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www.ildialogo.org Paris Match – Tariq Ramadan: “I Fratelli Musulmani non avevano previsto niente”,

Paris Match – Tariq Ramadan: “I Fratelli Musulmani non avevano previsto niente”

Riprendiamo questo articolo dal sito www.islam-online.it

feb 10th, 2011 | Di Patrizia Khadija Dal Monte | Categoria: News

Paris Match: Cosa ha provato davanti alle immagini della rivolta della gioventù tunisina e di quella egiziana?  Tariq Ramadan: Una  profonda contentezza. Nessuno aveva previsto una tale determinazione popolare. Né i governi occidentali né i vari movimenti di opposizione tra cui gli islamisti, pertanto ritenuti molto vicini al popolo. Ho provato anche una grande tristezza per la brutalità di questi regimi ormai agli sgoccioli. La Tunisia è stata un esempio per tutto il mondo arabo. Ha saputo condurre una rivolta pacifica che non ha mai vacillato fino alla fuga del tiranno. 

Lei ha un rapporto speciale con l’Egitto, hai fatto la tua ricerca, ma anche sperimentato gli abusi e le torture …  Nei primi anni ‘90 quando studiavo scienze islamiche presso l’Università di El Azhar, al Cairo. Avevo 28 anni e seguivo un corso intensivo, ero sempre sorvegliato da numerose squadre di polizia. Fortunatamente, il mio passaporto svizzero mi proteggeva: l’Ambasciata costantemente vigilava su di me. Un giorno la polizia mi condusse al centro di detenzione Lazourli, un luogo sinistro da cui non si sa mai quando si potrà uscire. Rimasi lì per diciotto ore, dapprima ammanettato e bendato. Alcune guardie, frustrate dal fatto di non potermi picchiare a causa della mia nazionalità svizzera, scelsero un poveretto a caso da picchiare e torturare al posto mio, davanti ai miei occhi, precisando che in realtà sarebbe toccato a me. Uscendo, ho giurato che avrei reso pubblici i loro orrori. Questo è ciò che è stato il governo di Hosni Mubarak. La tortura generalizzata per gli oppositori, ma anche il sub-appalto della tortura da parte delle potenze occidentali. Da quindici anni, non mi è permesso tornare nel territorio egiziano.Qual è il ruolo dei Fratelli Musulmani nel movimento popolare?  

Non hanno previsto niente, nonostante la loro presenza accanto alla popolazione. Nessuno ha previsto ciò che è poi accaduto. Questo movimento di massa non ha nulla a che fare con una resistenza politica schierata. E ‘una rivolta popolare, quasi emotiva, contro l’arbitrarietà, contro un regime che impedisce alla gente di vivere e pensare liberamente. Il movimento islamista ha un certo peso, ma rappresenta solo una piccola frazione delle forze vive egiziane. I Fratelli Musulmani sono essi stessi divisi tra un movimento che potrebbe essere definito come un “salafita”, tradizionale e conservatore, e un altro, più moderno, che condivide le opinioni del Primo Ministro turco Erdogan e la sua evoluzione. Quest’ultimo, più in sintonia con le aspirazioni dei giovani, è una forza che conta, in particolare nel movimento transpolitico Kefaya (“Ora basta!”).Rappresentano un pericolo per la democrazia?

Ad un certo punto l’Occidente sarà obbligato a fare un esame di coscienza smettendo così di fustigare gli oppositori dei dittatori per giustificare le dittature. La credibilità degli Stati Uniti e dell’Europa sono in declino in tutto il mondo arabo a causa di questa cecità. Si dovrà necessariamente arrivare al momento in cui si lascia che il processo democratico faccia il suo corso. Purtroppo, qualsiasi processo democratico nei paesi arabi spaventa Israele, mentre ciò potrebbe offrirli la possibilità di rompere finalmente con la sua politica unilaterale e insensata in Palestina . 

Cosa pensa della nomina di Omar Suleiman, il capo dell’intelligence egiziana, come vice presidente?  Il regime sta giocando un’ ultima carta per la sua sopravvivenza. Osservo che l’esercito, che rimane popolare in Egitto, conserva una posizione di attesa e lascia che Hosni Mubarak proponga dei burocrati che sono a lui collegati. Fino a quando? Da parte loro, gli americani hanno l’intelligenza di lasciar evolvere la situazione. Mantengono diverse opzioni. Tra esse, quella dell’ex candidato alla presidenza Ayman Nour, leader del partito di centro El-Ghad (Domani), che è loro molto vicino, e quella dell’ ex-direttore della Agenzia internazionale dell’energia atomica, Mohamed El-Baradei, il cui svantaggio principale è di non avere un numero forte dietro di lui. 

Articolo pubblicato sul sito web: parismatch.com

Traduzione Patrizia Khadija Dal Monte

Versione originale 

Paris Match. Qu’avez-vous ressenti devant les images de révolte de la jeunesse tunisienne et de la jeunesse égyptienne ? Tariq Ramadan. Un contentement profond. Personne n’avait prévu cette détermination populaire. Ni les chancelleries occidentales ni les différents mouvements d’opposition dont les islamistes, pourtant réputés proches du peuple. J’éprouve aussi une grande tristesse devant la brutalité de ces régimes en bout de course. La Tunisie a montré l’exemple à l’ensemble du monde arabe. Elle a su mener une révolte pacifique qui n’a jamais fléchi jusqu’au départ du tyran. Vous avez un rapport particulier avec l’Egypte, vous y avez fait vos études mais aussi connu les mauvais traitements et la torture… Au début des années 1990, quand je faisais mes études en sciences islamiques à l’université d’El-Azhar, au Caire. J’avais 28 ans et suivais un cursus intensif, j’étais tout le temps surveillé par plusieurs équipes de policiers. Heureusement, mon passeport suisse me protégeait : l’ambassade se souciait en permanence de mon sort. Un jour, les policiers m’ont emmené au centre de détention de Lazourli, un endroit sinistre d’où l’on ne sait jamais quand on en sortira. J’y suis resté dix-huit heures, d’abord menotté et les yeux bandés. Frustrés de ne pouvoir me rouer de coups à cause de ma nationalité suisse, des gardiens ont choisi un pauvre hère au hasard pour le tabasser et le torturer à ma place, sous mes yeux, en me précisant que c’était moi qui y passerais. En sortant, je leur ai juré que je rendrais publiques leurs horreurs. Voilà ce qu’était le gouvernement de Hosni Moubarak. La torture généralisée pour les opposants mais aussi la sous-traitance de la torture pour le compte des puissances occidentales. Depuis quinze ans, je suis interdit de séjour sur le territoire égyptien.

 Quelle est la place des Frères musulmans dans le mouvement populaire ? Ils n’ont rien vu venir, malgré leur présence aux côtés de la population. Personne n’a rien vu venir. Ce mouvement de masse n’a rien à voir avec une résistance politique partisane. C’est une révolte populaire, presque émotionnelle, contre l’arbitraire, contre un régime qui empêche le peuple de vivre et de penser librement. La mouvance islamiste a un poids certain, mais elle ne représente qu’une fraction minoritaire des forces vives égyptiennes. Les Frères musulmans sont eux-mêmes divisés entre une mouvance que l’on pourrait qualifier de “salafi” traditionnelle et conservatrice, et une autre, plus moderne, qui partage les points de vue du Premier ministre turc Erdogan et son évolution. Cette dernière, plus en phase avec les aspirations des jeunes, est une force qui compte, notamment dans le mouvement transpolitique Kefaya (“Ça suffit !”).

Représentent-ils un danger pour la démocratie ? A un moment donné, les Occidentaux vont devoir faire leur examen de conscience et arrêter de fustiger les opposants aux dictateurs pour justifier les dictatures. Les Etats-Unis et l’Europe sont en perte de vitesse dans l’ensemble du monde arabe à cause de cet aveuglement. Il faudra bien, un jour, laisser le jeu démocratique suivre son cours. Malheureusement, tout processus démocratique dans les pays arabes effraie Israël, alors qu’il pourrait être une chance pour rompre enfin avec sa politique unilatérale et insensée en Palestine.

Que pensez-vous de la nomination d’Omar Souleimane, le patron des services secrets égyptiens, comme vice-président ? Le régime tente un ultime scénario de survie. J’observe que l’armée, qui reste populaire en Egypte, garde une position très attentiste et laisse Hosni Moubarak mettre en avant des apparatchiks qui lui sont liés. Jusqu’à quand ? De leur côté, les Américains ont l’intelligence de laisser la situation évoluer. Ils gardent plusieurs options. Parmi elles, celle de l’ancien candidat à la présidentielle Ayman Nour, chef du parti centriste El-Ghad (Demain), qui leur est proche, et celle de l’ancien directeur de l’Agence internationale de l’énergie atomique, Mohamed El-Baradei, mais dont le principal défaut est de ne pas avoir de troupes derrière lui.

 Article paru sur le site : parismatch.com



Sabato 12 Febbraio,2011 Ore: 23:30
 
 
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