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www.ildialogo.org “La sicurezza una priorità, ma non prevarichi o sia confusa con la libertà religiosa”.,di Ufficio Stampa COREIS

“La sicurezza una priorità, ma non prevarichi o sia confusa con la libertà religiosa”.

“La reciprocità non sia un pretesto per non concedere la libertà religiosa in Europa”


di Ufficio Stampa COREIS

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Comunicato stampa   13 ottobre 2015  
“La sicurezza una priorità, ma non prevarichi o sia confusa con la libertà religiosa”. “La reciprocità non sia un pretesto per non concedere la libertà religiosa in Europa”
Oggi nella sala Zuccari del Senato l’incontro “Libertà religiosa, sicurezza e sviluppo in Europa” con rav. Riccardo Di Segni (Rabbino Capo di Roma), mons. Paul Richard Gallagher (Ministro degli Esteri della Santa Sede), imam Yahya Pallavicini (Direttore per il Dialogo Interreligioso della Moschea di Roma) e il sen. Pier Ferdinando Casini (Presidente della Commissione Esteri del Senato)

Vogliamo anzitutto cogliere questa occasione per salutare il nuovo incarico di Direttore per il Dialogo Interreligioso della Moschea di Roma conferito nella primavera di quest’anno al Vicepresidente della COREIS, Yahya Pallavicini, dal Consiglio di Amministrazione della Moschea di Roma, di cui egli stesso è membro. Vediamo in questo conferimento un ulteriore consolidamento della collaborazione fra la COREIS Italiana e la moschea di Roma.

Venendo alla conferenza di oggi, significativa la riflessione del rabbino capo di Roma Di Segni: “E’ inaccettabile che la richiesta di “reciprocità” di libertà di culto in altri paesi del mondo venga usata in modo pretestuoso con il fine di non concedere in Europa una vera libertà di culto, che andrebbe invece rispettata per un semplice senso di civiltà”.
“La sicurezza deve certamente essere una priorità, ma non può essere esclusiva, venire confusa o essere a discapito della libertà religiosa – ha affermato l’imam Yahya Pallavicini – Dall’altro lato se quest’ultima dovesse venire compromessa o strumentalizzata per accreditare personaggi che rovesciano la religione come una cosa violenta, allora senza dubbio deve prevalere la sicurezza. Uno dei criteri dei maestri spirituali dell’Islam a cui faccio riferimento è proprio il dovere di tutti i governanti di garantire come minimo la sicurezza: in caso di barbarie o situazione di caos non è infatti praticabile una vita religiosa”.

“La stessa libertà religiosa poi va distinta dalle altre libertà come quella di circolazione, informazione, istruzione etc... È necessario però in questo senso trovare l’intelligenza di articolare la gestione di questi vari diritti evitando che chiunque li possa mettere in conflitto o in competizione”.

Ma perché, chiediamoci, la libertà religiosa è fondamentale per l’Europa? Se andiamo alle radici, ai padri dell’Europa unita come Adenauer, Schuman o De Gasperi, vediamo come essi abbiano tutelato la necessità di evitare nuovi stravolgimenti autoritari del potere e della giurisprudenza tenendo al tempo stesso in considerazione i valori provenienti dalla tradizione religiosa. Se invece oggi l’Europa, per tutelare la sua laicità e non confessionalità, diventasse contro le confessioni o ad esse del tutto indifferente, noi come religiosi non ci riconosceremmo più in quello che diventerebbe un vero e proprio artificio".

"E’ proprio invece la tutela di questi valori che ci permette di sapere riconoscere la presenza del divino in ogni cittadino e creatura a prescindere dall’appartenenza specifica religiosa; ma anche di distinguere se egli è coerente o incoerente con certi valori, se è un cattivo cittadino o un cattivo credente. Ogni degenerazione che violi la dignità del prossimo è infatti perseguibile per la sicurezza come è inaccettabile per la teologia”.

La speranza è che in questa crisi della comunità islamica internazionale ci possa essere un modello di Islam Europeo, ma a patto che sia ecumenico e, proprio come l’Europa, unito nella diversità. Esso, come l’Europa, deve inoltre tutelare anche quella particolare sensibilità per una tradizione spirituale più di carattere contemplativo la quale – come accaduto ai monaci birmani, alle tombe dei santi, alle opere dei maestri o ai centri spirituali – sono tutt’oggi oggetto di accanimento e violenza in seguito a rivoluzioni che non rispettano il patrimonio del passato”.

Forse in questo senso, come musulmani italiani ed europei, possiamo guardare al modello dell’ebraismo italiano che è sopravvissuto attraverso i secoli alle numerose crisi, violenze e discriminazioni facendo sì che la continuità prevalesse in modo addirittura più intenso rispetto a quanto accaduto presso altre comunità ebraiche in Europa; proprio la tradizione ebraica italiana ha infatti saputo custodire un patrimonio di sapienza e ritrasmissione, diventando così un punto di riferimento anche per le altre scuole ebraiche sefardite o ashkenazi in Europa”.

La conferenza è stata promossa dall’AISES (Accademia Internazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale), presente con il presidente Valerio De Luca e il responsabile per il dialogo interreligioso Edith Arbib Anav. La moderazione è stata condotta da Paolo Messa (Direttore del Centro Studi Americani).

T. +39 3317077986 F. +39 028393350 E. ufficio.stampa@coreis.it www.coreis.it



Mercoledì 14 Ottobre,2015 Ore: 22:56
 
 
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