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www.ildialogo.org Capodanno 2011 visto da Napoli,di Giovanni Carbone

Lettera
Capodanno 2011 visto da Napoli

di Giovanni Carbone

Di recente, Papa Ratzinger ha sostenuto che i mali della Chiesa sono all’interno della stessa Chiesa. Egli si è dimostrato determinato ad ammettere ogni errore del passato, invocare la penitenza per la Chiesa cattolica mondiale e avviare un nuovo corso. Ha mostrato un pugno di ferro anche per il riciclaggio di denaro sporco; per l’amministrazione disonesta ai danni dello Stato; truffa e abuso di informazioni “riservate e privilegiate”. Egli ha promulgato un provvedimento destinato a cambiare i rapporti tra gli organismi finanziari della Santa Sede – a partire dallo IOR, la banca vaticana – e resto del mondo. Papa Ratzinger ha intuito l’inopportunità controproducente di negare l’evidenza! Giovanni Paolo II era bene informato sulle stesse problematiche. Però non è intervenuto nel merito convenientemente. Eppure, per il Popolo è già santo. Lo stesso Popolo che, probabilmente, non vorrà santo Papa Ratzinger! Dopo le affermazioni del Papa, aspettiamoci le reazioni! Assisteremo presto ad un accanimento contro la Chiesa, quella che al momento vuole emendarsi. Saranno gli effetti che si pagano quando si vuole sostenere la Verità.
Ho voluto ascoltare il discorso del Presidente della Repubblica, prima di uscire di casa, diretto a Piazza Plebiscito. Molto malvolentieri perché consapevole che, in questo periodo di decadenza, il primo cittadino d’Italia, elegante diplomatico e demagogo, non avrebbe riconosciuto i torti degli Amministratori dello Stato, ma, servendosi della retorica e dell’oratoria, avrebbe ovviamente messo tutti d’accordo, come riportato dal Corriere della Sera.
Ho voluto ascoltare il discorso del Presidente della Repubblica, perché ero dubbioso che la sua sarebbe stata un’esclusiva chiacchierata riparatrice. “Sarà che la confessione del Papa abbia influenzato anche Napolitano?” Mi chiedevo. L’ ho ascoltato ad evitare di essere un inattendibile profeta.
Dalla stampa di oggi 1 gennaio ’11 - Napolitano: "Senza un futuro per i giovani la democrazia è a rischio" Nel messaggio di fine anno del capo dello Stato l'invito alla responsabilità nazionale e un appello alla politica. Cenni a produttività e centralità dell'Ue… Anche a Napoli - conclude Napolitano - ognuno faccia la sua parte, nello spirito di un impegno comune, senza cedere al fatalismo e senza tirarsi indietro.
Insomma pure la base deve fare la sua parte! Come in una famiglia, ciascun membro deve fare la propria parte. Ma le regole del vivere civile chi le detta? La base o il vertice? Chi deve dare l’esempio? Chi deve fare i primi passi? Ognuno può fare la propria parte se opportunamente motivato e in possesso degli strumenti che consentano l’esercizio della specifica funzione. In un ambito sociale poco contano le funzioni ideali, quelle eseguite con l’immaginazione! Chi lavora occasionalmente, non può sposarsi perché non può permettersi di pagare un mutuo, nemmeno un fitto di casa. Deve fare la sua parte! Quale? Per il giornalista Sallusti è un fallito perché il putativo 35enne ancora vive con i suoi genitori e non ha la volontà o chissà che per inserirsi nel mondo del lavoro… Devono fare la propria parte di genitori quelli che lavorano entrambi per necessità, costretti ad affidare la prole ai permissivi nonni o alla tata? Lo studente deve fare la sua parte. Quale? Studiare? In una scuola pubblica dove gli insegnanti, provenienti da un’Università carente, insoddisfatti del trattamento economico e sindacale, fanno la loro parte, come? Bene? Altri numerosi esempi? Non vale la pena.
Il messaggio del Capo dello Stato mi è sembrato piuttosto un invito rivolto agli svantaggiati a non insorgere, a saper sopportare i disagi provenienti da Istituzioni oramai privatizzate e a servizio di non so chi; eventualmente a reclamare pacificamente, così come fanno da decenni, anche se sicuri, come da decenni, di non cavare un ragno dal buco… La violenza non è ammessa in nessun caso! Afferma il Capo. I disservizi sociali creati da chi, al potere, non fa bene la propria parte e generano una violenza indiretta, mortificante, umiliante, spesso letale, non vanno considerati. La base non deve permettersi di bistrattare le Istituzioni! Tanti buoni ministri fanno bene la propria parte di genitori! Pensano a sistemare i propri figli, amici parenti e fedeli elettori come meglio non si può! Gli altri che restino calmi, sappiano rinunciare alla genitorialità, sappiano essere disoccupati, precari o se ne vadano pure all’estero! Visto che non sanno fare la propria parte!
I mezzi di comunicazione del Primo gennaio hanno osannato il discorso di Napolitano. "Senza un futuro per i giovani la democrazia è a rischio" Parole sacre che devono far riflettere! Questo è il commento generale. Ciò vuol dire che Parlamento e Governo, non intervenendo diversamente, hanno ammesso la loro inefficiente attività! Tanti colletti bianchi, menti eccelse, tanto da essere super pagati, riveriti, rispettati, si sono passivamente lasciati bacchettare dall’ultra ottuagenario. L’unico detentore della ricetta che sani la democrazia? Tutti gli altri si sciacquano la bocca con la parola democrazia? Evviva L’Italia dei commedianti! Il Presidente della Repubblica ha fatto, però, bene la sua parte! Di fatto, in questo contesto, tutti hanno bene recitato la propria parte prevista dal copione. Tanto la massa impiegherà del tempo prima che prenda coscienza.
Una riflessione è d’obbligo: i gruppi -politici e non- formati in maggioranza da intenzionati a curare i propri interessi in qualunque modo, difficilmente si scelgono un capo onesto e saggio. Semmai dovesse capitare che eleggano alla propria guida l’uomo saggio e giusto, diventerà questi un buon diplomatico demagogo se vuole resistere! Anzi, quando un gruppo vuole sbarazzarsi del seccante, lo incorona per radiarlo definitivamente dal gruppo al primo incidente di percorso, disegnato per lui all’occorrenza! Allora in questo periodo buio, sarà difficile che ciascuno faccia la propria parte correttamente, sappia attendere i tempi ed eleggere l’uomo morale, legale, giusto, rischiando di essere l’ultima ruota del carro o di fare la fine dei botti. Insomma, siamo precipitati nel fango, per dirla pulita. Ora sarà difficile che pacificamente si risalga la china!
Poi sono uscito di casa per raggiungere Piazza del Plebiscito. Era gremita. Le corna luminose formavano un tappeto luccicante specie se visto dall’alto. I vuò cumprà vendevano anche stelline dalla luce intermittente piantate su fermacapelli, meno preferite rispetto alle corna, forse più adatte rispetto ai tempi. Il complesso “Luna Nera”, sul palco adeguatamente allestito, intonavano ritmi ballabili. Le casse acustiche provvedevano a trasmettere a lunga distanza i martellanti suoni. Nelle prossimità del palco le percussioni penetravano tutto il corpo, in particolar modo petto e stomaco. I decibel? Ma chi se ne frega! L’atmosfera era sicuramente festosa. I numerosissimi singalesi ballavano uniti in cerchio. Si notava la loro voglia di allentare le tensioni accumulate in un intero anno. 
Lavoratori precari, occasionali, i singalesi vivono dignitosamente nei bassi dei vicoli del Cavone, nei pressi di Piazza Dante, o in quelli dei Cristallini, nei pressi di Piazza Cavour. Indossano abbigliamento di gusto occidentale, ma non fanno propria la nostra cultura dominante. Sono dei convinti fedeli praticanti. La domenica riempiono la chiesa del Gesù Nuovo dove si celebra nella loro lingua. No, non sono adeguatamente integrati, perché si sentono emarginati e/o sono refrattari ad accettare usi e costumi lontani dalla loro etica. L’integrazione avviene tra chi ha pari opportunità e disponibilità a vestire i panni dell’altro. Quanti italiani si comportano diversamente dalla comunità perché “disadattati”. In effetti, non sono integrati con la comunità perché privi dei mezzi che ne rendono l’omogeneizzazione. Non possono fare la propria parte. I gruppi di napoletani si notavano a distanza. Non facevano cerchio, maneggiavano bottiglie di spumante, scalmanati, forse sboccati, discinti, arroganti. Sto dicendo dei giovani, quelli senza futuro. E’ chiaro che c’era tanta gente composta e allegra quanto basta. Tutti gli oltre i quaranta e più! Che vecchiume! Quanti solitari, in solitudine anche quelli in compagnia, con tanta voglia ad aggregarsi! Qualcuno ci sarà pure riuscito!
I giovani sposati si sono presentati con i loro bebè trasportati, nelle carrozzine, imbottiti come se fossero nella neve. Quanti imberbi svegli fino a notte inoltrata e forse fino all’alba. I loro genitori, a lavoro tutto l’anno, spinti dalle leggi del consumismo, desiderosi di partecipare alla festa di Capodanno, impossibilitati ad affidare i loro figli chissà a chi, cosa che avrebbero fatto volentieri, li hanno portati con sé, muniti di cellulare in caso di emergenza. Quale parte sarebbe stato meglio loro avessero fatto? I figli dell’oggi dormono sempre meno, mangiano sempre più smodatamente, consumano sesso sempre più precocemente, sollecitati dal libero uso del computer. Essi sono sempre più esigenti, prepotenti, distaccati da sani comportamenti. Vuoi che questi adolescenti svegli più che mai e curiosi di quanto succedeva sotto ai loro occhi non si siano accorti di quelli che fumavano l’erba, di quelli che? … è sterile fare l’elenco.
I nostri figli non sono neanche punibili al di sotto dei quattordici anni! Fino a diciotto anni sono trattati come se fossero degli ottenni o poco più! Il garzone di 16 anni, attivo al banco frutta del supermercato dove spendo, mi dà del tu, come buona parte degli scolari o studenti danno del tu alla maestra o al docente. Dovrei essere io chi raccomanda al garzone di tenere il giusto rispetto? Chi deve fare la sua parte, in questo caso? Pur volendo accettare lenti cambiamenti per evitare grosse rotture culturali, in vista dell’eliminazione dei Tribunali per i Minorenni, utili solo a tener su la casta, si potrebbe già ridurre l’età della punibilità a 12 anni e considerare responsabili delle proprie azioni i 16enni. Più che i Tribunali per i Minorenni, in una Nazione civile, dovrebbero funzionare la famiglia, la scuola, le Istituzioni. Dovrebbe passare la cultura della prevenzione e non incoraggiare la repressione. Ma sto bestemmiando in un Paese finito nel… diciamo berlusconismo, va! Una parola ben riassuntiva.
Alle 23,30 ha avuto inizio il programma previsto per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Chissà quanti hanno capito il significato di quelle immagini proiettate a tutto tondo sulle mura del Palazzo Reale. Uno spettacolo unico ed originale, ma probabilmente fuori luogo. Chi ballava non si è troppo applicato a vedere i visi delle celebrità di ogni settore delle attività umane degli ultimi 150 anni. Dopo tanti flop precedenti, ancora non si capisce che si sceglie la piazza in luogo d’altro per essere protagonista, seppur per un ridottissimo segmento di tempo, piuttosto che essere spettatore. Gli invisibili desiderano una volta tanto essere visibili.
E invece ecco l’ennesimo concerto. Il talentuoso, Marco Mengoni, ha attratto, non c’è dubbio, moltissimi giovani. OK. Prima di apparire sono trascorsi decine di minuti per approntargli il palco. Non si è pensato a trasmettere altra musica idonea a intrattenere la massa. Due presentatori hanno letto delle poesie. Sbavavano a sostenere Napoli una delle città più belle al mondo, i napoletani un popolo … bla bla bla. Sono stato in Brasile, in Australia, nei Caraibi, in Europa, e conosco molti paesi dell’Africa. Beh, non la faccio lunga, Napoli ha un potenziale per essere considerata una città storica ed essere ammirata per le sue bellezze naturali al pari di tant’altre città del mondo. Nello stato attuale sarebbe meglio chiuderla ai visitatori, ad evitare un rovinoso passaparola pubblicitario.
Molti quartieri sono stati riqualificati ma senza ad essi assicurare l’inevitabile manutenzione, tanto che alcuni andrebbero di nuovo migliorati. Scemata la curiosità di vedere da vicino il giovane cantante, in piedi oramai da ore, stanchi e desiderosi di altre emozioni, i partecipanti hanno cominciato a rompere le fila. La piazza si è mezza svuotata. Che peccato spendere tanti soldi per un risultato appena riuscito. Ho vissuto il Capodanno a Rio de Janeiro, a Sydney, ad Abidjan in Costa d’Avorio, ad Accra in Ghana, a Lomé nel Togo, a Cotonou nel Benin, a Zanzibar in Tanzania, a Mombasa in Kenya, a Monastir in Tunisia. Niente a che vedere con i Capodanno festeggiati in questa malridotta città. Intorno all’una ho provato a contattare qualcuno a cui rivolgere i miei auguri. Il telefonino era privo di campo.
Allora mi sono accomiatato dal mio gruppo e mi sono incamminato verso Piazza Trieste e Trento. Qui c’erano diversi Vigili Urbani e un centro sanitario mobile. Neanche qui mi è stato possibile la comunicazione telefonica. Percorro via Toledo, la strada dello shopping! Monnezza da tutte le parti, basolato da riprendere in più parti, cassonetti rovesciati e bruciati dal fuoco, qui e là barboni incalliti, sul marciapiede davanti all’ingresso della Galleria c’era posteggiata la vettura chiusa della Vigilanza Cosmopol. Ne ho il numero di targa. A poche decine di metri più avanti, di fronte alla rosticceria Luise era parcheggiata metà sul marciapiede una pantera della Polizia di Stato, anch’essa con le luci accese, chiusa e incustodita. Ne ho preso la targa. Nei pressi della Rinascente ho potuto telefonare, finalmente.
Proprio lì m’accorgevo che si sviluppava un fuoco. Bruciavano i sacchetti depositati intorno ad un elegante porta-cassonetto. Il rischio era che si sarebbe incendiato con tutti i sacchetti contenuti all’interno. Ho provato a chiamare i vigili del Fuoco. Era l’una e un quarto. Il 115 era sempre occupato. Allora ho provato a chiamare il 113. Sempre occupato come anche il 112. La gente si preoccupava solo a passare all’altro marciapiede. Intorno all’una e 25 il 113 era libero ma non mi dava risposta. Anche il 112 prima libero senza rispondere poi occupato. Sono ritornato indietro per trovare qualche altra soluzione. La pantera della polizia di Stato era ancora allo stesso posto parcheggiata incustodita. Ho immaginato che i poliziotti fossero all’interno del Teatro Augusteo o forse nella hall della funicolare. Niente. All’una e 35 mi sono rivolto a dei vigili a piedi che erano nei pressi della Galleria. Mi hanno detto di non potersi spostare in Piazza Trieste e Trento dove raggiungere chi poteva via radio chiamare i Pompieri. Se veramente ci tenevo, avrei dovuto rivolgermi io a quelli in servizio in Piazza Trieste e Trento. Cosa che ho fatto.
Il messaggio con certezza è arrivato a destinazione via radio. Quindi ho ripercorso via Toledo. L’orologio segna l’1,45. La vettura della Vigilanza era sempre davanti alla Galleria. Quella della Polizia di stato non c’era. Sono giunto lì dove il fuoco bruciava l’intero porta-cassonetto insieme al trabocchevole cassonetto. Le fiamme alte sprigionavano una fumata nera carica di diossina, ovviamente. All’una e 50 un cineoperatore riprendeva la scena. Mi diceva di aver dato notizia a chi era in condizione di lanciare l’allarme. Mi ha anche ripreso.
Diceva di far parte di una società di videocomunicazione al servizio anche di Rai3. Ha voluto tenere riservato il suo nome. Insieme abbiamo invano atteso i Vigili del Fuoco. Gli allibiti stranieri, intanto, continuavano a scattare fotografie. Intorno alle 2 l’operatore si dirigeva verso l’ospedale per altri interventi televisivi. Alle 2 e 5 minuti giungeva una macchina della Polizia Municipale. Chi era al volante ha parcheggiato la vettura metà sul marciapiede davanti al falò. Mi dicevano che erano lì ad aspettare i Vigili del Fuoco. Alle due e 25 il falò si era ridotto notevolmente. La Polizia Municipale è andata via.
Anch’io decidevo di andare via. A Piazza Carità era parcheggiata la pantera della Polizia di Stato davanti al bar Reginella. Riconoscevo la vettura dalla targa che avevo annotato quando era nei pressi del Teatro Augusteo. I Poliziotti erano nel bar a conversare con il gestore. Alle 2 e 35 sono andati via. Il più anziano portava con se dei bicchieri coperti con la carta argentata. Il più giovane, alla guida, azzardava un’inversione ad U e sono andati via.
Pochi minuti dopo è passato un camion dei pompieri seguito da una camionetta a sirene spiegate. Avevo immaginato che erano passati di lì per spegnere il fuoco segnalato. Sono ritornato sul posto per verificare. Il falò ridotto bruciava ancora.
I mass media avevano affermato, qualche giorno prima, che per Capodanno Napoli sarebbe stata ripulita e che gli eventuali accumuli periferici sarebbero stai cosparsi di liquido antincendio. Il giorno del 31 sono stato a pranzo da amici residenti a Monte di Dio. Da Piazza Carolina fino alla Nunziatella i cassonetti traboccavano. Via Toledo, Via s.Brigida e dintorni, il salotto di Napoli, idem. Il liquido antincendio non è stato sparso da nessuna parte. Che offesa per me che pago le tasse, il canone alla Rai, l’esosa tassa sull’immondizia e do anche il voto.  
Giovanni Carbone 2 gennaio ’11.


Luned́ 03 Gennaio,2011 Ore: 07:29
 
 
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