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www.ildialogo.org Su la chiesa del Sinodo, della misericordia, del laudato si' e del giubileo nella chiesa di papa Francesco.,DI CARLO CASTELLINI

Intervista a Ernesto Miragoli titolare del sito www.webalice.it/miragoli
Su la chiesa del Sinodo, della misericordia, del laudato si' e del giubileo nella chiesa di papa Francesco.

DI CARLO CASTELLINI

1.Dove sta andando la Chiesa del Sinodo di Ottobre? Si sta preparando una vera rivoluzione copernicana all'interno della Chiesa cattolica o i segnali che arrivano sono troppo ambivalenti e da leggere con certe precauzioni?

Dove stia andando la chiesa del Sinodo è presto per dirlo. Secondo me non si può dirlo neppure a conclusione del Sinodo stesso perché sarà interessante osservare come i documenti finali saranno rivisti e fatti propri dal Papa. In ogni caso non parlerei di rivoluzione copernicana non tanto per il motivo che le spinte conservatrici, progressiste e “paludose” presenti al Sinodo cercheranno un compromesso, ma perché non noto lo spirito effervescente della voglia di sentire le istanze che emergono dal popolo di Dio. Nonostante molti vedano in papa Francesco un vero innovatore (cosa su cui ho qualche dubbio), non mi pare che si abbia davvero voglia di ascoltare il popolo di Dio. Ti basti una prova sola: al Sinodo, fra gli altri argomenti, si tratta anche della questione dei divorziati risposati. Sono state invitate coppie laiche (il massimo è quella catecumenale con 12 figli), ma non una coppia divorziata.
2. Come si presenta la Commissione dei Vescovi? Sono andato a sbirciare sui nomi: mi sembra che ci sia un po' di tutto. C'è del vecchio e c'è del nuovo. Ma questo non basta per risolvere i problemi che sta vivendo la comunità cristiana. Allora ti chiedo: in quale misura la commissione dei vescovi può condizionare in senso positivo e costruttivo le strategie di apertura di Papa FRANCESCO?
Come hai detto c’è dentro di tutto e – cosa che non mi piace – troppi membri di diretta nomina pontificia. Il Sinodo non può e non deve condizionare nessuno, tanto meno il papa, ma non deve neppure essere condizionato da nessuno, neanche dal papa. Non dimenticare che il Sinodo, per statuto, è solo consultivo. Detto ciò il Sinodo è un organo autorevole e deve collaborare veramente con il papa mettendo sul suo tavolo i veri problemi e le soluzioni che prospetta. Per fare un esempio rimaniamo sempre sul tema della comunione ai divorziati risposati. Il problema c’è ed è chiaro. Possibili soluzioni da mettere sul tavolo sono: lasciare il giudizio al sacerdote confessore (unica soluzione per la quale propendo, vista anche la mia esperienza di “ex” confessore); modificare la disciplina canonica; ribadire l’attuale disciplina ecclesiale; essere più radicale e verificare se il dogma dell’indissolubilità è davvero dogma (per me non lo è); ristudiare la teologia sacramentaria matrimoniale ab initio (altra soluzione che mi troverebbe consenziente).
3.Secondo te quali sono le priorità dei problemi da risolvere? (Separati, divorziati risposati, omosessuali cristiani); puoi stilare una priorità secondo la sensibilità condivisa della gente?
I separati che sono soli non sono un problema. Ai temi dei divorziati risposati e delle coppie gay, aggiungerei quelli della contraccezione, dei matrimoni misti sia per quanto riguarda la diversità di culto che la diversità di religione, ma soprattutto vorrei che si affrontasse il tema del matrimonio cristiano più in generale. Mi piacerebbe che il matrimonio cattolico non abbia (come succede anche in Italia) alcun rapporto con quello civile, cioè vorrei che fosse abolito il matrimonio concordatario. Mi piacerebbe che la scelta di celebrare il matrimonio come sacramento fosse una scelta comunitaria e, quindi, una FESTA della comunità cristiana e non una cosa quasi privata da celebrare nella bella chiesa con il prete amico, lontano dalla partecipazione comunitaria.
4.Al primo posto per importanza non metterei la comunione eucaristica da restituire ai divorziati risposati: è un modo troppo pretesco ed ecclesiale di sentire i problemi, non sentiti allo stesso modo dalla gente; non si può togliere il cibo dalla bocca di coloro che hanno bisogno di viatico. Non è così?
Il problema chiave da chiarire non è forse quello della contraccezione? Ma non solo, aggiungo io. Ma della necessità di riformulare in maniera nuova, con un linguaggio nuovo il concetto di sessualità come viene vissuto dalla massa delle coppie cattoliche i cui gesti e comportamenti hanno dato praticamente vita ad uno scisma silenzioso e difficile da ricomporre. Naturalmente alla luce delle posizioni della Sacra Scrittura. Cosa pensi?
Concordo. Ribadisco quanto ho detto sopra. E mi sembra importante il riferimento che hai fatto allo studio della Scrittura. Mettersi in ascolto della Parola aiuta anche a capire la Dottrina ed a reinterpretarla.
5.A questo proposito l'enciclica HUMANAE VITAE di Paolo VI non solo non è stata letta dalla maggioranza delle coppie cattoliche ma non è stata praticamente seguita negli orientamenti dalle coppie cristiane. Così insistere su certi metodi naturali per il controllo delle gravidanze piuttosto che sull'adozione di pratiche anticoncezionali laiche, seguite con il consiglio della scienza e dei medici di base o dei consultori, non possono essere colpevolizzate in maniera pregiudiziale. Rifiutate in nome di che cosa?
Ci è ben noto come Paolo VI arrivò all’Humanae Vitae e come scrisse e riscrisse il n.14. Sappiamo il dubbio che l’assalì quando persone molto autorevoli che lui stimava gli suggerirono che non doveva pronunciarsi ufficialmente sulla contraccezione. Non sappiamo se egli in qual momento agì da Pontefice della Chiesa o se era convinto anche personalmente di quanto promulgò. Sta di fatto che promulgò un’enciclica che sconcertò il mondo intero a livello teorico, ma non più di tanto sul piano pratico. Nella prassi si continuò a praticare la contraccezione e – in genere – gli atteggiamenti sono due: o non si denuncia nulla confessore o si cerca un confessore che assolva su questo punto. Questo è uno dei casi più esemplari per giustificare l’affermazione che ortodossia ed ortoprassia non sempre vanno d’accordo. Il popolo di Dio conosce il dogma, la dottrina, la norma, ma poi nella vita reale o si regola secondo coscienza (e non si sente in colpa) o deliberatamente continua a trasgredire la norma perché tanto sa che la macchia sarà lavata a Natale ed a Pasqua nella lavatrice del confessionale.
6.D'altra parte non si può riproporre più l'enciclica HUMANAE VITAE, per forza di cose, allo stesso modo e negli stessi termini con cui è stata scritta proposta. Cosa fare allora per uscire da questo dialogo mancato? Non bastano più le gigantografie papali e la beatificazione che lui aveva già avvertito di non gradire. Le gigantografie lasciano il tempo che trovano, ma i problemi rimangono.
Se, parlando di gigantografie papali, ti riferisci a quando fu beatificato Paolo VI concordo con te. Quando seppi che sarebbe stato beatificato scrissi che il primo a stupirsi della cosa è proprio lui che, nella beatitudine di Dio, osserva con altri occhi quanto facciamo sulla terra.
L’enciclica, secondo me, ha una sua attualità perché affronta argomenti generali quali lo sviluppo demografico, la responsabilità della coppia nella generazione dei figli, i temi della libertà di coscienza e dell’amore coniugale. Non ritengo che sia improponibile in toto perché completamente inattuale. Penso, però, che già allora, per alcuni aspetti, fu da subito inattuale. Ma il tema va affrontato non solo sul piano particolare rispondendo alla domanda concreta se una coppia fa peccato se usa il preservativo, la spirale, la pillola e via dicendo, ma più in generale. E quando dico che il tema va affrontato in termini generali, la domanda da porsi è: “La coppia è aperta alla vita o no”?
Esempi concreti. Una coppia non può avere figli e se ne accorge dopo il matrimonio. E’ evidente che non ricorrerà ad alcun mezzo anticoncezionale meccanico o chimico e allora: sotto che è tardi con il sesso sfrenato! Adottare figli abbandonati? Non ci pensiamo nemmeno! Godiamoci la vita! Andiamo a messa, ma anche in gita; facciamo un po’ di carità, ma anche godiamoci vacanze e week end! Questa coppia – a rigore – è a posto e può confessarsi e comunicarsi senza problemi. Ma è corretto dal punto di vista etico cristiano? E’ una coppia aperta alla vita?
Altro esempio: una coppia ha già dei figli e calcola che un altro figlio creerebbe problemi: la casa è piccola, lo stipendio è uno solo e non certo da parlamentare della repubblica italiana, il marito è lontana da casa per lavoro e torna ogni tanto, proprio nel periodo in cui la moglie potrebbe rimanere incinta per la terza, la quarta, la quinta volta. Ricorre alla contraccezione meccanica o chimica. A rigore è in peccato. Ma lo è davvero?
7.Perchè non mettere per iscritto le riflessioni e le esperienze laiche delle coppie cattoliche e delle loro famiglie e con queste dare una nuova impostazione all'enciclica valorizzando così in maniera autentica un'esperienza fondamentale e laicale del popolo di Dio, che è dotato di un suo “sensus fidei”? Non è stato detto nelle scritture per bocca di Gioele che “i vostri figli e le vostre figlie profeteranno?” A che cosa servono le encicliche se nessuno le legge e segue? E se i tempi non sono questi quando verranno quelli giusti?
I Pastori hanno il diritto ed il dovere di ammonire il gregge, anche attraverso gli scritti. Non leggere documenti ecclesiali non è un merito per i fedeli, anche se va detto che siamo inondati di documenti papali, di conferenze episcopali, di vescovi diocesani ed anche di parroci al punto che possiamo parlare di vera inflazione esortativa ed ammonitrice e, pertanto, di grida manzoniane. Vi è anche da aggiungere che tutti questi documenti sono abbastanza “pallosi” perché partono da Adamo ed Eva per dire quattro cose concrete solo verso la fine.
Va anche osservato che sono documenti che calano sempre dall’alto. Prendi l’enciclica del papa sul creato. E’ bella, piacevole e anche un po’ concreta. Poi cerchi di vedere come queste cose che sono scritte sono realizzate non dico in Vaticano, ma anche nella tua diocesi e scopri che si continua a fare il contrario e che quell’enciclica, quell’esortazione apostolica, quella lettera vescovile è morta già mentre è in stampa perché sembra che non l’abbia letta neppure chi l’ha scritta. E allora ti chiedi perché devi cominciare proprio tu a seguirla. Mi chiedi quando verranno i tempi giusti. Semplicemente quando “agere sequitur esse”.
8.Io sto parlando di coppie cristiane che sono aperte alla vita, hanno già figli, e quindi non stanno scherzando con gli anticoncezionali. Ed anche i consultori che cosa dicono in merito alla questione che scotta?
In parte ti ho già risposto alla domanda n.6. Per quanto riguarda i consultori diocesani non ho molta esperienza. Per quel che so mi sembra che seguano bene la coppia da questo punto di vista e che molti – anche andando contro corrente – aiutano a rassicurare chi vive come peccato mortale il dramma della pratica della contraccezione rassicurando la coppia stessa.
9.L'altro aspetto, ad esso collegato, è una nuova concezione e visione della sessualità, che tiene conto delle esperienze di vita, della cultura dominante specie dei giovani, che sono i principali fautori di tutti i cambiamenti. Le loro storie sono umanissime e particolari e vanno ascoltate. Ma mi sembrano poco ascoltati e lasciati molto a sé stessi. Non è così? Cosa fare per favorire questa inversione di tendenza?
Il discorso qui sarebbe lungo. Io non sono d’accordo sul modo con cui oggi si concepisce e vive la sessualità perché non è sessualità, ma sesso sic et simpliciter. I giovani si lasciano attrarre da un modo di vivere la sessualità che viene presentato dai media. Oggi non solo abbondano le vendite dei kamasutra, ma non c’è rivista che non tratti l’argomento con il solito esperto di turno che quasi mai non è un esperto, ma un guardone. Oggi non puoi vedere un film – anche serio – in cui la coppia non si dilunghi in performance a letto. Il sesso è il peperoncino di ogni rivista, ogni libro, ogni fiction, ogni film, ogni talk show.
In nome di che cosa? Della liberalizzazione sessuale? E dove ci ha portato questa libertà sessuale, questo girare più nudi che vestiti, questo mettere in piazza le nostre faccende più intime, questo cambiare partner con la frequenza con cui si cambiano le mutande, queste infedeltà coniugali reciproche, questo scambio di partner a seconda delle occasioni, questo dogma che “ogni lasciata è persa”? Se non condividevo il perbenismo della prima metà del secolo scorso, non condivido neppure il suo opposto.
I giovani vanno capiti, ascoltati, ma anche indirizzati.
La chiesa può e deve fare la sua parte, ma è una parte piccolissima rispetto al resto della società e qui va considerato anche il caso dell’industria del sesso. La libertà sessuale ha portato anche a mercificare il sesso che non è più solo in vendita per le strade. Gli sexy shop spuntano come funghi. E i giovani (ma non solo) sono vulnerabili. Si deve cominciare dalla famiglia. E qui si torna al punto di partenza. Il Sinodo può dire molto, ma soprattutto dare indicazioni concrete dal punto di vista pastorale.
10.A questo punto l'obiettivo è puntato su di loro: ad es: parliamo troppo poco delle unioni di fatto, per ora intendo quelle eterosessuali, con moglie e magari con figli; tanti di loro vivono ai margini dell'istituzione laica (comune o stato) e di quella religiosa (chiesa e comunità); eppure vedo amore tra loro, figli, impegno, attenzioni, amicizie, tenerezza, trovo armonie e sinergie. A me personalmente piacerebbe che sigillassero la loro unione con l'istituzione e con la Chiesa; ma tanti non hanno fretta e si sono allontanati anche perchè non condividono alcuni aspetti sia della politica dello stato che degli scandali della Chiesa. E da parte loro c'è bisogno di grande autenticità, e non vogliono atteggiamenti di doppiezza laica e clericale: cosa pensi? Cosa possiamo fare per renderci più credibili ai loro occhi?
Su questo punto il mio pensiero è il seguente. Il matrimonio civile, cioè quello che rende nota in maniera ufficiale la scelta di un uomo e di una donna (o di due uomini o due donne) di vivere assieme è una garanzia per la coppia e per i figli. Ogni stato ha leggi che normano il matrimonio. Leggi che garantiscono i coniugi ed i figli. E questo è un bene perché il matrimonio è istituzione antichissima.
La coppia di fatto fa una scelta di essere tale. La farà per i suoi motivi. Nulla da dire, ma deve essere coerente e non avere nulla da pretendere. Sceglie di mettersi ai margini della comunità religiosa e civile? Problemi suoi. Quando Paola ed io ci siamo sposati solo civilmente perché non ci era consentito il sacramento del matrimonio, abbiamo sofferto, ma sapevamo che questa sofferenza era frutto di una nostra precisa scelta. Nella vita bisogna avere un po’ di spina dorsale.
Per rispondere alla domanda: non vedo doppiezza laica in questo senso.
Vedo doppiezza clericale quando si celebra il solo matrimonio religioso senza notificarlo allo stato civile perché un vedovo ed una vedova si mettono assieme ma non vogliono registrare il matrimonio perché questo comporterebbe un taglio della pensione. O un carabiniere si sposa solo in chiesa perché l’Arma non gli consente di sposarsi in quel momento. Questa è doppiezza clericale da cui uscirne al più presto. E non con una legge, ma semplicemente con il rifiuto da parte del prete di celebrare il matrimonio.
11.E' questa la massa di giovani che vive di fatto in maniera silenziosa la sua esperienza amorosa, e la Chiesa sta a guardare senza trovare uno strumento convincente di dialogo con loro. Si sente praticamente emarginata non scelta come interlocutrice, ha perso autorevolezza come un professore che siede in cattedra ma non ha la stima degli studenti perchè non ne ha conquistata la fiducia. Ma non si possono liquidare queste unioni come areligiose, amorali, o addirittura peccaminose, e le loro unioni sono divenute solo oggetto di indagini statistiche. Qui è la Chiesa che ha peccato e forse loro per questo si sono allontanati, ma non solo?
I giovani vivono silenziosi e lontani dalle norme le loro esperienze d’amore perché scelgono di farlo. Si emarginano perché non hanno voglia di confrontarsi. Se avessero senso di appartenenza alla comunità cristiana si confronterebbero con essa e con le sue norme. Bisogna dire, però, che qui la chiesa manca di senso pastorale. Chi vive al di fuori della norma ecclesiale non deve essere emarginato. Ti risulta che nella tua parrocchia o nella tua diocesi vi siano laici, suore, preti, diaconi, vescovo che sono attenti alle coppie che si sposano solo civilmente, alle coppie di fatto, alle coppie gay e vivano con loro un percorso quotidiano d’amicizia e non solo di indottrinamento. O piuttosto le nostre comunità lasciano queste coppie a se stesse e non se ne curano? Non so come le parrocchie attueranno il giubileo della misericordia, ma credo che se scegliessero gesti concreti come quello di essere vicini a coppie che si sentono fuori dalla comunità non sarebbe male.
12.La loro filosofia di vita, la visione e l'esperienza del sesso il loro progetto di famiglia è diverso dal nostro di genitori; diciamo così all'antica, per loro la celebrazione in chiesa, la considerazione del sacramento, che non è stata facilitata dalla mancanza di dialogo con la chiesa; anche se nel loro comportamento sono presenti gesti e atti che rivelano valori e comportamenti cristiani che hanno rimediato dai loro genitori. Piuttosto rispetto a loro che non soffrono almeno così sembra; ma è la chiesa a trovarsi in affanno e tentata dal pericolo di chiudersi ed arroccarsi sulle teorie e tradizioni che non parlano più ai giovani di oggi. Cosa dire allora ad una coppia di questo genere?
Ma a loro interessa che si dica qualcosa? Loro pongono domande? Loro vivono come un dramma personale questa loro scelta o la viviamo noi genitori all’antica?
Paola ed io abbiamo tre figli. Non sappiamo come andrà la loro vita affettiva. Sappiamo di averli educati secondo quanto noi riteniamo giusto. Se essi compiranno scelte diverse dalle nostre, scelte che non condividiamo, le rispetteremo. Se essi vorranno coinvolgerci nelle loro scelte per sentire il nostro parere, saremo ben lieti di essere al loro fianco, ma se non lo faranno non ci sentiremo esclusi. Abbiamo provato sulla nostra pelle cosa significa sentirsi esclusi e non vorremmo che i nostri figli rifacessero la nostra esperienza.
A me pare che la comunità cristiana debba avere delle regole e, contemporaneamente, sapersi mettere in ascolto. Gesù aveva delle regole, ma non ha chiuso le porte all’adultera, non si è allontanato dalla samaritana e, scandalizzando i perbenisti di allora, si è intrattenuto con lei.
13.Allora perchè non fare un passo coraggioso in avanti e riconoscere come “bibliche” cioè sane queste unioni senza imporre un sacramento; o meglio il sacramento lo vivono già loro nella sostanza e nelle scelte. Perchè loro sono già compresi nel dettato biblico e un cappello giustificatorio a tutti i costi sulla loro unione affettiva? Cosa dovrebbe allora fare la chiesa? Anche per evitare un sacramento di matrimonio tradizionale poco convinto? La chiesa e questa massa di giovani non possono continuare a guardarsi e spiarsi in silenzio e a distanza. Si è creato già di fatto un altro scisma silenzioso da cui è difficile tornare indietro. Perchè non si cercano parole di comunione e di dialogo?
Scusa, ma “biblico” non è sinonimo di “sano”.
No. Non sono d’accordo. Le regole ci sono e sono note. Se le coppie fanno altre scelte credo che le facciano con cognizione di causa e responsabilmente.
Diverso è il discorso di aiutare la coppia a discernere nella propria coscienza.
Se fossi parroco di una parrocchia e vedessi che una coppia di fatto si accosta alla comunione, non mi scandalizzerei. Cercherei di frequentarli e di capire il motivo per cui non hanno scelto anche il matrimonio sacramentale. Come hai ben detto il dialogo non va mai precluso. Ognuno deve sentire e sperimentare e vedere, anche attraverso il prete e la comunità locale, il volto misericordioso di Dio, ma non si cambiano le regole perché qualcuno le pretende a propria misura.
14.Quali sono i rischi e le tentazioni che corre questo sinodo di ottobre 2015? Sono presenti tutti, hai scritto in una tua riflessione sul tuo sito, manca solo lo Spirito Santo. Che cosa vorresti dire con questo? Seguire le proprie posizioni personali e dividersi per prevalere?
Sì. Manca lui. E più seguo il Sinodo – dall’esterno – più mi accorgo che manca Lui, la terza persona della SS. Trinità. E questo porta al prevalere delle posizioni personali. Ecco il vero rischio.
Il primo Sinodo o concilio di Gerusalemme (anni 50 d.C.) dibattè il tema dei battezzati che non provenivano dal giudaismo. Lo dibattè energicamente, ma concluse: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi…” Vedi? Si misero all’ascolto dello Spirito!
Hai mai più sentito una tale affermazione? Non solo al Sinodo, ma in generale.
Siamo fatti così: c’è un problema, c’è un’istanza che legittimamente perviene e noi che facciamo? Cominciamo a compulsare i sacri testi del dogma, ci incartiamo su ragioni e motivazioni storiche e poi concludiamo sempre alla nostra maniera. Non è per divagare, ma è lo stesso discorso che stiamo facendo sui preti sposati o sulla facoltatività del celibato.
15.Si possono individuare due tendenze semplificatorie: la presenza di una corrente dei CONSERVATORI; e la presenza di una corrente di PROGRESSISTI, tanto per capirci. La prima che cosa si proporrebbe di cambiare o di tenere come beni quelli della Tradizione?
E la seconda corrente quella dei progressisti che cosa si proporrebbe?, di cambiare veramente senza tradire la Tradizione, la Storia della Chiesa e il mandato evangelico?
Ci sarebbe anche una terza corrente, quella della palude, quella della gente che non sta né di qua né di là ed aspetta il parere del più forte per accodarsi e fare bella figura.
La lettera dei 13 (o 12, o 11…mah, non si sa) cardinali è chiara. Non si cambia nulla. E’ già tutto scritto. Divorzi e ti risposi e vuoi accostarti all comunione? Vivete tu e tua moglie “tamquam frater et soror” E’ già stato affrontato il problema. Perché riparlarne? E’ una posizione che giudico preconcetta.
I progressisti (sembra che il capo sia il card. Kasper che nutre una lunga ruggine accademica con il collega Ratzinger e che è stato subito ricuperato da papa Francesco perché appena eletto papa ha detto che gli aveva fatto bene leggere il libro di Kasper) propongono di cambiare. Nonostante abbia letto e riletto interviste non ho capito se vogliono lasciare libertà di coscienza (così non sarebbero tacciati di eresia) o se vogliono intervenire sulla legge. In ogni caso questa mi sembra una posizione più rispondente alle richieste del popolo di Dio. Come ho detto all’inizio sarebbe stato bene sentire anche coppie di divorziati risposati.
Per non farla lunga. Che ne sappiamo noi del mandato evangelico se non la risposta che diede Gesù in Mt 19? Chi ci garantisce che fra gli apostoli non vi fosse qualcuno divorziato e che comunque è stato ammesso alla “prima comunione” dell’Ultima Cena?
16.Quali sono cioè le priorità dei problemi in agenda?
Una Chiesa dove ci sono voluti due millenni per ammettere che nel matrimonio oltre la procreazione dei figli “ è importante anche il mutuo amore dei coniugi” (GAUDIUM ET SPES, N. 50), dovrebbe con tutta umiltà tacere su alcuni temi, verso i quali non ha ricevuto nessun mandato da Cristo e che, e che quando li ha voluti trattare, ha causato tremendi danni. Seguendo le indicazioni di papa Francesco, di vedere cioè la Chiesa come un ospedale da campo, si spera che i padri sinodali seguano il cuore e il buon senso, canali preferiti dallo Spirito Santo, e adoperino l'unico linguaggio universalmente riconosciuto quello dell'amore misericordioso. E' centrato?
In parte, sì. Mi provochi sulla storia dell’ospedale da campo. Nell’ospedale ci sono i medici i quali, impietosi, incidono il bubbone. Papa Francesco deve stare attento alle metafore che usa. Egli è il primario di questo ospedale da campo. Che fa quando deve affrontare l’emergenza comunione divorziati risposati? Incide il bubbone o lo medica appena appena? E come incide il bubbone?
Che fa quando deve medicare la ferita della contraccezione? Dice al medico di mettere un pannicello caldo o di disinfettare con l’alcool?
Mi piace di più la metafora del pastore che deve sentire l’odore delle pecore e che, pertanto, lascia le 99 pecorelle per cercare quella smarrita. Poi, magari, quando l’ha trovata, prima di caricarsela sulle spalle gli dà una bella bastonata sul sedere, ma NON TEME di lasciare le 99 per cercarne una. E quando torna può darsi pure che le 99 si lagnino di essere lasciate sole perché sono invidiose che il pastore le abbia mollate per cercare la fedifraga. Ma il pastore sa rispondere con le stesse parole che usò il padrone della vigna: “Forse il tuo animo è invidioso perché io sono buono”?(Mt.20).
17.Per questo i padri sinodali dovrebbero tornare alle sorgenti cristalline della Scrittura, troppo spesso ignorata e strumentalizzata per essere di supporto alle strampalate dottrine disumane (come quello di imporre ai divorziati risposati di vivere come fratello e sorella). La conversione della Chiesa al Vangelo di Gesù, farebbe emergere che il problema così aspramente dibattuto della comunione da concedere ai divorziati risposati, semplicemente non esiste. La difficoltà infatti non riguarda il secondo matrimonio, ma il significato stesso dell'eucarestia. Cosa dici?
Assolutamente d’accordo. Preciso solo che nella Scrittura sia vetero che neo testamentaria non si impone ai divorziati che si risposano di vivere tamquam frater et soror.
18.Nei Vangeli infatti appare chiaramente che l'Eucarestia non è un premio concesso a quanti lo meritano, ma un dono per i bisogni delle persone. I meriti non tutti li possono avere, ma tutti sono bisognosi. Gesù cercava di far capire e comprendere ai duri teologi del suo tempo che la medicina e il medico sono per i malati e non per i sani e che non occorre purificarsi per accogliere il Signore,ma è accoglierlo nella propria vita quello che purifica.
Vero. Direi che l’Eucaristia è anzitutto memoria di un evento: “Fate questo in memoria di me”. Fare memoria di un evento che ricorda la vita di Gesù che fu segno della misericordia del Padre e che donò lo Spirito a quel “pusillus grex” che lasciò significa anzitutto capire e vivere la totalità del messaggio di Cristo che non ammette parzialità nella sua accettazione. Gesù fu radicale in tutto. Quando i giudei non capirono il discorso sul Pane di Vita e se ne andarono non li rincorse dicendo loro: “Aspettate un momento, forse non mi sono spiegato bene”, ma gelò anche gli apostoli dicendo: “Volete andarvene anche voi”? Questo Gesù è lo stesso che disse: “Voglio la misericordia e non il sacrificio, non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori”.
Il Sinodo dovrebbe tenere presente questo Gesù solo apparentemente contradditorio e per farlo non può esimersi dal chiedere la luce dello Spirito.
20.Quali sono infine le tentazioni a cui non cedere da parte dei padri sinodali e quali i motivi di speranza perchè venga effettivamente usata misericordia nei confronti dei peccatori, migranti, donne, omosessuali?
I padri sinodali non devono cedere alla tentazione del populismo che significa ricerca di consenso a tutti i costi ed a quella della emozionalità che può condurre a non affrontare un problema con completa lucidità. Quel vescovo che ha narrato l’episodio della ragazzina che ha ricevuto la comunione e si è recata dai genitori divorziati, ha spezzato l’ostia e l’ha data anche a loro ha contribuito a far capire il problema, ma ha emozionato l’assemblea. Quando si devono dare risposte serie ad un popolo che attende lumi non ci si deve lasciar prendere dall’emozione. Al massimo questa può aiutare ad illuminare il problema.
Ma c’è anche un’altra tentazione, quella di far prevalere la propria opinione per entrare nella Storia. Qui non si tratta di entrare nella Storia, ma di ESSERE Storia con il popolo di Dio.
Per essere davvero Storia con il popolo di Dio e non mettere (o togliere!) fardelli pesanti sulle spalle della gente si deve saper capire ed usare la Misericordia. Compito arduissimo che solo un’assemblea animata dalla FEDE può svolgere. Solo un uomo di fede sa mostrare il volto misericordioso di Dio perché – torno alla metafora di papa Francesco – sente l’odore delle pecore, conoscendole una ad una. E allora ritarderà il cammino del gregge per aspettare quella vecchia che fatica a tenere il passo, si metterà sulle spalle quella malata, avrà cura della grassa, lascerà che il cane abbai a quella che cerca di allontanarsi, bastonerà la capricciosa che marcia verso il precipizio.
Essere Pastori, Padri, Amici significa capire il dramma e la gioia di ognuno e saperla vivere in quel momento come se quella fosse l’unica persona con cui si ha a che fare.
Carlo Castellini



Martedì 20 Ottobre,2015 Ore: 20:02
 
 
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