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www.ildialogo.org Riflessione sui primi 10 giorni di Dhul Hijja (6 novembre ‘id adha, i.Allah),di Patrizia Khadija dal Monte

Islam
Riflessione sui primi 10 giorni di Dhul Hijja (6 novembre ‘id adha, i.Allah)

di Patrizia Khadija dal Monte

ott 28th, 2011 - Articolo ripreso dal sito : http://www.islam-online.it/ 

Riproponiamo questo bellissima riflessione di Patrizia Khadija dal Monte, annunciando che domenica 6 novembre, col permesso di Allah, sarà il X giorno di Dhul Hijja e quindi si celebrerà ‘id adha, la festa del sacrificio

…………..

Giorni e notti si succedono, come evoca la bellissima sura che cercheremo di capire per prepararci alla realtà del pellegrinaggio e alla festa del sacrificio che tra pochi giorni di nuovo celebreremo, inch’Allah.

Le prime dieci notti del mese di Dhul-Hijja, che comprendono il tempo dell’hajj, sono nominate nella sura LXXXIX Al-Fajr, L’alba, con il genere letterario del giuramento che ne dice l’importanza e l’autorevolezza e richiede intelligenza per essere compreso a fondo:

Per l’alba,

per le dieci notti,

per il pari e per il dispari

e per la notte quando trascorre.

Non è questo un giuramento per chi ha intelletto? (1-5)

In esso, infatti, in poche parole è racchiusa una grande ricchezza di significati, vi viene evocata la binarietà della realtà, che sarà poi rafforzata ulteriormente nel corpo della sura, alba e notte, pari e dispari e poi grandezza e annientamento, onore e umiliazione, passato e presente, rimorso e quiete, gioia e dolore e infine Inferno e Paradiso.

E’ l’alba che predomina sulla notte essa è posta all’inizio e dà il titolo alla sura, la notte è delimitata dal numero dieci e tende al suo termine: quando trascorre.

“Il numero dieci compare nel Corano 9 volte, è considerato il numero più perfetto di tutti poiché contiene l’Unità da cui tutto proviene e lo zero simbolo della materia e del caos… comprende nella sua figura dunque il creato e l’increato, l’inizio e la fine, la potenza e la forza, la vita e il niente… Il dieci possiede in sé il senso della totalità, del compimento, del ritorno all’unità dopo lo sviluppo del ciclo dei nove primi numeri… (riassunto da Samir ‘Abdu Al-Karim Al-Hadfi, “I numeri del Corano”)

Alba e notte sono poi termini carichi di potenza simbolica, legame tra Dio e luce e la notte invece tempo di oscurità, tempo di prova e possibile perdizione, ma anche tempo di rivelazione e di perdono… “Dicono: “Siamo obbedienti!”; poi, quando ti lasciano, una parte di loro medita, di notte, tutt’altre cose da quelle che tu hai detto. Ma Allah scrive quello che tramano nella notte.” (IV,81) Ci sono notti benedette, . Invero lo abbiamo fatto scendere nella Notte del Destino….come quella del miraj… E c’è una parte della notte, l’ultima, in cui Dio è più vicino ai Suoi adoratori:

Abû Hurayra ha riportato che il Messaggero di Âllâh disse: “Il nostro Signore discende al cielo più basso durante l’ultima parte della notte chiedendo: “A chi Mi invoca, gli risponderò, a chi Mi domanda, darò, a chi chiede il Mio perdono glielo concederò”. (Al Jama’a)

‘Amrû ibn ‘Abasa ha riportato di aver sentito il Messaggero di Âllâh (*), dire: “Il momento in cui il servo si avvicina di più al suo Signore è nell’ultima parte della notte. Se può essere tra coloro che in quel tempo ricordano Âllâh, lo faccia.”(Ibn Khuzayma, An-Nisâî, Tirmidhî )

Se il pari evoca la binarietà della realtà mondana, il dispari rimanda all’Uno, Colui Al Quale nessuna cosa è simile, Allah è Ahad, e Allah è Samad, l’Eterno che presiede alla storia umana, su di essa pesa il giudizio di Dio.

La sura infatti si volge subito alla storia passata, richiamando l’esempio di persone la cui grandezza si frantumò in briciole a causa della loro superbia. Sugli avvenimenti umani domina Colui che non muta, che “E’ sempre all’erta”. Qui ritroviamo una contrapposizione: passato/presente; grandezza/rovina; storia/Eterno.

Non hai visto come il tuo Signore ha trattato gli ‘Âd?

e Iram* dalla colonna,

senza eguali tra le contrade,

e i Thamûd che scavavano la roccia nella vallata

e Faraone, quello dei pali?

[Tutti] costoro furono ribelli nel mondo

e seminarono la corruzione,

e il tuo Signore calò su di loro la frusta del castigo.

In verità il tuo Signore è all’erta. (6-14)

Fare memoria del passato per illuminare il presente, gioia e dolore la contrapposizione di fondo che appartengono ad ogni esperienza umana, come alba e notte si susseguono…

E tuttavia l’uomo si lamenta vorrebbe solo lo star bene, non riconosce la necessità della prova, e accusa Dio di ciò che spesso è frutto della propria avidità:

Quanto all’uomo, allorché il suo Signore lo mette alla prova onorandolo e colmandolo di favore, egli dice: “Il mio Signore mi ha onorato”.

Quando invece lo mette alla prova lesinando i Suoi doni, egli dice: “Il mio Signore mi ha umiliato“.

No, siete voi che non onorate l’orfano,

che non vi sollecitate vicendevolmente a nutrire il povero,

che divorate avidamente l’eredità

e amate le ricchezze d’amore smodato. (15-20)

Il conoscere se stessi e saper individuare le proprie responsabilità è una grande grazia di Dio, premessa e compagnia del cammino di fede… L’ avidità di beni può assumere forma diverse, “là dov’è il tuo tesoro sarà il tuo cuore”, recita una massima evangelica… e così siamo lenti a dare a chi ha bisogno…

E tuttavia il tempo finisce, l’ambiguità dell’esistere si risolve, “la notte trascorre”, il Giorno senza fine si affaccia:

No, quando la terra sarà polverizzata, in polvere fine,

e verranno il tuo Signore e gli angeli schiere su schiere,

in quel Giorno sarà avvicinata l’Inferno, in quel Giorno l’uomo si rammenterà.

Ma a cosa gli servirà rammentarsi?

Dirà: “Ahimè! Se avessi mandato avanti qualcosa per la mia vita [futura]!”.

In quel Giorno nessuno castigherà come Lui castiga, e nessuno incatenerà come Lui incatena.(21-26)

Il credente è colui che sa di non poter salvarsi da solo e si affida al Suo Signore nei sentieri che la sua storia gli propone, confidando nella Sua giustizia e nella Sua Misericordia, la pace è il segno di una fede matura, di occhi che vedono il senso reale delle cose, di cuori dischiusi alla divina presenza. Così la sura che si aperta con l’evocazione dell’alba si chiude con la parola Paradiso a cui è invitata l’anima pacificata:

O anima ormai acquietata,

ritorna al tuo Signore soddisfatta e accetta;

entra tra i Miei servi,

entra nel Mio Paradiso”. (27-30)

In tutto lo svolgersi della sura abbiamo percepito questo movimento di ricapitolazione in Dio, tutta la storia umana è in marcia verso il Giorno finale, movimento che abbiamo visto simbolizzato anche nel numero dieci. C’è un invito nella sura ad accogliere questa consapevolezza della fine, della transitorietà del tempo presente nelle sue alterne vicende e prepararsi alla vita futura. E’ importante vivere questi dieci giorni che precedono la festa e vedono il compiersi del pellegrinaggio con questo sguardo alle realtà ultime, pellegrini nel cuore, consapevoli che la vita volge al termine per tutti… E’ tradizione digiunare in questi giorni e in particolare in quello di ‘Arafa se non si compie l’hajj.

Hafsa riferì: “Il Messaggero di Allah non abbandonò mai queste quattro azioni: il digiuno di ‘Ashura’, dei dieci giorni del mese di Dhu-l-Hijja, dei tre giorni per ogni mese e infine due raka’at compiute prima della preghiera di mezzogiorno”. (Ahmad e Nisâ’i).

Abu Qatâda riportò: “Il Messaggero di Allah disse: “Il digiuno del giorno di ‘Arafa espia i peccati di due anni, l’anno passato e l’anno seguente”. ( al-Jama’a, ad eccezione di Bukhâri e Tirmidhi).

A proposito di queste dieci notti, l’imâm Bukhâri, riferì che l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse:

Non vi è opera migliore o più gradita ad Allah di quella meritoria che si fa in questi dieci giorni”. Dissero: “Neppure la lotta per la causa di Dio?”, rispose: “Neppure questa, a parte il caso di quello che ha marciato con i suoi beni e la sua persona e non ha fatto ritorno.



Venerd́ 04 Novembre,2011 Ore: 16:33
 
 
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