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www.ildialogo.org Anno Santo 2015-2016: Varcare la soglia della “Porta Santa”,Di Perin Nadir Giuseppe

Anno Santo 2015-2016: Varcare la soglia della “Porta Santa”

Di Perin Nadir Giuseppe

L’8 dicembre 2015, con l’inizio dell’anno Giubilare “della Misericordia”, il Papa aprirà la “porta santa” nella Basilica di S. Pietro e nella III Domenica di Avvento si apriranno “le porte sante” nelle altre basiliche cattedrale Papali in Roma e nelle Cattedrali delle diocesi di tutto il mondo…

Entrando in Chiesa da quelle “porte sante”, il cristiano potrà lucrare l’indulgenza plenaria, a condizione che osservi le “norme” stabilite dal Codice di Diritto Canonico (can 992 al can 997) o le norme contenute nelle leggi speciali della Chiesa per quanto concerne la concessione e l’uso delle indulgenze.
Di solito la porta serve a mettere in comunicazione tra loro “due spazi”, abitati da persone che si conoscono o desiderano incontrarsi o per lo meno che hanno “qualcosa” in comune.
Non si entra mai in casa di un “estraneo” o di qualcuno con il quale non abbiamo “niente da spartire”.
Varcando “la porta santa” noi entriamo in uno spazio “sacro” chiamato “Chiesa”: luogo dove i cristiani si riuniscono per pregare, ascoltare la Parola di Dio, celebrare i Sacramenti, in modo particolare l’Eucaristia e il sacramento della Riconciliazione. “Azioni” che magari abbiamo compiuto molte volte! Ma con quale “mentalità” ?
Quella di “compiere un semplice rito” o un “atto esteriore” ?
Oppure con il desiderio di incontrare “Qualcuno” che ci sta aspettando, magari da tempo, per farmi capire che mi ama “follemente” e vuole condividere con me la sua vita, rendermi felice, “avvolgendomi” con la sua misericordia che consola, che perdona, che salva e dona speranza ?
Varcare la soglia della porta santa” nell’anno Giubilare, deve significare che mi prendo l’impegno di “cambiare vita e mentalità”, cioè di “convertirmi”. Che ho deciso, finalmente, di “spalancare la porta del mio cuore, a Gesù di Nazareth - il Verbo che si è fatto carne - affinché sia LUI a “ varcare la porta di casa mia” e stabilire la sua dimora presso di me, insieme con il Padre e lo Spirito Santo.
Il Verbo di Dio ( la Parola di Dio) [=realtà trascendente) si fece carne [si è reso visibile, assumendo la nostra natura umana [=realtà immanente] in tutta la sua debolezza, eccetto che per il peccato) e venne ad abitare in mezzo a noi”, varcando la porta dell’eternità, perché Dio ha voluto “esprimersi” in un linguaggio umano.
l’Incarnazione è l’avvenimento attraverso il quale la Parola divina diventa parola umana.
Gesù di Nazareth è colui che è venuto tra noi per tradurre in parole umane quello che EGLI è, fin dall’eternità, come Parola divina.
Dio – in quanto eterno e libero, non aveva e non ha alcun destino –ma incarnandosi ha voluto entrare nel finito contingente, nella storia umana, e “prendere su di sé il destino” dell’essere umano che vive nel tempo.
La scelta di Dio è stata una scelta di amore e di libertà assoluta che nessun spirito umano potrà mai comprendere. Ci si può solo lasciare sorprendere, come Paolo sulla via di Damasco, fulminato dalla percezione che Dio è libero e non deve chiedere a nessuno il permesso di amare, né possono essere imposti dei limiti alla sua “follia” di amante.
Paolo come tanti altri, si arrese a questa sconvolgente avventura di Dio.
Ma, anche se l’amore non riesce a spiegare il mistero alla ragione, tuttavia l’amore ha la capacità di scuotere il cuore e di introdurlo nei misteri di Dio, rendendoli più vicini all’uomo, anche se non ci aiuta a capirli. Del resto anche nella vita umana, nessuna delle grandi realtà è scaturita dal puro pensiero, ma tutte provengono dal cuore e dall’amore che ha il proprio perché e il proprio fine.
Tuttavia, l’amore richiede all’uomo di avere nei suoi confronti una certa disposizione ad accoglierlo, soprattutto se è l’amore di Dio che - con profondità e potenza - entra nella storia dell’uomo : chi può immaginare di che cosa sarà capace ? Dio ama l’uomo al di là di ogni previsione, fino ad inviare sulla terra, il suo stesso Figlio: Gesù di Nazareth perché nel Figlio suo, potessimo vedere il vero volto del Padre.
Ed è in Gesù, con Gesù e per Gesù che ognuno di noi ha la possibilità di incontrare il Padre, ogni volta che “varca la porta di una Chiesa”, oppure dove sono due o tre si riuniscono nel nome del Signore Gesù, perché anche in questo caso Gesù è in mezzo a loro.
Infatti, la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare all’essere umano il mistero dell’amore divino, nella sua pienezza : “DIO E’ AMORE” ( 1Gv 4,8.16) e questo AMORE è stato reso visibile e tangibile da Gesù, in tutta la sua vita.
La sua persona non è altro che amore che si dona gratuitamente; le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile; i segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. In Lui, tutto parla di misericordia e nulla in Lui è privo di compassione e di tenerezza.
Per questo, Papa Francesco inizia la “Misericordiae Vultus”, con un’affermazione che per me è sempre stata “la chiave” che mi ha aiutato a conoscere, a comprendere “ il vero volto di Dio”, descritto nella Sacra Scrittura che ogni giorno leggo, studio e medito.
Papa Francesco afferma che Gesù è “il volto della misericordia” del Padre, perché con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio.
Chi, infatti, poteva rivelare “il vero volto di Dio” , dal momento che “Dio, nessuno lo ha mai visto”? Se non l’unico Figlio che è Dio ed è in seno al Padre ? E’ lui che lo ha rivelato” ( Gv.1,18).
Solo Gesù è il rivelatore-narratore di Dio. Egli in qualità di Figlio inviato da Dio-Padre, “non fa niente da sé”(Gv 5,19); “non fa nient’altro se non quello che vede fare al Padre” (Gv 5,19); “compie le opere che il Padre gli ha dato da compiere” (Gv 5,36); “proferisce le parole di Dio che lo ha mandato” ( Gv 3,34); “non parla da sé, ma il Padre che lo ha mandato, egli stesso gli ha ordinato che cosa deve dire ed annunziare” ( Gv 12,40-40).
Gesù dipende in tutto da Dio e, in tutto, obbedisce a Dio.
“Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” ( Mt 11,27).
Per questo, a Filippo che gli chiedeva: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”, Gesù rispose : “ Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre”….Credetemi, io sono nel Padre e il Padre è in me…” (Gv14,8-11).
Ecco perché Gesù è “il volto della misericordia” del Padre. Questo significa che la “misericordia” è la parola chiave che ci rivela il mistero della Trinità. In altri termini “la misericordia” è l’atto con il quale Dio-Amore ( UNO nella natura) ci viene incontro nella trinità delle Persone ( Padre-Figlio-Spirito Santo) che sono uguali e distinte.
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Lo Spirito Santo che il Padre vi manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” ( Gv14,25). Non vi lascerò orfani: verrò da voi” ( Gv 14,15-18).
“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me, sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”(GV.14,21).
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni e gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35).
“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 14, 23-24).
Come la misericordia di Dio nei confronti dell’essere umano non è un sentimento passeggero, ma costituisce la stessa “essenza di Dio” e per questo viene proclamata “ eterna”, così la mia volontà di tenere aperta la porta del mio cuore e della mia vita a LUI che vuole prendere dimora presso di me (“ io sto alla porta e busso”) deve rappresentare la “rotta” costante della mia vita e non un momento transitorio, legato a circostanze particolari, come può essere un Giubileo che, anche se straordinario, dura solo un anno. L’anno del Giubileo deve essere “ la scintilla” che riaccende in noi l’amore di figli verso il Padre per diventare noi stessi segno efficace del suo agire.
La misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Il perdono delle offese, diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso ed è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore.
Lasciare cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici.
Lo stesso Gesù di Nazareth che è il Figlio Unigenito di Dio, ha posto la misericordia come “ideale di vita” e come criterio di credibilità per la nostra fede: “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” ( Mt5,7). Infatti, “se voi perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli, perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” ( Mt 6,14-15).
Allora “varcare la porta santa” di una Chiesa significa, ogni volta, incontrarsi con il Padre, mettersi in ascolto della sua Parola, accettare l’invito di “mettersi a tavola con LUI” per “mangiare il cibo che Lui ci ha preparato”, proprio come dice il canto di comunione : “ Vieni fratello, il Padre ti chiama, vieni alla cena c’è un posto anche per te. Il pane è Cristo, il vino è il Sangue suo…uniti offriamo, questa vittima d’amor”.
Tutto questo ci permette di conoscere Dio, fare esperienza di Lui. Ma chi ci darà la forza, una volta usciti dalla Chiesa, di agire in conformità a quanto “conosciuto”, affinchè la nostra testimonianza sia coerente e credibile ? E’ Gesù. Io sono “la via, la verità e la vita”… e “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” ( Gv 14, 6).
La rivelazione di Dio portata dall’Unigenito Figlio, Gesù Cristo è assoluta ed unica: il Padre non è accessibile che al Figlio e nel Figlio. Soltanto in Gesù, Dio Padre, da trascendente si fa vicino, da invisibile si rende visibile, da misterioso ed inaccessibile diventa conoscibile ed accessibile all’uomo.
Gesù è il “Dio rivelato”, cioè la rivelazione personale di Dio. Gesù è l’icona del Dio invisibile ( Col 1,15) è l’immagine di Dio, nel senso forte del termine, cioè Dio è visto quando gli uomini vedono Gesù. Dio è ascoltato, quando gli uomini ascoltano Gesù. Dio è incontrato e conosciuto, quando gli uomini incontrano e conoscono Gesù.
Dio e Gesù sono inseparabili nella loro verità.
Le parole di Gesù sono le parole del Padre ( Gv 14,24 e 12, 49-50). Le opere di Gesù, sono le opere del Padre ( Gv 14,10), perché il Figlio da sé non può fare nulla ( Gv 5,21). I discepoli-credenti sono di Gesù che li ha chiamati “i suoi”, eppure è il Padre che glieli ha donati (Gv 11,41.42).
Gesù è veramente “ il Figlio di Dio” e in quanto tale ha lo stesso comportamento del Padre.
Ecco perché al §1 della Bolla “Misericordiae vultus” viene messo in risalto che “Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio”.
Infatti, Gesù, in quanto “Figlio di Dio” ha sempre tenuto nei confronti dell’essere umano lo stesso comportamento di Amore-Misericordia del Padre , perché il mondo sappia che io amo il Padre e come il Padre mi ha comandato, così io agisco” ( Gv 14,31).
Ma, se io CREDO in Gesù - dice il vangelo - anch’io ho la possibilità di diventare “figlio di Dio”.
Figli di Dio non si nasce, ma lo possiamo diventare se il nostro comportamento verso chi ci è prossimo rispecchierà lo stesso comportamento di amore e di misericordia del Padre, come lo è stato il comportamento di Gesù.
Infatti, Giovanni nel prologo del suo Vangelo afferma che : “ il Verbo si fatto “carne” ed è venuto ad abitare in mezzo a noi che abbiamo contemplato la sua gloria come dell’unico Figlio che viene dal Padre… E’ vero che venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto… ma a quanti lo hanno accoltoa quelli che credono nel suo nome, ha dato il potere di diventare figli di Dio…i quali, non da sangue, né da volere di carne, né da volere d’uomo, ma da Dio sono stati generati…” ( Gv 1, 12-14.
Varcare la porta santa” durante l’anno giubilare, come varcare la porta di qualsiasi Chiesa, finito il Giubileo, non deve essere “un entrare indifferente” in uno spazio sacro - la chiesa - dove la comunità dei credenti si raduna per celebrare i sacramenti, ma sia, invece, un “incontro emozionante”, nella FEDE, con Gesù di Nazareth, lasciandoci avvolgere ed accarezzare dalla misericordia di Dio-Padre.
In quel luogo noi ascoltiamo la sua parola, celebriamo l’Eucaristia, assieme ai fratelli nella fede, ma una volta usciti dalla chiesa e tornati alle nostre case, dobbiamo essere - nella nostra piccola o grande comunità parrocchiale - capaci di portare una parola e un gesto di consolazione ai poveri, di annunciare la liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna, di restituire la vista a chi non riesce più a vedere perché curvo su se stesso e la dignità a quanti ne sono stati privati, a somiglianza di Gesù, figlio di Dio, perché anche noi siamo figli di Dio, dal momento che abbiamo creduto nel suo nome, ben consapevoli che “la fede senza le opere in se stessa è morta”( Gc 2,17).



Mercoledì 09 Settembre,2015 Ore: 10:57
 
 
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