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www.ildialogo.org Il Giubileo,di Perin Nadir Giuseppe

Giubileo(1)
Il Giubileo

di Perin Nadir Giuseppe

Dopo aver trattato il tema della Misericordia, il nostro carissimo amico Perin Nadir Giuseppe, comincia ad affrontare il tema del Giubileo, su che cosa esso sia e su tutti i temi ad esso connessi e cioè le indulgenze, la riforma protestante, il peccato, chi può perdonare i peccati, ecc. Lo schema del suo lavoro avrà il seguente sviluppo:

Indice

1-Il Giubileo
2- Le Indulgenze 
3-La Riforma Protestante 
4.Il Peccato: significato del termine 
5-Il peccato : che cos’è ? 
6-Chi può perdonare i peccati ? 
7-Perché il Verbo si fece carne ? 
8-La missione della Chiesa 
9-La redenzione dal peccato 
10- Il Purgatorio 

Cominciamo, in vista dell'apertura della porta santa di San Pietro che avverrà l'otto dicembre, con il primo tema. Ringraziamo l'amico Giuseppe per questo suo contributo che ci aiuterà a capire il senso del Giubileo e a porci le domande per cambiare in profondità il nostro essere cristiani oggi.

Il Giubileo

Il Significato della parola “Giubileo”, detto anche anno santo; anno santo del perdono; anno giubilare…. trae origine dal tardo latino ecclesiastico “iubileum” che a sua volta deriva dal latino “iubilare” (= giubilare, fare grande allegria, chiamare forte, invitare a venire, gridare cantando), da cui proviene la parola “iubilum (= giubilo, festa, canto popolare, grido di gioia dei pastori).

Per questo l’espressione della Vulgata “iubilare Deo” significa celebrare il Signore con grida di gioia.

Il lemma “iubilaeum” contiene l’ebraico yôbêl (= capro; per metonimia: corno di capro1) e riporta alla legge mosaica che, nel settimo e nel cinquantesimo anno, imponeva il riposo annuale della terra.

 

Il riposo del sabato, nella cultura del popolo ebraico, costituiva uno degli adempimenti più rigorosi della legge ebraica.

Tutti erano tenuti: uomini ed animali, liberi e schiavi, ebrei e forestieri, in rispetto all’operato di Dio, che in sei giorni aveva creato tutte le cose e al settimo giorno si era riposato (Es 20,8-11; Es. 23,10-12; Es 31,12-17).

 

La legge relativa all’anno settimo ( anno sabbatico) e al cinquantesimo (anno giubilare) riguardava perfino la terra ( Lev 25,3-7).

Gli Ebrei festeggiavano il settimo giorno (sabato), il settimo anno e la fine di sette settimane di anni, cioè l’anno dopo il quarantanovesimo.

 

Dio stesso sul Sinai aveva dettato le disposizioni generali ( Lev. 25,8-12).

La ricorrenza giubilare rappresentava il punto di riferimento obbligatorio perché divino, di compra-vendita o di cessione di una proprietà. Il prezzo variava in rapporto alla maggiore o minore distanza dal giubileo ( Lev. 13-16).

L’anno giubilare che cominciava nel mese di settembre e concludeva il ciclo di sette settimane di anni , cioè 49 anni, era detto, appunto anno del yôbêl (anno del corno e per metonimia: anno del corno del capro), perché l’inizio del giubileo veniva annunciato tramite il suono del corno, detto anche shôfâr ( Lev 25,9).

Wilhelm Genesius, semitista tedesco, accostò la voce yôbêl a Iubal ( figlio di Lamech, discendente di Caino) “il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto” ( Gn 4,21), come dire il padre di tutti i musicanti.

Inoltre, nel canto gregoriano è detto “iubilus”, il vocalizzo dell’a finale dell’Alleluja del Graduale, che sembra avere origini egiziane ed ebraiche.

 

Durante il giubileo, a parte le disposizioni specifiche, relative ad esempio alle case che si trovavano dentro le mura della città o alle case rurali (Lv 25,29-31), ciascuno, oltre a chiedere a Dio la remissione dei peccati, poteva proclamare la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni, la libertà degli schiavi (Lev 25,39-41).

La ricorrenza del cinquantenario costituiva il motivo di giubilo e di festa, anche se “ la libertà per gli schiavi” non valeva per gli stranieri, i quali potevano rimanere schiavi per sempre ( Lev 25,44-46).

 

Altro significato di yôbêl, potrebbe essere quello di richiamare o ricondurre.

Infatti, in occasione delle festività, tutte le cose vendute o acquistate, venivano ricondotte ai primi padroni, oppure venivano riequilibrate in modo da garantire la parità di tutti, senza danneggiare gli aventi diritto, come gli eventuali acquirenti.

 

La base di tale convinzione poggiava sul convincimento che soltanto Dio è padrone della terra (e di tutte le altre cose), concessa in uso frutto ad ogni famiglia, non l’uomo.

Non venderete la terra per sempre, perdendone ogni diritto, perché la terra è mia e voi siete forestieri e ospiti presso di me” ( Lev 25,23).

Tutti gli uomini hanno uguali diritti sulla terra, perché tutti sono uguali davanti a Dio.

 

L’anno giubilare cristiano ripristinava in parte la solennità ebraica, perché per gli Ebrei l’anno giubilare rimase un evento ideale, un desiderio che non trovò concreta attuazione.

Infatti, non venne mai menzionato nel Deuteronomio - l’ultimo dei cinque libri scritti da Mosè - in cui viene ripetuta ed esposta nuovamente la legge data da Dio sul Monte Sinai.

 

In Neemia (10,32) non viene richiamato il giubileo, ma viene citato espressamente l’anno sabbatico e s’invita “… a non acquistare nulla in giorno di sabato o in altro giorno sacro dalle popolazioni locali che portassero a vendere in giorno di sabato ogni specie di mercanzia o derrate; a lasciare a riposo la terra ogni settimo anno e a condonare ogni debito”.

 

Il giubileo cristiano, tuttavia, come risulta da alcuni testi dell’Alto-Medioevo, si attestò in forma autonoma e originale, pur conservando più di un legame con il giubileo ebraico.

Sant’Ambrogio nell’Apologia del Profeta David scrisse: “… il numero cinquantesimo è il numero del perdono” ( cfr Migne, PL, XIV,866)

Il poeta Aratore nel secondo libro del De Actibus Apostolorum, scrisse : “…in occasione del giubileo, nel cinquantesimo anno, la proprietà torna all’antico padrone; la libertà perduta viene ridonata agli schiavi; il creditore condona i debiti e il vecchio esule rivede il confine della propria terra” ( cfr. Migne, PL, LXVIII,222).

Sullo stesso concetto del cinquantesimo anno, inteso come l’anno della remissione, insiste Isidoro di Siviglia nelle Etimologie : “ Jubilaeus interpretatur remissionis annus” ( cfr. Migne, PL LXXXII, 222).

Isidoro affermava che la celebrazione del giubileo per i cristiani avveniva nel giorno della Pentecoste quando, rimesse tutte le colpe, essi ricevevano la grazia dello Spirito Santo ( cfr. Migne, PL, LXXXII,223).

La concessione dell’anno giubilare o dell’anno della remissione, già elaborata da S. Girolamo, oltrepassò il Mille e venne conservata in testi di diversi autori, tra cui il monaco cistercense Alberico ( cfr. MGH, Scriptores,XXIII,889); il cardinale Jacopo Gaetano Stefaneschi che titolò la sua opera “De centesimo seu Jubileo anno liber”.

 

In senso più generale, l’anno cinquantesimo significò principalmente remissione delle pene temporali.

Quindi fu sinonimo di perdono, liberazione e di indulgenza2.

 

La celebrazione del giubileo cristiano (sia ordinario che straordinario) è contrassegnata fin dalle origini, da alcuni requisiti che rimasero sostanzialmente sempre gli stessi, pur potenziati ed integrati nel corso del tempo.

Lo stato di grazia: prendere coscienza dei propri peccati; pentirsi e quindi confessarsi. Soltanto in un secondo tempo fu aggiunto il dovere di comunicarsi.

La conversione: cambiare mentalità e vita, vivendo interiormente il messaggio evangelico e testimoniandolo nella vita di ogni giorno.

Il pellegrinaggio a Roma : richiesto come obbligatorio ed esclusivo fino al giubileo del 1950, ma che tollerò diverse eccezioni fin dai tempi antichi.

La visita alle Basiliche3 : dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e successivamente ad altre Basiliche.

 

Al giubileo sono connessi molti altri aspetti dogmatici, teologici e storici: come il peccato, la redenzione, la misericordia divina, le indulgenze, la penitenza, i santuari, i pellegrinaggi4, la conversione del singolo individuo, le reliquie.

La prima fra queste la cosiddetta Veronica o Sudario di cui si ha notizia dall’VIII sec.

 

Lo svolgersi, poi, del giubileo interessa, direttamente o indirettamente gli aspetti principali della vita dell’uomo: da quello religioso a quello politico, da quello economico a quello filosofico, artistico e letterario.

 

Tutti, almeno per i cattolici, trovano che andare a Roma per il giubileo costituisce la propria giustificazione, il proprio scopo, il proprio coronamento, inteso non in senso temporale, bensì religioso e spirituale.

 

La Roma “terrarum domina” assume un significato nuovo: è la Roma di Cristo, di Pietro, della Chiesa; patria di tutte le genti di fede cattolica e apostolica; porto di salvezza eterna; è il centro della cristianità, anche se questo non costituisce una novità in assoluto, perché fin dal primo diffondersi della religione cristiana, i credenti avevano guardato a Roma come alla novella Gerusalemme.

Ma, non soltanto perché a Roma risiedeva il successore dell’Apostolo Pietro, del quale la città conservava e conserva tutt’ora le spoglie mortali, assieme a quelle dell’Apostolo Paolo.

 

Roma era stata di fatto considerata caput mundi, molto prima del 1300 e tale reputazione che costituiva un privilegio esclusivo, mantenne ed accrebbe anche per le numerose disposizioni pontificie successive al primo giubileo.

 

Tale è il senso delle costituzioni giubilari di molti pontefici dopo Sisto IV: da Urbano VIII a Innocenzo X, a Benedetto XIV fino a Pio XII.

Quei sommi Pontefici, annullando tutte le indulgenze e tutte le facoltà concesse ai confessori fuori Roma e conferendole ai penitenzieri e confessori romani per la durata del giubileo, misero i fedeli nella necessità di peregrinare a Roma per acquistare il santo giubileo e di rivolgersi se ne avessero avuto bisogno, ai confessori di Roma per regolare i casi della propria coscienza.

 

Se il giubileo è soprattutto un evento religioso e cattolico, è altrettanto innegabile che l’indizione di ogni giubileo, ha creato sempre una serie di problemi, organizzativi e logistici, non tutti di facile soluzione.

Come e dove ospitare i pellegrini, come provvedere alle loro necessità materiali e spirituali; come garantire la loro sicurezza, durante il viaggio di andata e ritorno e durante la loro permanenza a Roma.

Sin dal 1300, infatti, il giubileo significò lo spostamento di eccezionali masse di pellegrini verso Roma.

Dante parlò di moltitudine di persone che transitavano in fila per ponte sant’Angelo ( …l’esercito molto…su per lo ponte” ( Inferno, XVIII,28-29).

 

Le ripetute disposizioni e le fervide raccomandazioni dei sommi Pontefici per quasi tutto il periodo medioevale e moderno stanno a dimostrare che indire il giubileo significa porre grossi problemi all’autorità temporale e alla società civile, chiamate in ogni caso a garantire ordine e protezione anche a chi non avesse condiviso le istanze giubilari o a chi avesse approfittato della ricorrenza per trarne benefici economici e politici.

 

Tuttavia, il giubileo cristiano è un singolare evento religioso che ha come scopo esclusivo la salvezza dell’anima del credente il quale riflettendo sull’amore e la misericordia di Dio, si sente motivato alla conversione del cuore e della mente, per riconciliarsi con Cristo e con Dio.

 

Le scadenze del giubileo ordinario.

 

Per i giubilei ordinari il periodo di tempo che intercorre tra un giubileo e l’altro ha subito nel corso dei secoli delle modifiche.

Bonifacio VIII ( 1300) lo volle di 100 anni; Clemente VI (1343) considerando che poche persone arrivavano all’età di 100 anni di vita, lo ridusse a 50 anni; Urbano VI ( 1389), in considerazione dell’età di Cristo, lo portò a 33 anni; Paolo II ( 1470) lo fissò a 25 anni.

Tale disposizione, considerata valida ed attuata per la prima volta da Sisto IV, è rimasta definitiva e vale ancora oggi.

La dottrina della Chiesa, invece, nel corso dei secoli non è cambiata di molto per quanto riguarda le modalità per conseguire “l’indulgenza plenaria”, perché l’essenza di ogni giubileo risiede da sempre nella consapevolezza della remissione delle colpe e nella gioia conseguente di vivere in comunione con Dio in Cristo.

 

Quello che la Chiesa richiede al credente è : un serio esame della propria vita di cristiano; il pentimento sincero delle proprie colpe; il fermo proposito della conversione, cioè di cambiare mentalità ( metanoia) e di conseguenza il modo di vivere e testimoniare con la propria vita il Vangelo.

 

Soddisfatti tali propositi, il cristiano può acquistare l’indulgenza giubilare per sé oppure può applicarla per i defunti, a tre condizioni: la confessione sacramentale, la comunione eucaristica, la preghiera secondo le intenzioni del sommo Pontefice.

La Bolla5 di indizione di un giubileo, indica anche alcune opere da compiere : opere di pietà ( pellegrinaggi, visitare le Chiesa indicate dall’autorità ecclesiastica…); opere di penitenza ( fare digiuno; fare offerte per i bisognosi; evitare i consumi superflui …) opere di misericordia6 ( fare attività caritative verso quanti si trovino in condizioni di necessità) 7.

 

Il primo giubileo ordinario fu indetto da Bonifacio VIII ( 1294 -1303) Bolla : Antiquorum habet fida relatio ( 22 febbraio 1300); al quale seguirono : Clemente VI : “Bolla Unigenitus Dei filius” (27 gennaio 1343 da Avignone); Urbano VI : Bolla : Salvator Noster Unigenitus Dei filius ( 8 aprile 1389); Bonifacio IX: Bolla (non si conosce)( 1400); Martino V: Bolla * ( non si conosce) 1423/1424; Nicolò V: Bolla “Immensa et Innumerabilia” ( 9 gennaio 1449); Sisto IV : Bolla “Salvator Noster ( 26 marzo 1472); Alessandro VI: Bolla Inter multiplices ( 28 marzo 1499); Clemente VII : “Bolla Inter sollicitudines” (17 dicembre 1524); Paolo III, Bolla : “Si pastores ovium”( 24 febbraio 1550); Gregorio XIII, Bolla : “Dominus ac Redemptor noster” ( 10 maggio 1574); Clemente VIII, Bolla : “Annus Domini placabilis” (21 maggio 1599); Urbano VIII, Bolla “Omnes gentes plaudite manibus”( 29 aprile 1624); Innocenzo X, Bolla: “Appropinquat, dilectissimi filii” ( 4 maggio 1649);; Clemente X, Bolla : “Ad Apostolicae vocis oraculum” ( 16 aprile 1674); Innocenzo XII, Bolla : Regi saeculorum ( 18 maggio 1699) [per precarie condizioni di salute non poté aprire la porta santa, la vigilia di Natale del 1699 e morì il 27 settembre del 1700) fu Clemente XI che concluse l’anno santo; Benedetto XIII, Bolla “Redemptor et Dominus noster” ( 26 giugno 1724); Benedetto XIV, Bolla : Peregrinantes a Domino” ( 5 maggio 1749); Clemente XIV, Bolla “Salutis nostrae auctor” ( 30 aprile 1774); Pio VII, (eletto nel conclave tenuto nell’isola di San Giorgio a Venezia il 14 marzo del 1800, non fu in condizione di indire un giubileo, ma il 24 maggio del 1800 emanò l’enciclica “ Ex quo Ecclesiam” con cui concedeva due settimane di indulgenza plenaria a quanti avessero compiuto determinate pratiche di pietà nella propria diocesi); Leone XII, Bolla “Quod hoc ineunte saeculo” ( 24 maggio 1824); Pio IX, non poté indire, né celebrare il giubileo, per le vicissitudini politiche italiane ed europee, ma con l’enciclica “Esultavit cor nostrum”, ricordava con soddisfazione la concessione di una forma particolare di giubileo e un’altra ne concedeva in forma Jubilaei, con la costituzione “ Ex aliis nostris”; Pio IX, Bolla: “Gravibus Ecclesiae” ( 24 dicembre 1874); Leone XIII, Bolla : “Properante ad exitum” ( 11 maggio 1899)

 

I Giubilei del nostro tempo.

-Pio XI : Bolla “Infinita Dei misericordia” ( 29 maggio 1924)

-Pio XI : Bolla “Quod nupter” ( 2 aprile 1933)

-Pio XII : Bolla “Jubilaeum maximum” ( 26 maggio 1949)

-Paolo VI: Bolla “ Apostolorum limina” ( 23 maggio 1974)

-Giovanni Paolo II: Bolla “Aperite portas Redemptori” ( 6 gennaio 1983)

-Giovanni Paolo II : Bolla “Incarnationis misterium” ( 29 novembre 1998)

-Papa Francesco (2015) : Bolla “ Misericordiae vultus” ( 11 aprile 2015)

 

Nella “Misericordiae vultus”, papa Francesco esorta tutti, in questo Anno Santo straordinario, a “vivere la misericordia che da sempre il Padre celeste estende verso di noi, nella vita di ogni giorno …a lasciarci sorprendere da Dio, perché Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita.

 

E’ dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, che sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia.

Questa fonte non potrà mai esaurirsi, per quanti siano quelli che vi si accostano.

Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno, potrà accedere ad essa, perché la misericordia di Dio è senza fine.

 

La chiesaè chiamata per prima ad essere testimone veritiera della misericordia professandola e vivendola come il centro della Rivelazione di Gesù…

 

Deve sentire, in maniera forte, l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio, ricordando che la sua vita è autentica e credibile quando fa della misericordia il suo annuncio convinto….soprattutto in un momento come il nostro, colmo di grandi speranze e forti contraddizioni…

 

Il suo compito è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo, non stancandosi mai di offrire misericordia, confortando e perdonando.

1 Le corna del capro erano usate come trombe per dare un segnale di guerra o per richiamare l’attenzione su qualcosa di grande interesse pubblico.

2 L’indulgenza, parziale o plenaria, è il perdono davanti a Dio della pena temporale dovuta ai peccati commessi. In un anno santo l’indulgenza è plenaria e assume un rilievo particolare nel sacramento della riconciliazione, dove si sperimenta tutta la misericordia e l’amore di Dio.

3 Le Basiliche papali di Roma sono 4: San Pietro; San Giovanni in Laterano che è la chiesa cattedrale del papa, in quanto vescovo di Roma; San Paolo fuori le Mura; Santa Maria Maggiore. Ma ci sono anche le due Basiliche minori ad Assisi : San Francesco e Santa Maria degli Angeli, la Porziuncola).Le Basiliche maggiori hanno come guida un cardinale arciprete, rappresentante del Papa. Nel pellegrinaggio a Roma, la visita è estesa, secondo un’antica tradizione, ad altre tre importanti Basiliche ( San Lorenzo fuori le Mura, Santa Croce in Gerusalemme e San Sebastiano). Per questo assume la denominazione di “visita alle sette chiese”.

NOTE
 

4 Il pellegrinaggio ai luoghi sacri, a cominciare da Gerusalemme, Roma, Santiago di Compostela, ha sempre rappresentato un atto di particolare devozione e significato spirituale perché riassume il senso della vita terrena del cristiano come vera e propria “peregrinatio”. In occasione di un Anno Santo, esso acquista un significato ancora maggiore ed è quindi particolarmente raccomandato come atto in cui cammino interiore ed esteriore si congiungono in un impegno di penitenza e di conversione.

5 La “Bollaè un Atto Pontificio che prende il nome dal sigillo di piombo ( bulla) apposto su determinati documenti ufficiali dei papi, imperatori, re, duchi… per attestarne l’autenticità. Questo sigillo usato dai papi, a partire dal sec.VI, era posto sul documento dai bullatores ( in seguito chiamati plumbatores). Con il Motu Proprio ( 29 dicembre 1878) di Leone XIII, l’utilizzo di tale sigillo sarà, via via, riservato soltanto ad unh numero limitato di atti pontifici.

6 La misericordia cristiana si esercita attraverso tutti quegli atti di carità fraterna e solidarietà con cui si va incontro alle necessità del prossimo, condividendo le loro sofferenze. Le opere riguardano sia i bisogni corporali (dar da mangiare a chi ha fame; da bere a chi ha sete; ospitare chi è senza tetto; vestire chi non ha niente; visitare gli ammalati e i carcerati; seppellire i morti) che i bisogni spirituali ( consigliare, insegnare, ammonire, consolare, perdonare, sopportare con pazienza, pregare per i vivi e per i morti)

7 Gabriele Di Cesare, Notizie dei Giubilei, Associazione Donatori di Sangue Fidas-Onlus, Teramo 2000.



Sabato 05 Dicembre,2015 Ore: 17:34
 
 
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