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www.ildialogo.org La sessualità perduta,a cura di di Javad Daneshpour

Un film iraniano
La sessualità perduta

a cura di di Javad Daneshpour

Un aspetto poco noto della società iraniana dove dal 1983 è possibile cambiare sesso grazie ad una fatwa dell’ayatollah Khomeini. Il racconto della vicenda di sette transessuali in un film documentario del regista iraniano Bahman Motamedian, Khastegy (Tedium).


Su segnalazione dell'autore riprendiamo questo articolo dal sito : http://www.womeninthecity.it  

Introduzione
di Javad Daneshpour
La sessualità e, in particolare, l’omosessualità sono argomenti tabù nella cultura islamica. Chiaramente, ogni paese li affronta in modo diverso. In Iran, contrariamente a quasi tutti gli altri paesi islamici, le persone di entrambi i sessi, che vivono il problema dell’identità sessuale, possono sottoporsi all’intervento chirurgico del cambio di sesso, per ritrovare la propria “identità perduta”.
La legge prevede che chiunque intenda cambiare sesso sia esaminato da una commissione medica di tre medici accreditati, di cui due psichiatri. Il ministero della sanità partecipa con un contributo economico alle spese chirurgiche.
Chi cambia sesso ha diritto ad avere nuovi documenti d’identità. La liberalizzazione dell’intervento segue una fatwa dell’ayatollah Khomeini, pronunciata nel 1983, e da allora circa mille persone si sono sottoposte all’intervento.
Nel 2008, è stato presentato al Festival di Venezia il film documentario del regista iraniano Bahman Motamedian, Khastegy (Tedium), sui transessuali iraniani. Per la trattazione di questo delicato argomento, il regista ha incontrato molte difficoltà nella realizzazione della sua opera. Il film è ambientato a Tehran e narra la storia di sette transessuali. I protagonisti, oltre ad affrontare le difficoltà interiori devono anche affrontare le ostilità di una società che fatica ad accettarli non solo per la tradizionale cultura maschilista ma anche per la visione religiosa dominante.
“La sessualità perduta” di Farkhondeh Aghai, che si snoda in dieci capitoli e dal quale ho estratto e tradotto la parte finale del settimo, è ambientato a Tehran ed è la storia di un transessuale che, per sposare l'uomo che ama, decide di cambiare sesso. Ma, per coronare il suo sogno, incontrerà molte difficoltà: i pregiudizi della famiglia, che non comprende la sua scelta, e le difficoltà economiche. La morte del padre, con cui il romanzo ha inizio, offrirà al protagonista la possibilità di sottoporsi all’intervento chirurgico. Otterrà, così, le autorizzazioni necessarie dagli enti governativi e, grazie al contributo del ministero della sanità, realizzerà il suo desiderio. Ma, una volta dimesso dall’ospedale, dovrà affrontare i pregiudizi di una società tradizionale. È difficile essere donna in una società dove le donne non sono orgogliose di esserlo. Delaram intraprenderà, allora, un viaggio in India, da dove tornerà con una  nuova identità.
 
 
 
LA SESSUALITA' PERDUTA
di Farkhondeh Aghai
traduzione dal persiano di Javad Daneshpour
(estratto dal VII capitolo)
Il signor Yektai per tutto il tempo restò accanto a me, sistemava le cose e si occupava del pagamento delle analisi di laboratorio. Aveva un fare così affettuoso, che tutti pensavano che fosse lui il mio fidanzato e che ci saremmo sposati a breve. Dopo l’intervento, nell'attesa che riprendessi i sensi, si era seduto per tutto il tempo vicino al mio letto. Dormivo con le spalle rivolte a lui. Quando mi risvegliai, mi girai e lo vidi. In quel momento si alzò in piedi con un aria molto inquieta. Era di bell’aspetto, virile e affascinante e, in quei giorni, per tutto quello che faceva, mi sembrava l'uomo migliore del mondo.
Avevo un dolore fortissimo. L’infermiera mi iniettò un calmante e mi addormentai di nuovo.
Alle nove, Mehrnush e mia madre erano nella camera. Il dottor Ayat e il dottor Sharifi, l’anestesista, erano venuti a visitarmi. Il primo mi chiese con un sorriso: “Come sta la nostra signorina?”.
Risposi lentamente: “Dammi la mano, vorrei baciarla. Vorrei ringraziarti.”.
- Tu ormai sei una signora. Non dovresti parlare così.
- Bene. Meglio essere una signora.
- Lasciamo i ringraziamenti per quando passerai dallo studio.
L’anestesista disse:
- E' stato straordinario. Avevi già un bacino femminile, siamo rimasti tutti soddisfatti.”
Dopo che i medici lasciarono la stanza, l’infermiera mi iniettò un altro calmante e prima di addormentarmi chiesi a Mehrnush:
- Puoi vedere se ho ancora il rossetto sulle labbra?
- No.
- Allora passamelo.
Mehrnush aprì lo stick e mi allungò il rossetto. Lo passai sulle labbra senza l'aiuto di uno specchio e mi addormentai. Passai la mia prima notte da donna molto serenamente.
Dal mattino del secondo giorno, le infermiere vennero in massa a farmi gli auguri:
 - E’ stato un eccellente intervento. Sei bellissima.
Poi, vennero i tirocinanti. Tutti parlavano di un intervento ben riuscito. Era stata la prima operazione eseguita nella mattinata. Avevano portato anche i loro amici. Poi vennero anche gli altri degenti che erano ricoverati nei diversi reparti, sapevano che il giorno prima era stato eseguito l’intervento. Mi portarono anche dei fiori. Nel pomeriggio arrivò un signore ben vestito, bussò alla porta e disse: “Sono il cuoco dell’ospedale. Un’operazione ben riuscita, volevo vederla da vicino e farle gli auguri di persona.”
Per felicitarsi vennero anche i dipendenti dell’ospedale. Poi venne Mash Akbar che era l’addetto alle pulizie del reparto. Disse che gli dispiaceva di essere stato in ferie il giorno precedente e di non aver potuto assistere da vicino all’operazione. Aveva sentito che l'intervento era ben riuscito e mi chiese se poteva portare anche la moglie e i figli il venerdì. E  vennero.
Attesi fino a sera. Vennero tutti, tranne Ahmad. Gli telefonai per dirgli che l’operazione aveva avuto buon esito. Mi rispose:
- Ti ho chiamata diverse volte, ma nella stanza non c’era nessuno.
- Mi sono dimenticata di dirti che mi hanno spostata di letto. Ora mi trovo nella stanza dieci. La stanza undici aveva il condizionatore che non funzionava. Per tutta la mattinata ho atteso una tua chiamata.
- Per tutta la giornata di ieri ho avuto il mal di stomaco pensando a quello che ti stavano facendo.
- Non è stato complicato. Hanno tagliato e rimesso dentro, poi hanno suturato tutto.
- Per favore non raccontarmi tutti i particolari. Mi sento male. Dall’ansia per la tua operazione, ieri ho avuto la diarrea e ho vomitato tutto il tempo. Stanotte non ho chiuso occhio. Poiché non rispondevi al telefono, ho pensato anche alla possibilità che ti fossi ravveduta sull'idea di sottoporti all'operazione.
- Ti ho spiegato che il condizionatore non funzionava e sono stata costretta a cambiare stanza.
- Ora come stai? Stai meglio?
- Benissimo. Ora c’è anche una infermiera che sta scrivendo una poesia sul mio quaderno.
- Che tipo di poesia?
- Una poesia d’amore.
- Perché parli così davanti a tutti e non stai attenta?
- E che male c’è?
- Non mi piace che sappia la gente.
- Non vieni in ospedale?
- No, ora ho di mal di stomaco e non posso venire.
- Perché?  In ospedale tutti si aspettano di vederti.
- Allora non vengo affatto. Vengo a farti visita quando torni a casa.
 
 


Mercoledì 28 Luglio,2010 Ore: 15:03
 
 
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