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www.ildialogo.org Il Papa “disturba” i cattolici,di Renato Piccini

Il Papa “disturba” i cattolici

di Renato Piccini

Alcuni amici mi hanno chiesto con insistenza una riflessione sull’intervento di Vittorio Messori, I dubbi sulla svolta di Papa Francesco (Corriere della Sera, 24 dicembre 2014), e sullo scambio di opinioni con Leonardo Boff.

La diatriba tra Leonardo Boff e Vittorio Messori, nata dalla valutazione su alcune affermazioni di papa Francesco, è presto scaduta in reciproche accuse ideologico-politiche, a mio parere, di bassa lega.
Siamo di fronte a due diverse visioni e concezioni del cristianesimo o, meglio, del mondo cattolico, nella sua pretesa di essere “l’ortodossia dogmatica” del messaggio cristiano, e a due modi di “essere Chiesa”: una, come unica struttura interprete della missione evangelica nella storia, l’altra come annuncio profetico.
Nei secoli si è creato uno stretto connubio tra una presunta missione evangelizzatrice e i vari poteri, soprattutto politici ed economici, che ha dato origine a un’organizzazione fondata sulla struttura dell’Impero romano.
Diventata religione di Stato per esplicito volere dei pontefici, questa Chiesa è stata capace di esprimere una realtà consona ai diversi cambiamenti storici, ma sempre ben radicata nell’evoluzione del potere economico-politico.
Tutto ciò ha fatto sì che la fede in Gesù Nazareno e nel suo messaggio fosse insegnata e vissuta non sui valori evangelici ma sulla dottrina ecclesiale di Roma, sia come dogma sia come canone etico. Ciò è tanto vero che ai cattolici venne perfino proibita la libera lettura dei testi sacri, Bibbia e Vangelo.
Si è così affermata un’autorità religiosa che non solo dice come si legge e si coglie il messaggio cristiano, ma pontifica pure sul presente, sul futuro e sulla stessa vita dell’aldilà, un giudizio che addirittura precede il giudizio di Dio per ogni credente (e no).
È senz’altro legittimo esprimere pareri e dare giudizi sull’attuale Papa, come lo dovrebbe essere per ogni “gerarca” ecclesiastico.
Ciò che meraviglia è questa diatriba fatta non sui contenuti fideistici-testimoniali dell’azione di Papa Francesco, ma su accuse politiche e pseudo-religiose dei due contendenti.
Il Vangelo e i gesti di Papa Francesco, con parole e comportamenti colti nello sforzo (più o meno populista) di ricordare ai cristiani di oggi gli universali valori evangelici, sono visti e classificati nelle varie categorie e classi politiche su cui oggi ci si scontra ferocemente, che rappresentano due diversi modi di interpretare il sistema socio-economico attuale, fondato sul capitalismo più assoluto.
È veramente deludente che problemi così enormi per profondità e ampiezza servano da beghe tra due intellettuali che dovrebbero farci riflettere su un punto essenziale: qual è il Vangelo che la Chiesa di Roma insegna ai suoi fedeli?
Questo insegnamento rispetta la dignità della persona umana, la sua piena libertà che, come dice Umberto Galimberti, è «la vera virtù dei cristiani»… che noi preferiamo chiamare “valore”?
V’è coerenza di parole e di fatti tra ciò che insegna la Chiesa vaticana e il suo essere e agire come testimonianza evangelica?
Su questo proviamo a fare una breve riflessione.
 
Il mondo cristiano di oggi è talmente, e per fortuna nostra, vario e contrastante, da fornire ad ogni credente (e no) la possibilità e legittimità di interpretare e vivere la propria fede in piena libertà di ragione e di coscienza.
Questo, almeno, Messori me lo concederà, non è certo merito dei vari pontificati (basta pensare al Concilio Vaticano I e all’infallibilità del Papa), ma di un certo umanesimo, illuminismo e modernismo, che recuperano il diritto alla piena libertà della ragione e coscienza dell’uomo/donna.
Libertà, precisiamo, che per qualsiasi essere vivente è fondamentale perché l’uomo faccia della Terra e dell’Universo un mondo dove ogni essere, ragionevole e no, realizzi se stesso nell’ordine universale. Ovviamente rispettandone la natura, le finalità e le leggi.
E qui è bene rimarcare il modo scorretto, a dir poco, dell’accusa di Messori a Leonardo Boff di “essere passato al culto panteistico”.
Al di là della banalità dell’espressione, dimentica Messori che un buon cattolico oggi deve agire con forza perché questo stupendo dono dell’Universo non sia oggetto di distruzione per sete di ricchezza.
Banale è pure l’altra accusa di “marxismo” perché dimostra l’ignoranza (nel senso di “ignorare”) della vera “natura” della Teologia della Liberazione. Una teologia che oltre a rifarsi ai valori essenziali del messaggio cristiano, come libertà, fraternità e giustizia (il valore chiave e metro di giudizio per ogni fede), usa gli strumenti della ricerca scientifico-politica di oggi per “storicizzare” nell’attuale società il Vangelo, come è stato fatto in ogni tempo.
Che dire, allora, di un Tommaso d’Aquino che usa una filosofia, quella greca, nata prima dell’avvento cristiano, nel tentativo di dare motivi razionali ai misteri dell’annuncio cattolico e della sua dottrina?
Del resto, l’analisi sociale marxista, se si vuol capire qualcosa delle enormi ingiustizie dell’attuale società capitalista, è rivendicata anche da vescovi e arcivescovi della cattolica (?!?) Europa.
Riferirsi poi allo Spirito Santo nell’elezione di un Papa, sembra voler far dimenticare che qualche volta si è dovuto scoperchiare il tetto della sala dove erano raccolti i cardinali in forte discussione, per permettere allo Spirito Santo di scendere ed eleggere il nuovo Papa.
L’elezione papale dopo la morte di Clemente IV si tenne a Viterbo e durò dal 1268 al 1271 perché, a causa di forti contrapposizioni, i cardinali non riuscivano a trovare l’accordo su un nome (e qui nacque il termine “conclave” perché la popolazione, esasperata, segregò i cardinali all’interno del palazzo: clausi cum clave).
Tuttavia, lasciando ai “giornalisti” le ragioni delle loro diatribe politiche e opportunistiche, è importante riflettere su una semplice parola, usata da Messori, che definisce, a mio avviso, le ragioni della sua personale riflessione: l’espressione “cattolico medio”.
Su questo, sì, dobbiamo riflettere… ed ecco ciò che ho pensato nel leggere il suo articolo “confidenziale”.
 
A Messori vorrei chiedere: chi sono i cattolici medi? da chi sono formati e quale è la loro fede, testimonianza e coerenza evangelica? da quale insegnamento provengono?
Noi crediamo profondamente, e per questo ci definiamo cristiani, nel messaggio di Gesù, il Vangelo, e su quei valori misuriamo la nostra fede, cosciente e libera.
Certo, “medio” non vuol dire “mediocre”, e quindi la semantica è salva…,  non confondo affatto i due termini ma, se diamo uno sguardo al panorama cattolico, dobbiamo dire che “medio” è molto vicino a “mediocre”, perché purtroppo risponde ad una religiosità immatura: così è la moltitudine dei cattolici. Quella mediocrità che, credo pensi anche Messori, Gesù, come tutta la Bibbia, condanna energicamente. Se così non fosse, avremmo avuto un’altra storia e vivremmo in un altro mondo, quello appunto basato sugli autentici valori evangelici che sono i valori essenziali della dignità umana, dalla libertà alla giustizia.
Nella gerarchia cattolica v’è, fuori dubbio, la preoccupazione del consenso politico dei credenti, forse più della loro coerenza e della testimonianza dei valori essenziali e inalienabili del messaggio cristiano.
Lo dimostra la continua preoccupazione delle ricerche statistiche (numero di battesimi, matrimoni religiosi, frequenza alla liturgia, ecc…) che hanno ben poco a che fare con la piena partecipazione alla parola e vita di Gesù di Nazareth e al suo mandato di essere suoi annunciatori e testimoni, con la conseguenza di pagarne il prezzo come ha fatto lui.
Il cattolico medio: formato da alcuni sacramenti dell’infanzia, da quattro domande e risposte del catechismo (facilmente dimenticate se disturbano), la messa domenicale (non sempre)… qualche confessione e comunione nelle festività tradizionali… e poco più!
Il “cattolico medio” mi richiama quell’espressione biblica: “chi non è né caldo né freddo, lo vomiterò dalla mia bocca” (Ap 3,16).
Ho letto e riletto, ho cercato di capire e spiegare il Gesù di Nazareth, ogni parola ed espressione del suo messaggio e, nulla, proprio nulla, ho trovato di “medio”…
La sua venuta, la sua esperienza umana, i suoi atti e le sue parole stupende d’amore verso un’umanità emarginata dai poteri della sinagoga, dure e decisive di condanna per i “mestieranti della religione”, della legge e del tempio, non hanno nulla di “medio”…
È stato decisamente da una parte, da quella di chi era fuori dal tempio, i peccatori, le prostitute… di quanti sono ai margini della società e non sanno neppure cosa sia l’ortodossia biblica e soffrono perché i poteri del Dio biblico, arricchiti con le loro fatiche, li hanno gettati al margine della storia distruggendo, con l’osservanza della legge, la loro dignità di essere uomini e donne, creati da quel Dio del tempio che i “maestri d’Israele” hanno racchiuso nel Santa sanctorum.
E Gesù, quell’umano figlio di Dio, che anche i cattolici “medi” riconoscono, non solo ha rinunciato alla sua dignità divina ma pure a quella umana finendo su una croce, come coloro che non sono degni di un gesto di pietà neppure nella morte.
Gesù nel suo messaggio usa un linguaggio a volte duro, a volte carico d’amore e speranza, ma mai “mediocre”: “il vostro parlare sia sì se è sì, no se è no”.
I poveri, coloro che non contano per il potere, né per il denaro, né per il sapere, gli emarginati e i peccatori sono i primi nel suo regno.
Ciò che in tanti anni di prete, più mi ha disgustato è l’insegnamento dottrinale di una Chiesa che, invece di essere profetico, capace di risvegliare la coscienza, nel rispetto della libera ragione, “istruisce” i suoi fedeli con il catechismo… alcune domandine, che racchiudono problemi fondamentali dell’esistenza, come se per placare una sete e una fame di profezia, bastasse una breve sequenza di litanie.
E sappiamo bene che quando la ragione e la coscienza tacciono, si generano non uomini e donne liberi, artefici della loro vita, ma “mostri”, come afferma Goya in uno dei suoi caprichos: il sonno della ragione genera mostri.
E l’obbedienza ai papa, di questo tipo di “mostri” ne ha generati un’infinità nella lunga storia di un potere che, recentemente, si è attribuito il privilegio dell’infallibilità, garantita dallo Spirito Santo, a quanto pare però assente, almeno secondo Messori, nell’ultimo Conclave dove, questa volta, in alcune teste cardinalizie, è venuta meno la sua ispirazione, mentre è sempre stato presente nell’elezione di papa Benedetto XVI.
Purtroppo, e Messori lo sa bene, lo Spirito Santo è stato assente ancor più gravemente in tanti conclavi, magari destreggiandosi tra più eletti contemporaneamente.
Forse sarebbe bene, per il rispetto della ragione umana e della storia, non tacere certi aspetti e ricordi tristi della Chiesa cattolica, almeno per riguardo di quel lume e di quella razionalità che distinguono la persona umana da ogni altro essere finora conosciuto.
Chissà quale Spirito Santo ha illuminato Wojtyla quando ha distrutto tanta parte delle comunità cristiane dell’America Latina, con la nomina di vescovi e “ambasciate” opusdeiste sorde ad ogni soffio dello Spirito, tentando di soffocare sul nascere un’autentica primavera della Chiesa!
Vi sarebbe da ribattere su ogni riga e osservazione come subdolamente Messori esprime la sua critica, ma sarebbe fatica sprecata perché la “perfetta coscienza cattolica” è costruita su una presunta “salvaguardia dell’autentica fede cristiana”, più romana che cattolica, dimenticando che senza la piena libertà della ragione e della coscienza non c’è vera fede… soprattutto la fede dell’autenticità evangelica.
I dubbi!… quanti ne abbiamo tutti di dubbi!… dopo il tradimento, almeno in buona parte, del Concilio Vaticano II, dopo le grandi speranze della conferenze di Medellín e Puebla, dopo l’esperienza delle comunità di base (solo in Brasile negli anni ‘80 ve n’erano più di 53 mila), dopo le “ricerche” teologiche e profetiche degli anni recenti… sembra di essere tornati ad una Chiesa tridentina.
E non è certo di una “pastorale della carità”, ma di una Chiesa che testimonia la verità, la giustizia, il rispetto della dignità umana di cui abbiamo bisogno: e questo è il Vangelo.
La “conversione ecclesiale”, invocata da moltitudini di credenti sempre più amareggiati dal potere capitalista e commisurata nella realtà di una Chiesa gerarchica e monocratica, ricca di denaro e povera di profezia, è ormai una speranza sempre più tradita e lontana.
Potrà Bergoglio ridarci questa speranza e dimensione profetica senza la quale la Chiesa non ha ragion d’essere?… ecco un vecchio e sofferto dubbio che opprime e angoscia moltitudini di credenti.
Il ritorno alla pienezza dei valori, alla vera rivoluzione cristiana, è sempre stata l’aspirazione e la lotta delle grandi figure della fede evangelica.
Il teologo Loisy affermava: «Gesù ha annunciato il Regno ed è nata la Chiesa»… questa istituzione che annuncia la fede e vive dei compromessi dei potenti…
Da una pur semplice e sommaria conoscenza della storia cristiana si potrebbe concludere che con Costantino-Teodosio e i primi concili è morto il cristiano ed è nato il cattolico.
Da allora innumerevoli saranno le “rivoluzioni cristiane” e coloro che lotteranno per un ritorno alla Scrittura e soprattutto ai grandi valori evangelici, nella testimonianza di Gesù, il ribelle crocifisso.
Da Francesco d’Assisi, passando attraverso i “rivoluzionari cattolici” (Giordano Bruno, Savonarola, Arnaldo da Brescia…) e i grandi riformatori cristiani (Lutero, Calvino…) si arriva alle comunità di base di un cristianesimo autentico compromesso nel difficile cammino della storia, ma capace di testimoniare il Vangelo, che resta, e resterà per sempre, quella Parola che non conosce mediazioni se non la misericordia e l’amore del figlio di Nazareth.
Se un cristiano – cristiano perché seguace di Cristo – per coerenza ha l’obbligo di misurare la sua fede sulla parola e testimonianza del Maestro (anche se lui rifiutava questo appellativo) sarebbe bene conoscerne l’autentica parola e testimonianza.
Anche oggi, come ai suoi tempi, il personaggio Gesù è il personaggio più controverso.
Se lo contendono le più importanti religioni dell’umanità perché, al di là di ogni tempo, la sua eredità si divide tra il Cristo della storia, quella dei vangeli, e il Cristo della fede-teologia, quella di Paolo e delle varie Chiese.
Una fede cristiana intelligente deve porre le sue radici nell’autentica eredità del Gesù di Nazareth. Se non altro perché il suo mandato è chiaro… “andate e annunciate a tutte le genti il regno di Dio” (Mt 28,19), fatto di giustizia e fraternità, e annunciate ai poveri la Buona Novella (Lc 7,22)… “per questo vi perseguiteranno e diranno di voi ogni male” (Mt 5,11).
La Chiesa di Roma e dei “cattolici medi” ci annuncia e testimonia questo Cristo?
Nei secoli trascorsi, ma pure oggi nella sua istituzione, nelle sue strutture politiche ed economiche, nella gerarchia (un prete piemontese che viveva nelle colonie marginali di Città del Guatemala definiva i cardinali “la disgrazia della Chiesa”), non vediamo un’autentica testimonianza.
Forse anche qui qualche dubbio si potrebbe avere.
Allora ha ragione Reza Aslaim quando, nel suo studio su Gesù il ribelle[1], illustra in modo coerente come la Chiesa, a partire dall’apostolo Paolo, abbia plasmato l’essenza della cristianità, oscurando l’uomo vero che era Gesù:
«Il che è un peccato. Perché l’unico aspetto che uno studio esauriente sul personaggio di Gesù dovrebbe rivelare è che Gesù di Nazareth - l’uomo - è stato tanto convincente, carismatico ed encomiabile quanto Gesù il Cristo. Una persona, in sostanza, in cui vale davvero la pena credere».

Renato Piccini
febbraio 2015

NOTE

[1] Reza Aslaim, Gesù il ribelle. Indagine su un mistero, RIZZOLI 2014
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Giovedì 12 Febbraio,2015 Ore: 11:10
 
 
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