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www.ildialogo.org Al Sinodo non solo divorziati e gay,di Beppe Manni

Al Sinodo non solo divorziati e gay

Il primato delle scelte secondo coscienza


di Beppe Manni

Domenica cinque ottobre è terminato il Sinodo, un'assemblea di 270 Vescovi e Cardinali che si sino incontrati per parlare della famiglia.

Il documento finale è ricchissimo e molto interessante. Si parla della famiglia: della sua formazione e delle sue difficoltà, di povertà, di lavoro, di terza età, di figli, di donne, di giovani, di disabili...
I media hanno parlato specialmente di comunione ai divorziati, di unioni di fatto e di gay. Tematiche presenti solo in una decima parte ( dal paragrafo 78 all'86 su 94). In verità queste tematiche interessano un numero limitatissimo di persone. Infatti oggi sono sempre meno le coppie che decidono di sposarsi in chiesa. A Modena sono probabilmente un 30 %, l'altro 70% di coppie o si sono sposati in municipio o convivono senza nessun riconoscimento ufficiale Inoltre i credenti sono ormai diventati adulti e come hanno fatto per la contraccezione e per l'aborto, scelgono i lor comportamenti secondo coscienza e se divorziati fanno tranquillante la comunione.
Chi ha deciso di divorziare lo fa dopo un doloroso percorso che ha visto fallire il proprio matrimonio. Spesso si è formata un'altra famiglia e sono nati dei figli. I vescovi e i cardinali che hanno stilato il documento finale parlano di misericordia e di lasciare ai singoli preti e vescovo la decisione di dare la comunione. In verità credo che debbano essere i cosiddetti divorziati a decidere se fare o non fare la comunione. Chi sono 270 vescovi e cardinali maschi e celibi per decidere il comportamento di un uomo e di una donna adulta?
Già le definizioni di matrimonio-sacramento e di indissolubilità nascono dall'evoluzione storica dell'istituto matrimonio che per lunghi secoli è stato solo un patto legale siglato dalla società. E' dunque il singolo cittadino a decidere la bontà e l'”indissolubilità” della loro unione. Certo il cittadino prima e il credente poi responsabilmente si devono fare carico del rapporto troncato, dell'aiuto reciproco e specialmente del dolore e della ferita inferta ai figli. Anche il tribunale della Sacra Rota quando annulla un matrimonio usa spesso gli stessi criteri di invalidità del divorzio sancito dalla legge.
Così si può dire delle unioni gay. Anche la chiesa ormai che l'omosessuale non è un peccatore da condannare nè un malato da curare e quindi i pastori non devono aggravare ulteriormente la loro difficile e sofferta situazione anche con l'esclusione ai sacramenti.
Il papa e i vescovi hanno aperto la porta della misericordia ai divorziati e ai gay. Ma essi non hanno bisogno della compassione e della pietà ma di comprensione e di aiuto.
I 94 paragrafi del documento conclusivo, merita la nostra considerazione. Al di là delle problematiche che hanno riempito i giornali, molte sono le riflessioni e le indicazioni buone e profonde che andrebbero riprese e approfondite anche dalla parole e dalle penne laiche.
Beppe Manni
Gazzetta d Modena 31 ottobre 2015



Martedì 03 Novembre,2015 Ore: 22:16
 
 
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