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www.ildialogo.org Qual è il significato del termine “CHIESA”?,di Perin Nadir Giuseppe

Giubileo della Misericodia (2)
Qual è il significato del termine “CHIESA”?

di Perin Nadir Giuseppe

Qual è il significato del termine “CHIESA” 1?
La rivoluzione del “vangelo della misericordia”, incarnata nel comportamento di Gesù e manifestata dalle sue parole e dai suoi gesti, avrebbe dovuto continuare, allo stesso modo, nel comportamento degli Apostoli e dei loro successori e rendersi visibile in tutto il mondo, uscendo dalle mura della città di Gerusalemme e dalle contrade della Palestina, per affrontare costi quel che costi, le grandi strade dell’ Impero Romano.
Ma, è stato proprio attraversando le strade dell’Impero Romano che la Comunità cristiana, nata dagli Apostoli, si mostrò, in seguito - nel comportamento di molti suoi membri, specialmente di quelli appartenenti alla categoria “privilegiata” dei chierici, più interessati al potere, al denaro, al possesso di beni terreni, allo sfarzo…al lusso.. più interessati alla carriera, al prestigio personale, che a mettersi al servizio del “Popolo di Dio”.
Così in molti dei suoi aspetti organizzativi-strutturali, la Chiesa-istituzionale si mostrò più vicina ai “palazzi” di Erode che alla “Grotta” di Betlemme, dove nacque Gesù.
Il volto della Comunità ecclesiale di oggi è molto diverso da quello della prima comunità apostolica di Gerusalemme, non tanto nella sua struttura essenziale, ma in quella giuridico-organizzativa.
STRUTTURA ESSENZIALE DELLA CHIESA
La struttura essenziale della Comunità cristiana è rimasta la stessa perché tale comunità è formata da “tutti coloro che hanno ricevuto il battesimo.
Pietro, nel suo discorso rivolto agli uomini di Giudea e a tutti gli abitanti di Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, disse : “Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro” ( At 2, 38-39).
Ogni persona che riceve il battesimo viene incorporata a Cristo, diventa “figlio/a adottivo/a di Dio”, ed entra a far parte del Popolo di Dio, cioè di quella comunità di fede, di speranza e di amore, chiamata “Chiesa”.
La vita dell’uomo sulla terra potrebbe essere paragonata ad un grande libro, le cui pagine sono formate dai giorni di vita, sulle quali noi, assieme a Dio, come matite nelle sue mani, scriviamo la nostra storia.
Non si tratta di una storia qualunque, ma della “storia della nostra salvezza”, nella quale sono coinvolte le tre Persone della SS Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Il Padre, perché ha “predestinato l’essere umano (uomo e donna), fin dall’eternità, ad essere suo figlio adottivo, santo ed immacolato di fronte a lui nella carità; l’ha riunito nel suo Figlio (Gesù Cristo),come unico capo, di tutte le cose di cui è formato il creato : quelle del cielo e quelle della terra", sotto la guida dello Spirito Santo. Il cui compito è quello di “edificare nel tempo della storia, il corpo di Cristo, cioè la Chiesa, affinché tutti possano arrivare all’unità della fede ed alla conoscenza del Figlio di Dio, Gesù Cristo…
Il Figlio, perché con la sua incarnazione, Dio ha voluto “porre la sua tenda in mezzo a noi” per essere lungo la “strada” della vita, verso l’eternità, il compagno di viaggio di quest’uomo peccatore, ma redento, condividendone, eccetto che per il peccato, tutte le sofferenze, la fatica, l’abbandono, l’umiliazione, l’esclusione.
Lo Spirito Santo, perché grazie a Lui noi formiamo “un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siamo stati chiamati, quella della nostra vocazione”, come uno solo è Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti”.
Lo Spirito santo ha dato a ciascuno di noi la grazia, secondo la misura del dono di Cristo” ( Ef 4,1-13), distribuendo nella chiesa“…diversi carismi, ministeri e attività. Ma, uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
Questo significa che a ciascuno è stata data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene. A uno, infatti, viene dato il linguaggio di sapienza; ad un altro, invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; ad uno la fede; ad un altro, il dono delle guarigioni; ad uno il potere dei miracoli; ad un altro il dono della profezia; ad un altro il dono di discernere gli spiriti; ad un altro la varietà delle lingue; ad un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le compie l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole” (1Cor 12,4-11).
E’ lo Spirito, infatti “…che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri2, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo . Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella astuzia che tende a trarre nell’errore. Ma, al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione d’ogni giuntura secondo l’energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef 4, 11-16).
L’incorporazione a Cristo fa sì che ogni cristiano partecipi ontologicamente e in maniera funzionale all’ ufficio sacerdotale, profetico e regale di Gesù Cristo, che ha con la Chiesa una relazione sponsale.
Tutto, infatti Egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose” ( Ef 1,23). Tutto è stato assoggettato al dominio di Cristo ( cfr. Sal 8,7; 1Cor 15,26 s; Ebr. 2,8 s.), ma questi esercita una funzione tutta particolare di capo nell’ambito della Chiesa, la quale è il Corpo mistico di Lui, la sua pienezza ( pleroma) 3.
Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e dò compimento nella mia carne a ciò che manca ai compimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”( Col 1,24).
Come si può constatare, leggendo il Vangelo e gli altri testi che formano il Nuovo Testamento, la fondazione della chiesa è essenzialmente un processo storico perché si presenta come un continuo divenire all'interno della storia della rivelazione.
E’ stata prefigurata sin dal principio del mondo e mirabilmente preparata nella storia del popolo d'Israele. E’ stata istituita "negli ultimi tempi" e manifestata con l’effusione dello Spirito Santo, nella Pentecoste ed avrà glorioso compimento alla fine dei secoli".
Essa abbraccia due dimensioni che pur essendo tra loro diverse sono però inseparabili (LG 8) 4 : il tempo e l’eternità.
Si può dire che la chiesa non è il risultato di una sola azione di Gesù, ma presuppone l'insieme della sua opera salvifica, di tutta la sua vita, la sua morte e risurrezione, come pure la missione dello Spirito Santo.
Anche se è possibile riconoscere nell'agire di Gesù, prima dell’evento pasquale, alcuni elementi preparatori della Chiesa, tuttavia, molti elementi fondamentali si manifestarono, nella loro pienezza, solo dopo la Pasqua.
Non esiste, infatti, chiesa nel senso pieno e teologico del termine se non dopo la Pasqua, sotto forma di una comunità composta da giudei e pagani nello Spirito Santo (Rm 8,24) che incorpora gli esseri umani al corpo di Cristo, mediante la fede e il battesimo5, li anima e li rafforza, alimentandoli con la Parola di Dio, sostenendoli con l’Eucaristia e li conduce al pieno compimento della loro vocazione.
La chiesa terrena indica “il luogo di riunione del popolo escatologico di Dio” e costituisce "il germe e l'inizio, in terra, del regno di Dio e del Cristo" (LG,5).
In questo tragitto terreno, è lo Spirito Santo che la guida, sostenendola con la forza del Vangelo, rinnovandola per mezzo dei sacramenti, fino alla perfetta unione con lo sposo" (LG,4).
Come realtà storica, la Chiesa è esposta all’ambiguità di tutta la storia umana e si trova ad essere una comunità che non è, ancora, come Dio l’ha voluta e desiderata.
Infatti, nella sua dimensione umana, è composta da esseri che, benché membri del corpo di Cristo, sono ancora soggetti alle condizioni di questo mondo; è esposta al cambiamento che può significare sia uno sviluppo ed una crescita in positivo, sia la possibilità negativa del declino e della distorsione; è esposta ai condizionamenti personali, culturali e storici, che possono promuovere sia un maggior discernimento ed una pluralità delle espressioni della fede e sia tendenze relativizzanti o assolutizzazioni di prospettive particolari; è esposta alla libertà dello Spirito di usare del suo potere per illuminare i cuori e rinsaldare le coscienze; ma, è anche esposta al potere del peccato.
La chiesa, anche se il Signore è continuamente presente in lei (Ap 21, 3.22) e le sta davanti per portarla nello Spirito Santo verso la presenza definitiva di Dio " tutto in tutti" (1 Cor 15,28; Col 3,11), è composta da uomini peccatori.
Per questo ha bisogno di convertirsi, di purificarsi continuamente e di chiedere al suo Signore i doni spirituali necessari per compiere la sua missione nel mondo. Essa è, simultaneamente, il sacramento efficace dell'unione con Dio e dell'unità del genere umano, mentre deve, senza posa, implorare e prima di tutto per i suoi membri, la misericordia di Dio e l'unità dei suoi figli.
Ma è proprio per mezzo della sua Chiesa che Cristo ammaestra, governa e santifica.
Non parlo ancora di Chiesa-istituzionale, ma della Chiesa formata da tutti coloro che sono stati battezzati. Questa è la Chiesa, la grande famiglia dei “figli di Dio”, fondata sulla koinonia, cioè la comunione in cui regna la diversità nell’unità e l’unità nella diversità.
Dio, infatti, attraverso lo Spirito Santo, concede a tutti i fedeli battezzati, in vista del bene comune, dei doni diversi e complementari, da utilizzare come servizio alla comunità e al mondo (1Cor 12,7; 2Cor 9,13), affinché nessuno, in rapporto alla salvezza, si consideri autosufficiente.
I discepoli del Signore sono chiamati ad essere una cosa sola, ma nella ricchezza delle loro diversità, cioè a vivere in piena unità, ma rispettosi delle diversità sia delle persone che dei gruppi che formano la comunità.
Quest’ampia diversità delle forme di vita e della testimonianza cristiana nasce anche dalla diversità dei contesti storici e culturali, nei quali il popolo di Dio si è trovato e viene a trovarsi lungo il cammino della sua storia.
La Chiesa, infatti, è chiamata ad incarnare il Vangelo in modo autentico in ogni luogo e a proclamare la fede usando la lingua, le immagini e i simboli appropriati al tempo specifico e al contesto dei suoi ascoltatori.
Per questo, nella Chiesa, l’autentica diversità nella vita di comunione non deve mai essere soffocata; né l’autentica unità deve essere abbandonata a favore di una diversità illegittima.
Quest’aspetto della Chiesa universale dovrebbe trasparire anche in ciascuna Chiesa locale che deve essere il luogo in cui vengono garantite simultaneamente la salvaguardia dell’unità, attraverso la fede comune in Cristo, espressa nella proclamazione della Parola, nella celebrazione dei Sacramenti e il prosperare di una legittima diversità, in una vita di servizio e di testimonianza.
Esistono, tuttavia, dei limiti, all’interno dei quali la diversità costituisce un arricchimento e oltre i quali essa è distruttiva del dono dell’unità. Allo stesso modo, l’unità quando viene identificata con “l’uniformità” diventa distruttiva dell’autentica diversità.
Il ministero pastorale, infatti, che è uno dei tanti carismi donati alla chiesa, diventa un servizio dell’unità e un sostegno della diversità, perché deve aiutare coloro che hanno doni diversi a sentirsi reciprocamente responsabili l’uno verso l’altro all’interno della comunione 6.
Pertanto, la Chiesa, come “famiglia dei figli di Dio”, “popolo di Dio”, continua la stessa opera di Cristo, agendo “in persona Christi” secondo il carisma che ogni battezzato ha ricevuto in dono dallo Spirito Santo.
Da qui, la corresponsabilità di tutti e di ciascuno, in ordine alla missione che la Chiesa è chiamata a svolgere nel mondo, in nome e per autorità del Suo Fondatore: Gesù Cristo.
Come Popolo di Dio, la Chiesa diventa per gli altri popoli della terra un sacramento di salvezza, cioè “ un segno ed uno strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, n.1 e 9).
Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di Lui, che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. ( 1Pt 2,9-10).
Quest’aspetto storico della Chiesa come “soggetto in divenire” è sottolineato dalla categoria di "popolo di Dio, la cui caratteristica fondamentalmente è quella di vivere la memoria e insieme l'attesa di Gesù Cristo, apprendendo mediante la fede ciò che gli altri popoli non sanno, né potranno mai sapere sul significato dell'esistenza e della storia degli uomini.
Tale missione provoca un'azione specifica, che è insieme critica, stimolatrice e realizzatrice del comportamento degli uomini, nel cuore dei quali ognuno gioca la propria salvezza. Ma, se la memoria e l’attesa esprimono da un lato “identità”, dall'altro, invece, esprimono "incompiutezza" e "relatività".
L’identità è data dal fatto che il riferimento del popolo di Dio a Gesù Cristo, mediante lo Spirito, non fa di tale popolo una "realtà altra”, cioè indipendente e diversa, ma semplicemente una realtà che viene riempita dalla “memoria” e dall'attesa" che la uniscono a Gesù Cristo da cui dipende totalmente e lo preserva, in qualsiasi circostanza, dalla dispersione e dall’anonimato.
La chiesa, infatti, come comunità dei battezzati, non ha un progetto proprio da far valere, da imporre o da proporre al mondo, ma può solo proclamare e comunicare la "memoria nell'attesa di Gesù Cristo" nel quale consiste la sua vita, senza mai indulgere a forme d’arroganza o a senso di superiorità. Ciò che essa propone non è ciò che le appartiene in proprio, quanto piuttosto ciò che ha ricevuto da Dio.
La relatività e l’incompiutezza è data, invece, dal fatto che il nuovo popolo di Dio rimane sempre in cammino ed in una situazione che qui sulla terra non sarà mai compiuta, sia che si tratti dei suoi membri presi singolarmente o dell'insieme che essi costituiscono.
Infatti, la costituzione della chiesa ha una sua evoluzione dinamica, nella quale il cristiano può scoprire il disegno salvifico del Padre e l'azione redentrice del Figlio che vengono comunicati all'uomo mediante lo Spirito Santo (LG, 2-5).
Mentre la Chiesa è pellegrina su questa terra, le sorgenti che la vivificano e la rinnovano in continuità, sono "lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio, dove la sua vita è nascosta con Cristo in Dio, fino a quando comparirà, con il suo sposo, rivestita di gloria (Col 3, 1-4; LG, 6).
Tuttavia, la chiesa non deve essere intesa come un semplice conglomerato d’individui legati direttamente a Cristo, ma come “corpo di Cristo”, “popolo di Dio” organizzato, “comunità messianica” strutturata e animata dallo Spirito Santo (At 2,17).
“Il contesto di vita”, nel quale Dio realizza la salvezza dell’uomo. In questa comunità, Cristo, il Figlio unigenito del Padre e nostro fratello maggiore, cammina davanti a noi, come fa il pastore con il suo gregge e ci guida mediante lo Spirito Santo, lungo la strada della vita, verso l’eternità.
L’espressione di Chiesa come “ Popolo di Dio”, viene usata :
-da Pietro : “Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora, invece, avete ottenuto misericordia ( 1Pt 2,10);
-da Paolo :”Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo, infatti, il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo…”( 2Cor 6,16);
-da Giovanni : Udii, allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: “ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il “Dio-con-loro”(Apocal.21,3).
E, come è stato specificato nelle pagine precedenti, lo Spirito Santo, in questa Chiesa –“ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero , al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arrivino tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, con una crescita che tende alla pienezza di Cristo ( Ef 4, 11-13).
Agli Apostoli, Gesù ha affidato la missione di “ andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16,5), facendo discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi per sempre” ( Mt 28,19).
La misericordia, di conseguenza, prende forma in questa comunità, chiamata Chiesa, ogniqualvolta il battezzato, attraverso le parole e le azioni, rende visibile, nella quotidianità della vita, l’amore del Padre verso l’uomo, vivente nel mondo.
 
NOTE
1 - In questo scritto, il termine “Chiesa” quando non è seguito da nessun aggettivo qualificativo, indica l’intera Comunità formata da tutti coloro che hanno ricevuto il sacramento del battesimo; indica l’intero “Popolo di Dio” che è una comunità di fede, di speranza e di amore. Quando invece il termine Chiesa indica coloro che oltre al Battesimo, hanno ricevuto anche il Sacramento dell’Ordine nei tre gradi del diaconato, presbiterato ed episcopato ( con a capo il Papa), viene specificata come “chiesa-istituzionale”, cioè la Chiesa dei chierici che sono stati scelti da Dio quali “pastori” del “gregge” sul quale esercitano la “potestas regendi, docendi et santificandi”.
2- L’istituzione dei tre ministeri specializzati (apostoli, profeti, maestri) spiega lo straordinario irradiamento della comunità cristiana d’Antiochia durante il primo secolo. Ma, non tutte le chiese locali erano organizzate sulla falsariga di tale modello. Gli scritti dell’epoca attestano, in altre comunità, altri tipi di ministeri. Infatti, a Gerusalemme, dopo la persecuzione degli Ellenisti (At 6,7) la comunità cristiana era formata essenzialmente da ebrei che si erano organizzati secondo il modulo tradizionale delle comunità giudee, ponendo come capi della comunità un gruppo di presbiteri (anziani) presieduto da Giacomo, “il fratello del Signore”. Questi presbiteri dirigevano la comunità sia a livello spirituale con lo studio della legge e con gli indirizzi pastorali e morali (At 15), sia a livello organizzativo, con l’amministrazione della cassa della comunità (At 11, 20-30; Gal 2,10).
Poco distante da Tessalonica, invece, la chiesa di Filippi di Macedonia sembrava diretta da vescovi e diaconi (Fil 1,1). Così all’epoca apostolica, mentre la chiesa conosce una straordinaria espansione missionaria, voluta ed organizzata, le comunità cristiane che sorgono un po’ dovunque, si strutturano secondo le proprie tradizioni locali e culturali.
3- Il termine greco “pleroma” si trova 12 volte in S. Paolo e per metà nelle lettere della prigionia ( Ef 1,10.23;3,19; 4,13; Col 1,19; 2,9 s. ) e per lo più in tema cristologico. La pienezza di Cristo si riflette nella Chiesa. In Colossesi, la “pienezza” indica la divinità che abita in Cristo, per cui di questa divinità sono “riempiti” anche i fedeli uniti a Lui. Cristo riempie di sé e con i suoi doni tutti i membri della Chiesa, sotto ogni aspetto.
4- “Per un’analogia che non è senza valore, la chiesa è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura umana assunta dalla seconda Persona della SS Trinità (il Verbo di Dio), serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza ed è a Lui indissolubilmente unita, così, in modo non dissimile, l’organismo sociale della chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo” (Ef 4,16).
5 -Con il sacramento del battesimo, infatti, Dio purifica l’uomo dalla colpa originale, gli dona la sua vita di grazia, lo adotta come figlio. L’uomo diventa così fratello di Gesù Cristo, membro della Chiesa ed erede del Regno. Ogni battezzato viene “rivestito di Cristo”( Gal 3,27), entra nella koinonia del corpo di Cristo (1 Cor 12,13), riceve lo Spirito Santo che è il privilegio dei figli adottivi di Dio (Rm 8,15 ss) e gode in anticipo di quella partecipazione alla vita divina che Dio promette e persegue per tutta l’umanità (2Pt 1,4).
6- Cfr. Il Regno-Documenti 9/1999, p. 322



Venerdì 11 Settembre,2015 Ore: 21:24
 
 
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