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www.ildialogo.org FIENO NELLA CASCINA,DI Ernesto Miragoli

FIENO NELLA CASCINA

DI Ernesto Miragoli

(20-06-15)
Ancora una volta don Giussani si rivolterà nella tomba: la sua creatura, quella bella cosa che si chiamava Gioventù Studentesca e che poi è diventata Comunione e Liberazione è stata sporcata da quella gentaglia che  si raduna a pregare usando il libricino azzurro edito da Jaca Booke cantando i canti di Chieffo, ma – chiuso il libro di preghiere -  comincia l’altra storia, quella vera, quella della vita, cioè quella degli affari della Compagnia delle Opere, dei soldi che girano a mille, anzi a milioni di euro, sotto il grande manto azzurro delle opere di bene che fanno il bene dei pochi eletti che gestiscono scuole, ospedali, centri di accoglienza nel nome della carità cristiana. E Comunione e Liberazione diventa Comunione e Fatturazione. Anzi, neanche quello perché girano tanti soldi in nero.
L’ultima storia, quella della cooperativa sociale (vedete quanto noi cattolici siamo bravi a fare i sepolcri imbiancati che il nostro maestro Gesù condannava senza pietà!) La Cascina che si era aggiudicata senza gara l’appalto per 100 milioni di euro per i servizio di prima accoglienza agli immigrati è solo l’ultima di tante squallide storie che in questi anni hanno deturpato l’immagine di un movimento che era nato sugli ideali ed è finito negli affari; che viveva di spiritualità ed è stato ucciso dalla materialità.
Lo so che C.F. – pardon, C.L. – non è solo quella gente e conosco preti e laici che non sono quella gente.
Purtroppo, però, quella gente appartiene a C.L. che non fa nulla per allontanarla o per allontanarsi da un movimento che rimane per molti un punto di riferimento per ideali vissuti con convinzione in gioventù.
C.L. non è nata per intrufolarsi nelle banche, per sporcarsi con la politica, per far girare soldi e favori agli amici degli amici, ma per portare un’etica nella finanza e nella politica e aiutare chi non è fortunato nella vita.
Ma le cose sono andate diversamente.
“Folla.
Lui parlava come a Giovanni e Andrea e tutta la folla era là a guardarLo come Lo avevano guardato Giovanni e Andrea.
Sono colpiti, tant'è vero che un giovane di una famiglia ricca si è avvicinato e il servo gli fa largo, gli fende la folla, finché arriva vicino a Chi parla. Per un po' non può non rimanere con la bocca aperta, colpito da quella Presenza; poi, ad un certo punto, supera questo stato di frustrata contrizione e dice: «Senti» - vuole entrare in dialettica con Lui, entrare in dialettica vuol dire affermare, cercare di affermare la propria via di fronte al Tu - «Maestro buono, che cosa devo fare per entrare nella vita eterna?». «Osserva i Comandamenti». «Tutte queste cose le ho osservate da quando ero bambino». «Gesù lo scrutò e lo amò [e ha pensato: è vero, è un puro]: "Se vuoi raggiungere il Regno dei cieli, va' a casa, da' via tutto quello che hai, poi vieni con me". Quello - immaginiamocelo - si ritira e se ne va triste. Era infatti molto ricco» (Mc 10, 17-20; Mt 19, 16-22). È il giovane ricco. Matteo, cap. 26, 69-75. In quel momento il gallo cantò per la terza volta. Gesù uscì dalla sala trascinato dai soldati, incatenato, guardando dalla sua parte. Simon Pietro, che era là in un angolo ad aspettare, seguendo il rumore, Lo vide. E «pianse amaramente».
Questo era don Giussani. Questo diceva don Giussani. Questo voleva don Giussani per sé e per quelle folle di giovani che sono state un crescendo che la sala di Milano di via Mosè Bianchi non poteva più contenere. Questo comunicava con Giussani ai suoi ragazzi che adesso sono diventati vescovi, dirigenti d’azienda, presidenti di Regioni, ministri di governo e che forse hanno frainteso il messaggio di dare quello che si ha ai poveri o forse hanno capito troppo bene e non hanno voluto finire tristi come il giovane ricco e se ne fregano se adesso tanti preti e laici del movimento piangono amaramente per colpa di chi è stato o è ai vertici del movimento stesso.
Hanno preferito farsi l’elicottero con i soldi dei cittadini per atterrare sul palazzo della Regione Lombardia, o andare in vacanza su Yacht di lusso, o accomodarsi in palazzi vescovili freschi d’estate e caldi d’inverno, o negli studi di dirigenza delle banche e dei ministeri e sentirsi influenti in Vaticano, tanto da permettersi di scrivere al papa che a Milano – come arcivescovo – avrebbero preferito vederne uno del loro giro e si sono fregati le mani quando il papa li ha accontentati.
Conoscono il monito di Gesù: “Non accumulate tesori sulla terra, dove ruggine e tignola li consumano, ma accumulate tesori nei cieli perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”, ma non ci credono.
Meglio mettere fieno in cascina. Anzi, ne La Cascina. Non si sa mai.
Ernesto Miragoli



Sabato 20 Giugno,2015 Ore: 15:33
 
 
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