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www.ildialogo.org Il Viminale apre al dialogo con i musulmani d'Italia,di Ufficio Stampa Coreis

Il Viminale apre al dialogo con i musulmani d'Italia

di Ufficio Stampa Coreis

Comunicato stampa   23 febbraio 2015
Il Ministro Alfano avvia un confronto con i musulmani d'Italia
Si è svolta questa mattina al Ministero dell’Interno alla presenza del Ministro Alfano la prima riunione di un nuovo tavolo di confronto con le rappresentanze dei musulmani in Italia

Si tratta della prima riunione che coinvolge le maggiori organizzazioni dell’Islam italiano, dopo le passate esperienze della Consulta per l’Islam italiano (2005-2008), primo organo ufficiale in Italia a rappresentare l’Islam presso il Ministero dell’Interno (nato con il ministro Giuseppe Pisanu e proseguito con il ministro Giuliano Amato) e il successivo Comitato per l’Islam Italiano (2010-2011), voluto dall’allora ministro Roberto Maroni.

La COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana dopo aver partecipato ad entrambe le passate piattaforme istituzionali, ringrazia il Ministro Angelino Alfano per l’invito rivolto al vicepresidente Yahya Pallavicini, Imam della moschea al-Wahid di Milano, a prendere parte anche a questa nuova iniziat iva. La composizione della nuova Consulta è completata inoltre da rappresentanti della Moschea di Roma, guidati dal segretario generale AbdAllah Redouane, della comunità albanese, pakistana e senegalese in Italia, delle moschee di Napoli e Palermo e da una ridondante partecipazione di sette rappresentanti di sigle tutte legate all'UCOII.

Il Ministro Alfano ha voluto aprire la riunione chiarendo con forza la netta distinzione tra il sostegno a chi prega rispetto alle politiche sulla sicurezza nei confronti di chi spara, evitando qualsiasi confusione sulle guerre di religione. Con l’intento di proseguire con la collaborazione del sottosegretario Domenico Manzione questo tavolo di confronto periodico sull’organizzazione del culto islamico in Italia. il Ministro ha anche fatto riferimento al suo recente viaggio negli Stati Uniti dove percorsi di antiradicalismo possono beneficiare anche dell’antidoto di referenti religiosi in grado di smontare la retorica di coloro che abu sano ideologicamente della dottrina religiosa.

Riportiamo per intero l’intervento presentato questa mattina al Ministro Alfano dal vice presidente della COREIS Yahya Pallavicini.
Roma, 23 Febbraio 2015

Gentile Ministro Angelino Alfano,

Le trasmetto i saluti e i ringraziamenti dei membri della COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana per questo gentile invito a riprendere una fondamentale relazione istituzionale tra le varie rappresentanze dell’Islam Italiano e il Suo Ministero dell’Interno.

Oggi si rinnova con Lei, Ministro Alfano, la proficua relazione che abbiamo avuto modo di sviluppare con i Suoi illustri predecessori, Giuseppe Pisanu, Giuliano Amato e Roberto Maroni nella Consulta e nel Comitato per l’Islam Italiano.

Saluto il Prefetto Morcone e il Prefetto Iurato della Direzione Centrale per gli Affari dei Culti con la quale ci interfacciamo proficuamente da decenni. Saluto l’amico fratern o e collega AbdAllah Ridwan del Centro Islamico Culturale d’Italia, il Precidente dell'UCOII Ezzeddin Elzir, l’imam di Palermo Abd al-Rahman Boulaalam, Cheikh Saliou Niang della nobile confraternita dei muridi senegalesi in Italia, il responsabile pakistano della Muhammadiah Sajad Hussein Shah e tutti gli altri presenti.

Sono lieto di presentare tre piste di lavoro distinte ma complementari e di competenza di questo Ministero dove mi auguro si possa avviare una concreta collaborazione: immigrazione ed integrazione, sicurezza e antiradicalismo, accreditamento dei ministri di culto e riconoscimento della personalità giuridica di enti confessionali.

Per la prima pista di lavoro, immigrazione e integrazione, siamo in parte coinvolti per sensibilità e fratellanza accanto ad altre comunità religiose e di cultura straniera nel distinguere tra immigrazione regolare ed irregolare e nel dare il nostro sostegno ed esempio di cittadini italiani musulmani nell’accompagnamen to delle persone di origine straniera che sono desiderosi di vivere nel nostro Paese in un processo di cittadinanza inclusiva del pluralismo religioso, del multiculturalismo e della specificità della nostra storia e identità nazionale. Parallelamente, sempre con questo Suo Ministero, abbiamo seguito percorsi virtuosi di mediazione e assistenza agli immigrati o, in casi drammatici come a Lampedusa e Agrigento, onorato insieme a Lei e alla Conferenza Episcopale Italiana i defunti.

La seconda pista di lavoro, sicurezza e antiradicalismo, è quella che ci vede impegnati nel prevenire le infiltrazioni di persone, immigrate e convertite, che facciano della religione islamica un abuso per destabilizzare il sistema occidentale, facendo propaganda per una eversione di matrice islamista con l’uso della violenza terroristica e ideologica. Riferimenti apologetici basati sul formalismo radicale o posizioni ambigue e offensive nei confronti della comunità ebraica italiana e internazion ale sono tutti segnali evidenti di una interpretazione errata degli insegnamenti autentici dell’Islam e irrispettosa della società e delle Istituzioni Italiane. Parallelamente, desideriamo preservare la nostra comunità italiana di fedeli musulmani osservanti dalle contaminazioni di alcuni movimenti politici dell’Islam che hanno preteso in alcune regioni del mondo arabo rivendicare solo una rivoluzione sociale. La collaborazione che la COREIS ha sviluppato in Europa con l’OSCE e l’ODIHR sono esperienze di coordinamento interdisciplinare molto interessanti.

Infine, la terza pista di lavoro, è quella che più delle altre rimane prioritaria per i credenti musulmani in Italia: accreditamento dei ministri di culto e riconoscimento della personalità giuridica di enti confessionali. La mancanza nella civiltà islamica di una struttura gerarchica rischia di essere preda dell’improvvisazione di predicatori senza preparazione teologica e culturale o di una artificiosa cleri calizzazione di alcuni movimenti di fratellanza musulmana che hanno gli interessi e i finanziamenti per fare una propaganda di esclusivismo e omologazione dottrinale e dogmatismo formalista. Se una minoranza di centri islamici dovesse ospitare questi predicatori c’è il rischio che la maggioranza sana dei fedeli musulmani e tutta la società italiana subiscano una contaminazione e una confusione tra vera religione e giochi di potere. Per questo motivo, insieme all’ISESCO, la più prestigiosa Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura del mondo islamico con sede a Rabat in Marocco, la COREIS ha strutturato corsi di formazione che sappiano declinare l’essenza della teologia islamica nel contesto occidentale dell’Italia laica e democratica e nel reale valore del dialogo interreligioso e interculturale.

Non a caso, nella Sua lettera d’invito, signor Ministro, Lei fa esplicito riferimento al “pieno rispetto dell’ordinamento e della nostra tradizione cr istiana e umanistica”. Di questa tradizione fanno parte in modo qualificato anche i profeti e i loro eredi, i maestri e i loro discepoli, i sapienti e i semplici fedeli, gli ordini contemplativi e le associazioni della società civile di matrice religiosa. In questi ultimi anni assistiamo purtroppo alla distruzione di questa tradizione con il bombardamento delle moschee dedicate al Profeta Giona e delle chiese in Asia Centrale, al sacrilegio delle tombe dei santi in Algeria e in Egitto, all’omicidio dei maestri mentre educano alla Verità in Siria, alla violenza nei confronti di musulmani, cristiani ed ebrei in Nigeria e in Libia e persino in Francia. La nostra testimonianza di solidarietà e di condivisione spirituale rischia però di essere inefficace se non matura anche un riconoscimento istituzionale che metta in luce i vari ma autentici germogli di un Islam Italiano vincente nei confronti di questa manipolazione criminale e distante anche dal pericoloso sdoganamento di altri personaggi e correnti che vorrebbero approfittare della crisi per ottenere una legittimazione facendo uso persino del dialogo “solo con i cattolici” per mitigare la loro tecnica di dissimulazione.

In conclusione, signor Ministro, serve una politica lungimirante per affrontare la responsabilità di gestire la sensibilità religiosa di circa 100.000 cittadini italiani di fede islamica e oltre un milione e mezzo di musulmani residenti in Italia senza confondere o barattare le tre piste che mi sono permesso di presentare alla Sua gentile attenzione. Mi auguro che da questo incontro si possa avviare un nuovo ciclo di progressiva maturità che riguarda in primo luogo proprio i referenti musulmani che sappiano corrispondere alle qualificazioni necessarie per le sfide che dobbiamo imparare a condividere. Grazie di cuore.

Yahya Pallavicini
Vice Presidente, COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana
Imam, Moschea al-Wahid di Milano
 



Lunedì 23 Febbraio,2015 Ore: 20:31
 
 
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