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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Replica di Miriam Della Croce a Umberto Galimberti,di Miriam della Croce

Lettera
Replica di Miriam Della Croce a Umberto Galimberti

di Miriam della Croce

Gentile professor Galimberti, a proposito della mia lettera sull'errore "evangelico" commesso da lei, come da altri uomini di cultura, nonché forse consapevolmente da qualche sacerdote, e di conseguenza dall'uomo della strada, lei scrive: "Perché dei testi, anche dei testi sacri, noi capiamo solo quello che interpretiamo o vogliamo piegare alla nostra interpretazione". E conclude: "E perciò non assumiamo la nostra "interpretazione" come la "verità" del testo sacro". E chi lo pretende? Ma vede, gentile professore, per quante trasformazioni possano aver subito i testi sacri, per quante interpretazioni vogliamo sbizzarrirci a dare a questo o a quel passo, non possiamo assolutamente attribuire ad essi un significato che non potevano avere nel periodo storico in cui furono concepiti. Mi spiego meglio: se lei pretendesse di trovare nel Vangelo una condanna esplicita da parte di Gesù della schiavitù, commetterebbe un gravissimo errore. Ed il motivo è semplice: la schiavitù nel periodo contemporaneo a Gesù era cosa normalissima, e quindi che fosse qualcosa di contrario alla legge di Dio, non poteva essere nella mente degli evangelisti. Chiaro? Tuttavia, oggi, in base al Vangelo possiamo affermare con certezza che la schiavitù è un male. Lo stesso ragionamento può essere fatto, a un dipresso, per la pedofilia. Non c'è traccia nel Vangelo di una condanna esplicita da parte di Gesù di questo peccato, anche se forse non era cosa normalissima come la schiavitù. Tuttavia, alla luce della morale evangelica, oggi possiamo affermare che la pedofilia è un male. Ma poi, mi perdoni, gentile professore, se le cose stanno come lei asserisce, se l'interpretazione del Vangelo lascia il tempo che trova, perché ha affermato con tanta sicurezza che "nei Vangeli non c'è traccia di condanna della sessualità, eccezion fatta per la pedofilia"?
Miriam Della Croce
 
P.S. L'errore consiste nel citare, a porposito della pedofilia, il versetto del Vangelo: "“Ma se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinaria e sia precipitato nel fondo del mare” (Mt 18,6). Il cui significato è il seguente: “Ma se qualcuno farà perdere la fede a una di queste persone semplici che credono in me, sarebbe più conveniente per lui che lo buttassero in fondo al mare, con una grossa pietra legata al collo”.


Marted́ 18 Maggio,2010 Ore: 12:01
 
 
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