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www.ildialogo.org Tre lettere pubblicate da Umberto Galimberti,di Veronica Tussi

Lettera
Tre lettere pubblicate da Umberto Galimberti

di Veronica Tussi

Gentile direttore, trascrivo due lettere mie ed una della cara amica "un po' matta" Francesca Ribeiro, apparse su D La Repubblica n. 722 del 4 dicembre; la risposta di Galimberti, che ringrazio per aver pubblicato,  e una mia breve considerazione a riguardo.
Veronica Tussi
 
Preghiera di una quindicenne uccisa
«Perché non mi lasciate riposare in pace gentili conduttori televisivi? La mia vita si è conclusa anzi tempo dolorosamente tragicamente, ma questo non  sembra turbarvi granché, e con sconcertante disinvoltura mi avete fatto diventare protagonista dei vostri spettacoli. Perché non mi lasciate riposare in pace? Io capisco carabinieri, giudici, avvocati, cronisti, tutti coloro insomma che a causa del loro mestiere sono costretti ad interessarsi alla mia triste storia, ma voi, voi che cosa c'entrate? Perché non mi lasciate riposare in pace? Sono angosciata al pensiero delle "ricostruzioni dei fatti" di "Chi l'ha visto". Ricordo ancora quella riguardo alla povera  Elisa Claps.  Si vedeva una ragazza che fuggiva disperatamente, inseguita da un uomo che l'aggrediva alle spalle, e un coltello e il sangue, mentre il commentatore si chiedeva: “Ma quando l'aggressore le ha tagliato la ciocca di capelli, Elisa Claps era morta o ancora agonizzante?". Lino Infante durante il suo spettacolo sulla mia tragedia, ha chiesto: "L'ha violentata subito, o dopo qualche ora?". Farete cosa analoga con me? Mostrerete come mi è stata tolta la vita?  Perché non mi lasciate riposare in pace? Qualcuno ha scritto che questa è l'epoca del fango. E' vero. Ma io vi prego, conduttori e telespettatori appassionati del fango, se non avete compassione, abbiate almeno rispetto; immaginate che io sia stata una figlia vostra. Lasciate che io riposi in pace. Così sia».
Veronica Tussi
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Sono una persona strana, anomala, forse un po' matta
Sono una persona strana, anomala, forse un po' matta. Nessuno mi crederà, eppure vi giuro che degli infiniti articoli sulla casa di Montecarlo non ne ho letto neppure uno. I titoli, quando mi capitavano sotto gli occhi, per me erano più che sufficienti. Ma cosa ancora più incredibile, almeno per le persone normali, è che non ho guardato nessun programma d’approfondimento sulla vicenda brutta di Avetrana. Neppure uno per più di un minuto, passando da un canale all'altro. Pochi secondi che sono bastati a disgustarmi. A dire il vero, qualche sera fa forse devo aver guardato per più di sessanta secondi e, mi vergogno a dirlo, nonostante la gravità dell'argomento, non ho potuto fare a meno di ridere. Ho visto un signore non più tanto giovane, che giocava con delle automobiline e il plastico di una casa, e gli invitati che lo guardavano attentamente, ansiosi di esprimere il loro prezioso parere. Il loro prezioso contributo alla verità. Ma in fondo, a me che sono così strana, sembra che tutti questi conduttori televisivi siano sempre lì  a giocare, ed anche gl'importanti opinionisti mi sembra che giochino, tutti giocano un po', anche se sanno perfettamente, ma fanno orecchie da mercante, che non è cosa buona giocare quando si parla di una creatura innocente uccisa. Ma la vita è questaChe tristezza per una strana come me. Per una forse un po' matta.
 Francesca Ribeiro
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Appello alle società di sondaggi
Mi piacerebbe affidare ad una società di sondaggi l'incarico di rilevare quale percentuale di persone tra quelle che accorrono a curiosare ad Avetrana, fanno o farebbero pellegrinaggi, si recano o si recherebbero, ad esempio, al santuario di Padre Pio. Quante, tra quelle persone, sono solite guardare il primo canale della televisione, quante il secondo, quante il terzo, quante rete quattro, e via di seguito. Quante hanno seguito e seguono i programmi di approfondimento sull'assassinio della ragazza quindicenne. Quante di quelle persone votano per il centrodestra e quante per il centrosinistra. Quante di quelle persone stimano Nichi Vendola e quante stimano Berlusconi. Mi piacerebbe sapere quante di quelle persone leggono libri, e che genere di libri leggono. Tante cose ancora mi piacerebbe sapere sui curiosi che accorrono ad Avetrana. Alcune cose però le immagino.
Veronica Tussi
 
Risposta di Umberto Galimberti
Catarsi o morbosità?
Le prime due lettere denunciano quei programmi televisivi i cui conduttori, pur di fare audience, scavano senza soffrire nelle tragedie altrui, la terza invece si rivolge agli spettatori per capire chi sono e cosa li induce a stare così incollati alla televisione, senza perdere una sola immagine di queste macabre ricostruzioni. La risposta ce la offre Aristotele nella Poetica, là dove scrive: "La rappresentazione di casi che suscitano pietà e terrore ha per effetto di sollevare e purificare l'animo da siffatte passioni ( pathematon katharsis )", consentendo di espellerle nella ricostruzione scenica, invece che sfogarle nella realtà. E allora tutto bene? Sì, alla sola condizione che ciascun spettatore, che non si perde una sola immagine della ricostruzione, riconosca in se stesso il potenziale omicida, il potenziale stupratore, il potenziale delinquente che alberga in lui, e non invece, come più spesso accade, l'uomo giusto che mai farebbe simili cose. Nella ricostruzione scenica, infatti, si espelle quello che si ha dentro, perché se dentro non si hanno queste terribili tendenze non si resta incollati alla televisione e tanto meno si va sui luoghi del delitto.
 
Mia breve considerazione
Ritengo giusta la risposta del professor Galimberti, anche se credo  non bisogna generalizzare. Conosco una signora mite, molto mite, la quale segue questo tipo di trasmissioni, anche se non si sognerebbe mai di recarsi sui luoghi del delitto, e non credo davvero abbia dentro il potenziale omicida o il potenziale stupratore. Penso che esistano altri motivi, oltre quello indicato da Aristotele. Uno, ad esempio, è che qualsiasi evento straordinario, buono o cattivo, serve a portarci fuori dalla vita di tutti i giorni, a interrompere un tempo uguale, monotono.
La colpa grave di certi conduttori televisivi appassionati del fango, è di abituare a poco a poco i telespettatori a non distinguere tra finzione e realtà, portandoli alla stessa loro indifferenza verso le azioni più nefande. Assistere ad una tragedia in un film, e assistere ad una tragedia reale ricostruita dai signori della televisione, diventa la stessa cosa. E così anche un telespettaore si chiederà con indifferenza: "L'ha violentata subito, o dopo qualche ora?". Se poi la tragedia diventa addirittura un gioco con plastico e automobiline...
Veronica Tussi

 



Sabato 04 Dicembre,2010 Ore: 19:47
 
 
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