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www.ildialogo.org Lettera da Lira pasqua 2018,di p. Giuseppe Franzelli

Lettera da Lira pasqua 2018

di p. Giuseppe Franzelli

Carissimi, Lira, Pasqua 2018
Buona Pasqua!!! Quest’anno, Pasqua ricorre il 1 Aprile, giorno in cui da noi si usa fare scherzi, facendo credere a qualcuno una notizia assolutamente inventata, per poi riderci sopra. Ma Pasqua non è uno scherzo, una presa in giro. La notizia umanamente incredibile che Cristo, crocifisso e sepolto, è risorto il terzo giorno non è un pesce d’Aprile. È vero. È un fatto, che ha cambiato radicalmente la storia del mondo e la storia della mia vita, della vita di ognuno di noi.
È la prova che la vita ha sconfitto la morte, il bene ha vinto il male. Lo sappiamo e lo crediamo. Mentre vi auguro che la gioia e la vita nuova di Pasqua inondino il vostro cuore e le vostre famiglie, non vi nascondo però che lo faccio in un momento in cui intorno a me sembra che sia vero il contrario, che a vincere siano la morte e il male.
Due giorni fa, qui a Lira, è stato arrestato un uomo, accusato di vari furti nel corso dei quali ha ucciso due persone. Chiuso in prigione e ammanettato, ieri mattina è fuggito. La notizia si è presto diffusa, e subito le radio locali sono state tempestate di telefonate di gente indignata che accusava di complicità e corruzione la polizia. Qualcuno nel frattempo ha visto il ladro in città, mentre tentava di far perdere le sue tracce. In poco tempo centinaia di persone da ogni quartiere di Lira si sono messe alla ricerca del fuggitivo. Scoperto, la folla lo ha ammazzato. La polizia ha tentato di portarne il cadavere all’obitorio, ma la gente inferocita glielo ha impedito. Hanno preso il cadavere,lo hanno fatto a pezzi, messo in un sacco e gettato fra le immondizie, versandovi sopra benzina e dandogli fuoco. Ora, come vedere Pasqua, il trionfo della vita in tutto questo?
Non è certo la prima volta che un ladro o un assassino viene linciato a furor di popolo, se la polizia non interviene in tempo. Purtroppo la gente è convinta di “aver fatto giustizia”, dato che le autorità spesso rilasciano i colpevoli dietro un lauto compenso. So anche che molti in Europa tendono a usare episodi come questo per rafforzare i loro pregiudizi negativi sugli africani. A chi fosse tentato di farlo, posso semplicemente ricordare le camere a gas, i forni crematori, le atrocità e torture che hanno segnato la nostra storia più o meno recente. Ma perché mai vi racconto allora questo fatto increscioso?
Proprio perché è Pasqua. Quando ci viene ricordato che un’altra folla, aizzata dai propri capi, ha chiesto a gran voce a Pilato la liberazione di un criminale, Barabba, e la crocifissione di un innocente, Gesù, insultato e schernito fino sul Calvario dove è morto in croce per noi. Tre anni di annuncio del vangelo di amore e pace, seminando speranza, una vita donata: tutto apparentemente finito nel silenzio ed oscurità di un sepolcro. È successo allora, e si ripete continuamente anche oggi.
L’ingiustizia compiuta davanti ai nostri occhi, la corruzione di cui siamo testimoni ogni giorno, la violenza – specialmente quella perpetrata nei confronti di bambini e di persone innnocenti - sembrano la dimostrazione evidente che, aldilà dei pii desideri e sogni di un mondo migliore, la realtà rimane quella che è, il male trionfa... E quindi i nostri piccoli tentativi di far meglio, di cambiare le cose, lo stesso impegno missionario della evangelizzazione possono apparire pateticamente inutili ed illusori. Il male vince.
Di fronte a cristiani che linciano un ladro e bruciano un assassino pensando di “fare giustizia”, di fronte alla corruzione rampante e impunita, all’ingiustizia perpretata da chi ha più soldi o potere politico, alle calunnie usate spudoratamente per distruggere gli avversari, ad un’economia che favorisce i ricchi e rende la maggioranza sempre più povera... è facile che anche chi si impegna a cambiare le cose sia a volte tentato dallo scoraggiamento, dal pensare che il lavoro, i progetti e gli sforzi di tanti anni siano stati invano. Lavori e lavori e... sembra proprio che non cambi nulla.
Anche nei tre mesi dalla mia lettera di Natale non sono mancati momenti ed avvenimenti che sembrano confermare una lettura pessimista della situazione. Ancora una volta, la via crucis ecumenica del venerdì santo attraverso le strade di Lira è stata mutilata... per l’assenza dei nostri fratelli della comunità anglicana. Invitati, hanno risposto di non essere ancora pronti ad unirsi a noi e agli ortodossi. L’anno prossimo, forse. E’ indubbiamente un passo indietro nel faticoso cammino ecumenico che abbiamo cercato di fare insieme per oltre dieci anni! Anche il cammino e programma di rinnovamento per il 50mo della diocesi sembra fare un passo avanti e uno indietro: incontri di sensibilizzazione nelle parrocchie andati a monte, ritardi incredibili nell’organizzazione e la mancanza di fondi, spesso promessi ma non versati, hanno fatto sí che a tutt’oggi non abbiamo ancora iniziato i lavori per l’espansione della cattedrale! E poi tanti altri piccoli episodi, fino al linciaggio di ieri... Mi viene in mente il lamento del profeta Isaia: “Ho lavorato invano... Non mi hanno ascoltato. Ho fallito”.
In realtà non è così. I nostri sono sentimenti umanamente legittimi ma che si fermano ad una lettura superficiale della realtà e della storia. A noi cristiani, guardando all’esperienza di Cristo crocifisso e risorto per amore, viene data attraverso il dono della fede una chiave di lettura diversa per cui scopriamo che la morte non è l’ultima parola del Dio della vita per i suoi figli. No, la storia non è un cerchio chiuso, che gira all’infinito, avvitato su se stesso, senza uno sbocco, una via d’uscita. Lo sbocco, l’esito finale c’è ed è la risurrezione. Che si realizzerà pienamente alla fine dei tempi, ma che è già iniziata e avviene fin d’ora, lentamente, giorno per giorno, dolorosamente, come nel travaglio di un parto, sbocciando nel grido gioioso di una nuova vita. È questo che celebriamo e viviamo con fede nella liturgia del triduo pasquale. È anche ciò che succede nella nostra vita di ogni giorno, ogni volta che in noi o attorno a noi nasce qualcosa di nuovo. Ma bisogna saperlo vedere.
Qualche settimana fa ho avuto la gioia di aprire una nuova parrocchia, Orum, dedicata alla Madonna Regina della Pace. Staccata dalla vasta ed ormai ingestibile parrocchia di Aliwang con oltre 120 cappelle, la nuova comunità comincia il suo cammino. C’è da costruire la chiesa parrocchiale, ma per ora si accontenteranno di riparare la vecchia cappella. Un altro caso: finalmente, dopo anni di tentativi inutili, promesse rimangiate e continui ritardi, le strutture diocesane dell’ex NTC a Ngetta sono state approvate come sede del nuovo Campus dell’Università dei Martiri d’Uganda. Si comincia in agosto, e molti giovani potranno così accedere agli studi universitari senza dover andare a Gulu o a Kampala.
Ma è forse ad Alito che sabato scorso ho avvertito più chiaramente la certezza che una vita nuova è possibile, e comincia qui, fin d’ora. In ottobre avevo inaugurato l’inizio dei corsi pratici di agricoltura per un gruppo di una cinquantina di giovanotti e ragazze dai 18 ai 25 anni che non hanno potuto completare le scuole per mancanza di soldi od altri motivi. Avevo avvertito in loro – bollati come “scarti” e falliti - una timida speranza mista a parecchi dubbi di poter ottenere qualcosa di buono dall’avventura che stavano iniziando. Dopo sei mesi, me li sono ritrovati di fronte sicuri di sè , orgogliosi di quanto hanno appreso e desiderosi di metterlo in pratica, ciascuno nel campo in cui ha scelto di impegnarsi e lavorare: apicoltura, allevamento di polli o di maiali, produzione di ortaggi, e cosi’ via. Sorridenti, di fronte alle autorita’ locali e ai genitori orgogliosi dei loro figli, trasmettevano a tutti un messaggio chiaro e semplice: per noi oggi inizia una vita nuova!
Certo, il messaggio di Pasqua è molto di più e va ben oltre la possibilità di un lavoro o una situazione economica più decente. Ci parla della vita nuova che, per la morte e risurrezione di suo Figlio Gesù, il Padre dona a tutti noi suoi fratelli chiamandoci a condividere la sua stessa vita, la sua santità, il suo amore. Io credo però che, letti in una prospettiva di fede, anche quelli di Alito, Orum e Ngetta siano per me piccoli segni di una novità possibile. Un richiamo alla possibilità ed al dovere per me e per ciascuno di noi di ri-cominciare, ri-sorgere sempre. Credere che una vita nuova è possibile, fare spazio alla forza della risurrezione di Gesù in atto nella nostra vita per farla crescere e diventare sempre più nuova, bella e santa.
È in questo senso che auguro a me stesso e a ciascuno di voi una BUONA, VERA E SANTA PASQUA DI RISURREZIONE, oggi, domani e sempre! Pregate per me.
P. Giuseppe

 



Martedì 10 Aprile,2018 Ore: 16:01
 
 
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