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NOT IN MY NAME

di Renata Rusca Zargar

È faticoso essere musulmana in questi giorni, come, senz’altro, è faticoso essere cristiani quando si scoprono preti pedofili e le ricchezze immense di tanti religiosi.
I fatti di Parigi hanno generato dolore ma anche tanta confusione. Lo scopo di quella gente è di distruggere non solo l’Europa ma il mondo intero, di seminare odio, morte e devastazione ovunque. Aiutati dalla società tutta, dal razzismo strisciante, possono riuscirci.
Secondo me, anzitutto, bisogna fare chiarezza.
Chi sono le persone che abbracciano la guerra? Comuni delinquenti, psicolabili, asociali, alla ricerca di denaro facile, che, invece di uccidere a titolo personale, trovano una “giusta causa” per essere approvati nel loro delinquere. È sempre successo così nella storia: sono stati contaminati persino i movimenti più puri, le lotte più giuste, perché c’era qualcuno che cercava la libertà di fare il male.
I fratelli Kouachi sono stati folgorati sulla via de La Mecca, dopo una vita di stravizi e spaccio? Bene. Sono diventati mistici, hanno mirato solo alla preghiera, al digiuno, all’elemosina, al pellegrinaggio? No, sono andati ad addestrarsi.
Io penso, prima di tutto, che quando una persona va a combattere o ad addestrarsi, non deve poter tornare nel paese di provenienza, qualunque sia la sua cittadinanza. È un soldato di un altro stato in guerra e come tale non deve avere più spazio tra di noi.
Gli stati che hanno ancora la pena di morte, però, giustificano il comportamento omicida, perché vige la regola che a qualcuno, per certi motivi, possa essere tolta la vita. Quindi, perché no a chi “sbaglia”? E chi lo dice poi che lo stato, invece, ha sempre ragione quando uccide?
Anche chi considera i morti non tutti uguali, dà ragione a questi assassini.
C’è stata una grande mobilitazione per i defunti giornalisti francesi ed è giusto e nobile.
Ma quanto grande è la mobilitazione per il genocidio del popolo palestinese compiuto da Israele con il beneplacito dell’Europa e dell’America?
Quanto imponente è la mobilitazione per impedire almeno ora che l’ISIS (già armato, addestrato e finanziato dall’Occidente) venda il suo petrolio, chi si sta chiedendo con forza chi lo compri? Perché non vengono chiusi gli oleodotti che raggiungono la Turchia?
Quanta mobilitazione c’è per accogliere siriani, iracheni, libici, in fuga dalla morte?
Persino qui, in Italia, non è stato dato alcun peso alla morte dei due pescatori indiani: a fronte dei manifesti indifferenti “portate a casa i nostri marò”, nessuno si è mai scusato dell’orribile sbaglio che ha eliminato i due sfortunati indiani.
In ogni caso, io penso che sia meglio impegnarsi che recriminare. Andare oltre gli errori del passato e provare a cambiare per il futuro.
Questa guerra contro i terroristi può essere vinta soprattutto nelle moschee.
Gli imam, insieme ai genitori, devono ripetere ai giovani che la religione islamica chiede la pace, che solo Dio, che ce l’ha data, può togliere la vita a noi o a chiunque altro. Che anche se avessimo sbagliato nel modo più infamante, è il Dio del perdono che ci darà la possibilità di correggerci, di ricrederci, di convertirci al bene.
Inoltre, bisogna avviare le persone a collaborare nelle proprie società, senza sterile polemica, a impegnarsi nella politica, nei sindacati, nelle associazioni. Solo così si possono far conoscere civilmente le proprie idee.
In particolare, bisogna insegnare a tutte le religioni che non ne esiste una migliore dell’altra, ognuno creda quel che vuole, e che il tentativo di convertire –con le buone o con le cattive- è sempre sbagliato. La religione è un fatto personale e bisogna chiudere con le categorie divisive: io sono musulmano, tu sei buddista ecc.
Siamo tutti esseri umani fragili che troviamo aiuto nella fede di fronte alla difficoltà della vita umana.
E veniamo alle vignette. Personalmente, trovo sbagliato –come ho sempre detto- offendere i sentimenti altrui, per quanto riguarda la fede, ma non solo. Ho sempre detestato i politici che scherniscono gli altri con insulti e non si limitano a combatterne le idee. Detesto la volgarità, mi dà fastidio chi bestemmia, perché offende i sentimenti di chi crede e mortifica la sua dignità personale (ma non l’ucciderei).
Io non avrei letto quel giornale perché non fa per me, così come non ho mai letto quanto di offensivo hanno pubblicato su Gesù.
Persino Crozza, che trovo molto divertente, quando faceva ridere sulla bassa di statura dell’onorevole Brunetta (che avverso dal punto di vista politico) mi ha sempre dato fastidio, ho sempre pensato “chissà quanto avrà sofferto quell’uomo per tutta la vita!”
Io non mi sento di dire “Je suis Charlie”, perché io non lo sarei mai. Però ho constatato che Charlie non ha ridicolizzato solo l’Islam ma qualsiasi cosa e qualsiasi persona, ha fatto del “dissacrante” la sua linea di vendita e penso che ognuno sia libero anche di fare cose che io non approvo.
Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di Lui) non avrebbe mai reagito così in nome di Dio. Mio marito mi racconta sempre che c’era una donna che quando il Profeta (pbsL) passava sotto le sue finestre gli buttava la spazzatura sulla testa. Un giorno, che il Profeta (pbsL) non ricevette il solito sporco addosso, salì nella casa della donna. Questa, quando lo vide, rimase interdetta e gli chiese come mai andasse a trovarla. Ed egli rispose che voleva sapere come stava perché, non ricevendo la spazzatura in testa, si era preoccupato che forse non si sentisse bene.
Il Profeta aveva sempre sopportato persecuzioni e angherie, molti lo volevano morto ed egli perdonò tutto.
Immaginandolo oggi, con la sua saggezza e superiorità morale, sarebbe stato esempio e insegnamento per noi, e anche per tutti i giornalisti del mondo.
Renata Rusca Zargar



Sabato 17 Gennaio,2015 Ore: 21:29
 
 
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