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www.ildialogo.org “Insieme per la Pace”,Di Patrizia Khadija Dal Monte

“Insieme per la Pace”

Di Patrizia Khadija Dal Monte

Riprendiamo questo articolo dal sito www.islam-online.it

ott 5th, 2010

 

4 ottobre “Giornata nazionale della pace, della fraternità e del dialogo tra culture e religioni” 

Andando indietro negli anni, quelli della mia adolescenza, in quella specie di anticamera dell’età adulta che essa costituisce nella nostra cultura, tante volte i desideri escono più liberi, non essendo ancora assoggettati alla necessità di razionalizzazione che comporta l’età matura… Io ero dominata dal desiderio di conoscere persone diverse, sentire il loro modo di pensare… mi sentivo stretta nel piccolo mondo di Bassano… E andavo spesso a Venezia, già allora meta di turisti stranieri di diverso tipo, tra cui giovani che giravano il mondo con pochi mezzi, come era abbastanza comune allora. E mi piaceva porre loro domande e conversare con loro… Si doveva viaggiare per incontrare altre culture e altre tradizioni.

Oggi la situazione è cambiata e l’altro mondo, uomini e donne di paesi lontani vivono qui tra noi… con la ricchezza e la problematicità che ciò comporta. Oggi il dialogo tra culture e religioni diverse non è più un optional, patrimonio di spiriti avventurosi… Oggi è una necessità.

E davanti a ciò c’è chi delle proprie radici e tradizioni fa un baluardo… amare le proprie tradizioni essere fieri della propria cultura è normale e sano, è in qualche modo come amare se stessi e la propria famiglia… Non si può andare verso gli altri se si disprezza chi vive da sempre con noi, ma ciò non deve diventare un amore esclusivo al punto di non vedere più ciò che di buono c’è al di fuori di noi, del nostro mondo culturale. Sono frequenti le voci nel tempo attuale che mirano a negare la seconda parte del titolo della nostra serata, e cioè “insieme”, promuovendo la convinzione dell’assoluta estraneità storica e culturale dei musulmani in Occidente (discorso delle radici ebraico-cristiane che tascura la presenza musulmana e il suo apporto storico in vari campi scientifici, o dall’altra parte interpretazioni religiose esclusiviste) nonché l’incompatibilità essenziale e permanente della tradizione islamica con quella dei paesi occidentali (scontro di civiltà), enfatizzandone certi aspetti che tengono più alle culture che alla religione stessa.

Se il dialogo è diventato una realtà indispensabile premessa e ambiente ad esso consono è la pace… Ma cos’è la pace? Essa può fondamentalmente essere intesa in due sensi: come uno stato dell’essere, o come qualità della relazione con gli altri o tra comunità, paesi diversi. In entrambi i sensi il suo significato più pieno oltrepassa la realtà di “assenza di” (guerra, problemi) e si volge ad indicare uno stato di pienezza in sé o nelle relazioni con gli altri. Essa costituisce un punto di approdo mai raggiunto pienamente ma anche punto di inizio, culla delle nostre intenzioni, sorgente di ogni parola che cerca l’altro per quello che è e non per per privarlo della sua identità, facendone un individuo di serie B.

Se ci affida soltanto alle voci dei mass media la religione islamica e i musulmani sembrano ciò che c’è più lontano della pace… Se si approfondisce lo studio di questa religione ci si accorge come invece il termine pace faccia parte della sua intima struttura… A partire dalla parola stessa islam le cui radicali sono le stesse di salam, pace ( SLM) (e quindi c’è un’area concettuale comune che si dispiega nei significati di abbandono fiducioso, sicurezza, quella pace che viene dalla totale fiducia in Dio).(Nel Corano “pace” è citata trentacinque volte).

La pace prima di essere uno sforzo dell’uomo nelle Fonti islamiche è un dono che viene da Dio a chi si abbandona a Lui, segno della Sua vicinanza. Accompagna la discesa della rivelazione, è attirata dalla fede e a sua volta la fa crescere:

… cos’é la Notte del Destino? La Notte del Destino è migliore di mille mesi. In essa discendono gli angeli e lo Spirito , con il permesso del loro Signore, per [fissare] ogni decreto . E’ pace, fino al levarsi dell’alba.” (Il Destino, 2-5)

Egli è Colui che ha fatto scendere la Pace nel cuore dei credenti, affinché possano accrescere la loro fede: [appartengono] ad Allah le armate dei cieli e della terra, Allah è sapiente, saggio.” (La Vittoria, 4)

La pace ci dice ancora il Corano è uno dei nomi bellissimi di Allah (i nomi dicono della sua ineffabile realtà), As-Salam:

… non c’è altro dio, il Conoscitore dell’invisibile e del palese. Egli è il Compassionevole, il Misericordioso; Egli è Allah, Colui all’infuori del Quale non c’è altro dio, il Re, il Santo, la Pace, il Fedele, il Custode, l’Eccelso, Colui che costringe al Suo volere, Colui che è cosciente della Sua grandezza. Gloria ad Allah, ben al di là di quanto Gli associano.” (L’Esodo,22-23)

E’ la parola che domina la dimora ultima dei salvati. La maggior parte dei versetti in cui compare questa parola infatti si riferisce al Paradiso, Dimora della Pace:

Colà non sentiranno né vaniloqui né oscenità, ma solo « Pace, Pace »… “ (L’Evento, 25-29)

coloro che credono e compiono il bene, Allah li guiderà grazie alla loro fede: ai loro piedi scorreranno i ruscelli nei Giardini della delizia. Colà la loro invocazione sarà: « Gloria a Te, Allah»; il loro saluto: «Pace»; e l’ultima delle loro invocazioni [sarà]: «La lode appartiene ad Allah, Signore dei mondi». (Yûnus, 9-11)

… E coloro che avranno temuto il loro Signore saranno condotti in gruppi al Paradiso. Quando vi giungeranno, saranno aperte le sue porte e i suoi guardiani diranno [loro]: « Pace su di voi! Siete stati buoni; entrate qui per rimanervi in perpetuo». Risponderanno: « Lode ad Allah, Che ha mantenuto la Sua promessa nei nostri confronti e ci ha fatto eredi della terra .” (I Gruppi,73-74)

Se la pace è un dono di Dio, legato alla Sua presenza, colui che ha fede è invitato a viverla nei rapporti con le altre persone, a cominciare dal saluto:

Si tramanda da ‘Abd Allah ben ‘Amr che un uomo chiese al Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine): “Qual è l’Islam migliore?” Egli rispose: “Che tu elargisca il cibo, e che rivolga il saluto di pace a chi conosci e a chi non conosci.”

Avere fede si lega in questo hadith che fa parte di una delle più aturorevoli raccolte, quella del Boukhari, proprio nel libro della fede, a nutrire chi ha fame e augurare la pace ad amici e nemici.

“Che tu elargisca il cibo”: si intende, come ricorda Al-’Aynî, che si deve offrire il cibo sia ai credenti che ai non credenti, sia agli uomini che agli animali. Al-’Aynî riporta da ‘Abd Allah ben Salâm: “Quando il Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) arrivò a Medina, la gente gli andò incontro in massa. Io ero tra coloro che andarono da lui. Quando vidi il suo viso, e l’ebbi ben considerato, capii che quello non poteva essere il volto di un mentitore. Le prime parole che udii da lui furono queste: ‘Oh gente! Diffondete il [saluto di] pace, elargite il cibo, pregate la notte mentre gli altri dormono! Entrerete nel Paradiso in pace!’”

Se uno dà pace agli altri, Dio la darà a lui, perché fede e amore verso gli altri sono strettamente collegate:

Si tramanda da Anas che il Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) disse: “Nessuno di voi avrà fede sino a quando non amerà per il suo fratello ciò che ama per se stesso.”

La completezza della fede richiede una universalizzazione della misericordia che spinge a donare sia i beni materiali che le grazie spirituali…

La pace secondo la rivelazione coranica è lo stato dell’uomo che realizza la sua storia in obbedienza a Dio: “… Pace su chi segue la retta via…” (Tâ-Hâ, 47-48)

In particolare i Profeti sono simboli di pace:“… Pace su Noè nel creato! Compensiamo così coloro che fanno il bene….pace su Abramo.. su Mosè e Aronne…Pace su Elia…” ( I Ranghi, 75-80)

“… E gli demmo la saggezza fin da fanciullo, tenerezza da parte Nostra e purezza. Era uno dei timorati, amorevole con i suoi genitori, né violento né disobbediente . Pace su di lui nel giorno in cui nacque, in quello della sua morte e nel Giorno in cui sarà risuscitato a [nuova] vita…” (Mariam,12-15)

Nelle loro storie possiamo cogliere cosa significhi pace, e impariamo come essa sia la scelta preferita nelle loro azioni, ma sia anche ben lontana dal rifiugiarsi in una casetta tranquilla evitando la lotta e le contraddizioni o evitando di denunciare le ingiustizie:

… I servi del Compassionevole : sono coloro che camminano sulla terra con umiltà e quando gli ignoranti si rivolgono loro, rispondono: « Pace! » (Al-Furqân, 63)

… Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e riponi la tua fiducia in Allah. Egli è Colui che tutto ascolta e conosce. Se vogliono ingannarti, ti basti Allah. …” (Al-’Anfâl, 61-62)

coloro che rispondono al male con il bene e per essere stati generosi di quello che Noi abbiamo concesso loro. Quando sentono discorsi vani, se ne allontanano dicendo: «A noi le opere nostre e a voi le opere vostre. Pace su di voi! Noi non cerchiamo gli ignoranti…” (Al-Qasas, 54-55)

Credete di poter essere lasciati in pace prima che Allah non abbia riconosciuto coloro che lottano e che non cercano altri alleati oltre ad Allah, al Suo Messaggero e ai credenti” (La Disapprovazione,16)

La pace infatti ha un forte legame con la fede per il credente, ma anche con la giustizia, proprio la mancanza di essa provoca la sua scomparsa… Disse Martin Luther Kung:“Viene un tempo… E voi sapete, amici miei, viene un tempo in cui la gente si stanca di essere calpestata dal tallone di ferro dell’oppressione. Viene un tempo, amici miei, in cui la gente si stanca di essere immersa nell’abisso dell’umiliazione, dove si fa esperienza dello squallore di una lamentosa disperazione. Viene un tempo in cui la gente si stanca di essere scacciata dallo scintillante sole estivo della vita, e lasciata in piedi in mezzo al freddo pungente di un novembre alpino…”1

Un medinese, Ibad ibn Sharjil , era una volta affamato. Entrò in un frutteto e prese qualche frutto. Il proprietario del frutteto gli diede una sonora battitura e li tolse i suoi vestiti. Il pover’uomo fece appello al Profeta che riprese il proprietario in questo modo: “questo uomo era ignorante, tu avresti dovuto rimuovere la sua ignoranza; era affamato, e tu avresti dovuto nutrirlo.” I vestiti furono restituiti al medinese con, in più, una certa quantità di grano. (Abu Dawud)

“ L’islam ci insegna a non essere naif: gli esseri umani sono inclini al conflitto al punto che l’equilibrio del mondo sembra passare attraverso l’equilibrio delle forze: “Se Iddio non respingesse gli uni per mezzo degli altri” la terra sarebbe perversa , spiega il Corano. Vuol dire che bisogna restare vigili e sapere che gli uomini sono capaci di fare il peggio se nulla si oppone alla loro volontà di potenza. Nell’avversità, il Corano ci incoraggia a rivaleggiare in bontà, ma ci intima di non confondere la pace e la bontà con la rinuncia ed il lassismo di fronte all’ingiustizia. Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza resistenza agli oscuri disegni della volontà di potenza e di potere2. “La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto?”

La giustizia richiede di saper perdonare, ma anche di lottare per superarla…

Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano…”

Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste”, disse Martin Luther King, pur non approvando la lotta violenta.

La giustizia richiama nella sua figura classica, cioè la bilancia, la nozione di equilibrio, che investe tutti i campi dell’umano. Il Profeta disse: “Tre sono i nemici dell’Îslâm: gli estremisti, gli estremisti, gli estremisti.“Ci vuole equilibrio tra i desideri del corpo e dello spirito:

“Il Messaggero di Allah (sallallaahu ‘ alayhi waSallam) disse: “In verità tua moglie ha un diritto su di te, e in verità il tuo ospite ha un diritto su di te, e in verità il tuo corpo ha un diritto su di te…”

tra ciò che possiede l’individuo e gli altri della comunità: “non è un vero credente colui che passa la notte sazio quando il suo vicino ha fame…”

…Il bottino che Allah concesse al Suo Inviato, sugli abitanti delle città, appartiene ad Allah e al Suo Inviato, ai [suoi] familiari, agli orfani, ai poveri e al viandante diseredato, cosicché non sia diviso tra i ricchi fra di voi. .. Coloro che si preservano dalla loro stessa avidità, questi avranno successo”.

Nella visione islamica le ricchezze vanno usate per il bene e non accumulate solo per se stessi:

«Annuncia a coloro che accumulano l’ore e l’argento, e non spendono per la causa di Dio, un doloroso castigo», (Corano, 9:34)

il Profeta Muhammad, a proposito dello stesso argomento, ha detto:«Chi trattiene presso di sé un dinar o un dirham, dell’oro o dell’argento, senza averlo messo da parte ed usato per fare prestiti o per la causa di Dio, questi è un avaro e sarà punito nell’aldilà».

Nella rivelazione islamica l’eccesso è condannato in più versetti, sia quello morale che quello materiale… L’abuso fa male alla terra e anche alla propria anima:

“O Figli di Adamo… Mangiate e bevete, ma senza eccessi, ché Allah non ama chi eccede.” (VII,31)

La comunità islamica si definisce come ummatan wasatan, la comunità moderata (equilibrata) una nazione che evita eccessi in tutte le cose.” “E così facemmo di voi una comunità equilibrata1, affinché siate testimoni di fronte ai popoli e il Messaggero sia testimone di fronte a voi.” (II,143)

Mangiate, bevete, date l’elemosina senza (saraf) senza esagerare, né superbia” (hadith)

coloro che quando spendono non sono né avari, né prodighi, ma si tengono nel giusto mezzo” (XXV,67)

È Lui che ha creato giardini [di vigne] con pergolati e senza pergolati, palme e piante dai diversi frutti, l’olivo e il melograno, simili, ma dissimili; mangiatene i frutti e versatene quanto dovuto nel giorno stesso della raccolta, senza eccessi, ché Allah non ama chi eccede” (VI,47-51)

Non portare la mano al collo* e non distenderla neppure con troppa larghezza*, ché ti ritroveresti biasimato e immiserito.” (XVII,29)

Abbiamo un forte esempio di vita modesta nel Profeta, pace e benedizione su di lui,numerosi hadith profetici ci narrano come la sua vita fosse effettivamente improntata all’umiltà.

“Il suo abbigliamento consisteva generalmente di una camicia, del tamad (pantaloni), di un mantello gettato intorno alle spalle e di un turbante. In rare occasioni , indossava abiti costosi regalategli dagli emissari dei paesi stranieri nell’ultima parte della sua vita” (Ahmed, Musnad, Hafiz, Bin Qaiyyam) . “La sua tunica aveva parecchi rattoppi”… Visse fino all’ultimo in una casa fatta con delle pareti di argilla non cotta e un tetto di foglie di palma intrecciati e coperti da una pelle di cammello. In essa c’era una piccola stanza per ognuna delle sue mogli, costruita con i medesimi materiali. Il suo proprio appartamento conteneva un piccolo e stretto letto di corda, un cuscino imbottito di fogli di palma, una pelle di animale stesa sul pavimento e un contenitore porta-acqua di cuoio…(Bukhari, Muslim, Abu Dawud). Una volta alcuni dei suoi discepoli, notando il segno del rude giaciglio [di corda] sul suo corpo, ebbero desiderio di donargliene uno più soffice, ma egli rifiutò gentilmente l’offerta, dicendo “che cosa io ho a che fare con le cose mondane. La mia relazione con il mondo è come quella di un viaggiatore che si riposa per un istante sotto l’ombra di un albero e poi riprende il cammino.” Sua moglie ‘Aysha (radiaAllàhu anha) disse che ci fu appena un giorno nella sua vita in cui ebbe consumato due pasti completi. (Sahih Muslim). Quando morì niente fu trovato in casa sua tranne alcuni semi di orzo rimasti dal grano ottenuto da un ebreo impegnando la sua armatura. (Sahih Bukhari). Egli aveva dichiarato illegale per sé e per la sua famiglia ogni cosa donata dalla gente sotto forma di zakat o di sadaqat (tipi di elemosina-carità). Era così preciso in questo che non nominò mai alcun membro della sua famiglia come collettore [raccoglitore] della zakat [elemosina legale]. (Sahah-Kitab Sadaqat).

Nonostante vivesse in ristrettezze egli stesso, aiutava i più poveri e incoraggiava i musulmani ad accudire i poveri ed aiutarli con elemosine.. Egli disse: “è difficile per un uomo appesantito dalle ricchezze percorrere la strada ripida che porta alla benedizione.” Non approvava però neanche la mendicità e dichiarava che “Allah è soddisfatto di colui che si guadagna la vita tramite il suo proprio lavoro e che se un uomo elemosina per aumentare la sua proprietà, Allah la diminuirà e chiunque ha cibo per il giorno, è proibito per lui chiedere elemosina”. Ad una delle sue mogli disse, “O ‘Aisha, ama i poveri e lasciali venire a te ed Allah ti designerà vicino a Sé.” (Sahih Bukhari)

Il suo amore per il povero era così intenso che ha usava pregare: “Allahumma, mantienimi povero nella vita e nella morte ed innalzami il Giorno della Resurrezione fra coloro che sono poveri”.

‘Aysha (radiy-Allàhu anha) disse: “Egli ha sempre partecipato al lavoro della famiglia, qualche volta rammendando i suoi vestiti, qualche volta riparando le sue scarpe o scopando il pavimento. Mungeva, metteva le pastoie e nutriva i suoi animali e faceva le compere per la famiglia”. (Qazi Iyaz. Sahih Bukhari)

Vorrei ricordare qui ricordare colui al quale nel mondo cristiano è dedicata questa giornata: Francesco d’Assisi, nel cui esempio possiamo trovare ispirazione…. Francesco che è noto il suo amore per Dio e l’amore per la povertà “il poverello d’Assisi”… E davanti alla crisi che avanza nel mondo occidentale, e i problemi della terra che ci porta e ci nutre, che sono legati al suo cieco sfruttamento, Francesco ci richiama all’amore per Dio e al gusto dell’essenziale…

Tutto ciò che vi è stato concesso non è che godimento effimero di questa vita, mentre quel che è presso Allah è migliore e duraturo; [lo avranno] coloro che credono e confidano nel loro Signore, coloro che evitano i peccati più gravi e le turpitudini e che perdonano quando si adirano, coloro che rispondono al loro Signore, assolvono all’orazione, si consultano vicendevolmente su quel che li concerne e sono generosi di ciò che Noi abbiamo concesso loro; coloro che si difendono quando sono vittime dell’ingiustizia. La sanzione di un torto è un male corrispondente, ma chi perdona e si riconcilia, avrà in Allah il suo compenso. In verità Egli non ama gli ingiusti. Chi si difende per aver subito un torto non incorre in nessuna sanzione. . Non c’è sanzione se non contro coloro che sono ingiusti con gli uomini e, senza ragione, spargono la corruzione sulla terra: essi avranno doloroso castigo. . Quanto invece a chi è paziente e indulgente, questa è davvero la miglior disposizione. (XLII,36-43)

Insieme per la pace, la nostra pace è legata a Dio, ma anche agli esseri umani e alle relazioni che intratteniamo con loro: “Se gli altri esseri sono separati da me, sarà legittima la mia indifferenza per la loro sorte; ma se essi sono inseparabili da me come io da loro, se la mia stessa identità è formata dal tessuto delle relazioni in cui sono coinvolto,allora ogni autentica cura verso me stesso coincide con l’agire responsabile nel contesto che mi comprende.” (Interdipendenza)

1M. Luther King

2Tariq Ramadan, “Possiamo vivere con l’islam?edizioni Al Hikma, Imperia

 


Sabato 09 Ottobre,2010 Ore: 15:27
 
 
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