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www.ildialogo.org A proposito della Moschea di Albenga, lettera aperta all’amica Renata Rusca Zargar,di Giuliano Falco

A proposito della Moschea di Albenga, lettera aperta all’amica Renata Rusca Zargar

di Giuliano Falco

Cara amica,

ci siamo conosciuti tanti anni fa, nella Sala Rossa del Comune di Savona. Conosco meglio suo marito, avendolo incontrato diverse volte sia a Savona che ad Albenga. Io sono un osservatore del mondo musulmano ancor più indiretto di lei, ma anch’io seguo le vicende della moschea di Genova e quelle della Comunità di Albenga, che conosco meglio. Personalmente trovo vergognoso il modo in cui le istituzioni, civile e religiose, si sono comportate sulla vicenda genovese: suona come l’ennesima presa in giro, alla faccia della libertà di culto e di espressione.

Lo so sono tempi difficili e le vie del dialogo e dell’incontro possono sembrare piccoli ed erti sentieri di montagna, mentre dovrebbero essere larghe autostrade. Le ragioni sono molte: la chiusura identitaria di cui alcuni partiti, oggi –per fortuna- in crisi si sono fatti portatori; la (solita?) paura del diverso (ma, come amo ricordare, fino al 1700 a Genova esistevano ben quattro moschee…e non mi sembra che la ‘cristianità’ della città ne abbia risentito). Il neocolonialismo, come ricorda lei, è un’altra delle ragioni così come un (più o meno) sottile razzismo: buona parte della gente, continua a pensare al cosi detto terzo mondo come a poveracci, a membri di tribù con l’anello al naso e paccottiglia razzista del genere.

Lei ha ragione (e le dico perché); lei ha torto (e le spiego come mai).

Lei ha ragione. Lasciamo stare pure la Costituzione, che tanto vale solo per alcuni cittadini (ma non per altri: i non garantiti, gli emarginati e gli stranieri: i diritti costituzionali dovrebbero appartenere a tutti coloro che dimorano sul nostro territorio); una Costituzione che è sempre più calpestata e irrisa da quella che ora viene chiamata ‘costituzione materiale’ (non lo scrivo neanche con la maiuscola): una serie di stratagemmi per imporre politiche antipopolari e una democrazia autoritaria, ammantata di tecnicismo. E lasciamo stare le Convenzioni internazionali, che vanno bene solo quando non vanno contro all’unico vero dio riconosciuto dai mercati, quello del denaro.

Lei ha torto, mi perdoni. Ha torto quando fa d’ogni erba un fascio, come suol dirsi. Non tutti i cattolici sono come i seguaci di quei preti che lei cita; non tutti i non credenti sono ‘persone senza cuore’ (parafrasando Weber) o freddi razionalisti o crudeli miscredenti. Molti di questi sono persone, come il sottoscritto, che si battono per i diritti di tutti, credenti e non credenti, islamici, buddhisti, induisti, cristiani e via dicendo.

Pannikar, teologo di derivazione cattolica, ha scritto che chi non conosce le altre religioni non può essere un buon credente. Non solo: ha anche coniato il termine ‘cristania’ per indicare tutti quei cristiani che non si riconoscono nella chiesa degli affari, delle gerarchie e, credo, delle chiusure.

Per cui, lasci perdere Cavour: cerchiamo tutti insieme di creare un mondo dove ci sia posto per tutti, dove nessuno sia discriminato per la sua lingua, per il colore della sua pelle, per la sua religione, per il suo genere…

Io mi considero un ‘lontano’ dalla Chiesa. Non ho una fede da difendere. Come nemici ho coloro che vogliono sopraffare gli altri; coloro che si ritengono superiori a qualcun altro; quelli che dividono l’umanità in ‘nostri’ e ‘gli altri’. Un sacerdote cattolico, di origine ebraica, un tale eretico che anche il Papa buono, Giovanni XXIII ha definito (parlando del suo primo libro, Esperienze pastorali un ‘povero matto, scappato da un manicomio’, don Lorenzo Milani, una volta ha scritto un brano che campeggia sull’home page del mio blog (http://giulianofalco.blogspot.com) e che recita: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. e se voi avete il diritto [...] di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. e almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto”. Probabilmente, don Milani, scomparso prematuramente nel 1967, si sarebbe schierato, a Genova con i Musulmani e si sarebbe battuto con loro per la Moschea… del resto mi sembra che anche don Gallo, per fare un esempio, si sia schierato a favore.

Morale della favola: non sto a vedere in quale dio una persona crede o quale lingua parli o il colore della sua pelle. Mi interesse cosa stia facendo, quali siano i suoi progetti, come pensi di lavorare per una società dove ci sia posto per tutti, tranne per gli sfruttatori, i razzisti e coloro che discriminano.

Affettuosamente

Giuliano Falco

Clicca qui per leggere l'articolo di Renata Rusca Zargar a cui fa riferimento Giuliano Falco



Mercoled́ 18 Aprile,2012 Ore: 16:03
 
 
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