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www.ildialogo.org Una poesia e una parabola aggiornata per Papa Francesco,dI Pietro Taffari

Una poesia e una parabola aggiornata per Papa Francesco

dI Pietro Taffari

PARABOLA DEL FIGLIO PRODIGO VERSIONE CLERICALE
Un padre aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, non è bene che io ti serva da solo! (Gn 2,18) Dammi la parte della tua immagine che mi spetta, perché possa servirti nella completezza della mia umanità!(Gn 1,31)
Ma il fratello maggiore prese il Codice delle leggi e costrinse il padre a mandare via il figlio minore, privandolo di tutti i suoi beni!
Il figlio minore, ridotto a becchino [can.976], prese la sua compagna e, disprezzato e ignorato dai servi pii della casa, se ne andò in un paese lontano, vivendo peggio di un extracomunitario accolto in quella regione.
Trascorsi alcuni anni, il padre si accorse che molti nella sua casa non avevano Pane in abbondanza e avrebbe voluto che il figlio minore tornasse per far sì che, anche quelli delle “periferie” non andassero denutrendosi per mancanza del Pane [Ecclesia de Eucarestia].
Un giorno il figlio minore disse fra sé: Tornerò da mio padre. Forse, lui che è “ricco in misericordia”, mi tratterà almeno come coloro che sono “figli di un dio minore”, valorizzando il nuovo carisma che ho ricevuto con “la gioia dell’amore”! E si incamminò verso casa.
Il figlio maggiore, che stava lavorando nei campi, si accorse che il padre si stava affrettando ad andare incontro al figlio minore che stava giungendo. Allora si indignò e sbarro la strada al padre, impedendogli di andare a riabbracciare e reintegrare nei beni il figlio minore. E disse al padre:
“Ecco: io ti servo da tanti anni e non ho mai e in nessun modo venuto meno alla “fulgida stella” del mio impegno: - non me lo sono mai toccato, - non me lo sono mai fatto toccare, e non l’ho mai toccata ad alcuna!(¹) Ed ora che questo tuo figlio ritorna più esperto in umanità e con una nuova carica di carità pastorale, da rischiare di farmi sfigurare, tu lo vuoi riaccogliere per dimostrare che “non fai preferenze di persone e che la tua carità è “sine modo”!
Per tutta risposta,fece uccidere il vitello grasso e si mise a banchettare solo con i servi fedeli “alla lettera”!
E il padre, RATTRISTATO, non potè dare alle “periferie” della sua casa, dove andò a vivere il minore, il Vangelo della gioia, il Pane condiviso agli impuri dei suoi servi e la consolazione dello Spirito a tutti gli infermi.

 A FRANCESCO,
Papa della Misericordia.
Chiesa,
"Madre e Maestra",
due cognomi e
e sempre la testa 
con la cresta!
A te
condonati son stati 
i 10.000 talenti 
della tua storia,
ed io resto 
nel tuo Codice, in galera,
per 100 denari,
da te non condonati,
per la "mia amorosa storia"!
Nel Cristo vedo
il Padre
ed il suo "prodigo" abbraccio
di festa;
in te 
non vedo la Madre, 
ma il "maggiore", chiuso
"nella tradizione degli uomini"
e non aperto
alla novità liberante
del Figlio!
Madre e Maestra,
Meretrice
confessata, ti vorrei!
Perdonata e condonata,
per gustare
le tue viscere di misericordia,
ricevuta e
a me ridonata!
Io, figlio 
“traditore” celibatario,
ridotto canonicamente a becchino!
"...come il Padre vostro...", 
da anni 
ho condonato e riconciliato
"di cuore"
i pedofili che violenza
usarono
alla mia gioia
di tenero fanciullo...
E tu, ancora,
aspetti,
dopo secoli,
l'Anno Santo della Misericordia
per farmi
presbiterialmente ridire:
"La pace sia con voi."?
Per il divino agonizzante
Giuda rimane, 
sempre,
“Amico!"
e l'adultera lapidanda,
 sempre,
"Donna"!
Rivedrò il tuo volto di
Madre.
somigliante a tuo Figlio,
o resterò, ancora,
presbitero figliastro, e tu
Matrigna?!?
(23 marzo 2015)

 



Mercoledì 27 Aprile,2016 Ore: 20:23
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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