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www.ildialogo.org La violenza dei fischi talvolta è preferibile alla violenza della parola.,di Renato Pierri

Lettera
La violenza dei fischi talvolta è preferibile alla violenza della parola.

di Renato Pierri

A Schifani e Bonanni, sicuramente degnissime persone, è stato impedito di parlare, e tutti si sono scandalizzati e hanno ripetuto che la parola è un diritto. Ed è vero. Ma anche le persone indegne hanno diritto di parola? Certamente. "Il diritto", affermava il filosofo Samuel Pufendorf (1632 - 1694) "indica il potere di fare ciò che non è espressamente vietato da una legge". Quindi, poiché la legge non lo vieta, anche persone indegne possono parlare. Se però estendiamo il concetto alla legge morale, vediamo che non sempre si ha il diritto di esprimere pubblicamente le proprie opinoni. E allora bisogna essere un pochino più cauti nel pronunciare la parolina "diritto". La legge civile, tanto per fare un esempio attualissimo, non vietava al degnissimo reverendo Terry Jones di annunciare la sua intenzione di bruciare copie del Corano. Ma ne aveva il diritto secondo la legge morale? Quale effetto possono avere le sue parole, anche se non le mette in pratica? Non sarebbe stato piuttosto, in tal caso, un diritto fischiare e far chiasso, magari servendosi anche di robusti ortaggi, e impedirgli di pronunziare sillaba? Ovviamente il ragionamento non riguarda le degnissime persone citate all'inizio. Però tutti coloro che si riempiono la bocca con gusto della parola "diritto", dovrebbero tener presente che talvolta la violenza dei fischi e dei pomodori è preferibile alla violenza della parola. Le parole possono avere conseguenze nefaste.
Renato Pierri


Sabato 11 Settembre,2010 Ore: 12:11
 
 
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