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Islamofobia - Treviso
Documenti e foto all'uscita dalla moschea. La reazione dell'Ucoii

Nella provincia di Treviso documenti richiesti all'uscita dalla preghiera. Piccardo, portavoce dell'Ucoii considera questi episodi "di una gravità inaudita". Mohammed Ahmed dichiara che farà presente la situazione al Comitato per l'Islam al Viminale di cui fa parte.
"I musulmani che frequentano alcune moschee della provincia di Treviso denunciano di aver subito nelle scorse settimane una vera e propria schedatura di massa, con agenti delle forze dell'ordine che all'uscita dai luoghi di culto, dopo la preghiera, hanno chiesto loro i documenti. Ritengo che questi episodi siano di una gravità inaudita". E' quanto denuncia il portavoce dell'Unione delle Comunità islamiche in Italia (Ucoii), Hamza Piccardo, ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL."La prima segnalazione mi è giunta venerdì scorso, quando un nostro fratello che partecipava alla preghiera del venerdì della nuova moschea di Montebelluna, in provincia di Treviso, ha trovato fuori dalla moschea agenti della polizia che gli avrebbero chiesto di esibire i documenti e che avrebbero fotografato ogni fedele che con lui aveva pregato nel luogo di culto islamico", dice il portavoce dell'Ucoii.
Per il giornalista egiziano Mohammed Ahmed, membro del Consiglio islamico del Viminale "non si tratta della prima volta". "Un episodio analogo - ha detto ad AKI-ADNKRONOS - è accaduto anche un anno fa a Villorba. Credo che sia sbagliato perché quei fedeli che vanno in moschea non commettono reati". Il giornalista ha dunque fatto sapere che porterà "la questione all'attenzione della prossima riunione del Comitato per l'Islam del Viminale perché credo che sia sbagliato agire in questo modo. Le persone a cui sono stati chiesti i documenti stavano solo pregando e sono in buona parte immigrati onesti che non delinquono".
Secondo l'Ucoii episodi analoghi sono avvenuti negli ultimi mesi anche in altri due centri islamici della zona, quelli di Cornuda e di Castelfranco Veneto.
Il portavoce della questura di Treviso, Nicola D'Amico ha detto che si tratta di ''controlli del territorio di routine". "Si tratta di un'attività di identificazione - ha detto all'ADNKRONOS - , finalizzata a evitare la presenza di clandestini e di estremisti che viene concordata con gli imam nel loro interesse''. ''Nella provincia di Treviso - conclude - ci sono 14 centri culturali islamici e dai controlli è emerso che si tratta di tutte situazioni di legalità. Comunque non è la prima volta che facciamo questi controlli, si tratta di un'attività già avviata da tempo''.
(22 novembre 2010)

Fonte: Adnkronos



Venerd́ 26 Novembre,2010 Ore: 21:54
 
 
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