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www.ildialogo.org La giiustizia sia al centro della riflessione di credenti e politici,di Amina Salina

La giiustizia sia al centro della riflessione di credenti e politici

di Amina Salina

Mentre un Parlamento di nominati e stato sciolto e quasi tutti i parlamentari si preoccupano principalmente di tornare su quelle sedie, in Italia gli ultimi non solo non sono i primi ma non sono più oggetto di azione politica. I poveri gli stranieri e non ultimi i carcerati non fanno vendere pubblicità, nessuno si occupa di loro. Tranne chi lavora nel no profit, ritenuti senz'altro dagli economisti bocconiani una pattuglia di anime belle, preti ed imam che visitano i detenuti,e un uomo di 83 anni, di cui non condivido la stragrande maggioranza delle scelte tranne la lotta per una giustizia giusta, per lo svuotamento di carceri indegne dell'essere umano, per un vero recupero dei detenuti. Una battaglia che ci ha visto come UCOII nella seconda marcia per una giustizia giusta alla quale abbiamo aderito nello scorso mese di aprile. Ebbene anche solo perché questo argomento sia oggetto di una legge quadro di riforma, Marco Pannella in una estrema iniziativa di sciopero della fame e della sete sta rischiando la vita. Sono 40 anni che lo Stato cerca di affrontare la questione delle carceri per tutelare sia i detenuti sia lo stesso personale carcerario e la risposta e sempre:”non ci sono fondi”. Sulla carta ci sono scritte tante cose belle ma poi in concreto la montagna partorisce sempre il topolino.

Sono stati scritti in Occidente, dall'epoca di Cesare Beccaria ad oggi, decine, forse centinaia di libri sull'argomento, votate decine di leggi minuziosissime. Il risultato è che mentre la povertà crea le condizioni per il crimine esso si riproduce generazione dopo generazione. E in carcere ci sono oggi essenzialmente piccoli spacciatori , clandestini che non sono delinquenti se non perché e stato creato un reato inesistente, persone in attesa di giudizio, la stragrande maggioranza dei quali per piccoli reati. A Sallusti si da la grazia i ricchi mandano tutto in prescrizione, il carcere e il luogo degli ultimi in tutti i sensi.

Eppure 1400 anni fa un uomo, il Profeta Mohammed, riuscì a governare Medina prima come coordinatore di tribù di diverse religioni, poi come capo politico religioso senza polizia o carabinieri, senza carceri e con una bassissima o nulla percentuale di reati. Uno Stato senza divisione tra governanti e governati in cui il califfo andava di porta in porta ad interessarsi dei problemi della cittadinanza e non c'era quasi coercizione. Si parla di sharia in Occidente non come una via per arrivare ad Allah ma solo come una serie di leggi draconiane che in realtà sono state applicate poco o per niente perché i governati stessi si sentivano corresponsabili della loro vita e di quella della comunità grazie all'educazione impartita da Mohammed, sllws, ai Compagni e a tutti i musulmani. il motivo non fa parte dei manuali di diritto in Occidente, si tratta del timor di Dio, sul quale non si può legiferare ne è possibile misurarlo. Questo, e non la repressione pura e semplice del crimine dopo che e stato commesso, è la chiave del successo.

Se nessuno comprende l'importanza della religione nella società contemporanea, almeno si apra un dibattito serio e costruttivo sulla prevenzione dei reati, la depenalizzazione della clandestinità e un serio lavoro di scoraggiamento all'uso delle droghe dell'alcool, del gioco d'azzardo, su tutto quello che rende meno liberi e meno coscienti.

Intanto per quell'uomo di 83 anni che preferisce morire piuttosto che subire l'ingiustizia solo tante belle parole.

salam

amina salina




Sabato 05 Gennaio,2013 Ore: 17:51
 
 
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