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www.ildialogo.org L'Islam non č oriente nč occidente ma viene dal cuore dell'uomo e della donna,di Amina Salina

L'esempio turco
L'Islam non č oriente nč occidente ma viene dal cuore dell'uomo e della donna

di Amina Salina

Turchia. Un paese islamico e democratico che sa coniugare stato di diritto e fede islamica vissuta sinceramente attraverso il suo popolo. Ci sono stata nell’ormai lontano 1993 e ricordo Istanbul completamente militarizzata, una città bellissima già allora in continuo rifacimento, le bellezze artistiche testimonianza di un passato glorioso il cui eco non si e spento. Ricordo i veli delle donne, i costumi dei popoli dell’Asia Centrale mai visti prima, la cordialità della gente e i prezzi bassissimi. Ancora non ero musulmana, avevo visto un film, Jol, che parlava male di quel paese. Il regista era un turco occidentalizzato, parlava dei maltrattamenti alle donne e dei costumi contadini e a noi che ne sapevamo poco giungeva la visione di un paese arretrato e medioevale.
Un poco di verità ci sarà anche stata ma nel nostro contesto il messaggio diventava pregiudizio. In effetti quando viaggio sono abituata ad andare ovunque, comprese le bidonvilles e i quartieri popolari, ma non sono mai stata molestata. Questo  cliché  usato in tutta una parte della letteratura e nei media occidentalizzati invece di spingere le persone alla critica ed al superamento della situazione descritta, rovesciano pregiudizio sul popolo che vogliono in qualche modo salvare.           
Lo stesso cliché si ripete qui in Occidente, come notava  lucidamente Silvia Layla Olivetti quando giorni fa su Facebook affermava giustamente che noi donne islamiche non dobbiamo essere liberate da nessuno ma dobbiamo essere artefici di una emancipazione reale nel rispetto delle norme religiose in cui crediamo sinceramente. Lo spartiacque oriente occidente entra in crisi proprio mentre noi donne occidentali accettiamo liberamente le norme di vita islamiche applicandole nel culto come nel comportamento senza costrizioni né tribalismo. Combattiamo in nome di un Islam puro ma tollerante i matrimoni forzati, tutte quelle pratiche maschiliste che vengono veicolate pro o contro la fede islamica dai reazionari di tutto il mondo ma che alla fine conduce solo ad una ribellione cieca o all’accettazione supina della tirannide.
Oggi come mille anni fa e meglio morire in piedi che vivere in ginocchio, ma vivere per il Paradiso e per la giustizia sulla terra è importante per noi musulmani assai più della bella morte che mi ricorda troppo D’Annunzio. Quanto alla violenza degli oppressi le masse arabe l’hanno rifiutata per prime. Chissà come sarà cambiata anni luce da allora Istanbul.
Si sta svolgendo in queste ore lo spoglio delle elezioni politiche e i risultati sono molti incoraggianti per l'AKP il partito islamico di Erdogan, primo ministro da due legislature. Quest'uomo mite e molto religioso è riuscito a fare quello che i suoi predecessori laici e nazionalisti non si erano mai sognati di realizzare. In primo luogo ha reso pronunciabili parole che prima erano quasi delle bestemmie come popolo curdo, minoranze religiose, libertà di stampa. Non basta la crescita economica e la creazione di una borghesia attiva e ottimista anche nelle aree storicamente più arretrate dell'Anatolia a spiegare il successo di Erdogan. Innanzitutto c'è l'impresentabilità dei suoi avversari, i laici eredi del padre della patria Kemal Ataturk e i nazionalisti un tempo vicini all'estrema destra i cui leader sono stati inerti o complici di colpi di stato militari torture, persecuzioni contro le minoranze etniche e religiose del paese.
Praticamente il partito Islamista è riuscito a costruire un blocco sociale che è andato molto aldilà della sua base elettorale, composta principalmente da Musulmani sunniti con un pizzico di nazionalismo e una notevole dose di attitudine al cambiamento, probabilmente è riuscito a prendere voti dalle minoranze perché questo partito è l'unico che le difende. Per noi Musulmani europei che non guardiamo né a Teheran né a Ryad come punto di riferimento religioso, la Turchia sembra oggi l'unico stato Islamico democratico che cresce continuamente a differenza degli stati arabi che non riescono a decollare.
Una prova in più che L'Islam invece di costituire un elemento di divisione di ghettizzazione, come affermano le elite occidentalizzate anche nel mondo arabo, può costituire un elemento di notevole progresso umano sociale spirituale e civile.
L'islam che noi vogliamo. 
Salam Amina Salina


Mercoledė 22 Giugno,2011 Ore: 17:19
 
 
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