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www.ildialogo.org IL PROSSIMO PASSO,di Leonardo Boff

Rio+20
IL PROSSIMO PASSO

di Leonardo Boff

Adista Documenti n. 26 del 07/07/2012


Il grande tema di Rio+20 era “Il futuro che vogliamo”. Il documento finale, però, non ci indica la rotta né i mezzi per percorrerlo: è timoroso, senza ambizioni e manca del senso etico e spirituale della storia umana. Ostaggio di una visione riduzionista e materialista dell’economia, non costruisce un software di società e di civiltà che ci possa dare speranza in un futuro che non sia il semplice prolungamento del passato e del presente. Questo ha dato tutto quello che poteva dare. Portarlo ostinatamente avanti vuol dire spingerci verso l’abisso che si apre di fronte a noi in un tempo non molto lontano.

Di fronte alle crisi che affliggono tutta l’umanità, in particolare quelle del riscaldamento globale e dell’insostenibilità del pianeta Terra e ultimamente quella economico-finanziaria che colpisce al cuore i Paesi opulenti, di fronte alla crescita del fondamentalismo e alla permanente minaccia del terrorismo, agli scenari drammatici che molti seri analisti delineano per il futuro della Terra, dell’Umanità, della vita e alle poche chance per una pace duratura, una angosciosa domanda ci assale: quale sarà il prossimo passo dopo Rio+20?

Alcune constatazioni: si è consolidato il villaggio globale; abbiamo occupato praticamente l’intero spazio terrestre e sfruttato il capitale naturale fino ai confini della materia e della vita, attraverso l’uso della ragione strumentale-analitica; abbiamo provocato un’immensa crisi di civiltà espressa nelle varie crisi menzionate. Chiediamoci: e ora che succederà? Niente di nuovo? Sarebbe molto rischioso, perché il paradigma attuale si basa sul potere come dominio della natura e degli esseri umani. Non dobbiamo dimenticare che è all’origine della macchina di morte che può distruggere tutti noi e la vita di Gaia. Tale cammino sembra esaurito, per quanto sia ancora dominante.

Siamo obbligati a passare dal capitale materiale a quello spirituale. Il capitale materiale è limitato e si esaurisce. Quello spirituale è infinito e inestinguibile. Il capitale spirituale, fatto di amore, compassione, cura, creatività, realtà intangibili e valori infiniti, non ha limiti. Ne abbiamo fatto un uso modesto, ma può rappresentare la grande alternativa per superare la crisi attuale e inaugurare un nuovo modello di civiltà.

Il capitale spirituale ha la sua centralità nella vita, nell’autonomia dei cittadini, nella relazione inclusiva, nell’amore incondizionato, nella compassione, nella cura della nostra Casa comune, nella gioia di vivere e nella capacità di trascendenza.

Non significa che dobbiamo esimerci dalla tecnoscienza: senza di essa non risponderemmo alle esigenze umane. Ma che deve venir meno il suo carattere distruttivo nei riguardi della natura e della vita. Se nel capitale materiale il motore era la ragione strumentale, nel capitale spirituale è la ragione del cuore, la ragione sensibile, ad organizzare la vita sociale e la produzione secondo i cicli della natura e i limiti di ogni ecosistema. È nella ragione del cuore che sono radicati i valori; di essa si alimenta la vita spirituale per produrre le opere dello spirito: l’amore, la solidarietà e la trascendenza.

Usando una metafora del grande scrittore irlandese C .S. Lewis, direi: se al tempo dei dinosauri un osservatore ipotetico si fosse interrogato sul passo successivo dell’evoluzione, probabilmente avrebbe immaginato la comparsa di specie di dinosauri ancora più grandi e voraci. Ma si sarebbe sbagliato. Non avrebbe mai immaginato che un piccolo mammifero che viveva in cima agli alberi più alti alimentandosi di fiori e germogli, terrorizzato dai dinosauri, avrebbe fatto irruzione, milioni di anni dopo, come qualcosa di assolutamente impensabile: un essere di coscienza e intelligenza – l’essere umano – con qualità del tutto diverse da quelle dei dinosauri. Niente fu come prima. Fu una rottura. Un passo diverso.

Crediamo che potrà sorgere ora un essere umano con un altro passo, animato dall’inesauribile capitale spirituale. E sarà il mondo dell’essere più che il mondo dell’avere.

Il prossimo passo, allora, sarebbe esattamente questo: scoprire l’illimitato capitale spirituale e cominciare ad organizzare la vita, la produzione, la società e la quotidianità a partire da esso. Allora l’economia sarebbe al servizio della vita e la vita si impregnerebbe dei valori di relazioni aperte e inclusive, della reciprocità tra essere umano e Terra, dell’autorealizzazione e della gioia. Una vera alternativa al paradigma vigente.

Ma questo passo non è meccanico. È il risultato di un collegamento di forze attorno a valori e principi assunti da tutti, biocentrati ed eco amichevoli. Cioè, offerto alla nostra libertà. Possiamo accoglierlo come possiamo rifiutarlo. Ma, anche rifiutandolo, rimane come una possibilità sempre presente e pronta ad irrompere. Non si identifica con nessuna religione. È qualcosa di precedente che emerge dalle potenzialità di quella Energia di fondo, potente e amorevole, che sostiene tutto l’universo e ognuno di noi, e che penetra in tutta l’evoluzione cosciente. Chi l’accoglie vivrà un altro senso della vita e abiterà un nuovo futuro, diverso da quello immaginato da Rio+20. Gli altri continueranno a scontrarsi con i vicoli ciechi dell’attuale modo di essere e si interrogheranno, angosciati, sul loro futuro e sull’eventuale scomparsa della specie umana.

È stato Teilhard de Chardin, ancora negli anni ‘30 del XX secolo, a nutrire il sogno dell’irruzione della noosfera. Noos, in greco, significa mente e spirito totalmente aperti. La noosfera sarebbe l’irruzione dell’umanità come specie, della mente e del cuore che battono all’unisono. Sarebbe la tappa nuova della antropogenesi, il superamento dell’antropocene (l’èra geologica attuale, ndt), l’inaugurazione dell’èra ecozoica e una nuova fase per Gaia.

Credo che l’eredità positiva dell’attuale crisi mondiale sia di aprirci alla possibilità di realizzare la noosfera. Si dice che Gesù, Budda, Francesco d’Assisi, Rumi, Gandhi, suor Dorothy (Stang, ndt) e tanti altri maestri e testimoni del passato e del presente abbiano fatto anticipatamente questo passo. Sono le nostre stelle polari, i seminatori del nostro principio-speranza e la garanzia che abbiamo ancora un futuro. I dolori attuali non sarebbero rantoli di una civiltà moribonda ma segnali del parto di un nuovo modo sostenibile di vivere e di abitare il nostro pianeta Terra. Saremo umani, riconciliati con noi stessi, con la Madre Terra e con la Realtà Ultima.

Come ha detto suggestivamente una delle nostre migliori pensatrici dei nuovi paradigmi, Rose Marie Muraro: «Quando desisteremo dall’essere dei, potremo essere pienamente umani: ancora non sappiamo cos’è ma l’abbiamo intuito da sempre».

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Giovedì 05 Luglio,2012 Ore: 17:10
 
 
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