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www.ildialogo.org PORGI L’ALTRA GUANCIA,di Ernesto Miragoli

Opinione
PORGI L’ALTRA GUANCIA

di Ernesto Miragoli

(16-01-15)
Papa Francesco continua a stupire: sull’aereo che lo portava nelle Filippine, nel solito colloquio con i giornalisti, provocato sulla strage parigina di Charlie Hebdo, ha stigmatizzato tutti i fondamentalismi religiosi e gesuiticamente ricordato che noi cattolici dobbiamo farci perdonare la notte di san Bartolomeo (fosse solo quella!), ma poi ha spiazzato tutti quando ha detto che se il dr. Gasbarri – suo assistente personale nell’organizzazione dei viaggi papali – si permettesse di offendere sua madre, gli mollerebbe un pugno.
E, come al solito, invece che stupore, perplessità, dissenso ha trovato un coro di simpatia mondiale. Gli unici che non applaudono e non commentano o, se lo fanno, (e non sono certo i numeri uno della gerarchia vaticana) lo fanno molto felpatamente, sono proprio preti e vescovi.
Alle ovvietà (a volte banali) di papa Francesco ci siamo abituati e ci siamo abituati anche alla vasta eco mediatica che queste suscitano. Se papa Benedetto XVI avesse detto le medesime cose del suo successore sarebbe stato passato nel tritacarne mediatico. Anch’egli scrisse: “…il cristianesimo (non il cattolicesimo –ndr) in quanto religione dei perseguitati, in quanto religione universale, ha sempre definito gli uomini, tutti gli uomini, creature di Dio, immagine di Dio, proclamando in termini di principio la stessa dignità” (Rapporto sulla fede), ma chi se lo fila, il papa emerito? E chi può dimenticare quel che successe dopo il discorso che, nel settembre 2006, tenne a Ratisbona citando il Paleologo?
Tutto questo per dire che, oggi, la differenza la fanno i media. Sono essi che stabiliscono chi va osannato e chi infangato, come ricordava il film di Brooks “L’ultima minaccia” e ricorda Umberto Eco nel suo ultimo romanzo “Numero Zero”: “E’ la stampa, bellezza!. E’ la stampa e tu non ci puoi fare niente”.
Ma torniamo al pungo di papa Francesco.
Oso stupirmi e sconcertarmi per questa frase del papa che non mi sarei mai aspettato di sentir dire dalla persona che riconosco come il successore di Pietro e il Vicario di Cristo, il sommo punto di riferimento della religione in cui credo, la religione dell’Amore di Dio e del prossimo.
Cristo, sulla croce, fu insultato, deriso e provocato: “Se sei figlio di Dio, scendi dalla croce! Ti crederemo!”. Che avrebbe fatto papa Francesco? Sarebbe sceso dalla croce e, sfregandosi le dita della mano destra sulla spalla destra, avrebbe passeggiato con aria di sfida fra quei beceri carnefici che – ne sono certo – sarebbero stati colti da un incontenibile attacco di diarrea ed avrebbe loro detto: “E adesso?, come la mettiamo?”
Fu o non fu Gesù Cristo a dire: “Se uno ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; se uno ti costringe a fare con lui un miglio, tu fanne con lui due; se uno ti toglie la tunica, tu dagli anche il mantello”? E ancora: “Non dovrai perdonare fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. Il messaggio evangelico, per il suo anticonformismo e la sua radicalità, catturò milioni e milioni di persone che, per esso e su di esso, giocarono la propria vita.
E’ quel messaggio d’amore e di perdono che, a fatica, molti di noi cercano di vivere quotidianamente ed è in nome di quel messaggio che crediamo che dà la vita solo chi muore, ama chi sa perdere, è signore solo chi serve, che farsi schiavo è essere libero, che non basta non rubare ma che bisogna dare, non basta non uccidere ma bisogna amare la vita, non basta non dire falsa testimonianza ma bisogna dire la verità perché solo la verità ci fa essere liberi, non basta non commettere atti impuri o non desiderare la donna d’altri ma bisogna vivere appieno l’amore.
E’ il fondatore della nostra religione che, sulla croce, pregò il Padre di perdonare i suoi carnefici.
Sono stupito e sconcertato che il capo della religione in cui credo dica che non avrebbe problema a sferrare un pugno a chi s’azzardasse ad esprimere  apprezzamenti poco lusinghieri su sua madre.
E’ troppo ovvio che il papa predichi e pratichi il perdono?
I media si sbracciano a spiegarci che un papa che molla un pugno è più vicino a noi, assomiglia ad uno di noi, si comporta come si comporterebbe ognuno di noi e l’esegesi semiotica dei gesti delle espressioni papali si allarga fino a sdottorare che solo in questo modo la chiesa si avvicina alla gente e la gente si avvicina alla chiesa. Ad una chiesa che appariva sempre più lontana, ricca, compromessa col potere, sazia e sporca delle sporcizie più indicibili.
A me viene ancora in mente qualche frase di Gesù. Tipo: “Volete andarvene anche voi?”  “Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi”.
Se papa Francesco picchia un pugno sul tavolo perché non si risolvono in fretta le questioni dello I.O.R, della pedofilia clericale, del clero che vive una doppia vita, delle belle e costose feste che s’organizzano in Vaticano e dintorni ecc.ecc., lo sento davvero uno come me.
Se molla un pugno sul muso di chi l’offende, no perché ha il dovere di essermi d’esempio, il primo esempio.
ERNESTO MIRAGOLI
Como



Sabato 17 Gennaio,2015 Ore: 10:06
 
 
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La chiesa di Papa Francesco

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