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www.ildialogo.org La famiglia nella tradizione musulmana,di Hamza Roberto Piccardo

La famiglia nella tradizione musulmana

di Hamza Roberto Piccardo

(contributo su Confronti sett. 2014 - www.confronti.net )
Col Nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso
un dovere per noi iniziare in tal modo e specie quando affrontiamo, per quanto inesaustivamente, un discorso di questa importanza per la nostra vita e per quella delle persone che ci sono care.
“Nessun uomo è un isola” intitolò il trappista Thomas Merton, che pure aveva scelto una vita di ritiro dal mondo e meditazione e scrisse: “ Quello che faccio viene dunque fatto per gli altri, con loro e da loro: quello che essi fanno è fatto in me, da me e per me. Ma ad ognuno di noi rimane la responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo”.
Incipit che non vuole essere un'invasione di altrui campi, ma solo il ricollegarsi ad una realtà spirituale e umana che tutti ci accomuna, quella della interdipendenza.
Siamo interdipendenti, e l'autonomia dei soggetti tanto cara alla concezione contemporanea, può realizzarsi senza disastri personali e collettivi solo se si armonizza quanto più possibile alle altrui soggettività, le rispetta, ne fa fonte e delta delle proprie.
L'unicità assoluta e imperscrutabile è caratteristica divina, la nostra realtà è invece quella su cui il Libro di Allah c'invita a meditare “ Di ogni cosa creammo una coppia, affinché possiate riflettere” (Corano LI , 49).
Dalla coppia primordiale in poi la famiglia è stata la struttura all'interno della quale abbiamo perseguito la parte più importante del nostro percorso terreno.
Siamo figli e nipoti, siamo coniugi, siamo genitori, zii, nonni....in ogni fase della nostra vita la relazione famigliare ci sostiene, ci arricchisce, c'impegna e ci responsabilizza.
Da credenti quali tendiamo ad essere con tutta la nostra (debole) forza siamo certi che la famiglia sia un'istituzione divina, che dall'utero di nostra madre al nostro diventare nonni, fonda nell'amore la sua forza e la sua funzione.
L'esempio del nostro Profeta* che rappresenta il modello cui si deve ispirare la vita di ogni musulmano e musulmana è un paradigma straordinario di amore e tenerezza verso coloro che costituirono la sua famiglia: lo zio Abu Talib che assunse la funzione paterna nei suoi confronti (egli era figlio postumo e sua madre mancò quando era ancora in tenerissima età) la sua indimenticata sposa Khadija, le sue figlie e poi Aisha e le altre spose, Ibrahim il figlio la cui morte lo addolorò profondamente, i suoi nipoti Huseyn e Hassan (Allah sia soddisfatto di tutti loro).
Allah dice nel Corano parole che hanno questo significato: “Di': “Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà” (Corano III, 31). Il Profeta* non va quindi obbedito solo in quanto latore di un messaggio divino, ma per aver fatto di quel messaggio una pratica costante di vita come ebbe a dire nostra madre Aisha … “era un Corano che camminava”.
La sua pratica non fu quella del martirio, che tuttavia può essere estrema testimonianza di fede, ma quella della coerenza spirituale ed etica, nella sua casa quanto sul campo di battaglia, nella pratica dell'adorazione quanto nell'amministrazione della giustizia.
A qualcuno che gli diceva che avrebbe voluto morire sulla via di Dio, rispose che era bene vivere tutta la vita nella via di Dio.
La società in cui fu rivelato il Corano e in cui sviluppò la missione del Profeta Muhammad* era sostanzialmente commerciale (alla Mecca) e agro-pastorale a Medina, strutturate in modo assolutamente diverse da quelle in cui noi ci troviamo a vivere il nostro islam e tuttavia i valori spirituali e morali che le trasformarono radicalmente aprendole verso l'esterno e facendole diventare le basi di una civilizzazione planetaria sono assolutamente validi e pregnanti.
Ogni tempo e ogni luogo ha la sua sfida specifica, non esistono luoghi e tempi di Dio e e altri di satana. In ogni luogo e tempo è possibile tendere al bene e al giusto e se la famiglia patriarcale aveva pregi, certamente non aveva solo quelli. Così come i tempi che viviamo nelle società urbane e metropolitane, nonostante la tendenza alla disgregazione, offrono elementi di ricchezza per quanto riguarda una migliore responsabilizzazione di tutti i componenti, le donne in particolare, che liberate da ingiusti vincoli consuetudinari o infinitamente riproduttivi possono conferire al nucleo famigliare un pieno, ricco e solidale apporto.
Nemici di questa speranza, la distrazione e la leggerezza. L'incapacità di assumersi, per quanto possibile le necessità degli altri, a partire dal coniuge.
Dice Allah nel Suo libro saggio “...esse sono una veste per voi e voi siete una veste per loro” (Corano II, 187). Calore, protezione fisica e morale, maniera di presentarsi e stare nelmondo, queste le principali finalità e caratteristiche del vestirsi e più estesamente essere scudo da quanto l'esterno possa minacciare l' equilibrio psicofisico del congiunto.
Ma se non useremmo mai un cappotto in piena estate o infradito sulle strade innevate, alla stessa maniera dobbiamo essere attenti a quale veste dobbiamo essere per la nostra sposa ed ella interrogarsi su quale veste essa debba essere per noi. Il rischio maggiore che una società densa di stimoli e povera di riflessione agita contra la coesione famigliare è l'attenzione parossistica ai propri bisogni e la trascuratezza di quelli dell'altro/a.
Corollario banale e atroce di questa insensibilità il divorzio, con le sue conseguenze sui minori che devono poter contare sulla stabilità famigliare per crescere in serenità e sicurezza.
E in ultimo ma non ultimi, anzi prioritari quanto lo è il tronco rispetto ai rami, ai fiori e ai frutti, i genitori verso i quali la rivelazione coranica è dolcemente tassativa, ponendo il rispetto e l'amore nei loro confronti immediatamente dopo il tawhid, il riconoscimento e l'adorazione del Dio Unico...
Il tuo Signore ha decretato di non adorare altri che Lui e di trattare bene i vostri genitori. Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso di te, non dir loro “uff!” e non li rimproverare; ma parla loro con rispetto, e inclina con bontà, verso di loro, l'ala della tenerezza; e di': “O Signore, sii misericordioso nei loro confronti, come essi lo sono stati nei miei, allevandomi quando ero piccolo (Corano XVII, 23/24)



Mercoledì 17 Settembre,2014 Ore: 19:11
 
 
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