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www.ildialogo.org Come è strano costruire una moschea a Milano,di Hamza Roberto Piccardo

Come è strano costruire una moschea a Milano

di Hamza Roberto Piccardo

Articolo pubblicato su Confronti di maggio 2016
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dichiarato pubblicamente, all’inizio del mese di aprile, di essere contrario alla costruzione di nuove moschee a Milano – unica, tra le grandi città europee, a non disporre di un dignitoso luogo di culto islamico – allineandosi alla vasta schiera degli islamofobi, in evidente contraddizione con la Costituzione che ha giurato di rispettare e difendere nel momento in cui ha assunto la funzione.
“La Costituzione, all’articolo 19, sancisce la libertà di culto e la dottrina è concorde nell’affermare che questo implica che alla religione si riconosca uno spazio pubblico. Contraddicendo questo principio, il ministro dell’Interno Alfano ha espresso la propria contrarietà alla costruzione di nuove moschee a Milano.
La Costituzione italiana sancisce in modo inequivocabile, all’articolo 19, la libertà di culto; e infatti recita: «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto...».
La dottrina costituzionale precisa che esercitare il culto in privato o in pubblico significa riconoscere uno spazio pubblico alla religione e per far ciò i credenti devono poter disporre di spazi atti a svolgere tale attività. Ne deriva l’obbligo per lo Stato non solo di consentire ma anche di facilitare la disponibilità di edifici di culto. O il ministro ignora la Costituzione che dovrebbe «osservare lealmente» o, se la conosce, preferisce inseguire l’islamofobia dilagante in contrasto
con il suo ruolo istituzionale.
Nella prima riunione del Consiglio per le relazioni con l’islam, da lui creato nel gennaio scorso, il ministro Alfano aveva dichiarato: «Il Consiglio avrà il compito di fornire pareri e formulare proposte in ordine alle questioni riguardanti l’integrazione della popolazione di cultura e religione islamica in Italia». Ma le sue affermazioni sulla moschea di Milano vanno in tutt’altra direzione.
D’altronde Alfano è in buona compagnia se è vero, come è vero, che dopo un percorso condiviso con le comunità religiose, l’amministrazione del sindaco uscente Pisapia sembra voler contraddire il suo stesso bando e rimandare alle calende greche, o mandare completamente all’aria, l’assegnazione definitiva alle associazioni che quel bando si sono aggiudicato.
Un gran brutto segnale per gli oltre centomila musulmani che abitano la metropoli lombarda, il milione e mezzo che vivono in questo Paese e i 250mila italiani di fede islamica (come attestano le ricerche del Centro studi sulle nuove religioni - Cesnur). L’islam è la seconda religione in Italia dopo quella cristiana cattolica, ma non gode di nessun riconoscimento giuridico.
Il motivo principale è la mancanza di volontà politica. Affrontare la “questione islamica” in modo serio e costruttivo non porta voti, anzi. E la faccenda delle moschea di Milano rientra in questa logica: siamo in piena campagna elettorale per le amministrative di giugno. La libertà di culto sancita dalla Costituzione della Repubblica non può infatti prescindere da luoghi di culto dignitosi e organizzati, gestiti in modo trasparente e in conformità con le leggi in vigore.
Luoghi cioè che assolvano al culto e impartiscano un insegnamento corretto, tradizionale e dialogante, avulso dagli interessi particolari e capace di realizzare nel tempo una Comunità islamica italiana forte e leale nei confronti delle istituzioni dello Stato e impegnata, da subito, nella lotta ad ogni deriva estremista anche solo potenzialmente pericolosa per la sicurezza collettiva.
Hamza Roberto Piccardo



Sabato 28 Maggio,2016 Ore: 18:12
 
 
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