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www.ildialogo.org Anche per i musulmani Giovanni Paolo II può dirsi santo,di Yahya Pallavicini *

Le posizioni dei Musulmani sulla beaificazione di Giovanni Paolo II
Anche per i musulmani Giovanni Paolo II può dirsi santo

di Yahya Pallavicini *

Al-Quddus è il termine arabo con il quale il Corano esplicita il nome di Dio, il Santo. Esso ha una forte assonanza con il termine ebraico Kadosh; l'ebraismo condivide infatti con l'Islam non solo il fatto di possedere una lingua sacra, cioè una lingua di origine divina e non semplicemente sacralizzata dall'uso liturgico, ma anche una particolare vicinanza semantica per quanto riguarda il significato di Sacro e di Santo.
Qual'è allora alla luce della Rivelazione il senso più profondo della parola "santo" per i musulmani? Secondo la dottrina tradizionale il santo è colui che ha realizzato la presenza di Allah, quella presenza spirituale che sublima e trascende le caratteristiche ordinarie dell'uomo per elevarlo a un livello di identificazione e di vicinanza con la Presenza della Santità di Allah. Solo Lui è il Santo per eccellenza, ma dal momento in cui inizia a esaurire il proprio ego, dedicando tutta la vita alla disciplina necessaria per avvicinarsi esclusivamente al proprio Signore, l'uomo può giungere a interpretare e rappresentare veramente la Sua Santità, a far trasparire nel mondo il Signore dello Spirito.
Questa disciplina, chiamata nell'Islam tasawwuf, sufismo, o meglio esoterismo islamico, non prevede un radicale ritiro dal "mondo delle responsabilità"; al contrario, richiede che l'uomo iscriva ogni istante e ogni atto nell'intenzione sincera di una conoscenza sacra e metafisica che permetta una purificazione interiore e un irradiamento esteriore dei benefici operati da una influenza spirituale, da una grazia superiore. Le visite tradizionali ai maestri e il culto dei santi assumono in tutte le regioni del mondo islamico ortodosso proprio la forma di questo insegnamento intellettuale e di questa comunicazione spirituale, e ispirano da secoli generazioni di fedeli, che rappresentano la testimonianza tradizionale di una sensibilità e di una onestà per la natura della religione che prescinde dalla miopia degli scettici o dalla cecità dei bigotti.
Può dunque un musulmano coerente con questa prospettiva rispettare e onorare un santo di un'altra confessione, al di là dell'esclusivismo di parrocchia e, soprattutto, del volgare sincretismo spiritualista? Certo, e l'occasione della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II può rappresentare un momento di straordinaria vicinanza fraterna con i cristiani cattolici.
Nel 1985, ospite del grande Re del Marocco, Hassan II, a Casablanca, Papa Giovanni Paolo II rivolge ai giovani musulmani un messaggio storico, che rappresenta una nuova apertura, una testimonianza ancora giovane di un pontificato nel quale si prepara l'inizio di un cammino che sarebbe continuato per due decenni, fino al suo testamento "Totus Tuus". Non occorre infatti proprio "tornare bambini" e saper ascoltare e richiamare i giovani al senso più profondo della vita e della fratellanza?
Non passa neanche un anno e ad Assisi, nel 1986, vengono invitate le rappresentanze del mondo religioso per pregare per la Pace in un altro storico incontro che la Comunità di Sant'Egidio ricorda ogni anno, e nel quale partecipò tra i delegati musulmani anche il futuro fondatore della CO.RE.IS. Italiana, mio padre lo Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini, in qualità di incaricato per il dialogo con il Vaticano della Moschea di Roma. Dopo i giovani musulmani del maghreb anche gli adulti di tutte le fedi sono chiamati a raccogliersi e a convergere per riscoprire nella città che ospita un altro grande santo cristiano protagonista di conversazioni benedette con i musulmani, San Francesco, il senso più grande della Pace "non come la dà il mondo".
Passano quindici anni e, a pochi mesi dalla tragedia dell'11 settembre, Papa Wojtyla entra, per la prima volta nella storia dei Papi, in una moschea, quella della dinastia degli Umayyadi a Damasco, dove, in compagnia del mufti Ahmad Kiftaru, visita la cappella di un altro santo onorato nel Cristianesimo e nell'Islam, Giovanni Battista. Vediamo in questo momento la realizzazione della stazione del sacrificio e dell'amore cristico, della virtù della pietà spirituale, che i maestri cristiani e musulmani sanno riconoscere nelle persone eccezionali che corrispondono a una intuizione divina che supera le passioni dell'anima e della ragione per invocare la Logica che muove i Profeti e i loro compagni in questo mondo verso l'Altro.
Pochi anni dopo, a conclusione di questo pellegrinaggio incessante, a termine di questo itinerario spirituale, a esaurimento di questo irradiamento di "presenza sacra" e di testimonianza di una vocazione al servizio esclusivo del Santo, Dio lo richiama a Sé.
"Totus Tuus" è l'eredità imponente che San Giovanni Paolo II lascia alla sua Chiesa, e che ha visto i musulmani di questi ultimi due secoli riconosciuti come "amici nel Dio Unico di Misericordia". La sua santità si è compiuta ed è stata riconosciuta anche dalle gerarchie cattoliche. Come per il dogma dell'Immacolata concezione della Vergine Maria, alla quale Papa Wojtyla era particolarmente devoto, noi musulmani abbiamo già saputo riconoscere anche in lui le stesse corrispondenze universali che accomunano i santi di ogni vera religione. Ci auguriamo dunque che il suo esempio possa continuare a essere d'ispirazione per i suoi eredi e per i suoi amici, gli amici musulmani di un santo cristiano. C'è molto bisogno di questo genere di amicizia.
* presidente della Coreis

Domenica 01 Maggio 2011 - 14:12

Articolo pubblicato su "il Messaggero" del Primo Maggio 2011



Martedì 03 Maggio,2011 Ore: 17:10
 
 
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