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www.ildialogo.org "Il lavoro: eucarestia laica",Di Mario Mariotti

"Il lavoro: eucarestia laica"

Di Mario Mariotti

Se uno volesse trascorrere gli ultimi anni della propria vita in serenità e tranquillità, dovrebbe fare un'armatura di legno attorno al proprio televisore, riempirla di cemento, prendere il cubo che ne è uscito e farne la base di un ombrellone sotto il quale mettersi in uno sdraio ad ascoltare musica, preferibilmente classica, perché quella dei giorni nostri assomiglia troppo agli ululati di qualche quadrupede vittima di idrofobia, o di smarrimento psichico. Non essendo il sottoscritto tanto lucido e razionale da fare la suddetta scelta, ecco cosa mi succede di vedere e di sentire in questi tempi alla TV, e che non concorre certamente alla serenità e tranquillità del mio animo, perennemente incavolato in modo proporzionale all'avanzare dei segni dei tempi.
Sento in bocca al Papa, pur in assenza del nome preciso, la sostanziale condanna del capitalismo, eco del Manifesto di Carlo Marx, ma, ancora molto prima, della testimonianza delle prime comunità cristiane, degli atei-comunisti del loro tempo. Sento le analisi ed i messaggi del Socialismo in bocca al Papa (è il Vangelo ad essere socialista), li sento come se li stesse scoprendo Lui adesso, ed essi non fossero parte del movimento che li ha ripetuti per un secolo e mezzo. Penso agli effetti tragici della occasione perduta dell'unità fra i compagni ed i cristiani nella lotta al capitalismo; penso all'enorme responsabilità della Chiesa docente, che ha sempre sponsorizzato i ricchi ed i potenti, cioè mammona, a scapito del Vangelo e soprattutto dei poveri.
Prendo atto che lui, il Papa, mentre riconosce finalmente l'importanza fondamentale del lavoro, e ne annuncia la dignità e la sacralità, non ha ancora preso coscienza della malignità dei due cancri, mercato e competizione, che strutturalmente rendono impossibile la fruizione generalizzata del lavoro stesso, diritto umano fondamentale che sta alla base anche dell'unità e della stabilità della famiglia.
Prendo atto che il nome della terapia del cancro, il progetto di un'economia di comunione, si ritrova ad essere ancora il grande assente, e questa assenza continua ad indignarmi profondamente, perché, per il sottoscritto, il socialismo, l'economia di comunione, sarebbe il frutto strutturale del cristianesimo qualora venisse incarnato, anche se poi sembra che questo sia io solo a pensarlo. E mi spiego anche il perché il Papa non se la sente di usare il termine socialismo tradotto in economia di comunione: la Chiesa gerarchica l'ha contrastato per un secolo e mezzo; ha contribuito ad affossarlo ad est e ad ovest del Muro di Berlino, ha appoggiato in modo indegno il capitalismo predicando quella terza via fra il primo ed il secondo che poi, di fatto, si è risolta nell'appoggio a quell'Occidente ricco e cristiano che è già una bestemmia anche solo nel titolo, perché, fra il ricco ed il cristiano c'è di mezzo il Vangelo, ed il “Beati i poveri per scelta”, sta all'opposto del "Beati i ricchi secondo mammona".
Questo "mea culpa" non lo sento ancora, e speriamo che arrivi presto, perché, per uscire dal proprio peccato, bisogna accusarlo e prenderne le distanze, nella profezia e nella prassi che la deve accompagnare. Per ora mi devo accontentare del fatto che il discorso che ieri era in bocca ai compagni, la condanna del capitalismo e la difesa dei poveri, oggi è in bocca al Papa ed è lo stesso discorso: i compagni si sono rincoglioniti e l'hanno dimenticato, ci voleva qualcuno che lo riprendesse presenta poi anche, e sempre oggi, una grande, preziosissima occasione sul tema importantissimo de1 lavoro: il Papa ne potrebbe amplificare la natura ed il significato arricchendolo della visione teologica di "condizione eucaristica".
L'eucarestia, infatti non è il miracolo-prodigio della transustanziazione, ma è il "farsi pane per gli altri", è lo spendere sé stessi, il tempo della propria vita, per il bene comune; ed è il lavoro, a realizzare questa condizione; ed è importantissimo che si arrivi finalmente a cogliere la dimensione laica dell'Eucarestia. Questo favorirebbe in modo determinante la conversione dalla teologia dell'alienazione a quella dell'Incarnazione.
Tornando al tema lavoro, invece ed oltre la sua santificazione, rimane fondamentale la denuncia delle condizioni strutturali, mercato e competizione, che ne impediscono la fruizione da parte di tutti. Il mercato affossa la fraternità, la competizione genera gli scarti; la vera difesa del lavoro si realizza solo mettendo in discussione i due precedenti cancri, che vengono considerati, assieme al Beati i ricchi, dei dogmi dalla quasi totalità degli abitanti del Pianeta, inclusi i credenti delle varie religioni.
Termino accennando ad un altro enorme problema, col quale saremo costretti a fare i conti: la crescita esponenziale dello sviluppo tecnologico; la paralisi, se non anche il regresso, della scienza dell'educazione, della pedagogia. Stiamo mettendo degli strumenti preziosissimi in mano a delle teste di cavolo… Il risultato è che noi stiamo perdendo tutto il positivo conquistato dalle precedenti generazioni, compreso quello Statuto dei lavoratori che era stato conquistato dai compagni quando erano ancora tali, cioè compagni.
Finirà che anche i bellissimi enunciati del Papa si perderanno nelle piaghe del sud, dove regnano i caporali e si è regrediti al lavoro schiavo di triste memoria, mentre Comunione con mammona e Liberazione dal Vangelo continua a celebrare, la propria pluriennale alienazione osannando i ricchi, ed i potenti di turno, alla faccia dei Memores Domini...



Venerdì 27 Maggio,2016 Ore: 23:10
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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