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www.ildialogo.org Perché rifiuto la nuova Costituzione marocchina,by Larbi

Perché rifiuto la nuova Costituzione marocchina

by Larbi

30/06/2011

Original Version: Why I reject Morocco’s new constitution

La nuova Costituzione proposta dal re del Marocco non è una costituzione realmente riformata, perché il popolo non è stato consultato e il governo rimane soggetto ai capricci del re – scrive il blogger marocchino Larbi

***

Pur apportando alcune migliorie, la nuova Costituzione proposta in Marocco ci riporta alla stessa struttura istituzionale già presente nel Paese. Non rispecchia né le aspirazioni dei marocchini, né il nuovo contesto regionale.

La riforma della Costituzione è stata condotta in modo anti-democratico, cosa ben diversa da quanto il re, Mohammed VI , aveva sostenuto nel suo discorso il 17 giugno. La commissione ad hoc incaricata di redigere la nuova Costituzione è stata nominata dal re e composta quasi interamente da uomini e donne a lui leali.

Il palazzo, sordo e cieco, ha scelto di ignorare con disdegno “regale” l’ondata di contestazione che lo ha spinto a parlare di riforme, e si è appoggiato ad una classe politica invecchiata e servile, che in ogni caso non aveva mai chiesto un cambiamento.

Esso ha ignorato le proteste del movimento del 20 febbraio, il quale ha respinto questo processo imposto e ritiene che le condizioni necessarie alla stesura di una Costituzione democratica non siano state raggiunte. Sicuro di sé e arrogante, il regime ha continuato ostinatamente su questa linea.

Questo approccio “consultivo” si è trasformato in una farsa, quando la Commissione ha rifiutato di consentire ai capi dei partiti politici di prendere visione della bozza di Costituzione, concedendo loro infine solo 24 ore per preparare le loro osservazioni. Questa riforma è stata architettata in segreto, senza reali concessioni, e sotto la stretta supervisione del consigliere politico del re. I fatti sono questi.

Il palazzo ha seguito questo approccio fino alla sua logica conclusione. Al termine di questo processo, ci hanno presentato il fatto compiuto, tanto più che la nuova Costituzione sarà sottoposta a referendum nel suo insieme, e non articolo per articolo. Il risultato è quindi deludente.

Bisogna riconoscere che la bozza presentata dal re include alcuni miglioramenti. Il preambolo della Costituzione, lirico e pieno di retorica, riconosce per la prima volta la complessità – a livello della cultura e del patrimonio storico – della società marocchina. La lingua berbera è riconosciuta a livello di lingua ufficiale, rispondendo a una richiesta storica delle regioni del nord. La Costituzione garantisce una serie di diritti e libertà, a cominciare dal diritto alla vita e alla libertà di parola. In effetti, però, non si può non pensare che già l’attuale Costituzione garantisca tali diritti, senza però implementarli veramente.

Eppure è proprio laddove più ardentemente ci si aspettava un cambiamento, che la nuova Costituzione si rivela più deludente. Rispetto alla bozza costituzionale, mi ero prefisso di giudicare sulla base di un solo criterio – la creazione di una monarchia parlamentare e la limitazione dei poteri del re – perché consideravo gli altri miglioramenti come derivanti dal buon senso e lapalissiani.

Per me è chiaro: eravamo sotto una monarchia potente in cui il re era il capo del potere esecutivo, e rimarremo sotto lo stesso sistema, con alcune modifiche superficiali.

Nella nuova bozza di Costituzione, è ancora il re a nominare il primo ministro (art. 46, a condizione che egli sia un membro del partito con il maggior punteggio alle elezioni parlamentari); è lui che nomina i ministri sulla base delle raccomandazioni del primo ministro (art. 47); egli può destituire i ministri (art. 47) e probabilmente il governo (art. 47, nel quale non si spiega chiaramente se il re possa destituire il primo ministro, con conseguente dissoluzione dell’esecutivo).

Il re dirige il consiglio dei ministri (art. 48, anche se ora può delegare questa funzione a suo piacimento in determinate occasioni), rimanendo quindi ancora il capo del ramo esecutivo del governo. Egli è il comandante delle forze armate (art. 53), nomina il personale militare e può delegare tale funzione (art. 53), approva le candidature alla pubblica amministrazione attraverso la sua presidenza del consiglio dei ministri (art. 48), nomina e accredita gli ambasciatori (art. 55 ), firma e ratifica i trattati internazionali (articolo 55, con condizioni). Si rivolge al parlamento ancora senza diritto di replica (art. 52), presiede la sessione di apertura di ottobre del parlamento (art. 65) e può sciogliere le camere (art. 51). Approva le nomine dei giudici (art. 57), può concedere la grazia (art. 58), presiede il consiglio superiore della magistratura (art. 56), il consiglio della sicurezza nazionale (art. 54) e può dichiarare lo stato di emergenza (art. 59 ).

In sintesi, anche laddove egli non mantiene le sue attuali prerogative, il re conserva il potere sul capo del governo, poiché è lui a dover dare il consenso diretto o indiretto a tutte le decisioni attraverso la sua presidenza del consiglio dei ministri e del consiglio della sicurezza nazionale. Non c’è una sola decisione del governo che possa essere promulgata senza l’approvazione del re, e quando egli delega i suoi poteri ciò dipende esclusivamente dal suo capriccio.

È per questo che egli rimane direttamente e indirettamente, a tutti gli effetti e in ogni senso, il capo del governo, conservando la prima e l’ultima parola sulle politiche pubbliche e sulla direzione dello Stato. Possiamo anche chiederci che motivo ci sia di nominare un capo di governo appartenente al primo partito in Parlamento, qualunque sia la sua ideologia politica, quando egli deve comunque avere il consenso del re per portare avanti la sua politica. Siamo lontani da una monarchia parlamentare, e rimaniamo più o meno nella vecchia configurazione che prevede un monarca esecutivo senza il quale nulla può essere deciso. E lo chiamano progresso!

Il mio personale dovere nazionale è di rifiutare questa Costituzione perché ci riporta ad un’identica infrastruttura istituzionale per il Paese, in cui il re continua sia a regnare che a governare. Tale Costituzione deve essere rifiutata perché non porta il rinnovamento profondo necessario per generare un reale cambiamento nella prassi politica del paese e perché il suffragio universale continuerà ad avere uno scarso impatto sul governo del paese. Rifiuto questa Costituzione perché non soddisfa la mia speranza di vedere la creazione di una monarchia parlamentare. Il mio dovere nazionale è quello di respingere una riforma che, subito dopo il referendum, lascerà il Marocco ad affrontare gli stessi problemi di assolutismo e governo arbitrario.

Larbi è un blogger marocchino che scrive in lingua francese (www.larbi.org); una versione di questo articolo è apparsa sul noto blog “The Arabist”

(Traduzione di Alessia Bonanno)

dal sito Medarabnews



Mercoledì 06 Luglio,2011 Ore: 17:57
 
 
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