, Uomo Dio umile e povero che si è svuotato per raggiungerci nel nostro male. Uomo che è risorto da morte, dagli abissi della morte, perché la morte non può contenere l'amore vivente.
Sa, don Riva, sono tornato a Cristo da poco, dal dicembre 2005 e mi sono confessato e comunicato per la prima volta dopo molti anni la domenica della conversione, il 25 gennaio 2006.
Ma la mia conversione più vera, quella che ha coinvolto profondamente il mio essere, è avvenuta un anno dopo, tra il dicembre ed il gennaio 2006-2007, dopo che un cancro aveva preso mia moglie e l'aveva restituita a Dio. Mia moglie che è stata la prima protagonista del mio ritorno a Cristo.
Perché ho avuto altre due accompagnatrici in questo ritorno.
Teresa di Lisieux, da me letta durante l'ultimissimo stadio della malattia di mia moglie, e Etty Hillesum. 
Di quest'ultimo ho seguito la progressione del gesto di inginocchiarsi.
Infatti anche io non riuscivo ad inginocchiarmi con speranza e gioia.
Non che adesso ci riesca del tutto ma adesso, almeno, quando mi inginocchio sento che il cuore fa un balzo di gioia e si dispone ad ascoltare parole d'amore.
Perché glielo scrivo?
Perché sono d'accordo con lei che il gesto del suo frate confessore è bello. Esattamente come il gesto di moltissime e moltissimi familiari di Cristo che lo seguono nelle chiese e nelle "stoviglie" di ogni giorno. Come sono belli i gesti di chi prega, nella fede e nella carità che riesce compiere concretamente dentro la sua vita.
Per questo e per questa consapevolezza, di cui non ho alcun merito, della complessità e della semplicità perfetta, della gioia enorme del gesto di inginocchiarsi, le chiedo conto davanti a Dio, umile e santo, di questa frase:
"
La miseria umana spiattellata sui giornali in questi giorni, il moralismo di chi si sente più giusto degli altri e condanna facendo il guardone, la gabbia di certa burocrazia che opprime? non potranno mai ingannarci, perché sappiamo che vengono sempre dal medesimo Regista, dal Nemico. "
Ecco.
Troppa fretta nel voler assolvere, troppa velocità nel voler giustificare.
Non condanno nessuno sul piano personale e non entro nel merito della lussuria di nessuno. Ho abbastanza da fare con la tristezza e con la miseria della mia lussuria.
Ma come lei sembra sicuro che occuparsi dei sistemi con cui gestisce la sua propria vita il nostro presidente del Consiglio sia "condannare facendo il guardone", così io sono sicuro che occupare fisicamente e finanziariamente lo spazio della salute umana in Lombardia, comprando con i soldi pubblici i consensi privati e, però, dando lavoro solo a coloro che seguono una certa partita politico-culturale, come fa il signor Formigoni in Lombardia con la sanità deformando a fini politici il buon nome di don Giussani, sia anch'esso l'azione propria di un qualche satana.
Così un presidente del Consiglio che, da quando governa, non ha principalmente e soltanto trasformato in non reati diverse cose che lui faceva ed aveva fatto quando erano ancora reati, questo presidente del Consiglio viene da un qualche satana anch'esso.
Non sto parlando di politica, don Riva, ma di fede.
Cosa si aspetta la Chiesa di Cristo dal potere politico?
Ecco.
Questa domanda risuona nelle nostre coscienze dai tempi di Costantino il grande; grande sicuramente nell'assassinio di suoi consanguinei e di persone che si opponevano ai suoi poteri. Grande anche in cos'altro?
Nell'aver diffuso e difeso la religione di Cristo?
Risponda, in coscienza e davanti a Dio a questa domanda e rifletta anche sulla domanda se, per caso, i costumi sessuali ed emotivi del capo politico di un paese siano estranei a come quel paese si configura e si conosce.
Eliogabalo, caro don Riva, nulla c'entra con Roma e con il suo "imperium"?
Quando, nel lontano 1994, il signor Berlusconi vinse la sua prima tornata elettorale rimproverai un signore mio conoscente di averlo votato, nonostante sapesse benissimo che il Signor Berlusconi al si sarebbe fatto "i fatti suoi". Questo signore mi guardò e mi rispose così: "può essere che Berlusconi si faccia i fatti suoi, ma così io posso farmi i fatti miei." Al di la della profonda antipatia che ho per il signor Berlusconi, assolutamente personale e del tutto privata, questa risposta ha, per me, segnato tutto questo lungo periodo storico, insieme al nazismo della Lega Nord, nazismo non culturale ma politico perché la Lega è un partito che agisce solo sulla base del principio del capo e della strumentalità di qualsiasi azione politica alla pura detenzione del potere (i due elementi cardine del nazismo, insieme al razzismo che però era diffuso oltre il nazismo stesso).
Questo è giudicare?
Certo.
Questo è giudicare l'azione ed i comportamenti pubblici di chi si propone come guida di un paese. Cioè di persone che propongono la loro vita ed i loro comportamenti pubblici come esempio, come guida, di un paese.
Questo giudizio non va oltre ciò e non oltre ciò opera.
Per dire: Luca Zaia, per come ho potuto conoscerlo dai giornali, mi è molto simpatico e valuto i suoi comportamenti pubblici come favorevoli. Senza fare giudizi su di lui. I comportamenti pubblici del signor Formigoni, invece, non mi piacciono.
Chissà perché Zaia sì e Formigoni no.
Don Riva. 
Questo paese viene lentamente suicidato da un ceto dirigente, e non solo politico quindi, che sembra indifferente a tutti e tutto salvo che al proprio immediato interesse privato, un ceto dirigente del tutto privo di speranza, chiuso in consorterie pseudo massoniche, autoreferenziale, sordo e cieco.
Può essere che sbaglio e molto pure. Ma questo è il quadro che ho dell'Italia di oggi. Un paese privo di speranza nei suoi ceti dirigenti, pieno di speranza nella sua realtà di vita.
Ieri c'era una celebrazione ecumenica in una chiesa di periferia a Cagliari, nell'ambito della settimana per l'unità dei cristiani. Era piena di gente, nonostante che fossimo in periferia e ci fosse un freddo reale, cui Cagliari non è abituata.
Una chiesa piena di gioia e di speranza.
La Speranza, don Riva, quella grande virtù che ci fa vivere nella gioia e nella carità, cioè nell'amore totalmente donato, anche quando non vediamo il nostro Re se non in immagini e nascosto nel pane e nel vino.
Un speranza donata a tutti. Anche al signor Berlusconi?
Certo, anche a lui, ma come per ciascuno di noi: nella verità di quel che ciascuno degli altri vede e sente della nostra vita; nella verità di quel che ciascuno di noi sa e conosce della nostra vita per quel che attiene agli altri. 
Infine dentro la verità di Dio e di Cristo, quel Crocifisso Risorto che entrambi adoriamo a ginocchia piegate ed a cuore prosternato mentre lui, il nostro Amore, ci prende per mano e ci solleva, felice, fino al Padre ed al Santo.
Un saluto d'amore in Cristo Risorto
Ciao
(raffaele ibba)

http://lucipietraparolalastradadicristotra.blogspot.com/

http://www.google.com/profiles/raffel.ibba

Cagliari


 



Lunedì 24 Gennaio,2011 Ore: 16:02
 
 
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