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www.ildialogo.org Quale rapporto tra giustizia e misericordia ?,di Perin Nadir Giuseppe

Giubileo della Misericodia (7)
Quale rapporto tra giustizia e misericordia ?

di Perin Nadir Giuseppe

Quando c’è da scegliere tra Vangelo e Diritto, ci troviamo sempre di fronte ad una serie di domande, alla quali spesso non sappiamo rispondere.
La prima domanda
Quale rapporto esiste tra la giustizia e la misericordia ? Il tema della misericordia rende inefficace il tema della giustizia ?
Nella storia dei popoli non è mancata la voce di chi ha gridato “ Non amore, ma giustizia”!
Gesù, invece, disse: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel Regno di Dio” (Mt 5,209). Ci ha avvertiti che “se non avremo misericordia, ci attenderà un giudizio senza misericordia ( Mt 5,7).
E’ vero che il vangelo proclama “beati coloro che hanno fame e sete di giustizia” ( Mt 5,6) ma è altrettanto vero che l’amore, precede ed integra la giustizia, perché la giustizia rimane incompleta senza l’amore. A nessuno piace sentirsi trattato solo con giustizia, perché davanti ad una giustizia senza amore, come può essere quella “dell’occhio per occhio e dente per dente “ ( Mt 5,38) l’uomo può “sperimentare” una maggiore oppressione.
Infatti, mentre la giustizia taglia bruscamente, l’amore crea.
Mentre la giustizia vede con gli occhi, l’amore sa vedere anche con il cuore.
Mentre la giustizia può essere anche priva di amore, l’amore non può mai essere privo di giustizia, perché il frutto dell’amore è la pace e “giustizia e pace si baceranno” (Sal 85,11).
Il pensiero di Gesù sull’amore non poteva essere espresso in modo più chiaro: “ come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni e gli altri, Da questo e soltanto da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri ( Gv. 13,34-35).
Gesù sapeva bene che emarginare qualcuno avrebbe significato “non amarlo” e che il non amarlo l’avrebbe fatto morire. E’ amaro e doloroso constatare come la comunità ecclesiale, composta da chierici e da laici, dia l’impressione di essere, molto spesso, un insieme di persone più morte che vive perché nel cuore di molti non c’è amore. E dove non c’è amore, lì non c’è Dio.
Fermarsi alla sola giustizia sarebbe una debolezza imperdonabile. Lo stesso diritto afferma con forza che “summum ius, summa iniuria”.
La sola applicazione del diritto sarebbe l’offesa più grave che si potrebbe fare allo stesso diritto!
La misericordia non è contraria alla giustizia, ma esprime il culmine del comportamento di Dio verso il peccatore, perché gli offre l’opportunità per “ravvedersi, convertirsi e credere”.
Giustizia e misericordia non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore.
La giustizia è un concetto fondamentale per la società civile quando, normalmente si fa riferimento ad un ordine giuridico, attraverso il quale si applica la legge.
Nella Bibbia, di solito la giustizia viene intesa come l’osservanza integrale della Legge e il comportamento di ogni buon israelita deve essere conforme ai comandamenti dati da Dio.
Questa visione tuttavia, ha portato non poche volte a cadere nel legalismo, mistificando il senso originario e oscurando il valore profondo che la giustizia possiede, dimenticando che, nella Sacra Scrittura, la giustizia è concepita essenzialmente come un abbandonarsi fiducioso alla volontà di Dio.
Gesù parla più dell’importanza della fede piuttosto che dell’osservanza della Legge.
Infatti, trovandosi a tavola con Matteo ed altri pubblicani e peccatori, dice ai farisei che lo contestavano : “andate ed imparate che cosa vuol dire : Misericordia voglio e non sacrifici. Io non sono venuto, infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori” ( Mt 9,13).
Davanti alla visione di una giustizia come mera osservanza della Legge, che giudica dividendo le persone in giusti e peccatori, Gesù mostra il grande dono della misericordia che ricerca i peccatori per offrire loro il perdono e la salvezza.
Si comprende perché a causa di questa sua visione liberatrice e fonte di rinnovamento, Gesù sia stato rifiutato dai Farisei e dai dottori della legge. Questi per essere fedeli alla legge ponevano solo pesi sulle spalle delle persone, vanificando però la misericordia del Padre.
Il richiamo all’osservanza della legge non può ostacolare l’attenzione per le necessità che toccano la dignità delle persone.
Il richiamo che Gesù fa al testo di Osea (6,6) è molto significativo in proposito.
Gesù afferma che d’ora in avanti, la regola di vita dei suoi discepoli dovrà essere quella che prevede il primato della misericordia, come lui stesso testimonia, condividendo il pasto con i peccatori.
La misericordia viene rivelata come una dimensione fondamentale della missione di Gesù, diventando una vera sfida dinanzi ai suoi interlocutori che si fermavano al rispetto formale della legge.
Gesù va oltre la legge. La sua condivisione con quelli che la legge considerava peccatori fa comprendere fin dove arriva la sua misericordia.
Lo stesso Paolo ha fatto un percorso simile.
Prima di incontrare Cristo sulla via di Damasco, la sua vita era dedicata a perseguire, in maniera irreprensibile, la giustizia della legge (cfr Fil 3,6). Ma, la conversione a Cristo lo portò a ribaltare la sua visione, a tal punto che, nella lettera ai Galati (2,16) afferma: “ abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge”.
La sua comprensione della giustizia cambia radicalmente, perché, ora, pone al primo posto la fede e non più la legge. Non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo, che con la sua morte e risurrezione porta la salvezza con la misericordia che giustifica.
La giustizia di Dio diventa ora la liberazione di quanti sono oppressi dalla schiavitù del peccato e di tutte le sue conseguenze.
La giustizia di Dio è il suo perdono ( cfr Sal 51,11-16).
Lo stesso popolo ebreo ha conosciuto la misericordia come attributo di Dio. E questa rivelazione permane nella storia per indicare l’inizio di una ricchezza incommensurabile offerta a tutta l’umanità.
Lo stesso musulmano prega quotidianamente il Creatore riconoscendolo come “misericordioso” e “clemente”.
Tutti coloro che compongono la Chiesa perché “battezzati”, dal momento che formano in Cristo un “solo Corpo” , dovrebbero imparare a riscoprire l’essenza del Vangelo che è “la misericordia”.
E’ la misericordia, infatti, che permette ai discepoli di Cristo di essere riconosciuti nel mondo, dal momento che hanno acquisito in sé lo stile di vita del Signore Gesù.
Ogni cristiano è chiamato dallo Spirito Santo ad introdurre nel grande mistero della misericordia di Dio, ogni essere umano; ad essere testimone veritiero della misericordia, professandola e vivendola come il centro della rivelazione di Gesù. E’ dal cuore della Trinità, infatti, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, che sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia, verso ogni creatura.
Questa “fonte di misericordia” che è Dio Uno e Trino, non potrà mai esaurirsi, per quanti siano quelli che vi si accostano. Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno potrà accedere ad essa, perché la misericordia di Dio è senza fine. Tanto è grande la profondità del mistero che racchiude, tanto è inesauribile la ricchezza che da essa proviene.
S. Agostino afferma che “ E’ più facile che Dio trattenga l’ira, più che la sua misericordia”. Ed è proprio così: l’ira di Dio dura un istante, mentre la sua misericordia dura in eterno.
Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio. Sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della Legge. La giustizia da sola non basta e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono.
Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, ma al contrario. Chi sbagli dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono.
Dio non rifiuta la giustizia, ma la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia.
Non bisogna cadere nello stesso errore che Paolo rimproverava ai Giudei suoi contemporanei : “ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. Ora, il termine della Legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede” ( Rm 10,3-4).
Questa giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti come grazia in forza della morte e risurrezione di Gesù Cristo. La croce di Cristo è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell’amore e della vita nuova.
Limitarsi a ripetere gli insegnamenti del passato, usarli come metro di giudizio per l’oggi è come parlare una lingua morta e magari lamentarsi perché non si viene capiti. Lo stesso vale per le forme e i modi di vita che da questi insegnamenti sono scaturiti nella storia della Chiesa Cattolica. Si tratta di far risplendere, con le parole ed esistenze plasmate dal Vangelo, ciò che è essenziale e irrinunciabile, che risponde alle attese e alle grandi domande umane, interpretando angosce e speranze delle persone.

 



Giovedì 22 Ottobre,2015 Ore: 18:03
 
 
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