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www.ildialogo.org "Laudato sì?",di Mario Mariotti

"Laudato sì?"

di Mario Mariotti

Quello che sto per scrivere non mi viene dall'aver letto l'enciclica Laudato sì, ma dalla lettura di alcuni commenti su di lei. Devo condividere il giudizio positivo dei commentatori, dato che l'estensore della stessa viene accusato dai conservatori di essere prima comunista, e poi no-global. Siccome la crescita culturale delle persone e dei popoli è lentissima, i messaggi di papa Francesco spingono per accelerare la crescita, e quindi vanno nella direzione giusta. Il fatto, invece, che il consenso sia quasi generale implica che l'Enciclica, per l'ennesima volta, non va alla radice del problema; che essa, per l'ennesima volta, svicola dalla chiarezza del progetto di Dio per noi proposto dal Signore nel Discorso della montagna.
Il "Beati i poveri per scelta" è fondamentale, ed implica strutturalmente la condanna della ricchezza personale, dell'accumulo privato, del servizio contemporaneo a Dio ed a mammona. Ecco quindi, ripetuta per l'ennesima volta, la mia critica: si continua a tenere nascosti i nomi del cancro, che sono...il capitalismo, il mercato e la competizione; si continua a non rendersi conto che la malignità di queste strutture impedisce il salto culturale soggettivo necessario per vivere e scegliere in modo nuovo, giusto ed ecocompatibile; si continua ad usare il termine generico di "nuovo" invece che definire in modo preciso, chiaro ed ineludibile, il progetto di Dio per noi, cioè il mondo basato sull'economia di comunione. Dato che tutto è relazione, e noi siamo in relazione col tutto e con tutti, l'alternativa al cancro, ai pochi che succhiano la vita ai tanti e che impestano il pianeta monetizzando tutto per il profitto personale, il futuro non può essere che un'economia di comunione.
Ecco poi qualche altro mio commento, che potrebbe meritare un po’ di riflessione prima di venire rifiutato come bestemmia. Per me anche la teologia francescana non vede e non coglie la Verità. La creazione compiuta, ed il meraviglioso pellegrinaggio di tutti i viventi nel nostro mondo, sono il "dover essere", o il "voler essere"; sono un progetto non la realtà. La lotta, la sopraffazione del più debole da parte del più forte, la morte come componente strutturale alla vita, il fatto che per vivere noi dobbiamo recare dolore e distruggere altra vita, sono tutti peccati originali interconnessi alla creazione stessa, e guai se noi, rincoglioniti dalla Genesi e ciechi sull'invito all'incarnazione dell'amore e della condivisione da parte del Signore, continuiamo a considerare la creazione come un'opera compiuta, a credere al peccato originale, al riposo di Dio il VII giorno, al mondo come pellegrinaggio verso la patria celeste!
Noi poi non siamo stati creati per amare e lodare il Creatore, ma per amarci fra noi come Lui ci ama, dato che noi stessi siamo le mani del Suo amore per noi. Anche l'antitesi anima-corpo non ha senso, come quella fra scienza e fede. Noi siamo un "unicum", siamo persone; e la scienza ci serve per trovare gli strumenti che possano rendere efficaci l'amore e la condivisione. Inoltre la povertà francescana non solo va ridefinita rispetto a come è stata vissuta fino a qui, e chiarita come cultura del necessario, ma va anche definita non come uno dei tanti modi, ma come l'unico modo che possa porre noi stessi alla sequela di Gesù, Nome poi che andrebbe sempre accompagnato dalla sua definizione sostanziale di "Amore incarnato", per uscire dalla dimensione religiosa ed entrare nella dimensione evangelica della laicità.
L'idea che ci siano tanti modi di vivere la fede ci porta a sostituire i verbi amare e condividere col verbo credere, e quest'ultimo è la porta del connubio fra Dio e mammona. Siccome poi l'amore del Padre per tutte le sue creature passa per le scelte delle creature stesse, la dobbiamo piantare di guardare il creato come un sito pieno di armonia, serenità, amore. Fratello sole brucia la terra, asciuga la vita, lascia soffrire e morire tanti piccini nella fascia del Sael; sorella acqua penetra nei polmoni e fa annegare i migranti nei viaggi della speranza. Il creato è pieno di violenza, di indifferenza, di dolore innocente, della nostra avidità, cecità, irrazionalità, egoismo.
L'armonia, la compassione, la serenità, la razionalità, l'amore, la condivisione, nel creato ce li dobbiamo mettere noi; quindi Dio diventa un Progetto la cui esistenza dipende da noi; e ad incarnare Dio dobbiamo essere noi perché possiamo farlo solo noi.
Se Dio c'è, e Lui ci ha creati, ci ha creati perché noi Lo facciamo esistere e Lo rendiamo operativo nella terra dei viventi. In un certo senso siamo noi che dobbiamo creare Dio, che dobbiamo farlo esistere nel tutto che è in relazione col tutto e con tutti. Bisogna passare dal credere in Dio al costruire Dio, al far esistere Dio, a dare vita a Dio incarnando nel mondo amore e condivisione.
Termino con un'ultima considerazione.
La visione teologica che gli ultimi mi hanno donato e che emerge da queste riflessioni è una teologia laica che viene rifiutata da tutti, ma io ho paura che la stessa sorte verrà riservata all'enciclica di Papa Francesco. Tutti sono d'accordo con lui, ma faranno esattamente l'opposto di quello che dice.
E, d'altra parte, perché la Verità venga ad abitare fra noi, è necessario che noi abbiamo fatto nostro il "beati i poveri per scelta", e la chiesa di Francesco, come tutti quelli che applaudono, questo salto di qualità non l’ha ancora fatto, e sembra ben lontana dal farlo.



Sabato 30 Aprile,2016 Ore: 20:25
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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