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www.ildialogo.org Islam e dialogo,di nibras breigheche

Islam e dialogo

di nibras breigheche

Intervento tenuto il 13 dicembre 2011 a Roma alla conferenza stampa per annunciare la nascita dell'Associazione Islamica Italiana degli Imam e Guide Religiose


Leggendo il Corano non può non apparire chiaro che per i musulmani dialogare con gli altri sia un dovere religioso. Abbiamo infatti nel Corano una serie di versetti nei quali Dio ordina ai musulmani di confrontarsi e di dialogare con chi non è musulmano, in particolare con quelli che nel Corano vengono chiamati la “Gente della Scrittura” (Cristiani ed Ebrei).

Dialogate con belle maniere con la gente della Scrittura…Dite loro:”Crediamo in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su di voi, il nostro Dio e il vostro sono lo stesso Dio…” (29-46)

In un altro versetto simile Dio ordina al Profeta Muhammad* ed ai musulmani di dialogare con i non musulmani nella maniera migliore, nel migliore dei modi.(16-125)

Da altri versetti appare chiaro come Dio abbia voluto creare gli uomini diversi tra loro anche nella religione, e lo scopo di questa diversità voluta dal Signore è la conoscenza reciproca:

O gente, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli diversi e tribù affinché vi conosceste a vicenda... (49-13)

Notiamo come in questo e in numerosi altri versetti Dio si rivolga a tutti gli esseri umani indipendentemente dal loro credo (O gente). I versetti che riguardano le prescrizioni religiose islamiche, il cui numero è limitato rispetto alla totalità del Corano, cominciano con “O credenti”. Sono più numerosi i versetti in cui Dio nel Corano si rivolge a tutta l’umanità ad esempio per attirare l’attenzione degli uomini e delle donne sulle creature che li circondano e sul fatto che esse siano diverse tra loro: Non hai visto che Dio fa scendere l’acqua dal cielo e che suscita da essa frutti di diversi colori? E le montagne hanno striature bianche e rosse, di diversi colori e anche nere, corvine. E in egual modo anche gli uomini, gli animali e le greggi, hanno anche essi cololori diversi… (35 – 27,28) sottolineando anche in altri versetti la diversità tra gli uomini, nel colore della pelle, nella lingua parlata, nel credo.

Se il tuo Signore avesse voluto avrebbe fatto di tutti gli uomini una sola comunità, invece non smetteranno di essere diversi tra loro…e per questo li ha creati. (11-118)

Se Dio avesse voluto avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete a Dio ed Egli vi informerà a proposito di ciò su cui siete discordi (5-48)

Per quanto riguarda la diversità nel credo, ci sono riferimenti chiari alle Rivelazioni precedenti negli stessi pilastri della fede, che sono 6 (credere in Dio, negli Angeli, nei Profeti, nei Libri Sacri, nel Giorno del Giudizio e nel destino). L’Islam infatti non è considerato, dal punto di vista islamico, una “nuova religione”, ma la continuazione e il completamento delle precedenti Rivelazioni inviate dall’Unico Dio tramite i Profeti.

Dite: crediamo in Dio e in quello che è stato rivelato ad Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e alle Tribù e in quello che è stato dato a Mosè, a Gesù, e in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore, non facciamo differenza alcuna tra di loro… (2-136)

E su di te abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità [il Corano] a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza e lo abbiamo preservato da ogni alterazione… (5-48)

In verità coloro che credono, siano essi giudei, cristiani o sabei, tutti coloro che credono in Dio e nell’ultimo giorno e compiono il bene riceveranno il compenso presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno afflitti. (2-62)

Coloro che credono, i giudei, i sabei o i cristiani e chiunque creda in Dio e nell’ultimo Giorno e compia il bene, non avrà niente da temere e non sarà afflitto. (5-69)

Un altro versetto del Corano che il Profeta Muhammad* riportava nelle lettere che aveva inviato ai sovrani degli stati che circondavano la Penisola Arabica come ad es. Eraclio è il seguente:

Di’: O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: [e cioè] che non adoreremo altri che Dio, senza nulla associarGli, e che non prenderemo alcuni di noi come signori all’infuori di Dio… (3-64)

In questo versetto c’è un chiaro invito a condividere con chi ha una fede diversa da quella islamica ciò che può essere condivisibile (come la fede in un unico Dio ad es.), a dialogare, a discutere per arrivare a trovare dei punti d’incontro. Questa stessa dialettica deve essere usata dal musulmano per trovare anche con chi non è credente dei principi assolutamente condivisibili come il rispetto e la sacralità della vita umana, il valore della pace della giustizia e della libertà, la condanna di tutte le forme di estremismo e violenza…

Nel corso della sua vita il Profeta Muhammad* aveva avuto ottimi rapporti con le comunità di cristiani che vivevano nella Penisola Arabica. In questo versetto viene elogiata in particolare l’apertura e la disponibilità dei cristiani ad ascoltare il nuovo Messaggio:

Troverai che i più prossimi all’amore per i credenti sono coloro che dicono:”In verità siamo cristiani”, perché tra loro ci sono uomini dediti allo studio e monaci che non hanno alcuna superbia. Quando ascoltano ciò che è sceso sul Messaggero, vedi i loro occhi riempirsi di lacrime per la verità che vi hanno riconosciuto. Dicono:”Signore nostro, noi crediamo, annoveraci tra i testimoni” (5-82,83)

Prima di emigrare a Medina, il Profeta* e i suoi Compagni avevano subito violente persecuzioni da parte dei Meccani. Il Profeta* allora si rivolse ai soi compagni dicendo: “Se voi andaste nel paese degli Abissini trovereste un re sotto la cui tutela nessuno soffre ingiustizie. È una terra di sincerità religiosa. Vi rimarrete finchè verrà il tempo in cui Dio vi soccorrerà da ciò che state attualmente soffrendo.” Il sovrano dell’Abissinia, il Negus era cristiano e gli emigranti che erano in tutto ottanta furono bene accolti in Abissinia e fu loro accordata piena libertà di culto.

I capi qurayshiti della Mecca, temendo che si formasse lontano dal loro controllo una pericolosa comunità, inviarono due dei loro uomini con una grande quantità di doni per il Negus cristiano per convincerlo a rimandare indietro gli emigranti musulmani, senza prima ascoltarli.

Il Negus rispose: ”No, per Dio, non saranno traditi, gente che ha cercato la mia protezione, che ha fatto del mio paese la propria dimora e ha scelto me fra tutti gli altri! Non li manderò via finchè non li avrò radunati e interrogati su ciò che questi uomini dicono di loro. Se è come hanno detto allora glieli consegnerò in modo che possano riportarli al loro popolo. Ma se non è vero, allora sarò il loro protettore fino a che essi chiederanno la mia protezione.”
Il Negus radunò i suoi vescovi e mandò a chiamare i compagni del Profeta e chiese loro: “Cos’è questa religione per cui vi siete separati dalla vostra gente, pur non essendo entrati nella mia né in quella di nessun altro dei popoli vicini?”
Ja’far gli rispose dicendo: “O re, noi eravamo un popolo di idolatri, commettevamo cose abominevoli e il più forte sopraffaceva il più debole, finchè Dio ci inviò un Messaggero scelto tra la nostra gente, uno di cui conoscevamo la veridicità, l’onestà e l’integrità. Egli ci chiamò a Dio per adorarLo e attestare la sua unicità e rinunciare alle statue e agli idoli. Ci ordinò di parlare veracemente, di adempiere alle nostre promesse, rispettare i diritti dei nostri vicini e dei nostri parenti e di astenerci dal crimine e dal versar sangue. Così noi adoriamo solo Dio non anteponendo nulla a Lui. Per questi motivi la nostra gente ci ha perseguitati per farci rinnegare questa religione e farci tornare all’adorazione degli idoli. Ecco perché siamo venuti nel tuo paese, scelto fra tutti gli altri, siamo stati felici sotto la tua protezione ed è nostra speranza che qui con te non ci verrà fatto torto alcuno”.


Poi il Negus chiese loro se avessero qualcuna delle Rivelazioni che il Profeta* aveva loro dato da parte di Dio e chiese che gliela recitassero. Ja’far recitò un passo della Sura di Maria, in cui si narra la storia della purissima Maria e del concepimento miracoloso di Gesù*, nato per volontà di Dio senza un padre, un segno per l’umanità e una misericordia (19-21).


Uditi questi versetti il Negus pianse e disse: “Questo in verità proviene dalla stessa fonte da cui proviene ciò che ci ha dato Gesù”. Poi si rivolse ai due inviati qurayshiti e disse: “Potete andare perché, per Dio, non ve li consegnerò mai; non saranno traditi”.


Allora uno dei due quraishiti disse al Negus: “O re, essi proferiscono un’enorme menzogna riguardo a Gesù, dicono che è un servo”. Così il Negus chiese al gruppo di musulmani che cosa dicono di Gesù figlio di Maria.


Ja’far rispose: “Diciamo di lui quello che il nostro profeta ci ha riferito, cioè che è servo di Dio , suo Messaggero, suo Spirito e suo Verbo, che Egli ha inviato a Maria , la Vergine benedetta.”
Il Negus allora tracciò per terra con il suo bastone due righe parallele una vicina all’altra e disse: “La distanza tra ciò che diciamo di Gesù figlio di Maria e quello che dite voi di lui è come la distanza tra queste due righe”. Poi rivolgendosi a Ja’far e ai suoi compagni disse: “Andate in pace, perché nel mio paese sarete salvi, nemmeno per una montagna d’oro farò del male a uno solo di voi.

In seguito alle violente persecuzioni subite alla Mecca, il Profeta* ricevette da Dio l’ordine di trasferirsi a Medina, dove si era formata una comunità di musulmani e, in seguito, il primo stato islamico. Fu allora redatta dal Profeta* la “Costituzione medinese”, un documento scritto nel quale veniva esplicitamente riconosciuto il diritto degli ebrei e dei cristiani non solo di continuare a professare liberamente la loro religione, ma anche di produrre e commerciare anche quei prodotti che non sono leciti dal punto di vista islamico come gli alcolici e la carne di maiale. Nella Costituzione medinese a tutti i cittadini della Medina venivano garantiti gli stessi diritti e gli stessi doveri indipendentemente dalla religione: si trattò di fatto del primo patto di cittadinanza della storia basato sull’uguaglianza.

Qualche anno più tardi, una delegazione di cristiani di Najran (città che si trova nella parte meridionale della penisola Arabica nella quale viveva una comunità di cristiani) si era recata dal Profeta* per discutere con lui del loro status di cristiani che vivevano in uno stato islamico. Il Profeta* li ricevette nella moschea e assicurò loro la sua protezione, il pieno diritto a rimanere cristiani, la protezione dei loro beni e dei loro luoghi di culto.

Quando giunse l’ora della loro preghiera, i cristiani chiesero di uscire dalla moschea per pregare, il Profeta* disse loro che avrebbero potuto pregare in moschea, e così fecero.

Grazie a questi principi il mondo islamico a partire dal 750 fino al 1258, cioè dalla data della fondazione di Baghdad alla sua distruzione da parte dei Mongoli durante il Califfato Abbaside, fu sede di una cultura brillante, caratterizzata dalla pacifica coesistenza di musulmani, cristiani ed ebrei.

Molti europei credono che la loro cultura moderna possa essere fatta risalire direttamente alla cultura classica della Grecia e di Roma. C’è un capitolo del passato dell’Europa che racconta una storia molto diversa e che è stato da molti dimenticato. Nella mente di molti europei sono ancor oggi ampiamente diffusi pregiudizi ancorati al medio evo e a vecchi clichés. Tra questi ultimi quello secondo il quale Carlo Martello, a Poitiers, nell’anno 732, salvò la civiltà europea dal naufragio con la sua vittoria sui “Saraceni”. I cosidetti “Saraceni”, respinti al di là dei Pirenei, nei successivi 800 anni diedero vita nella penisola iberica ad uno stato islamico. Quello che accadde in quel periodo ebbe un enorme effetto sul corso della civiltà e della storia europee. Questa realtà statuale ben lungi dall’essere un disastro per l’Europa, fu sede di un’esperienza straordinariamente fruttuosa di cooperazione costruttiva tra musulmani, ebrei e cristiani, che portò ad una fioritura senza precedenti delle scienze, della filosofia, dell’arte e della cultura.

A questo proposito molto interessante è il discorso tenuto recentemente a Stoccolma dal dottor Ingmar Karlsson, Ambasciatore e Consigliere del Ministro degli Affari esteri della Svezia, nel corso di un convegno sui rapporti tra la cultura europea e la cultura islamica: L’Al-hambra, modello per la Casa europea.

Granada, con la sua Corte Rossa (al-hamrà’in arabo significa “la rossa”) era il simbolo di quella simbiosi felicemente raggiunta tra musulmani, giudei e cristiani, che fu chiamata “convivencia”. a Córdoba ad es., capitale del regno di Al-Andalus (il paese dei Vandali), conquistato contro i Visigoti e i Vandali a partire dal 711, le tracce del passato islamico dell’Europa sono evidenti.

Nella moschea di Córdoba si ricorda l’influsso di  Ziryāb, poeta e musicista, che portò con sé da Baghdad, tra l’altro, l’uso del dentifricio e dei capelli corti. I musulmani vi costruirono trecento bagni pubblici (hammam) per una popolazione di 250000 abitanti, strade dotate di illuminazione pubblica, un efficace sistema di fognatura, biblioteche e scuole pubbliche. Fondamentali furono i contributi nel campo della medicina, ad esempio gli studi di anatomia e chirurgia di Albucasis, di farmacologia di Avenzoar di Siviglia, di patologia, astronomia e filosofia di Averroè, di oftalmologia di Al-Ghafiqi. Averro è, figlio della Spagna islamica, morto nel 1198, con il suo Commentario di Aristotele, ricordato anche da Dante nella Divina Commedia, esercitò un influsso straordinario sul pensiero filisifico dell’Occidente. Abdu-r-Rahmàn Ibn Khaldùn, con la sua Muqaddima (Introduzione) alla Storia universale e per la sua critica alle fonti è considerato il padre fondatore non solo della scienza storica moderna, ma anche della sociologia.

Toledo per cinquanta incredibili anni, nell’XI secolo, fu capitale indiscussa degli studi di astronomia in tutto il mondo occidentale: vi fu ad esempio inventato l’equitorium, strumento per il calcolo della latitudine e della longitudine. A Toledo si sviluppò e fiorì il ruolo dell’Islam nella trasmissione e nella creazione di cultura grazie all’opera congiunta delle tre comunità, musulmana, ebrea e cristiana (di cui i contributi più noti furono quelli di Gerardo da Cremona e dello scozzese Michael Scot), che tradussero tantissimi testi greci – allora sconosciuti in Europa – prima in arabo e poi da questo in castigliano e in latino. L’intreccio delle tre culture e dell’esperienza della convivencia portò alla formazione di comunità di mozarabi, spagnoli che hanno mantenuto la fede cristiana ma adottato lingua e costumi arabi.

Nei primi califfati islamici, i non-musulmani hanno avuto lo status di ahl al-dhimma (le persone sotto protezione), adulti paganti una "Jizya", pari a un Dinar all'anno, con deroghe per le persone anziane, donne, bambini e disabili.

Quando gli arabi conquistarono la Spagna vennero accolti dagli ebrei come liberatori. I califfi per il rispetto che nutrivano per il "popolo del Libro" conferirono ad eminenti ebrei importanti incarichi.

Nella seconda metà del X secolo l’ebreo Hasday ibn Shaprut, oltre che medico di corte avrà per anni l’incarico di ambasciatore nelle relazioni tra il califfato e i re cristiani della penisola oltre che con gli inviati dell’imperatore tedesco Ottone I e l’imperatore bizantino. Ciò era dovuto al fatto che, dovendosi spostare da un paese all’altro sotto l’incalzare degli eventi, conoscevano un po’ tutte le lingue. Letterato egli stesso, promosse studi favorendo le traduzioni di opere scientifiche e filosofiche dal greco all’arabo e in ebraico.

Straordinario poeta e dotto rabbino fu Samuel Hanagid, oltre che abile uomo politico per anni consigliere del califfo di Granada, carica ricoperta poi dal figlio Yosef fino al 1066: Nelle accademie ebraiche dell’Andalusia i giovani non studiavano più soltanto la Torà o il Talmùd, ma materie come la poetica, la filosofia, la matematica, la medicina e l’astronomia.

Gli ebrei hanno lavorato principalmente come esattori delle tasse, nel commercio, o come medici o ambasciatori. Alla fine del XV secolo vi erano circa 50.000 ebrei a Granada e circa 100.000 in tutta l'Iberia islamica. Gli ebrei costituivano più del 5% della popolazione. Ebrei provenienti da altre parti d'Europa emigrarono nella Spagna islamica, dove sono stati trattati con dignità, come lo erano i cristiani delle sette considerate eretiche in diversi Stati dell’Europa di quei tempi. Al-Andalus fu un centro fondamentale per la prosperità degli ebrei durante il Medio Evo, Producendo importanti studiosi e uno delle più stabili e ricche comunità ebraiche.

Il trattamento dei non-musulmani nel califfato è stato oggetto di un importante dibattito tra gli studiosi e storici, soprattutto quelli interessati a trarre paralleli alla coesistenza di musulmani e non musulmani nel mondo moderno. María Rosa Menocal, Specialista in letteratura iberica, ha sostenuto che "la tolleranza è un aspetto intrinseco della società andalusa".María Rosa Menocal è uno studiosa di storia e cultura medievale. Insegna alla Yale University e ha insegnato filologia presso l'Università della Pennsylvania. Nel 2002, Menocal scritto il libro L'ornamento del mondo: come musulmani, ebrei e cristiani hanno creato una cultura di tolleranza nella Spagna medievale, che è stato tradotto in molte lingue, e comprende una introduzione di altri docenti della Yale University (Sterling e Harold Bloom). Il libro si concentra sulla tolleranza in Spagna medievale attraverso esempi politici nonché esempi culturali. Il libro tra l’altro è ricco di fotografie.

Menocal è attualmente direttore del Yale Whitney Humanities Center e co-editor di La letteratura di Al-Andalus nella Cambridge History of Arabic Literature.

Una seconda occasione di incontro tra l’Islam e l’Europa si realizzò in Sicilia, dove i musulmani arrivarono nel 827. La conquista qui terminò con la discesa dei normanni. L’influenza culturale araba proseguì in realtà anche sotto il dominio dei normanni, che dell’architettura araba si innamorarono e che, in un processo di assimilazione, replicarono e riprodussero a lungo.

Tra le tracce arabe della cattedrale di Palermo, molto probabilmente moschea riconvertita in chiesa cristiana dai normanni, rimane solo una piccola iscrizione in arabo su una colonna all’ingresso, che riporta il primo verso del Corano, o effettivo resto dell’età araba o successivo tributo ai musulmani ad opera dei cristiani. 

Nella chiesa della Martorana commissionata da Giorgio di Antiochia, primo ministro del normanno Ruggero II nel XII secolo, scelse che le iscrizioni fossero non in greco, ma in arabo, che adorava. A differenza che in Inghilterra, in Sicilia i normanni non imposero la loro lingua, il francese, per imporre le loro ambizioni culturali: la poesia, per esempio, che in Italia nacque proprio in Sicilia, continuò ad essere scritta in arabo anche in età normanna. Abd Ar-Rahman alias Al-Atrabanishi (che vuol dire di Trapani) scrisse un’ode a Ruggero II che celebrava la sua riserva di Maredolce alla Favara

Ruggero II chiamò alla sua corte il geografo Al-Idrisi e gli commissionò una mappa. Al-Idrisi la realizzò intervistando le migliaia di viaggiatori che passavano per Palermo. Il risultato fu il più importante libro di geografia medioevale, il Libro di Ruggero.

Anche Federico II, che pur respinse gli arabi dalla Sicilia, sconfiggendo a Rocca d’Entella Ibn Abbad e distruggendo l’ultima roccaforte musulmana sull’isola, collezionò i loro libri con il supporto del suo bibliotecario, Michael Scot, lo scozzese che aveva tradotto testi arabi a Toledo e che a Palermo portò la traduzione di un’opera di Averroè.

La presenza dell’islam in Europa e la sua determinante influenza culturale si riscontra nel grandissimo numero di parole entrate nel patrimonio linguistico europeo. Nel 1972 uno studioso italiano, Giovan Battista Pellegrini, pubblicava un’opera in due volumi: Gli arabismi nelle lingue neolatine, con speciale riguardo all’Italia. Due volumi per un totale di 764 pagine, in cui vengono studiati centinaia di termini arabi mutuati nelle lingue spagnola, francese e italiana. A questo riguardo sono molto interessanti anche gli articoli ed i testi scritti del professor Franco Cardini, docente di storia medievale presso l’università di Firenze.

Concludo il mio intervento riportando la Carta dei musulmani d’Europa, promossa dalla Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FIOE), firmata a Bruxelles nel gennaio ‘08 da 400 organizzazioni islamiche di più di 20 paesi europei. La Carta nasce proprio con l’obiettivo di rimuovere i pregiudizi e l’immagine negativa che si frappongono tra Islam e Occidente. Si tratta di una dichiarazione di sei pagine che chiede il riconoscimento dei musulmani come comunità religiosa europea, ricordando che una “mutua accettazione fondata sul dialogo e la conoscenza reciproca giova alla pace, al benessere delle nostre società e aiuta a rimuovere estremismo ed esclusione”. L’anno 2008 segna proprio l’Anno del Dialogo europeo interculturale e la Carta rappresenta un importante passo verso la costruzione di un´Unione europea del rispetto delle differenze e della pace.

carta dei musulmani d’Europa

Introduzione

Nonostante tutte le loro diversità, i musulmani d’Europa condividono numerosi valori e principi comuni. È per questo loro dovere esprimere con chiarezza le loro convinzioni religiose e la natura della loro presenza nella società.

Lo scopo di questa carta è di precisare un certo numero di principi fondamentali su cui si basa la comprensione comune dell’Islam nel contesto europeo e di consolidare le basi degli scambi positivi con la società.

Tra i principali motivi che rendono necessaria la stesura di questa carta:

  • Il contributo dell’Islam nell’arricchimento della civiltà europea contemporanea, la secolare presenza islamica in particolare nell’Europa orientale ed il fatto che i musulmani che vivono nell’Europa Occidentale vi si siano stabiliti in modo permanente, passando da una presenza temporanea di immigrati stranieri ad una residenza permanente rappresentata dalle nuove generazioni dei figli degli immigrati.

  • La rinnovata necessità di una cittadinanza fondata sulla giustizia, l’uguaglianza dei diritti ed il riconoscimento dei musulmani come comunità religiosa.

  • La diffusione dell’islam nel mondo con il suo bagaglio di spiritualità, umanità e civiltà e la necessità di migliorare la cooperazione e l’avvicinamento con l’Occidente in generale e con l’Europa in particolare al fine di assicurare la giustizia e la pace nel mondo.

  • In sintonia con il processo di unificazione e allargamento dell’Europa, si è reso necessario un maggiore avvicinamento tra i musulmani d’Europa.

  • La necessità di consolidare i valori del dialogo e della pace per il benessere della società, ed il rafforzamento dei valori della moderazione e degli scambi interculturali lontano da ogni forma di estremismo o di esclusione.

Tutte queste considerazioni hanno spinto le organizzazioni islamiche d’Europa a formulare questa carta per sostenere il ruolo positivo dell’Islam per la società europea, anche facilitando la costruzione di ponti con il resto del mondo islamico.

Parte prima: della comprensione dell’islam

1-La nostra comprensione dell’islam poggia su principi fondamentali tratti dalle fonti principali dell’islam: il Corano e la Sunna, nel rispetto del consenso generale e prendendo in considerazione il contesto attuale e contemporaneo e nel rispetto delle specificità della realtà europea.

2 – La comprensione dello spirito autentico dell’islam si basa sul principio della wasatiya ( = intermediatezza, moderazione ed equilibrio) che delinea gli scopi generali di questa religione, che non si riconosce nell’eccesso nè nella negligenza e che unisce in armonia la guida della Rivelazione alla luce dell’intelletto e la ragione, che rispetta il giusto equilibrio tra le necessita materiali dell’uomo e le sue aspirazioni spirituali e che considera la vita come l’equilibrio tra la ricerca dell’aldilà e l’impegno per il benessere nella vita terrena.

3 – L’islam, con i suoi principi, le sue regole ed i suoi valori si articola in tre ambiti:

a) La fede (il dogma) che si fonda su sei pilastri: la fede in Dio, nei Suoi profeti, nei Suoi angeli, nei libri da Lui rivelati, nel giorno del giudizio, nel destino.

b)Le regole del comportamento islamico che riguardano il culto, il modo con cui il musulmano deve rapportarsi con Dio e con le persone, nei differenti ambiti della vita corrente.

c) L’etica e la morale islamica, che da’ indicazioni sulla via da seguire per il compimento del bene. Questi tre ambiti sono interdipendenti e complementari e convergono verso un unico obiettivo che consiste nel ricercare e favorire tutto ciò che è utile e positivo e nel respingere tutto ciò che è nocivo e dannoso, nell’interesse dell’individuo e della collettività.

4 – Tra le caratteristiche generali dell’islam troviamo il pieno rispetto per l’umanità in generale, l’islam si distingue anche per l’elasticità del suo sistema giuridico ed il rispetto del pluralismo, esso considera la diversità tra le persone qualche cosa di naturale.

5 – L’islam ha onorato l’essere umano e lo considera vicario di Dio sulla Terra. Questa dignità è riconosciuta a tutti gli esseri umani, uomini o donne essi siano, senza distinzione alcuna. Il rispetto della dignità dell’uomo consiste anche nel proteggerlo da tutto ciò che può danneggiare la sua salute fisica e mentale, o da chi approfitta della sua debolezza per sfruttarlo o privarlo dei suoi diritti.

6 - L’islam accorda un interesse particolare alla dimensione sociale ed invita alla misericordia, all’aiuto reciproco, alla solidarietà ed alla fraternità. Questi valori si ritrovano in particolare nei diritti dei genitori, dei parenti e dei vicini, ed anche nei diritti dei poveri e dei bisognosi, degli ammalati e delle persone anziane, qualunque siano le loro fedi o origini.

7 - L’islam invita alla perfetta uguaglianza tra uomo e donna in quanto esseri umani, nel reciproco rispetto. Considera che la vita equilibrata si basa sulla complementarità e l’armonia tra l’uomo e la donna. Rinnega ogni idea o comportamento che sottovaluta la donna o che la priva dei suoi diritti, anche se purtroppo abitudini errate sono presenti in certi ambienti musulmani. L’islam rifiuta ogni forma di sfruttamento della donna o che sia trattata come oggetto di piacere.

8 – L’islam considera la famiglia unita dal legame di matrimonio tra un uomo ed una donna il luogo naturale ed ideale per la crescita delle generazioni future, essa è anche fonte di felicità per l’individuo e di stabilità per la società. Per questo l’islam raccomanda di dotarsi e di mettere in atto tutte le disposizioni ed i mezzi atti a consolidare la famiglia e a difenderla da tutto ciò che può indebolirla o di marginalizzare il suo ruolo.

9 – L’islam rispetta i diritti dell’uomo e richiama all’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, rifiuta ogni forma di discriminazione razziale, proclama la libertà e condanna la costrizione nella religione garantendo ad ogni persona la libertà di credo. Allo stesso tempo, grazie alla sua visione equilibrata della libertà, l’islam raccomanda il rispetto dei valori morali e delle norme giuridiche, per evitare che questa libertà si trasformi in danno alle persone o ai beni.

10 – L’islam invita alla conoscenza reciproca tra le persone, al dialogo, alla collaborazione ed alla cooperazione tra i popoli e le nazioni, al fine di realizzare una migliore convivenza e di garantire la pace nel mondo. Il termine jihad citato nelle fonti islamiche significa sforzarsi per il bene, partendo dallo sforzo che l’individuo compie per migliorare se stesso, per comprendere anche lo sforzo compiuto affinché venga rispettato il diritto e la giustizia dalle persone. Il jihad inteso come scontro armato è inteso come l’ultima soluzione a cui uno Stato può ricorrere per legittima difesa quando subisce un’aggressione armata. I principi dell’islam in questo ambito sono gli stessi sanciti dal diritto e dalle convenzioni internazionali.

Partendo da questo presupposto, l’islam rifiuta e condanna fermamente ogni forma di violenza e di terrorismo, sostiene le cause giuste e riconosce alle persone il diritto di difendere i propri diritti con i mezzi previsti dalla legge, lontano da ogni parzialità o ingiustizia.

11 – L’islam raccomanda ai musulmani l’onestà ed il rispetto dei propri impegni e vieta loro il tradimento, la slealtà e l’imbroglio. Ordina di comportarsi nel migliore dei modi non solo con le persone bensì con tutte le altre creature.

12 – L’islam, partendo dal principio della shura (=consultazione, concertazione) e considerando i risultati raggiunti dall’esperienza umana nel campo della politica e della legislazione, riconosce i principi su cui si basa il sistema democratico che garantisce la libertà di scelta dei rappresentanti e delle istituzioni politiche, il rispetto del pluralismo e dell’alternanza pacifica al potere.

13 – L’islam raccomanda all’uomo di usufruire del patrimonio naturale che è stato messo a sua disposizione nel rispetto dell’ambiente dall’inquinamento e dalla distruzione. L’islam ordina di difendere l’ambiente da tutto ciò che può compromettere il suo equilibrio naturale e raccomanda la salvaguardia del patrimonio naturale e la protezione degli animali e vieta lo spreco e la dilapidazione dei beni.

Parte seconda: la presenza islamica nella società

Principi che riguardano l’ambito islamico

1 – I musulmani d’Europa, nonostante le loro differenti origini etniche e culturali e la loro appartenenza a riti e a scuole di pensiero diverse, nel quadro dei valori fondamentali immutabili dell’islam, costituiscono un unico gruppo religioso unito dalla fratellanza nell’islam; allo stesso tempo i musulmani di ogni Stato Europeo sono legati tra di loro dall’appartenenza alla stessa entità nazionale. Ogni discriminazione su base etnica è contraria ai valori dell’islam che invita all’ unità.

2 – Considerando i principi della loro religione ed i loro comuni interessi, i musulmani d’Europa sono invitati a far convergere i loro comuni intenti e a collaborare tra di loro, coordinando gli sforzi delle loro associazioni ed organizzazioni, senza che ciò intacchi il riconoscimento ed il rispetto della diversità che li caratterizza.

3 – I musulmani d’Europa oltre ad appartenere agli Stati Europei nei quali vivono e pur dando la priorità ai loro doveri di cittadini, si sentono parte dell’umma islamica. Il legame che unisce i musulmani d’Europa ai loro fratelli nel mondo, rientra nel quadro delle relazioni naturali tra membri di una stessa comunità. Questo legame può essere orientato per aiutare ad approfondire la comunicazione e rafforzare la collaborazione tra l’Europa ed il mondo islamico ed ampliare le vie della cooperazione tra i popoli e gli Stati del mondo.

Presupposti ed implicazioni della cittadinanza

1 – I musulmani d’Europa rispettano le leggi e le autorità dei rispettivi Stati, senza che ciò impedisca loro di difendere i loro diritti e di esprimere le loro opinioni e le loro posizioni sia a titolo individuale che collettivo, sia per quanto li riguarda come comunità religiosa o che li riguarda più in generale come cittadini, così come previsto per tutti i cittadini. Per quanto riguarda le divergenze che possono sorgere tra alcune leggi e certi aspetti particolari legati alla religione, i musulmani possono rivolgersi alle autorità competenti per trovare delle soluzioni che prendano in considerazione le loro necessità.

2 – I musulmani d’Europa rispettano il principio della laicità che si fonda sulla neutralità dello Stato rispetto alle religioni. Ciò implica un trattamento ed una relazione equa con tutte le religioni, e la possibilità per i fedeli di esprimere le loro convinzioni e di praticare il proprio culto sia nel pubblico che nel privato, individualmente o in modo congregazionale, conformemente a quanto previsto dalle dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dalle convenzioni internazionali. Partendo da questo presupposto, i musulmani d’Europa, come comunità religiosa hanno il diritto di costruire le loro moschee, di creare le loro associazioni religiose, educative e sociali, di praticare il loro culto e i loro riti religiosi, e di rispettare le prescrizioni della loro religione nella loro vita quotidiana, sia per quanto riguarda la loro alimentazione, l’abbigliamento o altro.

3 – I musulmani d’Europa, in quanto musulmani e cittadini, sono convinti che sia loro dovere agire per il bene della collettività e per l’interesse della società in generale. Sono altresì convinti che così come è loro dovere impegnarsi e spendersi per compiere i loro doveri di cittadini, è loro dovere rivendicare i propri diritti. I principi fondamentali dell’islam prevedono che il cittadino musulmano debba essere attivo nella vita sociale, produttivo, benefico e altruista.

4I musulmani sono chiamati ad integrarsi in modo positivo nelle loro rispettive società, integrazione fondata su un equilibrio armonioso tra la conservazione della loro identità religiosa, ed i loro doveri di cittadini. Ogni integrazione che nega ai musulmani il diritto di salvaguardare la loro identità religiosa non serve né gli interessi dei musulmani né quelli delle società europee alle quali appartengono.

5La cittadinanza positiva comporta la partecipazione politica a cominciare dall’esercizio del diritto di voto e dall’interazione con i partiti politici. Per questo i musulmani partendo dal presupposto di una cittadinanza attiva, credono nella positività ed operano per un loro coinvolgimento nell’ambito politico in generale. Li incoraggia in questo senso l’apertura delle organizzazioni politiche verso tutte le componenti della società, apertura che comprende ed incanala tutte le potenzialità e le idee.

6 – I musulmani d’Europa vivono in società in cui convivono convinzioni religiose e filosofiche differenti, confermano il loro rispetto per questo pluralismo anche perché l’islam stesso riconosce e sancisce il diritto alla diversità e non cerca assolutamente di limitarlo ma al contrario invita alla conoscenza reciproca e alla collaborazione tra i membri della società.

Caratteristiche della partecipazione dei musulmani d’Europa

1 L’ islam, con i suoi principi umanitari universali, crede nell’avvicinamento dei popoli nel rispetto dei loro diritti e delle loro specificità e nel rispetto delle regole di giustizia negli scambi e nella cooperazione tra le persone, rifiutando ogni forma di dominazione e di sfruttamento. Partendo da questo presupposto, i musulmani d’Europa considerano come loro dovere contribuire al consolidamento delle relazioni tra l’Europa ed il mondo islamico, e per raggiungere questo obiettivo è necessario liberarsi degli stereotipi riguardo all’islam e all’occidente al fine di costruire delle basi solide per una migliore comunicazione tra i popoli e scambi fruttuosi tra le civiltà.

2 – L’islam, con il suo bagaglio di valori umani e di civiltà può contribuire tramite la sua presenza in Europa, a consolidare il ruolo dei valori generali utili per le nostre società contemporanee, come i valori della giustizia, della libertà, della fratellanza, dell’uguaglianza, della solidarietà. Può inoltre contribuire a confermare gli aspetti umani e morali nel campo del progresso scientifico, tecnologico ed economico. Questo contributo avrà sicuramente dei benefici per tutti.

3 – La presenza dell’islam in Europa rappresenta un’opportunità per la realizzazione della conoscenza reciproca, della convivenza e del dialogo interreligioso, che l’islam incoraggia ed invita a promuovere, contribuendo a consolidare il cammino verso la pace nel mondo.

4 – I musulmani d’Europa rappresentano, grazie al patrimonio religioso e culturale che possiedono e grazie alla loro presenza nei diversi Stati, un fattore di sostegno e promozione degli sforzi di avvicinamento nell’ambito dell’Unione Europea. Ciò contribuirebbe a rendere l’Europa, anche grazie alle sue diverse e variegate componenti religiose e culturali, un importante polo di civiltà, capace di ricoprire un ruolo di equilibrio tra le potenze mondiali.

“O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosciate a vicenda” (Corano 49,13)

F.I.O.E. FEDERAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI ISLAMICHE IN EUROPA

www.euro-muslim.net



Mercoledì 14 Dicembre,2011 Ore: 16:00
 
 
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