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www.ildialogo.org Coraggiose musulmane d’America,di Lucia Aurelia Kawthar Rallo

Coraggiose musulmane d’America

di Lucia Aurelia Kawthar Rallo

mar 26th, 2011 | Da  www.islam-online.it

Se c’è qualcosa che adoro dell’America, in quanto italiana convertita all’Islam, è che in qualsiasi momento, in qualunque luogo tu ti trovi, hai sempre una moschea vicina a te dove poter pregare, sia che tu sia a New York, in un villaggio del Connecticut o del New Jersey. E si tratta sempre di moschea dall’aspetto accogliente, belle e pulite, circondate da giardini e da quella imponente, meravigliosa e selvaggia natura che caratterizza il continente americano.
E’ pur vero che lì, o almeno a New York dove ho vissuto, mi è sembrato che all’interno della comunità islamica la componente “tradizionalista-conservatrice” avesse la meglio e che fosse molto più sentita di quella “rinnovatrice”. Vedevo molte più barbe, molti più niqab. Un giorno mi trovai per la preghiera del tramonto in una moschea di Newark, nel New Jersey, e ricordo che nella sala di preghiera femminile (ovviamente uomini e donne erano “rigorosamente separati” non per motivi di spazio ma di “principio”) ero l’unica ad indossare l’hijab essendo tutte le altre munaqqabat.
L’Islam statunitense è davvero una realtà complessa, in continua evoluzione, essendo attualmente la religione con il più alto tasso di crescita e di conversioni. “Non vi è più alcun dubbio”, ha detto Obama nel suo discorso al Cairo del 4 giugno 2009, “l’Islam è parte dell’America”.
In un’altra occasione mi trovai a far visita a due donne musulmane che non conoscevo e seppi solo pochi metri prima di arrivare a quell’incontro che indossavano il niqab.  Cominciai ad essere tesa, avrei voluto evitare quell’incontro, provavo un certo timore per le donne che  vestivano in quel modo e per le loro idee. Ricordo invece che quella serata cambiò definitivamente il mio modo di guardare e di pensare alle donne che indossavano il niqab. Le conobbi nell’intimità della loro casa, ovviamente senza alcun niqab: Aisha e Kariman erano due donne sorridenti, di estrema gentilezza, nei loro occhi c’era la luce di una gioia interiore. Aisha, in particolare, sprigionava da ogni millimetro della sua pelle e dai suoi grandi occhi blu l’enorme felicità di essere diventata musulmana e, benché non condividessi con loro alcune scelte di vita pratica da un punto di vista islamico (come il rifiuto della musica, cosa da cui non mi potrei mai
separare!), rimasi impressionata dalla loro devozione e soprattutto dalla loro estrema serenità e allegria, cose che non ci si aspetterebbe di trovare dietro un niqab. Iniziai a sentire una profonda stima nei loro confronti e per la loro coraggiosa scelta di vita. Una delle esperienze più interessanti in queste circostanze è proprio quella di scambiarsi la storia della propria conversione. Aisha era una studentessa della Columbia University e una giocatrice di calcio. Era approdata al niqab dopo alcuni anni di conversione all’Islam, cosa che non le impedì di continuare la sua professione d’insegnante d’inglese per stranieri, proprio all’interno della rinomata università Columbia.  Il loro niqab era frutto di una libera scelta ed era vissuto come uno strumento per avvicinarsi a Dio.
Una delle cose che più mi hanno stupito della mentalità americana era proprio questa:  in U.S.A., in genere,  non sei giudicata o giudicato per il tuo modo di vestire, per la tua barba o per il velo che porti, ma per le tue competenze, per ciò che puoi offrire alla comunità, e questo trovo sia molto bello. Per questo motivo numerose muhajjabat occupano in America (così come nel mondo anglosassone in generale) posti ad alta responsabilità in qualsiasi campo lavorativo, le trovi dovunque a Manhattan che corrono da una parte all’altra con le loro valigette, nei loro eleganti hijab e tailleurs. Anch’’io a New York mi aggiravo spesso da sola tra Manhattan, Brooklyn e Queens con la mia abaya nera “made in Qatar” decorata con alcuni fiori rosa, e stranamente non facevo che ricevere complimenti dalle simpatiche anziane donne newyorkesi sull’eleganza del mio abbigliamento.
Un giorno, durante il mio soggiorno americano, mio marito mi disse di guardare un video su youtube che mi sarebbe piaciuto “da morire”. Anche oggi guardo spesso questo e altri video relativi alla storia dell’americana Nicole Queen, soprattutto nei momenti in cui mi sento sola, in cui sento di essere l’unica a dover affrontare certe difficoltà in quanto musulmana convertita. Le donne americane sono delle donne tenaci, intelligenti, lavoratrici instancabili, intraprendenti, indipendenti, determinate, che sanno esattamente quello che vogliono e come ottenerlo. La figura di Nicole Queen  mi piace proprio perché dalle sue interviste traspare la figura di una donna che unisce alla grinta, alla forza e alla determinazione della sua “americanità”, la gioia della scoperta di una profonda spiritualità musulmana.  La sua storia, che la vede da “paparazza” nei club notturni americani divenire una musulmana praticante e velata è di esempio per
tutti e consiglio vivamente di mostrarla ai nostri amici e parenti non musulmani.  Quando sento storie come quelle di Nicole, il mio cuore si rallegra perché penso che tutto sia possibile con l’aiuto di Dio (swt) e perché risuona a me il versetto 257 della Sura della Giovenca che dice:
“Allah è il patrono di coloro che credono, li trae dalle tenebre verso la luce…”
Quando un giornalista di al-Jazeera English chiede a Nicole se, dopo esser diventata musulmana, sente di essere meno americana, la sua risposta è chiara e secca: affatto. Si sente al contrario orgogliosa di essere musulmana e americana al tempo stesso e di riuscire a conciliare la sua nuova identità religiosa con la sua identità culturale; Nicole organizza infatti a tal proposito seminari di supporto per le giovani convertite al fine di aiutarle a saper armonizzare al meglio queste due realtà che convivono da poco all’interno dei loro cuori.
Ecco di seguito la traduzione dall’inglese dei momenti salienti del primo video-intervista di Nicole Queen,visibile su youtube al link http://www.youtube.com/watch?v=khjtrIkYU5I:
•       Di dove sei?
       Sono originaria di Dallas, in Texas.
•       Di che religione eri prima di diventare musulmana?
       Ero battista ovvero cristiana. Sono cresciuta nella chiesa battista.
•       Com’era la tua vita prima dell’Islam?
       Ero estremamente “persa” prima della mia conversione. Ho vissuto una fase, qualche anno fa, in cui stavo cercando qualcosa di “diverso”. Avevo cominciato a chiedermi “andrò all’inferno? Cosa succederà? Cosa dirò a Dio quando lo incontrerò?”, avevo tutte queste domande nella mia testa e al tempo stesso bevevo alcool e conducevo la stessa vita di tante donne americane, lavoravo come fotografa nei night clubs. La mia vita non era affatto con Dio ed ho sentito il bisogno di un cambiamento (…). Cominciai a guardare i video su youtube riguardanti l’Islam e potevo rimanere sveglia fino alle 5 del mattino a guardare video di americani convertiti all’Islam, perché sembrava che ciò che avevano passato rispecchiasse proprio la situazione che stavo vivendo io. Avevano trovato le risposte che cercavano ed era proprio quello che stavo cercando, delle risposte, non volevo qualcuno che mi dicesse semplicemente in cosa credere, ma avevo
bisogno di capire come e perché questo avrebbe cambiato la mia vita. Ho trovato tutto questo nell’Islam (…). E quando ho detto la mia shahada non ho mai guardato indietro. Ho cambiato tutto nella mia vita: i miei amici, il mio guardaroba, il mio lavoro, tutto è immediatamente cambiato e non è stato difficile, perché avevo capito il perché fosse la cosa giusta da fare.
•       È stato difficile capire la tua scelta per i tuoi genitori?
       Ho detto a mi madre che stavo studiando l’Islam e si sarà detta “oh, sarà solo una fase passeggera, non penso che lo farà veramente”. Ma quando le ho detto che mi ero convertita, ha capito che ero seria a riguardo. Poi però ha visto il cambiamento del mio stile di vita e del mio modo di vestire e alla fine ha capito che da musulmana ero più vicina a Dio e questo l’ha resa felice.
•       Che ne pensi di coloro che si convertono per il proprio partner?
       Ho fatto tutto da sola. Non posso dire di averlo fatto per un uomo. Ho visto ragazze convertirsi solo per il proprio fidanzato e che poi hanno lasciato l’Islam. Sentire la fede, indossare l’hijab sono cose che devi sentire nel tuo cuore, altrimenti non vi rimarranno (…)*.
*(Un altro video interessante è un documentario diviso in due parti girato per la TV algerina dal titolo They chose Islam ovvero “Hanno scelto l’Islam”, in cui Nicole racconta in dettaglio la storia della sua conversione. È visibile sempre su youtube ai link http://www.youtube.com/watch?v=oV5nP8Uvho0 ehttp://www.youtube.com/watch?v=VZ_AHamOchQ. Da notare che Nicole Queen tiene anche un interessante blog dedicato in particolare all’universo dei convertiti/e d’America, offrendogli consigli e spunti di riflessione . È in lingua inglese come tutti gli altri video: thequeensofislam.blogspot.com).

 



Domenica 27 Marzo,2011 Ore: 16:03
 
 
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