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www.ildialogo.org “HO UN CERVELLO SOTTO IL VELO”,di Carlo Castellini

Donne Musulmane - Recensione
“HO UN CERVELLO SOTTO IL VELO”

di Carlo Castellini

Di Nadia Zatti, Cavinato Internation Editore, 2013, Brescia. Il punto di vista delle donne musulmane. Prefazione di Issam Mmujahed.


CHI E' NADIA ZATTI?
NADIA è una giovane laureata presso l'Università degli studi di Padova, Dipartimento di Scienze Politiche, Giuridiche e Studi internazionali nel corso di laurea triennale in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani.
Nato da un'amicizia sbocciata sui banchi di una scuola superiore, è uscito il volumetto, poco più che tascabile, per i tipi della Cavinato International Editore, marzo, 2013, a firma di Nadia Zatti che raccoglie il punto di vista delle donne musulmane in “Ho un cervello sotto il velo”.
La giovane autrice si sforza di comprendere e far capire qual è il vero significato del velo nell'Islam. Di primo acchito due mi sembrano i pregi di questo volumetto: da una parte si fa leggere con facilità, anche per il sapore nostrano pieno di buon senso, delle riflessioni e osservazioni, mai banali che vengono via via formulate nello sviluppo del testo; dall'altro, questo lavoro di riflessione risulta utile anche per noi perchè ci aiuta a rimuovere certi atteggiamenti sottilmente razzisti che noi siamo soliti nascondere sotto le belle maniere dei nostri atteggiamenti sociali o perchè costretti dalla convenzioni e pregiudizi ormai radicati, che tradiamo facilmente in più di un'occasione.
Questo il senso della prefazione di ISSAM MUJAHED, Presidente del Consiglio delle Relazioni Islamiche Italiane CRII. “Una persona sta bene con le alte quando sta bene con sé stessa: metto il velo ma se sono simpatica, sono simpatica, se sono bella, sono bella lo stesso, quella che sono, sno e ho un cervello sotto il velo”.
Con queste parole AMINA, giovane studentessa di origine marocchina, da vent'anni in Italia, orgogliosa del suo velo e fermamente convinta delle sue scelte, afferma la sua loibertà e le sue capacità e rompe ogni schema sociale”.
Camminando per le strade della nostra città è ormai frequente incontrare donne velate; a volte racchiuse nei loro vestiti tradizionali e spesso, scattano in noi numerosi pregiudizi che ci spingono a catalogare quella donna come sottomessa all'uomo, vittima dell'ignoranza e inchiodata ad un mondo arretrato.
E' scaturito un vivace dibattito pubblico intorno alla questione del velo, davanti al quale si sono prese o assunte le più diversificate posizioni. La prima impressione pressione è quella che ci costringe a registrare un certo fastidio emotivo misto a paura, per le donne considerate diverse. Che rimangono legate ai loro costumi e tradizioni; ma che nello stesso tempo incontrano varie difficoltà ad integrarsi nel nostro ambiente.
D'altra parte come possiamo noi a discutere di velo se non conosciamo un'acca della lingua, della cultura, e delle loro tradizioni civili e religiose? Allora è necessario creare degli spazi di ascolto e di dialogo: in modo che la questione del velo diventi cosa secondaria, come una cornice o abbellimento del volto Parlare del velo, inoltre, separandolo dalla cultura di provenienza e giustificazione, significa sminuirne il vero significato.
Così sostiene RENATA PEPICELLI:”Scrivere sul velo islamico significa scrivere anche sull'Occidente non solo perchè ormai l'Islam ne fa parte, ma perchè il dibattito sul velo ci racconta, molto più di quanto si possa pensare, della sua percezione di sé e degli altri, delle sue fantasie e delle sue paure nascoste”.
Attraverso l'amplificazione dei mass-media, la donna velata, diventa l'immagine tipica dell'identità della cultura musulmana, sopportando così, il peso dello scontro tra Oriente e Occidente, e trasformandosi in elemento di minaccia alla sicurezza collettiva, ai valori secolari e ai diritti conquistati dalle donne occidentali, ancor più di conseguenza degli attentati terroristici dell'11 settembre 2011. Aumentano sempre più le donne che indossano il velo; chi per libera scelta, in risposta ad un precetto religioso contenuto nei testi sacri; chi invece per costrizione a causa di forti pressioni familiari, sociali e culturali, specie a causa di determinate comunità religiose. Il lavoro condotto da NADIA ZATTI, si occupa di queste donne, delle loro vie e anche del significato delle loro scelte. La prima parte, tratta del velo in maniera piuttosto sintetica, ma teorica; con tutte le implicazioni religiose, sociali, culturali, e politiche che l'argomento comporta, e il dibattito che ne è emerso all'interno del mondo islamico, e del dibattito pubblico in Occidente. Nella seconda parte invece, vengono proposti i contenuti di dieci interviste proposte a dieci donne musulmane che indossano il velo o hanno deciso di non portarlo (giovani donne, studentesse o lavoratrici, straniere id diverse provenienze o italiane convertite all'Islam).
(Carlo Castellini).


Venerdì 03 Gennaio,2014 Ore: 17:34
 
 
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