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www.ildialogo.org LA PROFEZIA SOTTO IL TAPPPETO: “LA CHIESA NON PUO ESSERE NEUTRALE DI FRONTE AL MALE”,di Maria Teresa D’Antea

LA PROFEZIA SOTTO IL TAPPPETO: “LA CHIESA NON PUO ESSERE NEUTRALE DI FRONTE AL MALE”

di Maria Teresa D’Antea

L’annuncio di istituire una ricorrenza da dedicare alla pace fu dato da Paolo VI l’8 dicembre del 1967 e il successivo 1 gennaio 1968 fu inaugurata la prima Giornata mondiale della pace. Si cominciavano a mettere in circolazione le nuove idee pastorali maturate nel corso del Concilio Vaticano II, specie quelle che in tema di pace scaturivano dall’enciclica “Pacem in terris” di papa Giovanni XXIII. In quest’enciclica non si menziona mai la parola guerra, ma si parla genericamente di “disordine del mondo”, secondo quel collaudato stile soft tipicamente clericale per il quale sarebbe prudente avere i piedi elegantemente in due staffe: uno nella guerra, mai nominata perché mai apertamente condannata, e l’altro nella pace, vissuta come effluvio di odorati incensi che tutto avvolgono in un mistico fumo. Uno stile non giustificabile sul piano etico, ma certamente comprensibile se si tengono presenti i tempi che correvano. Quelli degli anni ’60 erano i tempi della cosiddetta politica della deterrenza, secondo la quale era politicamente efficace scoraggiare l’avversario mostrando gli arsenali pieni di armi micidiali, come missili e bombe atomiche, in modo che desistesse da ogni proposito di aggressione. Un po’ come fanno i babbuini che mostrano lo scroto ingrandito al massimo per farsi paura l’un l’altro. Erano cioè i tempi dell’opposizione Est-Ovest, del capitalismo contro il comunismo e la Chiesa era molto coinvolta nella politica della Democrazia Cristiana, considerata come la prosecuzione del potere temporale perduto con la fine dello stato pontificio. Era una vecchia Chiesa molto impastata di mondo e con le pagine del vangelo ridotte a quinte di teatro. Ma intanto la parola pace evangelicamente intesa cominciava a farsi strada grazie al Concilio e all’enciclica di papa Roncalli.
Uno dei padri conciliari più attivi sul fronte del rinnovamento era stato il cardinale Giacomo Lercaro, il quale, proprio l’1 gennaio 1968, dalla cattedrale di Bologna pronunciò un’audace omelia per far comprendere di porre fine ai tempi della doppiezza riguardo alla guerra: “giusta” quando la combatte l’Occidente ( leggi America ), “ingiusta” quando la combattono gli atei comunisti. L’omelia, su richiesta di Lercaro, fu scritta dal suo amico e collaboratore Giuseppe Dossetti. Nella prima Giornata mondiale della pace, l’arcivescovo di Bologna rivolgeva un caldo invito alla Chiesa perché prendesse posizione riguardo alla guerra, pur non pronunciando mai la parola-tabù, cioè guerra, secondo quello stile soft che contagiava anche i più progressisti. Il cardinale disse: “ La Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte venga: la sua via non è la neutralità ma la profezia”. E il profeta altro non deve fare che indicare la via giusta secondo la sua coscienza divinamente illuminata, non secondo le astuzie delle convenienze politiche.
Non so se Lercaro volesse provocare Paolo VI che aveva ridimensionato l’affermazione fatta all’ONU “Jamais plus la guerre! Mai più la guerra!” con argomentazioni molto accomodanti sulla guerra “giusta”; oppure, sollecitato dallo spirito del Concilio, volesse intraprendere veramente la via del profeta. Fatto sta dopo qualche tempo fu rimosso dalla sua cattedra. Non solo: la sua omelia diventò un testo proibito e scomparve dalla circolazione, non venne inserita nemmeno nel volume, curato dalla santa sede, che raccoglieva le celebrazioni di quella prima Giornata mondiale della pace. La profezia, secondo una prassi ben collaudata al pari dello stile, fu messa sotto il tappeto, come la sporcizia. C’è voluto un papa come Francesco perché rivedesse la luce, un papa che non ha mai usato doppiezze nel giudizio sulla guerra e quando la sua bocca pronuncia la parola pace si capisce subito che non è la pax romana, quella del più forte, ma la pace ricevuta in eredità da Cristo, che va costruita ogni giorno ascoltando la sua voce. Nell’incontro con gli studenti e il mondo accademico del primo ottobre 2017 Francesco ha citato proprio l’omelia di Lercaro, facendo risuonare, dopo cinquant’anni, le parole che echeggiarono nella cattedrale di Bologna: “La Chiesa non può essere neutrale di fronte al male: la sua via non è la neutralità, ma la profezia”. E la guerra è male assoluto. Dove si può trovare nel mondo un male più grande?
Maria Teresa D’Antea



Giovedì 18 Gennaio,2018 Ore: 22:59
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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