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www.ildialogo.org COSA CHIEDONO I SEPARATI ALLA CHIESA ITALIANA?,a cura di Carlo Castellini

COSA CHIEDONO I SEPARATI ALLA CHIESA ITALIANA?

Intervista ad Emanuele Ernesto, presidente dell'associazione famiglie separate cristiane


a cura di Carlo Castellini

Introduzione al testo.


Non l'ho ancora conosciuto di persona, l'ho sentito più volte a telefono; gli ho chiesto notizie sulla sua attività di presidente di questa associazione ; avevo già letto il suo lungo e argomentato contributo sul problema dei coniugi separati italiani. L'ho trovato subito disponibile e aperto. ERNESTO EMANUELE è questo: presta il suo servizio di volontario di questa associazione di cui è stato pomotore e che raccoglie coloro che sono rimasti feriti da una separazione, forse non voluta, forse non prevista, forse non cercata, e ora sono costretti a riflettere sulla propria esperienza di amore e di vita di coppia e a tirarne le conseguenze. Ho chiesto all'autore la possibilità di trasformare in intervista-dialogo il suo contributo per facilitarne la lettura e la comprensione. In esso vengono toccati tutti gli argomenti attinenti la separazione; tante riflessioni e idee risultano alla fine di grande utilità sia per le cosidette coppie regolari che per le altre. Perchè in fin dei conti le esperienze positive ma anche negative fanno da specchio
alla tua, alla nostra. La lettura con tutte le riflessioni proposte, diventano un pungolo vivo nella carne dei credenti e dei non credenti, per riprendere in mano il cammino dell'amore con maggiore convinzione e maturità. (Carlo Castellini).
D. Presidente ERNESTO, non so da dove cominciare; l'argomento è delicatissimo ed i problemi intricati si incrociano in tutte le direzioni. Però comincio perchè ho voglia di capire. Evitiamo le teorie e cerchiamo di comprendere i bisogni e le ferite dell'uomo. Cosa mi dici?
R. “L'esperienza della disgregazione della propria famiglia è comunemente giudicata, da chi l'ha vissuta in prima persona, come la più dolorosa in assoluto. Questo dato di fatto si impone con forza ed è particolarmente presente in tutti i separati che avvertono l'esigenza di una profonda riflessione su loro stessi. Tuttavia la separazione è un argomento di cui si parla in modo allusivo, magari ricorrendo a luoghi comuni del tipo “lui che è scappato con la segretaria......lei che si è messa con un collega......i figli che soffrono nella separazione”, ma soprattutto lui o lei ha iniziato una nuova convivenza e non può fare la comunione “. Spesso è un problema che si tende a rimuovere, convinti che non possa riguardarci. Mai si parla della monogenitorialità, che può causare gravi squilibri”.
D. Le separazioni sono tante e in continua crescita. Cosa ci dicono le statistiche e i numeri che tu hai a disposizione?
R. In Italia ogni anno, vi sono circa 60.000 separazioni, in molti casi in clima di grave disaccordo, con notevoli problemi per gli oltre 80.000 bambini coinvolti. In dieci anni il fenomeno della separazione ha coinvolto oltre un milione di persone, limitando il calcolo alle coppie regolarmente sposate. Nelle parrocchie di Milano, al momento del battesimo circa 6 bambini su 120 provengono da “coppie irregolari” e questo numero sale a 7 in occasione della Cresima. Nelle grandi città, oltre il 50% degli studenti proviene da famiglie di questo tipo. Secondo una vecchia statistica del CENSIS (1992), due milioni di minori sono affetti da disturbi psichici provenienti dalla monogenitorialità! Si tratta di cifre spaventose, ma non pare, si voglia da più parti riconoscere l'entità del fenomeno”.
D. Quali i problemi più sofferti che dobbiamo guardare bene in faccia per capire la natura intima di questo fenomeno?
R. “Lutto, estraniamento, isolamento tutti aspetti di quell'immenso dramma della separazione che vengono sperimentati in varia misura da chi lo ha vissuto in prima persona. Ma proprio da queste macerie da questo deserto dell'anima, da questo senso di povertà assoluta, emerge non di rado una rinnovata aspirazione alla verità e alla bellezza. Ancora una volta il peso del dolore personale si identifica misteriosamente con quello della croce”.

D. Il travaglio della separazione, ha avuto quindi per tanti una funzione di purificazione e anche di conversione e di ricerca. E' così?

R. “Il travaglio della separazione serve in alcuni casi a scuotere profondamente vite un po' stanche, fedi un po' tiepide, a mettere in crisi compromessi interiori. Domande fondamentali possono allora emergere dalla cenere dell'abitudine con tutta la loro forza e urgenza.
Alcuni trovano Dio, un Dio nuovo, diverso da quello che avevano conosciuto. Molti di noi si sono sentiti ancora una volta “cercati” da Dio proprio nella sofferenza, nelle nostre “storie sbagliate”, tanto nella scelta di fedeltà al matrimonio per alcuni, quanto in quella di una nuova unione per altri........................Il dolore per la separazione, comunque lo si chiami e vivo, ha parlato al cuore di ciascuno: i separati che abbiamo incontrato pregano quasi tutti, tutti ci sono di esempio nella carità, in tutti troviamo, magari inespresso, un grande bisogno di Dio”.
D. Che cosa sono e come siete arrivati alla fondazione dell'Associazione delle FAMIGLIE SEPARATE CRISTIANE”? Come mai questa caratterizzazione?
R. “Dopo un'attività di volontariato iniziata nel 1990 e realizzata tramite punti di ascolto sul territorio e il telefono S.O.S. SEPARATI, alcune persone credenti, appartententi a varie organizzazioni laiche di separati, pur senza abbandonarle, hanno fondato una nuova associazione di ispirazione cristiana. E' nata così, nel 1998, FAMIGLIE SEPARATE CRISTIANE, la cui esperienza si può sintetizzare nella frase “Separati alla ricerca di Dio”. Una ricerca che dovrebbe esssere di ogni credente, ma che ha una connotazione particolare in persone toccate dalla rottura di un rapporto importante, di un progetto in cui avevano creduto e investito buona parte dei loro sentimenti; soprattutto in persone che sentono, forse per la prima volta, una singolare comunanza con Cristo crocifisso”.
D. Ma qual è stata in proposito la tua esperienza personale?
R. “Quando mi sono sposato c'erano tre preti, quando mi sono separato ero completamente solo”. Questa è la frase sentita un giorno da un separato che sta all'origine della nostra avventura”. Noi vorremmo che nessun separato da cui siamo contattati possa dire di essersi sentito solo!........La nostra azione non è sulla famiglia uinita, ma, come diciamo comunemente, sui “cocci rotti” (che tuttavia rappresentano pur sempre una famiglia), per assistere i separati, per accogliere il fallimento. E pensiamo che i cocci potrebbero essere di meno se diocesi e parrocchie offrissero un altro tipo di accompagnamento alla famiglia e alle sue difficoltà”. Il cammino insieme può talora contribuire a ricostruire quel fondamentale tessuto di rapporti umani e sociali spesso allentato, e in alcuni casi distrutto, dalle vicende della separazione. La condivisione e lo scambio di esperienze riguarda le relazioni con i figli, le nostre difficoltà, speranze e sentimenti. Qualcuno di noi ha detto di avere trovato più di un cireneo disposto a condividere il peso delle sue sofferenze”.
D. Ma voi non siete portatori solo di esperienze negative, ma anche di riflessioni e riscatti positivi. Non è così?
R. “Noi separati non siamo portatori di particolari esperienze psicologiche o giuridiche, ma della sofferenza dei nostri figli e nostra. Molti bambini al momento della separazione, si vedono sottrarre repentinamente la figura e la presenza di uno dei due genitori. Per molti di noi la parola separato significa anche, e dolorosamente, “separato dai figli”, “orfani di genitore vivo”, di solito il padre. Ciò accade perchè uno dei coniugi è assenteista oppure quello affidatario, per vendetta o perchè è troppo possessivo, impedisce, con i più diversi sistemi e generalmente con successo, il contatto dei figli con il genitore non affidatario, che in Italia, nel 93% dei casi è il padre. Un problema particolarmente doloroso è rappresentato dalla distruzione – attuata con parole e gesti -”dell'immagine dell'altro coniuge”. (….........). Noi separati, siamo convinti che questa nostra sofferenza possa essere una ricchezza per la Chiesa e perciò non debba essere dispersa ma valorizzata”.
D.Ma qual è la diffusione e localizzazione della vs associazione di FAMIGLIE SEPARATE CRISTIANE? Che cosa vi proponete come attività e finalità?
R. “La nostra associzione ha attualmente sedi in Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia, Lazio, Campania, Sicilia. L'associazione non teorizza alcun “orgoglio di essere separati”, non tenta lo “sdoganamento delle “nuove unioni”, né vuole rubare il mestiere a Dio-Giudice, ma pone al centro l'indissolubilità del matrimonio cristiano e intende aiutare sul piano strettamente pastorale, coloro che si trovano in difficoltà a causa della separazione. Essa si prefigge di favorire il reinserimento dei separati nelle chiese locali, facendoli sentire a pieno titolo parte della comunità, di portare all'interno della Chiesa la voce, le problematiche e soprattutto le sofferenze delle famiglie separate, di promuovere una migliore tutela dei bisogni dei minori nella separazione, di garantire la necessaria presenza accanto a loro di entrambi i genitori con un rapporto equilibrato e continuativo per assicurarne la corretta crescita psicologica (rifiutando per esempio, che uno “sia il genitore della domenica”), di rendere la società consapevole della pari importanza di entrambi i genitori nell'educazione dei figli (anche rivendicando una nuova legge sulla separazione), di contribuire a ridurre il numero delle separazioni, soprattutto quelle meno motivate, e a responsabilizzare padri e madri, a volte assenteisti o troppo possessivi, entrambi atteggiamenti antitetici al principio della bigenitorialità”. Come associazione vorremmo raggiungere tutti coloro che soffrono a causa della separazione, riservando tuttavia una particolare attenzione per quanti non credono o dicono di non credere”.
D. Hai qualche esempio che ci possa aiutare a capire meglio? Come vi organizzate praticamente con le coppie in difficoltà?
R. “Valga in proposito l'esempio di ROBERTA E MAURO. I due si dichiarano non credenti. Ma di fronte alla secelta se interrompere la gravidanza, ROBERTA, decide di portarla a termine, non ostante il (5) marito fosse favorevole all'aborto. Gente quindi, magari allergica ai ceri, alle giaculatorie, ma in fondo simile alle famiglie da cui alcuni di noi provengono. Nei nostri incontri, per farci uno con loro, siamo disponibili a rinunciare agli aspetti più esteriori per puntare sulla preghiera, al rapporto con Dio, che è Padre, anche di chi dice di non credere. In questa scelta ci conforta la Parola di Dio:”Non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori” .(Mt 9, 13).
D. Ma come sono stati gli inizi? Racconta, anche nei particolari.
R. “Abbiamo iniziato dapprima timidamente poi estendendolo in varie città, l'ascolto delle coppie in difficoltà con un servizio di prima accoglienza, che comprende assistenza legale, psicologica, mediazione familiare, ricerca di alloggio per il coniuge “sfrattato” dall'ex-casa coniugale. Tale servizio, di cui hanno in questi anni usufruito migliaia di persone e cui si rivolge un numero crescente di utenti, si è avvalso dell'opera di separati che volontariamente vi dedicano parte del loro tempo, ma anche di avvocati, psicologi, mediatori familiari. In alcuni casi poi le coppie vengono indirizzate verso servizi specialistici a viene messo a loro disposizione un elenco di professionisti che condividono il principio del prioritario interesse del minore alla bigenitorialità”.
D. Trovo nuova e molto interessante la proposta che ho letto cioè quella dell'ACCORDO DI SEPARAZIONE”. In parole chiare in che cosa consiste?
R. “Abbiamo elaborato una bozza di “accordo di separazione” che proponiamo a chi si rivolge a noi. Non intendiamo così proporre la separazione come un evento normale e non traumatico, ma riteniamo che,
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definendone tutti i dettagli, si possa diminuire la conflittualità tra i coniugi e tutelare i figli. Tale accordo, corredato da una serie di consigli per i separandi, è fondamentale per “separarsi con civiltà”, condizione che, sola, può permettere un'eventuale successiva riconciliazione. Infatti, esso ha permesso a molte coppie di ricominciare un cammino insieme”.
D. Incontri con giuristi e psicologi e altre attività di formazione?
R. “Sui temi della separazione e delle problematiche a esse connesse organizziamo conferenze e incontri con giuristi e psicologi, oltre a raccogliere e catalogare materiale bibliografico e giurisprudenziale.
FAMIGLIE SEPARATE CRISTIANE collabora con le associazioni laiche di separati, in particolare con PAPA' SEPARATI E MAMME SEPARATE. I servizi di assistenza psicologica, orientamento legale e promozione di una diversa cultura sono tuttavia secondari rispetto all'esperienza di persone che si riuniscono per pregare, cercando in ogni momentodi realizzare la promessa di Gesù:”Dove sono due o tre riuniti nel nome mio, ioo sono in mezzo a loro”(Mt 18,20). Abbiamo dato vita a gruppi di preghiera di separati in diverse diocesi italiane e manteniamo contatti con esperienze analoghe nate autonomamente”.
D. Accanto o dentro il dramma della separazione voi sentite il problema urgente della bigenitorialità: come lo state vivendo e come lo state risolvendo oggi?
R. “La nostra associazione raggruppa padri e madri separati, convinti che per la crescita e l'educazione dei figli sia necessaria la presenza di entrambe i coniugi (separati, ma pur sempre genitori), i quali si propongono di tutelare nella separazione i bisogni dei figli”.
D.Ma anche qui non mancano le difficoltà e le resistenze reciproche......Non è così?
R. “L'attuale spocietà, in cui molte volte entrambe i genitori lavorano, fa sì che spesso essi abbiano pari disponibilità di tempo da dedicare ai figli. Se ciò è vero nel matrimonio, lo è forse ancor più nella separazione. Appare un pregiudizio culturale, frutto di una società che non esiste più, l'dea secondo cui una delle due figure genitoriali, quasi sempre la madre, sarebbe quella maggiormente, se non la sola, adatta ad accudire ed educare i figli.(........). E' comunque importante che ciascuno dei coniugi sia conscio che dopo la separazione, dovrà dedicarsi molto più di prima ai figli, soprattutto perchè la fine della convivenza tra padre e madre, ne accresce il bisogno di sentire vicini entrambe i genitori. Dovra' quindi mettere in preventivo rinunzie in merito alla vita personale, alle amicizie, alla carriera, al luogo di residenza preferito, alle modalità delle vacanze”.
D. Ma l'attuale legislazione come si inserisce nelle problematiche da te sollevate? Cosa dici?
R. “L'attuale legislazione non frena la disgregazione della famiglia, ma
incoraggia di fatto il coniuge più forte ossia uqello cui verranno con ogni probabilità affidati i figli, a chiederela separazione”.
D. In Questo senso la vs associazione ha preso l'iniziativa di formulare e presentare una proposta di legge in proposito: Ce la puoi illustrare?

R. “Famiglie Separate Cristiane, ha presentato quindi una proposta di legge sulla separazione (n. 398, firmata da parlamentari appartenenti a tutti i gruppi) che mira ad affermare il principio della coeducazione dei figli da parte di entrambi i genitori, anche se non più conviventi. Essa è tuttavia ferma in parlamento da tre legislature. L'unico altro progetto di legge in materia proveniente dall'area cattolica, elaborato dalla FONDAZIONE ZANCAN) propone di affidare la potestà genitoriale al nuovo coniuge del genitore affidatario. Il che per noi, è assolutamente inaccettabile. Inoltre per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importaza della bigenitorialità nell'educazione dei figli, collaboriamo con la stampa e con la televisione e per ottenere una migliore tutela di questoi principio in ambito gioudiziario teniamo incontri con i presidenti dei tribunali delle città in cui operiamo”.

D. Ma cosa chiedono i separati alla Chiesa? E qual è la riposta e l'accoglienza di questa nei loro confronti? Qualcosa sta cambiando? In che senso e in quale direzione?
R. “L'accoglienza della Chiesa, pur con i necessari accenni del magistero su aspetti che talora possono non essere di facile comprensione e accettazione, e non dininuita qua e là da carenze personali e da qualche doloroso pregiudizio delle comunità, conferma e incoraggia la nostra speranza di poter costituire, proprio col carico del nostro dolore e nella misura in cui riusciamo a condividerlo con altri, un tesoro spirituale. In dieci anni, tramite il telefono S.O.S. SEPARATI, siamo entrati in contattti con migliaia di separati, ascoltando anche le loro difficoltà nei rapporti con le Chiese locali. Accanto ad alcune esperienze di accoglienza, esiste tanta discriminazione, paura di venire in contatto con noi, talora perfino di pronunciare le parole “separati” o “divorziati”, sostituite (non solo durnate la messa nelle preghiere dei fedeli) da quella meno compromettente di “coppie in difficoltà”.
D. Ma l'atteggiamento delle diocesi in qualche direzione si muove? (8)
R. “In molte diocesi non si vuole nemmeno affrontare il problema dei separati, negando l'entità del fenomeno, quasi che esso possa ledere la bellezza della fede cristiana. Ci viene concesso a volte di riunirci, ma lontano dagli altri, senza poter scegliere nulla, spesso neppure il luogo dove incontrarci, e consigliandoci sempre di non parlare con i giornalisti . Ci sembra a volte di essere “tenuti in frigorifero”.
“Non ostante i separati stiamo raggiungendo una consapevolezza e maturaità tali da poter intervenire in prima persona la dove si discute di separsazione , tra essi e la Chiesa (istituzione e comunità ecclesiali) ci sono ssempre “altri soggetti e figure” : al nostro posto parlano di noi “coppie sane” oppure operatori pastorali, anch'essi certamente “in situazione regolare”. E a questo punto come vi sentite?
R. “Per questo noi separati ci sentiamo i “lebbrosi del XXI secolo”, quelli, come dice mons. Bonetti, responsabile dell'Ufficio nazionale della Cei per la pastorale della famiglia, che “non hanno voce nella Chiesa”. E questi fatti che noi sentiamo come violenze, si aggiungono alle tante subite, forse dall'ex-coniuge, ma anche da avvocati, giudici, psicologi, assistenti sociali, ecc.”.
D. Continua quindi l'ipocrisia del linguaggio e degli eufemismi che vogliono addolcire una realtà scomoda? Una mentalità che continua ancora nelle parrocchie mai diventate comunità accoglienti ma piccole aziende escludenti, con la puzza sotto l naso di gruppi ecclesiali che dettano le regole ai preti.....?
R. “Basti qualche esempio delle discriminazioni che sentiamo nei nostri confronti, nelle parole dei sacerdoti, nelle parole dei sacerdoti quando comunichiamo la nostra condizione :”VAI PURE A MESSA, MA IN UN'ALTRA PARROCCHIA”,(un parroco della diocesi di Como, che dopodue anni però mi ha chiesto scusa; “NON CANTARE PIÙ NEL CORO” (un altro parroco comasco); “NON POCLAMARE PIÙ LE LETTURE IN CHIESA”, (un parroco di Milano, zona Loreto); “NON PIOI FARE IL PADRINO”, (in tanre diocesi per il solo fatto di essere separato); “NON PUOI FARE LA COMUNIONE”, (Un responsabile della diocesi di Milano, per il solo fatto di essere divorziato, non convivente).

Di fatto quindi grande è la confusione circa lo stesso insegnamento della Chiesa, per cui l'accesso ai sacramenti viene spesso negato anche a chi non ha instaurato un nuovo legame, con una indebita equivalenza tra separato, divorziato e risposato. Accade inoltre che l'emarginazione dei separati non affidataridalla preparazione ai saramenti e dal catechismo si estendaa volte agli stessi bambini (per esempio esclusi dal reclutamento dei chierichetti dell'Opera don Folci per l'Anno Santo).

D. E il vostro rapporto con i movimenti ecclesiali quali problemi vi pone? C'è almeno qualche tentativo di dialogo o gelo completo?
R. “Molti membri di Famiglie Separate Cristiane fanno parte di movimenti ecclesiali e associazioni quali RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO, MOVIMENTO DEI FOCOLARI, EQUIPES NOTRA DAME, COMUNIONE E LIBERAZIONE. Forte di queste diverse appartenenze e dell'apporto di differenti spiritualità, l'associazione non vuole esserene caratterizzata se non per l'apporto concreto dei suoi membri.(....)Nell'ottobre del 1999 Famiglie Separate Cristiane è stata ammessa al Forum delle associazioni famigliari cattoliche, cui aderiscono oltre 30 grandi organizzazioni cattoliche che riuniscono più di tre milioni di famiuglie. Nell'aprile del 2000, il Forum ha deciso di sostenere la proposta di legge sulla separazione che permette di mantenere accanto ai figli entrambi i genitori”. (10)
D. Ma che cosa chiedono in concreto i separati alla Chiesa cattolica?
R.“Secondo noi, prima di tutto è indispensabile che la Chiesa prenda coscienza del fenomeno della separazione, della sua entità e della complessità di questa esperienza, ancora troppo ignorata dall'azione pastorale, interrogandosi su come dare ad essa una risposta adeguata. Su questo piano, allora, sono necessari ascolto e condivisione, in particolare quando la coppia si sta separando. Parrocchie e movimenti dovrebbero essere vicini al singolo, ma soprattutto assistere i separati come gruppo, non solo aiutare le personae, ma farsi carico della sofferenza che accomuna tutti quanti hanno vissuto la rottura del matrimonio. Servono occhi per vedere tutti, risposati e non, come figli di Dio, e cuore per accogliere coloro che sono stati lasciati, coloro che sono stati la causa
della separazione e ora sono pieni di sensi di colpa, coloro che, pur essendolo stati, dicono di non avere rimorsi. Noi separati abbiamo bisogno di essere amati nella Chiesa, come una parte che ogni giorno vive, in sé e nei propri figli, una profonda sofferenza. Abbiamo bisogno di sentire la Chiesa vicina”.
D. Mi sembra quasi un atteggiamento di pretesa, con tutti i problemi che la Chiesa ha oggi la vs richiesta di tipo preferenziale, quando ci troviamo di fronte ad una istituzione che fa acqua da tutte le parti. Non è così?
R. “Accoglienza non vuol dire disconoscimento della verità, ma carità nella verità. La separazione, spesso subita da uno dei coniugi, malgrado la grave rottura di unità che si è prodotta dovrebbe essere sempre considerata una realtà dolorosa da condividere. Invece essa è spesso ritenuta da numerosi credenti e sacerdoti una situazione di lontananza dalla chiesa ed è naturale che in questi casi ci si senta non compresi. Accogliere i separati non vuol nemmeno dire ghettizzarli, ma prepararli a condividere con altri nelle parrocchie la propria sofferenza. La paura di ghettizzare non dovrebbe esssere motivo per non fare, per trascurare le persone che si trovano in questa situazione”.
D. Ma la cultura laica oggi dominante come si esprime? E quali atteggiamenti favorisce?

R. “La cultura oggi dominante è molto sbilanciata verso l'educazione solo materna, mentre viene sottovalutata la figura paterna, considerata secondaria rispetto alla madre o unicamente delegata al mantenimeno della famiglia. Le recenti discussioni sulla fecondazione eterologa, che permetterebbe alla donna di avere un figlio senza un padre, ne sono un segnale molto chiaro. Eppure è nel genere umano che la figura del padre assume rilievo: nel mondo animale essa è spesso solo procreativa”.

D. Ma tu ERNESTO hai ancora alcune riflessioni da proporre, che ti stanno a cuore, perchè queste esperienze sono troppo scottanti: parlane.
R. “Vanno condannati anche nella fmaiglia unita, il genitore assenteista e quello che si appropria dei figli escludendo l'altro. Va considerato peccato grave il parlare male dell'altro coniuge ai figli o il non permettere loro di vederlo. A nostro parere sarebbe importante adottare la doppia firma per la iscrizione alle scuole, riconoscendo così il ruolo educativo di entrambe le figure genitoriali. Potrebbero cominciare le scuole cattoliche , che qualche volta si rifiutano invece in questi casi persino di dare informazioni al coniuge non affidatario”.
Poi la separazione non dovrebbe essere più considerata in sè riprovevole, ma un momento di riflessione per ricominciare la convivenza quando è diventata non possibile, quando la coppia non riesce a non litigare, a passae alle vie di fatto di fronte ai figli. Si tratterebbe quindi di fissare un percorso di separazione in prova, con il mantenimento della fedeltà coniugale e in vista di una riconciliazione. Non si lascia forse la propria famiglia per l'ospedale e per ritornare a casa guariti nel corpo e nello spirito? E' un'idea che abbiamo sperimentato con successo. La nostra esperienza ci dice inoltre che la separazione non né più rimediabile quando si è già rotto tutto, quando la coppia é scoppiata, quando ci si è strappati e contesi i figli e l'ultimo soprammobile”.
“Analogamente sarebbe necessario smettere di celebrare matrimoni religiosi di persone che dicono apertamente di non credere, ma desiderano una “bella cerimonia”; se questa coppia manifestasse la volontà di unirsi per la vita, il sacerdote dovrebbe invitare i fidanzati a stipulare il proprio patto di convivenza con rito civile. Il matrimonio è sempre una cosa seria. Naturalmente il prete dovrebbe lasciare aperta la possibilità di successive nozze cristiane.; qualora essi, in seguito ad un'adeguata preparazione, arrivassero a riscoprire la loro fede”.
Ma al di là di queste richieste, una considerazione emerge tra tutte: tutto l'impianto della pastorale familiare e dell'educazione all'affettività, alla genitorialità, al matrimonio,alla separazione,alla vedovanza, va ripensato, senza reticenze e ulteriori rinvii. (ERNESTO EMANUELE), (A CURA DI CARLO CASTELLINI).



Domenica 28 Giugno,2015 Ore: 09:04
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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