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www.ildialogo.org  Tunisia, una rivoluzione,di Tariq Ramadan

 Tunisia, una rivoluzione

di Tariq Ramadan

Mi associo alla felicita del popolo tunisino per la sua liberazione dal tiranno che ha sporcato ed offeso le parole democrazia e costituzione. In particolare mi associo alla contentezza dei mei fratelli esuli da oltre vent anni solo per aver creduto in Allah. Essi, come il fratello Rachid Ghannouchi, stanno ritornando al paese. Speriamo in un cambio radicale in senso democratico ed islamico in tutti i paesi arabi dominati da tiranni. salam (Amina Salina)
L'articolo di seguito riportato è tratto dal sito www.islam-online.it

gen 15th, 2011 

Dobbiamo salutare con forza, onore e dignità l’azione del popolo tunisino. Una resistenza e una rivoluzione pacifica e civile che con la forza della determinazione e del sacrificio è riuscita a scardinare la dittatura. Il Presidente Ben Ali ha lasciato il Paese (quando invece avrebbe dovuto essere assolutamente giudicato, lui e i suoi complici) e il primo ministro ha preso temporaneamente in mano le redini del potere. E’ una prima tappa, nel punto cruciale del percorso, le sfide rimangono delicate e particolarmente pericolose.

E’ ancora tutto possibile: un tentativo di guadagnare tempo, di manipolare le rivendicazioni popolari (con un falso nuovo/vecchio governo) oppure una tendenza influenzata da forze interne o straniere. La vigilanza è d’obbligo, la lucidità e soprattutto il rifiuto dell’ingenuità e di certi espedienti molto, troppo rapidi.

La rivoluzione civile e informale ha rivelato una forza straordinaria ma questa forza del contro-potere può anche rivelarsi una debolezza di fronte alle correnti politiche che potrebbero servirsi del testo della Costituzione, le relazioni politiche internazionali o solo utilizzare il tempo della calma per ridistribuire le carte (bisognerà anche seguire con attenzione l’evoluzione dell’atteggiamento dell’esercito). Potrebbero offrir loro delle libertà fittizie, senza dittatore, ma una nuova gabbia alla vita politica tunisina. Bisogna salutare questa prima vittoria pur sapendo che ancora niente è vinto…

Il popolo tunisino è sceso in strada, con la non-violenza, ha detto NO perché era tempo che la dittatura finisse. Bisogna salutarlo, rispettarlo e impegnarsi ancora al suo fianco. Senza cedere! Bisognerà fare attenzione a tutte queste “nuove” voci di “sostegno” che ieri erano mute nei confronti di Ben Ali e che oggi si vogliono porsi come “democratici” senza passato. Alla stessa maniera, bisognerà anche fare i conti delle complicità individuali e internazionali che vorrebbero far dimenticare i loro tradimenti, le loro menzogne e le loro ipocrisie.

Con quelli che hanno sacrificato la loro vita, con quelli che sono stati torturati, che hanno vissuto l’esilio o la desolazione: e con loro che bisogna stare ed impegnarsi. I loro sacrifici, le loro lacrime non sono state vene. Una bella lezione, un momento storico: il popolo ha sconfitto il suo dittatore. Ora deve sconfiggere il suo sistema, e suoi servi e complici.

Nell’ora di questa incredibile rivoluzione, pacifica, dignitosa e popolare, immagini di un sogno possibile scorrono il nostro spirito e le nostre speranze: che i popoli arabi, oppressi dalle dittature, si alzino infine e, con la stessa determinazione popolare e non violenta, resistano agli autocrati e liberino i loro paesi. Sarebbe l’ora! Che bell’esempio: una rivolta del popolo e del cuore. Se soltanto i popoli avessero la forza di questo esempio, di questa resistenza non violenta e rivoluzionaria. Il senso storico della liberazione.



Domenica 16 Gennaio,2011 Ore: 15:55
 
 
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