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www.ildialogo.org IL MATRIMONIO CATTOLICO NON E' SEMPRE INDISSOLUBILE,DI ADRIANA ZARRI

IL MATRIMONIO CATTOLICO NON E' SEMPRE INDISSOLUBILE

DI ADRIANA ZARRI

In vista del Sinodo sulla famiglia è utile rileggere questo articolo di Adriana Zarri che pur essendo di un po' di anni addietro sembra scritta ieri ed è di tremenda attualità. L'articolo è preso dall'opuscolo intitolato DOPO IL MATRIMONIO:i divorziati risposati nella chiesa cattoloica, edizioni la meridiana, con contributi di Ablondi, Adamo, Barbagl, Cereti, Congui, Emanuele, Davies, Fantini, Fjiung, Le Bourgeois, Martin, Mazzoni, Meani, Petrà, Piana, Rossaro, Rossi e Zarri. Qual è lo scopo? Ci sono pochissimi articoli di approfondimento c'è un grande polverone su tutti i temi. Queste riflessioni vogliono mettere dei paletti chiari, umani, psicologici, spirituali, e anche teologici su tutte le problematiche annesse alle discussioni in atto in campo civile e in campo religioso. L'indissolubilità, nei casi ricordati dalla Zarri, qualche volta non viene difesa a tutti i costi, con le esemplificazioni che seguono.  (A CURA DI CARLO CASTELLINI).
NILDE JOTTI aveva studiato all'Università cattolica e un giorno – non ricordo se in pubblico o in una conversazione privata (ci conoscevamo abbastanza bene) – disse che la morale coniugale della Chiesa non le era piaciuta. Non le si poteva dare torto: non piaceva neanche a me; e c'è voluto il Concilio Vaticano II per renderla più accettabile. (Non ancora accettabile totalmente: quanti sono i problemi tuttora sospesi, a cominciare dalla contraccezione!).
Com'è noto, nella vecchia teologia, tre erano i fini del matrimonio: il principale era la PROCREAZIONE (importante certo, però nel più alto poema d'amore della Bibbia – IL CANTICO DEI CANTICI – di procreazione non si parla affatto, bastando ai due il lòoro tenero e appassionato amore).
Il secondo era il REMEDIUM CONCUPISCENTIAE – e mi sembra che mettere sotto la copertura del sacramento la cupidigia carnale fosse un'orrenda degradazione del sacramento e della sessualità.
Alla fine (terzo e ultimo scopo) ci si ricordava amche del MUTUUM ADIUTORIUM, vale a dire dell'amore; ciò che a noi sembra dovrebbe essere al primo posto.
Finalmente il CONCILIO VATICANO II ha messo fine a quell'assurda teologia e ha dichiarato ciò che a noi tutti oggi appare ovvio: che, cioè, il matrimonio è fondato sull'amore; amore poi assunto a livello sacramentale e via dicendo (con pieno accordo per un credente).
Però quell'apparentemente innocua dichiarazione è gravida di conseguenze non ancora esplicitate e che la teologia vaticana si guarderà bene, per non si sa quanti secoli, dall'esplicitare. Se, infatti, il matrimonio si fonda sull'amore, quando l'amore cessa, su che cosa si regge il sacramento, venendo meno il suo supporto antropologico? In questo caso non viene meno lo stesso sacramento? Un sacramento che si modella sulla dinamica della coppia ha un suo crescere, un suo diminuire ed eventualmente anche un cessare?
E' chiaro che qui espongo ipotesi, o, al più opinioni personali, che mi guardo bene dal presentare come teologia ufficiale della Chiesa, essendo del tutto consapevole che sono da questa lontanissime. Però sono vicine al nostro modo di sentire, esprimono nostre perplessità e interrogativi.
Il problema oggi, così caldo e sentito,delle seconde nozze dei divorziati si basa su questi interrogativi e non soltanto su benevolenze pastorali. Sono, infatti, del tutto contraria a dare una risposta sul piano della comprensione umana e della pietà personale, elementi lodevoli, ma insufficienti a risolvere problemi che sono essenzialmente teologici e che teologicamente vanno affrontati.
Non pretendo in poche righe di esaminarli in profondità, né, tanto meno, di offrrire una soluzione, piuttosto di suscitare qualche sospetto, qualche dubbio, di scalfire la pseudo-solidità di una casdistica che ha basi scritturistiche e storiche non sufficientemente salde.
Che significa l'inciso matteano “me epì porneia” (Mt 19,9)? Si sa che le interpretazioni sono molto discordi. E che cosa sono i privilegi petrino e paolino se non forme larvate diu divorzio, coperte con un cauto eufemismo? Comunque li si chiami sono certo crepe che mettono in discussione l'assoluta indissolubilità del matrimonio. Dicono che il matrimonio, talvolta, può venire dissolto.
Il PRIVILEGIO PETRINO”, che riguarda il matrimonio, “rato e non consumato” e può essere sciolto dall'autorità ecclesiastica, ha poco interesse per noi, dato che i matrimoni oggi si consumano quasi sempre prima della ratificazione.
Di ben altro interesse è il PRIVILEGIO PAOLINO. Che prevede? Due persone non credenti e non battezzate contraggono un matrimonio civile, ovviamente non sacramentale, ma naturalmente valido. Poi uno dei due si converte, si battezza, intende vivere cristianamente, ma trova insuperabili difficoltà da parte del consorte, che ne ostacola la vita e la pratica di fede.
In questo caso, che può verificarsi con una certa frequenza, il matrimonio si può sciogliere e il credente può legittimamente contrarre nuove nozze (per l'altro, naturalmente, non c'è problema).
Per non dire della PRASSI ORTODOSSA, che ammette le seconde nozze del coniuge innocente e di cui la Chiesa cattolica non ha mai messo in dubbio la validità. Si tratta di pura cortesi ecumenica o di sottintesa ammissione dell'eccessiva rigidità romana?
Al tempo del REFERENDUM SUL DIVORZIO, i cattolici, (non pochi) che votarono a favore del suo mantenimento nella legge civile – i più in perfetta buona fede, forse per farsi perdonare o per scarsa conoscenza della teologia e della prassi vaticane -scialavano a più non posso, dichiarazioni circa la loro fede nell'INDISSOLUBILITA' DEL MATRIMONIO CATOLICO.
Io fui sempre più prudente e mai rinunciai ad una formula cautelativa:”Il matrimonio cattolico – dicevo – è solitamente indissolubile”. E quel, “solitamente”, a orecchie esperte, insinuava che proprio sempre indissolubile non fosse e potessero darsi casi dalla Chiesa stessa ritenuti solvibili; anche senza ricorrere alla discussa casistica della SACRA ROTA, che si occupa, com'è noto, dei MATRIMONI NULLI.
E i nostri parroci, almeno quelli più avvertiti, sanno quanti sono i matrimoni invalidi. Perciò davanti ad una coppia “irregolare”, prima di dire “poverini”, diamo loro l'eucarestia per generosità di cuore e dirottiamoli lontano, dove non diano scandalo”, occorre che ci poniamo molti interrogativi circa la reale sostanza della loro irregolarità.
Può darsiche spesso mli scoprimao dei “regolari occulti”, la cui fedeltà forse non può venire dimostrata davantri alla legtge degli uomini, ma può risultare chiara davanti a quella di Dio.
Di fronte a questi fedeli occulti, spesso scansati dai ben pensanti, abbiamo, invece, nelle nostre chiede,, degli occulti peccatori, rispettati e onorati talvolta perfino con cariche ecclesiastiche. (ADRIANA ZARRI). (a cura di Carlo Castellini).



Domenica 14 Giugno,2015 Ore: 12:43
 
 
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